La Guerra Giudaica (66-135)

prefigurazione dell’attuale guerra israelo/palestinese (2023)


Parte seconda


di Don Curzio Nitoglia

Parte prima
Parte seconda


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Distruzione della Giudea



Le ultime due rivolte sotto Traiano (115-116) e Adriano (132-135)

Ma, lo spirito nazionalistico e messianistico-terreno dei Giudei non era sopito.
Essi pensavano che la catastrofe del 70 fosse “l’ultima prova, che Jaweh chiedesse al suo popolo. Ma, superata questa, non poteva mancare il trionfo. Anzi, la grandezza massima della prova, era appunto un indizio che s’avvicinava il trionfo di grandezza massima, quello del Messia militante” (G. RICCIOTTI, Storia d’Israele, Torino, SEI, 1934, II vol., p. 524).

Nel 73 in Giudea rimaneva inespugnata la fortezza di Masada (oggi Sebbeh) nella quale si era rifugiato Erode nel 40 a. C. quando era in guerra con i Parti e l’aveva poi trasformata in una reggia fortificata con una torre, in cui nel 70 si erano rifugiati i Sicari-Zeloti con Eleazaro a capo. Il nuovo governatore della Palestina Flavio Silva con 8 mila uomini armati dovette far costruire un muro di circonvallazione ed un terrapieno in salita per raggiungere la sommità della rupe su cui sorgeva la fortezza. Quando gli assediati, che erano rimasti in 967, di cui i combattenti erano circa cinquecento, capirono che non avrebbero potuto resistere oltre, il 15 aprile del 73 uccisero le loro famiglie e pure se stessi, dopo aver appiccato il fuoco dappertutto. I Romani che entrarono nella fortezza trovarono una montagna di cadaveri; erano sopravvissute solo due vecchie e cinque fanciulli, nascosti nei sotterranei (cfr. G. RICCIOTTI, Storia d’Israele, Torino, SEI, 1934, II vol., p. 519;  FLAVIO GIUSEPPE, La Guerra Giudaica, lib. VII, par. 8, n. 252-388).

Flavio Giuseppe rivolgendosi ai suoi connazionali commenta: «Non attribuite, o Giudei, il merito ai Romani, se la guerra contro di loro vi ha portato alla rovina; poiché non già per la loro potenza è avvenuto tutto ciò, bensì una “Causa superiore” ha concesso loro la vittoria! […]. Dov’è la città santa dei Giudei, fortificata da tanti recinti di mura, che aveva tante miriadi di combattenti? Dov’è finita colei, che noi credevamo aver Dio per fondatore? Sradicata dalle fondamenta fu rapita via. […]. Deh fossimo morti tutti, prima di vedere la città sacra abbattuta dai nemici, prima che il Tempio fosse sradicato» (FLAVIO GIUSEPPE, La Guerra Giudaica, lib. VII, par. 8, n. 359-361).

Mentre l’Imperatore Traiano si trovava in guerra contro i Parti (114-116) e si era inoltrato aldilà del Tigri, alle sue spalle scoppiò un’altra rivolta giudaica. Infatti, nella Mesopotamia la diaspora ebraica era numerosa e aveva relazioni con i Giudei di Palestina e d’Africa. I Giudei di Alessandria d’Egitto e di Cirene si rivoltarono contro i loro concittadini non-ebrei (EUSEBIO DA CESAREA, Storia Ecclesiastica, IV, 2).

Le ragioni di questa sollevazione (115-116) erano messianiche, apocalittiche e revanscistiche.
I Giudei fremevano ancora per lo scacco subìto nel 70.

Secondo Dione Cassio Cocceiano (Storia di Roma, LXVIII, 32) i Giudei di Cirene avrebbero massacrato circa 220 mila abitanti di Cirene non-ebrei e avrebbero divorato anche i corpi di non pochi di essi.

Il capo dell’insurrezione ebraica di nome Lukua era chiamato dai suoi connazionali Re o Messia (FLAVIO GIUSEPPE, La Guerra Giudaica , lib. VII, par. 11, n. 1).

