Sta per arrivare la fine

dello Stato d’Israele?

Parte prima


di Don Curzio Nitoglia

Parte prima
Parte seconda


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Distruzione del Tempio di Gerusalemme



LA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME


Procuratori romani e Zeloti


I Procuratori Romani, dal 44 al 66 ininterrottamente, avevano mal governato la Giudea (con esosità e disprezzo) e avevano esasperato lo spirito nazionalistico e indipendentistico degli Zeloti e della maggior parte dei Giudei.

Gli Zeloti poterono, così, lavorare meglio, sin dal 44, a eccitare il popolo alla rivolta contro l’oppressione romana, che scoppiò nel 66 e portò alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio nel 70.

Se i Procuratori Romani (specialmente dal 44 al 66) erano ripieni di rapacità e di disprezzo verso i Giudei, gli Zeloti non mancavano certo di odio e di spirito di vendetta verso i Romani. 

Inoltre, gli Zeloti erano ripieni dello spirito messianico/apocalittico ultranazionalista giudaico, che faceva loro credere vicina la restaurazione del Regno d’Israele con la cacciata dei Romani dalla Palestina; in breve ben presto ci sarebbe stata per Israele un’era di felicità e di trionfo sul mondo intero.

Per questo motivo un nano come la Giudea poté sfidare un colosso come Roma, che allora con le sue legioni dominava il mondo. Gli Zeloti erano convinti che presto sarebbe apparso il Messia militante, il quale avrebbe dato loro la vittoria sui Romani e il dominio sul mondo. Perciò, non esitarono a provocare Roma, certi di vincerla.

Se noi mettiamo oggi al posto di Roma antica la Russia, la Turchia, l’Iran, l’Egitto e il Libano; si capisce facilmente che ciò che si sta preparando in questi giorni è analogo a quello che successe nel 66. 


Messianismo apocalittico degli Zeloti

Giuseppe Ricciotti riguardo a questo spirito messianico/apocalittico scrive: «Ai veri Profeti dell’Antico Testamento erano succeduti i falsi veggenti dell’Apocalittica: i Rabbini, gli Scribi e i Farisei; ma, l’opera di costoro non poteva sostituire adeguatamente quella dei primi. […]. Il Profeta, sotto l’azione dello Spirito Santo, era una “fonte di acque vive” (Ger. II, 13), lo scriba incanalava quelle acque facendole confluire nello stagno della casuistica. […]. I Profeti avevano parlato condizionatamente, e in particolar modo avevano annunciato le grandi promesse di Dio al popolo d’Israele in dipendenza dell’atteggiamento futuro di costui. L’Apocalittica al contrario non conosce condizioni; ciò che fu vaticinato deve avverarsi infallibilmente» (1).

L’Apocalittica degli Zeloti non è da confondersi con l’Apocalisse di san Giovanni. Infatti, la Letteratura Apocalittica è il «complesso di scritti pseudonimi giudaici, sorti tra il sec. II a. C. e il sec. II d. C.» (2). L’Apocalittica nasce al tempo in cui l’Ellenismo pagano trionfa in Israele, che è oppresso e il Tempio viene profanato (168-164 a. C.). Poi dopo il successo di Antioco Epifane († 164 a. C.) (3), la conquista della Giudea da parte di Roma con Pompeo (63 a. C.) e la distruzione del Tempio con Tito (70 d. C.) e della Giudea con Adriano (135 d. C.) si accende sempre più la speranza della riscossa nazionale giudaica, sotto la guida dei “falsi profeti” predetti da Gesù. L’Apocalittica apocrifa (4), per rafforzare questo revanscismo nazionalistico, si serve dei Profeti canonici dell’Antico Testamento e li arricchisce di predizioni immaginifiche che descrivono il trionfo di Israele sui Pagani o non-Ebrei (gojim): «Israele sarà liberato e vendicato, e, guidato da Jaweh e dal suo Messia, si satollerà nella pace e nell’abbondanza; le 12 Tribù torneranno per imperare sulle Genti domate e calpestate» (5).


Scoppia la guerra vera e propria (anno 66)

La guerra vera e propria, tra Giudei e Romani, favorita dallo spirito messianico/apocalittico, scoppiò soltanto nel 66, ma già a partire dal 44 lo spirito di rivolta contro Roma soffiava forte in Palestina. Inoltre, sotto il Procuratore romano Ventidio Cumano, che governò dal 48 al 52,  scoppiarono i primi incidenti cruenti tra Giudei e Romani.

