La Fiducia è una Cosa Seria?

Non Praevalebunt…


di Vincenzo Fedele


Pubblicato sul sito di Marco Tosatti





Volevo esimermi da commenti sulla “Dichiarazione” Fiducia supplicans, tali e tanti sono i dubbi che espone e impone. Però alcune riflessioni che mi tormentano le espongo ugualmente avvertendo che, non essendo io un teologo, mi limiterò al buon senso ed a piccoli ragionamenti da laico con, spero, un minimo di lucidità.

Travisamento è proprio il primo termine che mi viene in mente quando leggo già nell’introduzione, al punto 1 del  documento: «Lui è la Parola eterna con la quale il Padre ci ha benedetto “mentre eravamo ancora peccatori” (Rm 5, 8) dice san Paolo: Parola fatta carne e offerta per noi sulla croce».


In Romani 5,8 si dice tutt’altro e non si parla di benedizione: Iniziando dal versetto 6, per inquadrare il concetto, il testo recita (Bibbia di Gerusalemme . Ed XIV – Luglio 1996): (6) Infatti mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. (7) Ora, a stento si trova chi è disposto a morire per un giusto: forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. (8) Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Il travisamento segue la strada dei testimoni di geova e li supera pure. Loro, almeno, provvedono ad alterare la traduzione, piegandola alle loro idee per poi vedersele confermate. Quì si cita il testo travisandolo senza vergogna alcuna. Stanno procedendo spediti anche sul rifacimento delle traduzioni (vedi Pater noster), ma qui si travisa senza paracadute e basta.

Ripeto, come tutti sanno, che si benedice il peccatore, mai il peccato, come invece sostiene Fiducia supplicans.

Si arriva anche a citare Benedetto XVI, dall’Omelia nella Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio del 1° gennaio 2012, per portare acqua inquinata al proprio mulino. Ma questa pratica è ormai usuale nei documenti vaticani. Ne sono infarcite anche altre esortazioni, Motu propri ed Encicliche, quindi questi giochetti non ci sorprendono più, ma sono ugualmente da denunciare.

Gli stravolgimenti della Dichiarazione toccano la revisione del concetto stesso di peccato, la continua applicazione dei concetti della finestra di Overton finendo nel constatare che la rivoluzione non è l’esito del processo, ma il processo stesso in quanto tale.

L’apertura citata è già una revisione della dottrina che pure si sbandiera di voler lasciare intatta.

Non è peregrino ricordare che in tutti i casi dove si è accettata un’eccezione, poi è stata questa a diventare la regola, sia a livello pratico che nell’immaginario collettivo.
Dalla comunione sulla mano che, come esposto e documentato da S.E.R. Juan Rodolfo Laise nel suo bellissimo libro – Comunione sulla mano – Documenti e storia – Ed. Cantagalli – Feb 2016, è stata sconsigliata, avversata, respinta dalla stragrande maggioranza dei Vescovi mondiali, poi concessa come eccezione sino ad arrivare ad oggi dove quasi si rifiuta di offrire la sacra Particola a chi pretende di riceverla in bocca ed in ginocchio.

Inutile, ma non ozioso, rammentare anche la discrepanza tra i documenti ufficiali e la loro realizzazione pratica.

Il Concilio Vaticano II si era pronunciato per il mantenimento del latino e l’approfondimento del suo studio nei seminari, per l’uso liturgico dell’organo, della polifonia, del canto gregoriano …… e questi bei propositi hanno partorito il Novus Ordo, le schitarrate, i tamburelli, le danze, il Sanctus cantato al ritmo dei battimani da spiaggia ed altre amenità poco corroboranti.

Lo stesso inginocchiarsi davanti al Santissimo o all’elevazione dell’Ostia e del Calice era stato “liberalizzato” per chi fosse fisicamente impedito ed oggi dobbiamo ringraziare dio (con la minuscola) che non sia il paragrafo di una Legge, altrimenti le ASL dovrebbero accordare una marea di assegni di invalidità diffusa, per entrambi i sessi e per tutte le età, compresi i ragazzi delle scuole elementari visto che praticamente nessuno si inginocchia alla consacrazione, davanti al Santissimo che scende sull’altare.

Anche il fatto che la “dichiarazione” non proponga un testo per la benedizione che pure propone, viene venduto come una netta distinzione dal rito del matrimonio o simil tale. In realtà si risolverà in una accettazione di qualsiasi obbrobrio, il benedicente di turno vorrà esprimere per benedire i simil sposi.

Riportiamo, come promemoria, il testo ufficiale del punto 38 della Dichiarazione: “Nella breve preghiera che può precedere questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrebbe chiedere per costoro la pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo ed aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua (minuscolo nel testo originale) volontà.”
Preferiamo non immaginare cosa potrà fare la fantasia modernista con questi input e su cosa sarà invocata la “luce e la forza di Dio”.

Basterebbe chiedersi quando, in quali occasioni o in quali tempi, la Chiesa abbia mai consigliato di operare nel nascondimento e lontano dai riti liturgici per benedire le persone o le cose (anche animali o automobili, case, attrezzature, ecc.). Qui si sottolinea di operare quasi nelle tenebre, senza abiti da cerimonia, canti o musica. Da un lato meno male, dall’altro dovrebbe sorgere spontanea qualche domanda sui perché di questa ostentata riservatezza, evitando di ridere in faccia a chi rispondesse che lo si fa per evitare scandali e incomprensioni. Una benedizione che può scandalizzare le anime, tanto che chi la propone consiglia di farla in modo riservato, è una ben strana benedizione già nella mente di chi la propone.

