Lo Stato d’Israele comincia a declinare

proprio ora che ha toccato lo zenit della prepotenza 


di Don Curzio Nitoglia




Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
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La shoah non è un fatto storico è un “dogma”

Sergio Romano nel suo libro Lettera a un amico ebreo (Milano, Longanesi, 1997) parla del genocidio degli ebrei e asserisce senza mezzi termini: La regola secondo cui ogni fatto storico è costretto, prima o dopo, a passare in seconda fila, soffre di un’eccezione. Vi è un avvenimento - il genocidio degli e brei durante la seconda guerra mondiale - che diventa col passar del tempo sempre più visibile, incombente e “ingombrante”.
 
Perché, il genocidio degli ebrei, si domanda il professor Romano, durante la seconda guerra mondiale, non può passare in seconda fila, come tutti i fatti storici, finendo così da risultare ingombrante?

«Per il timore che gli studi storici finiscano per “storicizzare” il genocidio».

Il genocidio degli ebrei, perciò, deve essere eretto a verità dogmatica e quindi deve situarsi aldilà della storia. Dunque, non può e non deve essere storicizzato, sotto pena di venir rimpicciolito a livello di tutte le altre vicende umane.

Perciò, il genocidio degli ebrei non è una vicenda, un fatto storico come tutti gli altri, esso rappresenta un unicum, un qualcosa di sacrale, di assoluto, di divino, che non deve essere relativizzato e profanato dalla storia. Occorre, perciò, trasformare il genocidio in un genere storico permanente, che non deve passare mai, una sorta di “passato” che non passa


Il sionismo ebraico è molto simile al risorgimento italiano

Per parlare adeguatamente di sionismo, scrive Romano, occorre rievocare la figura di Sir Moses Montefiore: egli era convinto che gli ebrei sarebbero diventati liberi, soltanto se si fossero disfatti della loro identità religiosa, con tutte le sue “interdizioni”. Occorreva perciò battersi per la loro emancipazione o laicizzazione.

Herzl non si fermò alla sola emancipazione, egli giunse alla conclusione che, nemmeno l’emancipazione e l’integrazione avrebbero protetto gli ebrei dai pregiudizi razziali.

Quindi, occorreva fondare uno Stato ebraico, poiché anche le società occidentali erano per gli ebrei una casa infida e scomoda. L’unica soluzione, dunque, era quella di fondare uno Stato in cui gli ebrei si sarebbero potuti sottrarre alle loro interdizioni religiose e anche alle persecuzioni che non risparmiavano neppure gli ebrei assimilati.

L’ideologia sionista, come spiega Romano, era laicista, civile, nazionale, risorgimentale-mazziniana, più che religiosa e spirituale.

In breve era una sorta di “nazionalismo laico”, che si contrapponeva al “rabbinismo religioso”. Ora, pare evidente che l’attuale straordinario successo dello Stato d’Israele, il quale sembra toccare l’apogeo della sua potenza, «si accompagna paradossalmente al fallimento dell’ideologia sionista».


La spaccatura recente tra elemento laico e quello religioso del sionismo

Infatti, con la vittoria del Likùd e il governo Netanyahu, lo Stato ebraico non è quasi più laico, nazional-mazziniano, ma tende sempre più verso la teocrazia, tanto temuta da Herzl, che scriveva nelle ultime pagine del suo libro Lo Stato ebraico: «Avremo alla fine una teocrazia? No. Non faremo emergere le velleità teocratiche dei nostri religiosi. Sapremo tenerli entro i confini dei loro templi». 

Ebbene, la profezia di Herzl sembra essere fallita e in questo fallimento mi sembra si possa cogliere lo scacco dello Stato d’Israele che comincia a declinare proprio ora che ha toccato lo zenit della potenza (e prepotenza) economico-militare.


Dall’uccisione di Rabin al genocidio di Gaza

L’uccisione di Rabin (1996), infatti, segna un punto di non ritorno nella divisione (e quindi dissoluzione) dello Stato d’Israele tra laico-democratici, rappresentanti del sionismo classico, e ortodossi ultra-religiosi o neo-zeloti, rappresentanti dello Stato teocratico che è l’antitesi del sionismo stesso. 

Lo stato di quasi guerra civile che ha preceduto il 7 ottobre del 2023 è stato emblematico ed è stato interrotto solo dalla mattanza del 7 ottobre e dal genocidio che ancora continua.


Psicologia criminale talmudica

Ora, le leggi razziali della Germania nazionalsocialista risvegliarono la coscienza ebraica. Infatti, come diceva una delle voci più autorevoli del sionismo e primo Presidente dello Stato ebraico, Chaim Weizmann: «È certo che quello che sta succedendo in Germania ha provocato una ripresa di coscienza ebraica un po’ dappertutto, anche là, dove si stava esaurendo, il che non è senza utilità».

E nel dopoguerra cominciò la grande immigrazione di ebrei in Palestina.

Ora, si vuole cacciare totalmente i Palestinesi da casa loro e se si rifiutano di accomodarsi li si massacra: compresi bambini, donne e vecchi. Ma, l’omicidio è un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio; ossia, Dio stesso lo castiga già su questa terra. Che cosa avverrà per un genocidio? 

Sembra che il conflitto si stia espandendo al Libano e, quindi, all’Iran e poi alla Russia …





 
dicembre 2023
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