Un soldato di Roma, che montava la guardia al Tempio di Gerusalemme, fece un gesto osceno in pubblico rivolto con disprezzo ai Giudei. La folla reagì, ma i soldati romani caricarono e i Giudei si dettero alla fuga, calpestandosi l’uno con l’altro, lasciando sul terreno, circa 20.000 morti (G. FLAVIO, Antichità Giudaiche, XX, 5, 3). Poi, un messo imperiale romano fu assalito e derubato presso Gerusalemme e siccome gli Zeloti spinsero il popolo all’omertà, Cumano ordinò una rappresaglia, facendo saccheggiare le abitazioni limitrofe al luogo dell’aggressione e mettendo in carcere le personalità ebraiche più importanti. Tuttavia, durante le operazioni di saccheggio un soldato romano, avendo trovato un rotolo della Torà, lo distrusse in pubblico, lanciando bestemmie e insulti alla legge ebraica. Cumano lo fece decapitare, ma non sedò gli animi esacerbati degli Zeloti. Infine, alcuni Pellegrini della Galilea diretti a Gerusalemme, passando per la Samaria, furono assaltati dai Samaritani e massacrati. Cumano non punì i colpevoli, allora i Giudei incendiarono alcuni villaggi della Samaria. L’Imperatore Claudio condannò a morte gli assalitori Samaritani e depose Cumano.

Questa politica di conciliazione con la Giudea, portata avanti dall’Imperatore, fece pensare agli Zeloti che Roma fosse debole e che si dovesse fare la voce grossa con essa per impaurirla ulteriormente.

Agrippa II stava con Roma, anche il partito aristocratico sacerdotale-sadduceo era filoromano, ma perdeva sempre più consensi presso il popolo giudaico. I Farisei erano molto ascoltati dalla popolazione, ma cominciavano a essere scavalcati a “destra” dagli Zeloti, che tramite i Sicari eliminavano i Romani e i collaborazionisti, con il loro pugnale denominato “sica”, facendo apparire i Farisei come moderati e sorpassati.

Nel 52 (sino al 61) il nuovo Procuratore romano della Giudea fu Antonio Felice (6), che si dimostrò peggiore persino di Cumano e spinse ancora di più verso la rivolta gli Zeloti/Sicari e la popolazione della Giudea. A Roma, nel 54, fu eletto il nuovo Imperatore: Nerone.

Nel 61, sino al 62, fu nominato Procuratore della Giudea Porcio Festo (7), che trovò la Giudea in uno stato di semi-anarchia e quasi in balìa dei Sicari. Egli era onesto e valido, ma morì nel 62. Gli successe Albino, che era di tutt’altra pasta e si faceva facilmente corrompere dai Giudei per ottenere ciò che volevano. Nel 64 Gessio Floro successe ad Albino e tenne la carica di Procuratore, sino al 66. La sua politica spinse i Giudei sempre più verso la rivolta e contribuì ad attuare il programma dei Sicari di spingere le cose agli estremi, onde non poter tornare più indietro (cfr. G. FLAVIO, Antichità Giudaiche, XX, 11, 1; Guerra Giudaica, II, 14, 3).

Nel mese di maggio del 66, da Roma, arrivò la sentenza dell’Imperatore circa la vertenza sui diritti civili tra Giudei e Greco-Romani di Cesarea sul mare. Essa era favorevole ai Greco-Romani, che l’accolsero con manifestazioni di grande allegrezza. Gli abitanti di Gerusalemme, invece, erano molto adirati con Roma e i Greco-Romani. Inoltre, il Procuratore Floro, che odiava i Giudei e voleva la guerra, fece prelevare dal tesoro del Tempio 17 talenti. Gli Zeloti inscenarono una manifestazione e si misero a girare, ironicamente, per la città con cesti per raccogliere elemosine per Floro povero e bisognoso.

Il Procuratore s’offese, venne con i suoi soldati a Gerusalemme, saccheggiò le case dei presunti colpevoli e fece crocifiggere numerosi cittadini (circa 3600). Inoltre, il 17 di maggio, arrivarono altre due coorti romane a Gerusalemme da Cesarea e Floro volle che il popolo giudaico le aspettasse schierato e le salutasse con riverenza per sconfessare la precedente manifestazione piena d’irriverenza verso Roma. Tuttavia, per spingere la tensione all’estremo e arrivare alla guerra, aveva dato ordine ai soldati, di non rispondere ai saluti della folla e di mostrare un atteggiamento sprezzante. Il popolo, non risalutato, cominciò a protestare e i soldati, aizzati da Floro, assalirono la folla, uccidendo molti uomini.

