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Terra Santa: intervista a Camille Eid su Gaza e Cisgiordania di
Paolo Rossetti
Intervista del 30 novembre 2023 condotta da Paolo Rossetti Pubblicata su Il Sussidiario.net Ripresa dal Centro Studi Federici ![]() Maglietta
indossata dai giovani ebrei
“Netanyahu
snobba Biden e punta la Cisgiordania e Gaza”
Biden chiede la fine della guerra ma nessuno lo ascolta. Israele vuole tornare a combattere e stanzia soldi per altri insediamenti di coloni in Cisgiordania Biden dice che “continuare la guerra è dare ad Hamas ciò che cerca”. Ma agli Israeliani l’idea di un cessate il fuoco definitivo non sembra proprio andare a genio. Prendono in considerazione una tregua più lunga, forse fino a Domenica, poi però vogliono continuare nell’opera di eliminazione dell’organizzazione protagonista della tragica e devastante azione del 7 ottobre. A costo di andare contro il loro maggiore alleato e sconfessare nei fatti le sue parole. Nelle stesse ore delle dichiarazioni del presidente Usa, racconta Camille Eid, giornalista libanese residente in Italia e collaboratore di Avvenire, il governo Netanyahu mette a disposizione fondi per occupare altri territori in Cisgiordania e un collaboratore del premier pubblica una cartina di quelli che potrebbero essere i confini di due Stati di Israele e Palestina, facendo coincidere quest’ultima con la Giordania. Il seme gettato da Biden, insomma, cade in un terreno arido: pressato dall’interno del suo partito e dall’opinione pubblica statunitense tenta di scongiurare la ripresa dei combattimenti. Nessuno lo ascolta, anche per questo la sua credibilità è in discesa. Quali probabilità ci sono che le parole di Biden vengano prese in considerazione? Per ora si parla solo di
prolungare questo cessate il fuoco, anche se molti Paesi ritengono che
si debba pensare a qualcosa di più di una tregua umanitaria al
termine della quale Israele ricominci a bombardare. Gli Americani hanno
mostrato disponibilità a parlare di questo ma ci sono molte
resistenze da parte degli Israeliani. Il ministro fondamentalista Ben
Gvir ha minacciato di ritirarsi dal governo se non si continuerà
l’operazione che ha come obiettivo di decapitare Hamas.
Che intenzioni hanno Usa e Israele in merito a ostaggi e tregua? Gli Usa sono combattuti: ci sono
segnali positivi come l’invio del capo della Cia in Qatar per trattare
le proroghe, sulle quali Israele pone delle condizioni. Finché
ci saranno ostaggi faranno lo scambio calcolandone 10 per ogni giorno
di tregua in cambio di 30 prigionieri liberati. Ma vogliono includere
anche i militari, cosa che Hamas non accetterà mai, a meno che
non aumenti considerevolmente il numero dei detenuti liberati per ogni
ostaggio. Israele, tra l’altro, ha liberato 150 persone in questo
scambio, ma dal 7 ottobre ha arrestato 3.290 persone in Cisgiordania.
Di ostaggi, comunque, ce ne sono ancora 160 circa, anche se le armi
dovessero tacere per otto o nove giorni, poi si continuerebbe a
combattere.
Cosa ha spinto il presidente americano a far presagire una possibile fine della guerra? Biden è tra l’incudine e
il martello: viene criticato all’interno del suo partito e sta perdendo
consensi in previsione delle elezioni presidenziali del 2024. Sta
perdendo credibilità: quando ha detto che bisogna dare ai
Palestinesi una prospettiva politica con la soluzione dei due Stati, la
risposta israeliana è stata quella di incentivare con 340
milioni di dollari la costruzione di nuovi insediamenti in
Cisgiordania. Se non reagisce nemmeno a questo affronto vuol dire che
la sua credibilità è ridotta a zero. E anche il suo peso.
Che senso ha esprimere la sua visione se poi viene contraddetta in
questo modo? Le sue parole diventano un boomerang.
Il governo Netanyahu ha messo a disposizione tutti questi soldi per finanziare nuovi insediamenti? Per finanziare nuovi insediamenti
o per ampliare quelli vecchi. Questo mentre gli Usa parlano dei due
Stati come soluzione politica alla questione palestinese. Quando si
avanza questa ipotesi si pensa alla Palestina formata dalla Striscia di
Gaza e dalla Cisgiordania, magari con qualche ritocco alle frontiere.
Poche ore fa uno dei consiglieri di Netanyahu ha pubblicato una cartina
in cui prende in considerazione questa soluzione, ma fa coincidere la
Palestina con la Giordania, perché questa sarebbe la Palestina
storica del mandato britannico.
