L’EUROPA DI KALERGI

E

L’ECUMENISMO

nome ecclesiastico della mondializzazione



di Don Curzio Nitoglia




Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
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Il piano di Kalergi


È esistita un’Europa che è nata dalla metafisica greca (Socrate, Platone e Aristotele), dal diritto di Roma (Seneca e Cicerone), dalla patristica, dalla scolastica e dall’unione tra Impero e Papato, che ci ha portato al Sacro Romano Impero, che è durato sino alla fine della Prima Guerra Mondiale, voluta dalla Massoneria per distruggere l’ultimo antemurale della Cristianità (1918). 

Essa, purtroppo, è stata sconvolta dal nascere degli Stati nazionali, figli della pseudo-riforma luterana, dell’illuminismo e della rivoluzione francese. Tuttavia, tali Nazioni hanno mantenuto, sino a cinquant’anni fa le loro radici, ben fondate nelle loro vere origini classiche-cristiane, anche se le ideologie protestantiche e razionalistiche iniziavano a eroderle pian piano.

Le ultime vestigia della grande civiltà greco-romana sublimata dalla cristianità e dalla contro-riforma, sono state distrutte dall’americanismo, che con la seconda guerra mondiale si è impadronito dell’Europa occidentale, lasciando quella orientale sotto il tallone del bolscevismo sovietico.

Nel medesimo periodo post-bellico i burattinai: finanzieri, economisti, banchieri, tecnocrati e i loro burattini (i politici) cominciavano a progettare l’Unione europea, non come ritorno alle nostre origini per difenderci dal materialismo super-capitalista e liberista e da quello collettivista e socialista, ma come un ulteriore indebolimento dell’ultime tracce di quella che fu la nostra cultura e civiltà, distruggendo le Nazioni e rendendoci ancora più deboli di fronte al leviatano mondialista che vuole unificare, massonicamente, in una sola repubblica universale tutti i popoli e in uno solo tempio universale tutte le religioni.

Oggi è, perciò, indispensabile difendere le Nazioni con la loro identità, cultura, lingua, confini geografici e peculiarità etniche, affinché non siano assorbite e fagocitate nel calderone del nuovo ordine mondiale che eguagliando tutto, impoverisce ogni cosa.


Il «dio quat/”trino”»


Il culto del “dio denaro” o di Mammona, come lo chiama Gesù nel Vangelo, è la radice, il principio e il fondamento della contro-Europa di Maastricht, la quale fa della ricchezza o crematistica (come la chiamavano Aristotele e San Tommaso) il suo fine e la sua natura. Stravolgendo e distruggendo la ricchezza di cultura filosofica greca, di diritto ed etica romana, di speculazione metafisico-teologica e di diritto civile ed ecclesiastico della cristianità, di arte e architettura, di musica, letteratura e poesia che rendono la Vecchia Europa, l’esatto contrario della neo/contro-Europa di Maastricht.

L’Europa di Maastricht vorrebbe incentrare la propria vita, il proprio futuro, sulle regole del “mercato”, assurto a infallibile divinità (1).

Insomma, il liberismo puro alla Myses e Hayek è il cuore dell’Europa di Maastricht: liberismo selvaggio nato in Inghilterra nel XVII-XVIII secolo, che non è certamente la fonte né la radice e neppure la natura della cultura e della civiltà europea, ma un rivolo inquinato di essa, sorto a partire dal sensismo o illuminismo britannico.

Un altro “Padre nobile” dell’Europa di Maastricht è Kant il quale nel suo libro La pace perpetua «afferma essere indispensabile il governo repubblicano, la democrazia. L’idea che non si possa […] inventare un sistema di governo diverso, migliore di quello repubblicano, è uno dei maggiori difetti del progetto kantiano» (2).

L’idea politica della sacralità della democrazia come l’unica e la migliore forma di governo, è l’esatto opposto di quanto ha insegnato Aristotele ripreso da S. Tommaso d’Aquino e dai grandi scolastici, che sono l’anima dell’Europa reale, contro quella virtuale e monetaria di Maastricht, la quale assieme alla democrazia, sacralizza anche la finanza, il potere delle banche e il «dio quat-“trino”». Ora, la saggezza popolare c’insegna che “sopra la banca, la Patria campa; sotto la banca, la Patria crepa” e quindi va da sé verso quale destino si avvii la nostra povera Italia nelle mani dei banchieri e finanzieri apolidi (3).


Il tradimento dei chierici

A questo punto non si può non affrontare lo scottante tema del silenzio degli uomini di Chiesa sulla globalizzazione. In verità occorre sapere anche che gli odierni Re d’Europa cooperano attivamente alla nascita di un’entità, che abolirà la monarchia ma che lascerà il potere economico nelle mani di alcuni monarchi, che conducono la finanza mondiale ancor oggi:

«Elisabetta d’Inghilterra […] è la patrona della Pilgrim’s Society […]. La regina Beatrice d’Olanda è una delle persone più ricche del mondo. È, infatti, la maggiore azionista della Shell. Suo padre […] è il fondatore nel 1954 del Bildeberg Club. […]. La regina e suo figlio partecipano alle decisioni del potentissimo Club. Sono membri del Bildeberg anche la regina di Spagna, Sofia, e il principe del Belgio Philippe» (I. MAGLI, cit., p. 142). I monarchi contano ancora, anche se la monarchia è sorpassata.


Il suicidio dei chierici

Quello che mi stupisce di più è il suicidio cui si espongono i vertici della Chiesa cattolica. Eppure non è difficile capire quale trappola sarebbe per il cattolicesimo la mondializzazione e l’Europa di Maastricht.