Tuttavia, lungo le vie della città si formarono nuclei di resistenza ai Romani e la maggior parte dei rivoltosi si rifugiò nel Tempio, abbatterono il portico che collegava la Torre Antonia col Tempio, isolandolo da essa e asserragliandosi nel Tempio, reso impenetrabile e ripieno di molti viveri. Floro non aveva forze sufficienti per espugnare il Tempio, dovette, quindi, venire temporaneamente a patti con i rivoltosi.

A Gerusalemme c’erano, allora, almeno due fazioni: quella degli estremisti (Zeloti/Sicari), che volevano arrivare all’estremo della rivolta (come Floro); inoltre c’era l’altra fazione dei moderati (Sadducei/Sacerdoti), che volevano arrivare a una conciliazione con Roma. In quest’occasione Agrippa fu cacciato a sassate da Gerusalemme poiché arringò gli Zeloti di sottomettersi a Roma.

Il massacro di Masada

I Sicari s’impadronirono della fortezza di Masada, uccidendo l’intera guarnigione romana che la presidiava. Per di più il Sommo Sacerdote Eleazaro decise di non offrire, più nel Tempio, il sacrificio quotidiano a favore dell’Imperatore romano: era un’aperta dichiarazione di guerra a Roma.

I gerosolomitani moderati non furono d’accordo con la decisione di Eleazaro, protestarono ma invano; fu così che cominciarono ad armarsi per resistere agli Zeloti. Agrippa II dette loro 3000 cavalieri, che occuparono la città alta mentre i Sicari occuparono Gerusalemme bassa e il Tempio. La Città Santa divenne un campo di battaglia.

Nel mese di agosto i moderati persero quasi tutte le loro posizioni, si asserragliarono nella reggia di Erode, che nel settembre fu incendiata e il Sommo Sacerdote, Anania (8)  (il quale, nel 60, aveva comandato un servo di colpire sulla bocca S. Paolo, Atti, XXIII, 2), ritrovato nascosto nei sotterranei della reggia fu ucciso dai Sicari, avverando così la profezia di Paolo (“Dio colpirà te, sepolcro imbiancato”, Atti, XXIII, 3) (9). Inoltre, i Giudei massacrarono i soldati romani comandati da Metilio, che si trovavano allora in Gerusalemme.

A Cesarea marittima, nel medesimo tempo, scoppiarono altri gravi incidenti: la popolazione pagana fece strage di circa 20.000 Giudei. Anche Alessandria d’Egitto fu teatro di scontri e di violenze antigiudaiche, in cui si contarono 50.000 morti. Floro e gli Zeloti erano contenti di questa escalation, che andava nella loro direzione: la guerra tra Roma e la Giudea.


Gerusalemme inizia a essere accerchiata

Il Governatore della Siria, Cestio Gallo, mobilitò la XII Legione romana composta da 30.000 uomini e da Antiochia s’avvicinò a Gerusalemme, distruggendo i villaggi dei Giudei che incontrava sulla sua strada. Tuttavia, arrivato a Gerusalemme subì una sconfitta da parte dei Sicari, molto esperti nella guerriglia. Allora fece attaccare il Tempio, ma fu respinto e ordinò la ritirata, che si trasformò in una vera fuga dei Romani, i quali abbandonarono quasi tutte le armi e, inseguiti dai Giudei, si rifugiarono in Antiochia. I Sicari tornarono trionfanti a Gerusalemme, nei primi di novembre, con le armi dei Romani.

Gli Zeloti videro in ciò un segno del cielo, che stava per mandare loro, secondo lo spirito apocalittico/messianico, il Messia militante, il quale avrebbe liberato Israele da Roma e l’avrebbe reso padrone del mondo al posto di questa. L’era di pace e prosperità per i Giudei stava finalmente per cominciare. I Giudei cominciarono a organizzarsi militarmente per fronteggiare il prossimo assalto dei Romani e riuscirono a raccogliere un esercito ben addestrato di circa 60.000 uomini.