Ma Netanyahu la pensa così sui due Stati? Mai e poi mai ha accettato questa
soluzione. Le dichiarazioni di Biden finiscono nel cestino dopo poche
ore perché Netanyahu risponde picche, mettendo in imbarazzo il
suo principale alleato. E il presidente americano non osa chiudere il
rubinetto. Netanyahu pensa di poter guidare lui il gioco.
Le dichiarazioni di Biden significano che gli Stati Uniti stanno cambiando la loro strategia? Non hanno cambiato obiettivi ma
si rendono conto, perché anche nell’amministrazione Usa ci sono
persone che pensano con la loro testa e non sono sotto l’influenza
delle lobby, che fino alla tregua sono stati condotti decine di
attacchi contro le basi americane in Iraq e in Siria, poi tutto
è cessato. Senza parlare poi dei soldi che i contribuenti Usa
stanno pagando: prima sono stati messi a disposizione 12 miliardi, poi
sono stati aperti i magazzini militari per permettere a Israele di
prendere quello che serve loro. Il costo della guerra ogni giorno che
passa aumenta. Infine, pongono una domanda a Israele: sono stati
abbattuti migliaia di edifici, erano tutti occupati da Hamas? Ci sono
interi quartieri rasi al suolo. Fa specie vedere Elon Musk che va a
vedere i danni nei kibbutz di fronte alla devastazione di Gaza: su
questo circolano vignette sulla stampa araba. Poche ore fa, invece, due
Palestinesi sono morti uccisi dai cecchini in Cisgiordania.
La tregua sembra che valga soltanto per Gaza; in Cisgiordania le cose sembrano andare avanti come prima. È così? Anzi, la repressione è
diventata più pesante. A Gaza, comunque, vogliono riprendere
l’operazione militare: prima hanno detto alla popolazione della parte
settentrionale di spostarsi al Sud, da lì vorrebbero mandarla
nel Sinai. I miliardi di cui ha parlato la Ue con Al Sisi sono per dare
una sistemazione agli sfollati, servirebbero per ospitarli nel Sinai
ipotizzando la creazione di dieci città.
Ma se i palestinesi vengono allontanati da Gaza chi arriverà nella Striscia? Ci sono delle magliette stampate in Israele con la scritta “Make Gaza Jewish again”, come per dire di colonizzare nuovamente Gaza [vedi la foto sopra]. Dall’Onu intanto viene la notizia di una risoluzione approvata dall’Assemblea generale a maggioranza che chiede il ritiro di Israele dalle alture del Golan in Siria. Cambia qualcosa nell’economia della guerra? Nessun Paese ha riconosciuto l’annessione di quel territorio da parte di Israele e non è la prima volta che l’Onu chiede di liberare quella zona. Israele continuerà a stare lì. Paradossalmente lo Stato che è nato grazie a una risoluzione dell’Onu, Israele appunto, non ha mai rispettato le risoluzioni delle Nazioni Unite. Ce ne sono decine che non vengono prese in considerazione. Cosa dobbiamo aspettarci, adesso, che la tregua prima o poi finisca e che si ricominci a sparare? Israele sembra voler prolungare il cessate il fuoco al massimo fino a Domenica: riprenderà da dove ha lasciato qualche giorno fa? Pensano che ci siano ancora 80
tra donne e bambini come ostaggi. Facciamo finta che si continui a non
sparare per tutta la settimana. E poi? Si continuerà a spianare
edifici? Per arrivare a che cosa? Dobbiamo aspettarci la ripresa dei
combattimenti. La spinta che viene dal governo, dal gabinetto di
guerra, è per la prosecuzione del conflitto, perché
l’obiettivo della decapitazione di Hamas non è stato raggiunto.
Non si rendono conto che per ogni civile ucciso ci saranno due o tre
nuovi appartenenti ad Hamas. Al massimo, forse, cambierà il nome
dell’organizzazione. Se ne decapiti una uccidendo a destra e a sinistra
senza nessun criterio crei nuovi terroristi: chi ha la sua famiglia
sterminata e non hai più prospettive di vita viene spinto a
questa scelta.
La soluzione militare, insomma, non porta a niente? Nel 2006 Israele ha distrutto
mezzo Libano per riavere due soldati in ostaggio. Un’operazione che non
ha avuto esito: gli Israeliani hanno dovuto trattare per riaverli
indietro. La soluzione politica non può essere accantonata e
quella militare non porta a risultati effettivi: sanno già che
alla fine dovranno trattare. A meno che si prosegua su questa strada
per togliere ogni possibilità di pace.
![]() Macerie a Gaza dopo un borbardamento israeliano |