Traiano inviò a domare la rivolta Marcio Turbone, che riuscì a debellarla solo dopo molto tempo. Frattanto la sommossa si era estesa anche a Cipro, ove furono trucidati circa 240 mila non-ebrei o greco-romani e la repressione fu terminata poco dopo il 117 da Lusio Quieto. Ma, la calma era solo apparente. L’Apocalittica e il Messianismo rabbinico erano ancora bene accesi nell’animo dei Giudei.


L’imperatore Elio Adriano doma la seconda rivolta (132-135)

A Traiano - morto l’8 agosto del 117 - successe Elio Adriano, che aveva abbandonato la guerra contro i Parti e si era ritirato verso l’Eufrate. Verso il 130 visitò la Palestina, ove dette l’ordine di ricostruire Gerusalemme in maniera architettonica talmente pagana  che irritò i Giudei e fece scoppiare, quando Adriano partì per la Grecia nel 132, sotto il falso messia Bar-Kochba un’altra spaventosa sollevazione ebraica contro i Romani (S. GIROLAMO, Contra Rufinum, III, 31), che venne soffocata in un mare di sangue, nella quale vennero passati a fil di spada circa seicentomila Giudei.  


Bar-Kochba si rinchiude nella fortezza di Betar

Bar-Kochba si rinchiuse nella fortezza di Betar (da cui ha preso il nome il partito di estrema destra dello Stato d’Israele, che si prefigge la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e sta massacrando migliaia di Palestinesi in Terra Santa, come vedremo oltre) e lì venne ucciso.

Dai sommari di Dione Cassio (Storia di Roma, LXIX, 13-14) risulta che l’insurrezione fu assai gravosa per i Romani, ma che per i Giudei essa fu, addirittura uno sterminio, peggiore di quello del 70.


La Giudea intera divenne un deserto nel 135

Soltanto allora, e non nel 70, tutta la Giudea e non solo Gerusalemme divenne un deserto. Ai Giudei sopravvissuti (anche se convertiti al Cristianesimo) venne proibito sotto pena di  morte di rientrare a Gerusalemme.


Conclusione

Quanto successe allora (66-135), per sommi capi, è simile a quel che sta succedendo oggi a Gaza.

La guerra israelo/palestinese (in cui la Palestina, il Libano, la Siria sono minacciate da Israele, ma difese dall’Iran, dalla Turchia e dalla Russia) ci sta portando verso una terza guerra mondiale.

La situazione attuale è foriera di grandi calamità, se le cose continuano di questo passo; soprattutto, se si considera che questa tensione in Medio Oriente s’aggiunge a quella aperta circa due anni fa tra la Russia e l’Ucraina.

Il sionismo e la costruzione dello Stato d’Israele, che poteva sembrare inizialmente un magnifico trionfo o un bellissimo sogno, si sta rivelando sempre di più un terribile scacco e un tremendo processo di auto-distruzione.

Pure molti intellettuali israeliti vedono in Israele un pericolo per l’intera umanità, che potrebbe portare a una ‘catastrofe’ di proporzioni mondiali.

Alla luce di quanto sta succedendo in questi giorni in Palestina, con il rischio che la guerra israeliana s’estenda al Libano, all’Iran e alla Russia come dar loro torto?

Se, si considera - anche alla luce della stessa tradizione ebraica - il rischio della concentrazione di milioni di ebrei in uno stesso luogo; i tragici fatti odierni ci fanno osservare che le previsioni più gravi sembrano realizzarsi, perché realmente «lo Stato d’Israele è diventato “l’ebreo tra le Nazioni” e il Paese più pericoloso per un ebreo» (1).

In effetti, oggi lo Stato d’Israele è in pericolo e con esso il mondo intero rischia d’andare incontro alla catastrofe nucleare.


NOTA

1 -  Y. M. RABKIN, Una minaccia interna. Storia dell’opposizione ebraica al sionismo, Verona, Ombre Corte, 2005, pp. 210-211.


 



 




 
novembre 2023
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