Nel frattempo Gerusalemme iniziò a fortificarsi sotto un caporione giudeo estremista chiamato Giovanni di Ghischala, mentre il capobanda dei Sicari, Simone Bar-Ghiora, si trasferì a Masada (G. FLAVIO, Guerra Giudaica, II, 22, 1). 

Fine della Parte prima

Continua




NOTE

1 -  G. RICCIOTTI voce “Apocalittica”, in Enciclopedia Italiana, Roma, II ed., 1950, III vol. coll. 657-658.
2 -  A. ROMEO, voce “Apocalittica”, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1948, I vol., col. 1615.
3 -  Antioco IV Epifane (175-164 a. C.) fu il re dei Seleucidi di Siria, persecutore della vera religione mosaica dell’Antico Testamento che volle trasformare in cultura ellenica. Egli depredò il Tempio di Gerusalemme e impose sotto pena di  morte un culto idolatrico a Giove, la cui statua fu eretta dentro il Tempio in cui si trovava la presenza di Dio o “Shekinah”, questa fu la prima “abominazione della desolazione del Luogo Santo” (Dan., IX, 27), figura di quella ancor più terribile dell’Anticristo finale. La Bibbia narra la sua storia nei II Libri dei Maccabei, sette fratelli che organizzarono la rivolta contro Antioco, e lo sconfissero (cfr. F. SPADAFORA, Dizionario Biblico, Roma, Studium, III ed., 1963, pp. 34-35). I Maccabei rappresentano la lotta del vero Israele contro l’Ellenismo di Alessandro Magno (356-323 a. C.) e l’amore verso Roma, già presente nell’Antico Testamento attorno al 100 a. C. (I Macc., VIII, 1 s.). Tuttavia, il nazionalismo esasperato dell’Apocalittica e del Messianismo rabbinico, circa due secoli dopo, spinse - tramite gli “Zeloti” o “Sicari” (da “sica” piccolo pugnale) - la Giudea contro Roma, che con Pompeo Magno (63 a. C.) invase la Terra Santa per giungere poi, nel 70 d. C., alla distruzione del Tempio, privo oramai della “Shekinah” o “Presenza di Dio” dopo il deicidio.
4 -  “Apocrifi” sono i Libri non riconosciuti dalla Chiesa come divinamente ispirati e perciò esclusi dal Canone della S. Scrittura e non ammessi alla lettura pubblica nella Chiesa, nonostante una certa somiglianza con i “Libri canonici” o divinamente ispirati della Bibbia. Perciò, il Libro apocrifo è da escludersi perché non divinamente rivelato, non ispirato e privo d’inerranza biblica. (cfr. “Enciclopedia Cattolica”, voce Apocrifi, Città del Vaticano, 1948, vol. I, coll. 1627-1633). “Canonici” sono quei Libri ispirati da Dio che sono regola (“canòn”) della verità e riconosciuti dalla Chiesa come tali (cfr. S. ZARB, Il canone biblico, Roma, 1937).
5 -  A. ROMEO, cit., col. 1616.
6 -  S. Paolo, nel 58, fu condotto davanti al tribunale di Antonio Felice, a Cesarea marittima, fu interrogato da questi, davanti al Sommo Sacerdote Anania, ma Felice non se la sentì di pronunciare una sentenza e rinviò Paolo davanti a Festo (Atti, XXIV, 1-27; XXV, 1-12).
7 - S. Paolo, sempre nel 58, al tribunale di Festo e davanti ad Agrippa, in Cesarea marittima si appellò a Cesare e fu mandato a Roma (nel 60-61) dopo 2 anni (58-60) di prigionia in Cesarea (Atti, XXV, 1-27).
8 - Anania fu Sommo Pontefice dal 47 al 59. Fu un uomo crudele, avaro e dissoluto. Qualche tempo prima della morte fu deposto dal Pontificato dal Governatore Felice (Atti, XXIII, 2-5).
9 - Aizzati da Anania, il Tribuno Lisia e il Preside Felice avevano fatto incarcerare Paolo per due anni a Cesarea dal 58 al 60 (Atti, XXIII, 23-26), di lì l’Apostolo partì per Roma nel 60 (Atti, XXVII, 1-9) e vi arrivò dopo un anno nel 61 (Atti, XXVIII, 16-19) per essere giudicato dall’Imperatore, restandovi prigioniero sino al 63 (Atti, XXVIII, 30-31); infine, fu decapitato nel 64.


 



 
novembre 2023
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