A Gaza il futuro dei cristiani

è scritto su linee tratteggiate 



Articolo della Fraternità San Pio X





Novembre 2023: Bombardamento israeliano su Gaza



Mentre la guerra infuria nella Striscia di Gaza, il Patriarca latino-cattolico di Gerusalemme è preoccupato per il futuro della comunità cristiana nella regione. Attualmente sopravvivono più di mille cristiani – per lo più “ortodossi” – tra quasi due milioni di musulmani. Molti sono tentati di andare all’estero.

Umanamente parlando penso che la voglia di partire sarà la più forte. Dobbiamo ovviamente tenere presente il contesto attuale: molte case sono state ridotte in macerie, quindi in termini pratici restare non sarà facile”.
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa non è ottimista nell’intervista rilasciata alla Rai il 26 ottobre 2023, mentre nella Striscia di Gaza i combattimenti diventano sempre più intensi.

Il capofila della Chiesa cattolica in Terra Santa, tornato d’emergenza a Gerusalemme dopo gli attentati terroristici perpetrati dall’organizzazione Hamas il 7 ottobre, incoraggia tuttavia i cristiani a rimanere sulla terra dove Cristo è nato e cresciuto: “Non crediate che si debba necessariamente prendere la strada più semplice, quella di partire, per trovare una vita più calma e pacifica altrove”, ha dichiarato.

Al contrario, per l’alto prelato, “dovremo cercare di ricostruire, ma so che è facile dirlo e che sopravvivere è un’altra questione”.

Quanto alle conseguenze del conflitto a medio e lungo termine, il Patriarca resta perplesso sul futuro delle relazioni israelo-palestinesi: “mi sembra che la convivenza tra Israeliani e Palestinesi sarà praticamente impossibile; bisognerà vedere dove ciò porterà concretamente e cosa implicherà nella vita dei cristiani qui. Ma una cosa è certa: niente sarà più come prima”, ha detto.

L’alto prelato ha inoltre ribadito il desiderio di recarsi quanto prima nella Striscia di Gaza, per visitare l’unica parrocchia cattolica, posta sotto il patronato della Sacra Famiglia. “Se potessi, partirei subito con altri sacerdoti per aiutare e sostenere i parrocchiani”, confida il cardinale, che tuttavia resta lucido.

Dobbiamo aspettare che la situazione diventi più chiara. In questo momento siamo in una fase di instabilità ed è difficile sapere cosa accadrà. Quello che è certo è che c’è molta sofferenza, rabbia e odio. Non è bene.”

Per Mons. Pizzabballa anche la Chiesa locale e la Santa Sede hanno un ruolo di primo piano nella drammatica situazione che vive la regione, anche solo nella spinosa questione degli ostaggi israeliani: “Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per porre fine a questa situazione, soprattutto per riportare a casa i bambini in ostaggio e garantire la sicurezza di tutti i bambini”, ha insistito il cardinale.

Qui il Patriarca latino si è fatto più politico, ricordando il suo sostegno al principio “due popoli, due Stati” stabilito durante gli accordi di Oslo del 1993, ricordato anche da Papa Francesco in un’intervista televisiva del 1° novembre: “Il mondo deve capire che ci sono due popoli qui, in particolare il popolo palestinese, che aspettano una risposta alle loro aspirazioni nazionali”, ha spiegato il Papa.

Una domanda resta fondamentale per l’alto prelato, e che non può rimanere senza risposta: “Finché non sarà risolto questo, nessun altro problema potrà essere risolto, né le questioni politiche né quelle religiose”. Ma è difficile al momento immaginare progressi significativi in questo ambito nel prossimo futuro.

L’inverno sarà probabilmente lungo e duro per i cristiani di Gaza, stretti tra l’esercito regolare israeliano e gli islamisti di Hamas.






 
novembre 2023
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