Se cerchiamo di studiare come gli ecclesiastici affrontano il problema, rimaniamo stupiti dalla loro pochezza d’idee. Dopo aver letto le pubblicazioni “cattoliche” purtroppo bisogna ammettere che quasi tutte sono contraddistinte da una piattezza di pensiero impressionante. Forse chi scrive nei giornali “cattolici” non crede a quel che scrive, né al motivo per cui scrive.


Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger

Se si studia quant’hanno scritto e detto da papa Wojtyla (4) e dall’allora card. Ratzinger (5) si può costatare facilmente che non si trova nei loro libri alcun segno di preoccupazione per «il futuro del Cristianesimo messo alla pari con tutte le altre confessioni religiose nel mare magnum europeo» (6).

Insomma, tale volontà autolesionista è figlia della teologia iper-ecumenista del Concilio Vaticano II, del suo dialogo ecumenico tendenzialmente mondialista.

Inoltre, non si può tacere che il problema principale della finis Europae è il giudaismo talmudico; mentre l’islam è solo quello secondario e successivo.

Infatti, come scriveva la Magli: «Era l’Antico Testamento [è più corretto scrivere il Talmud] (e Maometto soltanto l’inevitabile conseguenza) che aveva preso possesso dell’Europa, che “ispirava”, almeno per alcuni aspetti, l’unificazione europea. Il non dirlo chiaramente rendeva ancor più detestabile il comportamento del clero» (7).

La Magli descrive anche lo stato d’animo del basso clero «una schiera di vigliacchi […], un timore talmente diffuso. Com’era possibile che non ci fosse più nella Chiesa neanche l’ombra di un predicatore? […]. Nulla, meno che nulla» (8).

Addirittura Giovanni Paolo II - per far passare l’idea dell’Europa di Maastricht - ha fatto ricorso alla “Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo”, il «frutto della Rivoluzione francese […] e l’ha scambiata con il Vangelo» (9). Tutto ciò l’Autrice lo fa derivare in gran parte dal «bisogno di piacere a tutti, di essere acclamato da tutti, ma soprattutto dal mondo laico […] reso incapace di opporsi alle loro decisioni» (10).

È evidente che con l’unificazione dell’Europa «i cattolici avrebbero perso il loro primato. Numericamente sarebbero stati molto ridimensionati per il sommarsi dei numerosi appartenenti alle varie confessioni protestanti […]. Inoltre sarebbe aumentato il peso dei musulmani tra quelli già presenti in ognuno degli Stati [europei]» (11).

È inevitabile la presa di coscienza del problema della rottura con la Tradizione apostolica da parte del Vaticano II (pp. 86-87) e la giudaizzazione dell’ambiente cattolico tramite il voler riconoscere «tutti gli errori commessi dalle origini fino ad oggi. Tutti gli errori? Sì, proprio tutti, ma riassunti in uno solo: lo sterminio degli Ebrei […] l’antico e perseverante antisemitismo dei cristiani» (12).

Naturalmente l’Autrice affronta il problema dell’influsso della massoneria sul Vaticano II (pp. 94-98), e vede giustamente nell’«ecumenismo il nome ecclesiastico della mondializzazione […] se si lasciano sbiadire il più possibile le differenze tra Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo, rimane in vigore un comune Dio, che può benissimo portare il nome massonico di “Architetto”» (13).

La crisi modernista è la preparatrice del Vaticano II, essa ne ha, infatti, «anticipato gli effetti apparentemente liberatori, ma in realtà distruttivi nei confronti del Vangelo. […]. La rivoluzione di Gesù [ha fatto in modo che] i difensori delle norme non potevano non ammazzarlo […], perché Gesù si è ribellato allo spirito ebraico» (14).


Immigrazione e omosessualismo propulsori di mondialismo

«L’immigrazione era stata programmata (l’ordine era partito dall’Onu) già negli anni Settanta» (p. 157) (15) . Essa, era voluta in vista della globalizzazione e della costruzione del Nuovo Ordine Mondiale. Un’altra leva per scardinare la cultura delle Nazioni e imporre la livellazione del mondialismo è l’omosessualismo, che cancella ogni diversità, anche tra uomo e donna (“maschio e femmina Dio li creò”); la pedofilia che eguaglia adulto a bambino (p. 162).


Conclusione

L’Europa di Maastricht voluta dai Pontefici del Vaticano II è una corsa al suicidio del Cattolicesimo.

Infatti dal 1958 con Giovanni XXIII gli uomini di Chiesa hanno inseguito il Mondo e la Modernità, si sono messi al passo coi tempi e hanno voluto collaborare con la Finanza, la Politica e la Massoneria alla costruzione di un “mondo nuovo”, omogeneizzato e appiattito in cui tutti saranno soggetti al Tempio e alla Repubblica universale. Però, “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”.
Il tremendo castigo annunziato sin dal 1917 dalla Madonna a Fatima si avvicina sempre di più.



NOTE

1Cfr. I. MAGLI, La dittatura europea, Milano, Rizzoli, 2010, p. 9.
2Ibidem, p. 11.
3 -  Cfr. ANTONIO VENIER, Il disastro di una nazione, saccheggio dell’Italia e globalizzazione, Padova, 1999.
4 - K. WOJTYLA, Che cosa ha detto il Papa sull’Europa, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1991.
5 - J. RATZINGER, Svolta per l’Europa?, Cinisello Balsamo, San Paolo, 1991.
6 - I. MAGLI, Ibid., p. 64.
7 - Ibid., p. 75.
8 - Ibid., p. 75.
9 - Ibid., p. 81.
10 - Ibid., p. 82.
11 - Ibid., p. 85.
12 - Ibid., pp. 88-89.
13 - Ibid., p. 96.
14 - Ibid., pp. 96-97.
15 - Cfr. G. VALLI, Il vero volto dell’immigrazione, Brescia, Civiltà, 1993.

 



 




 
novembre 2023
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