Cosa ci sia da benedire, nelle tenebre, in una situazione di pubblico peccato non è dato sapere. Benedicendo una coppia non si benedicono solo due persone ma, anzitutto, la loro unione ed il legame che li lega.

Si usa, e si userà sempre, la benedizione per le ricorrenze di matrimonio. 10 – 25 – 50 anni di vita coniugale benedetta da Dio, magari con il dono di figli e nipoti, e su cui la Chiesa impetra nuovamente la benedizione dei Cieli. Se così non fosse basterebbe che i coniugi si limitassero a sedere tra i banchi della chiesa e ricevere la benedizione che viene impartita a tutti i presenti al termine di ogni celebrazione eucaristica.
Benedicendo l’unione matrimoniale, invece, si invita anche tutta l’assemblea a partecipare alla gioia dei coniugi nel ricevere  nuovamente la grazia e la benedizione di Dio sulla loro unione e comunione.

Inutile sottolineare come la benedizione di un atto che, per la dottrina, è peccaminoso porti sconcerto e scandalo nella comunità e contribuisce allo sconcerto delle anime davanti alla confusione tra bene e male interscambiabili tra di loro. Però si pubblicizza che la dottrina non cambia di una virgola. L’atto peccaminoso rimane tale, ma viene benedetto. Premessa alla revisione del concetto stesso di peccato.

Non c’è neanche l’attenuante di poter dire che la remissione della pena, come nel rito della riconciliazione, possa contribuire al ravvedimento del peccatore, anche se non pienamente pentito dei propri peccati. Qui non c’è alcuna remissione della pena. C’è solo una specie di amnistia che tutto copre e nulla risolve anche perché non giudica e non assolve. Non c’è alcun invito al pentimento, solo una pacca sulla spalla che non indica alcuna strada verso la salvezza, ma si limita a spianare la strada della perdizione e, caso mai, la allarga per poterla meglio percorrere. Non viene indicata alcuna via del bene (bene-dire) in sostituzione di quella del male. Nessun giudizio, nessuna condanna e nessuna assoluzione. Solo amnistia e fuga dalla realtà. Si benedice il peccato continuando a chiamarlo peccato.

Il passo successivo sarà la benedizione di una causa di divorzio intentata e felicemente conclusa ? E’ sempre un avvenimento da ricordare la liberazione dagli stringenti vincoli coniugali.
Sarà la benedizione degli aborti ? E’ sempre una liberazione da disdicevoli smagliature che si potrebbero notare sulle spiagge, oltre a svincolare dalle notti insonni causate del pianto del fastidioso bebè.

Tornando alla citata finestra di Everton è palese che la rivoluzione sia insita nel processo, oltre che nel suo esito. Serve ad aumentare la pendenza del piano inclinato su cui continuiamo a scivolare pensando di rimanere fermi. Serve ad oliare la superficie in modo che anche gli ancoraggi che riteniamo solidi slìttino verso il basso con tutta la baracca. Fra un po’ non se ne parlerà più e quando qualche notizia emergerà, magari a seguito della benedizione che sarà data a qualche personaggio satanicamente famoso, sarà già entrata nel vivere quotidiano e ci meraviglieremo della meraviglia di chi si meraviglierà.

Ad esempio, anche se può sembrare che si parli d’altro, fra i commenti al Sinodo sulla sinodalità, e le sonore bocciature alle eccessive aperture moderniste che sono state stoppate nonostante tutta la meticolosa preparazione e la selezione preventiva dei partecipanti, leggevo commenti che si lamentavano del Sinodo, anche se concluso in modo non catastrofico.

Mi sembrava una esagerazione. In fondo era stato un modo di ribadire che, nonostante tutte le spinte all’apostasia, le forze sane avevano prevalso. Poi ho letto delle voci che danno per prossima una modifica alle modalità per l’elezione del Papa che, sullo stile del Sinodo dei vescovi allargato ai laici ed alle laiche, anche il conclave potrà essere allargato a laici e laiche e non più riservato ai soli cardinali esclusi gli ultra ottantenni.

Torniamo, quindi, alla constatazione che il processo è più importante del suo esito. Aprire ed indicare una strada non implica percorrerla velocemente, anzi, dare poco nell’occhio è meglio. A piedi e senza sforzo riesci a fare almeno 20 kilometri al giorno ed in pochi anni avrai fatto il giro del mondo. In questa luce anche la famosa frase di Francesco ai tempi del Sinodo amazzonico (voi iniziate il processo che a trarre le conclusioni ci penserò io), si legge in una luce totalmente diversa. Anche il fatto che, apparentemente, le conclusioni peggiori non sono state attuate si debbono leggere in questa luce. Non è necessario lo scontro ed anzi a Roma qualcuno vestito di bianco forse pensa che i tedeschi si agitano troppo smuovendo eccessivamente le acque. Però è anche da dire che gli avanguardisti servono sempre in modo che gli altri, che pure marciano compatti, sembrino dei moderati.

Per finire non posso tacere il mio sconcerto per le parole di Padre Livio, a Radio Maria, che in risposta alla signora Manuela di Torino che si dice disorientata e confusa in merito a questo controverso documento, risponde che è teologicamente ineccepibile e che questa benedizione è opportuna affinché queste coppie ricevano un aiuto nel loro cammino di conversione. Mi sarei aspettato qualcosa di diverso, ma considerando che nonostante da quarant’anni Padre Livio segua e accrediti le apparizioni di Medjugorie e le sue veggenti, riesca a trovare sempre parole di elogio per Papa Francesco, anche quando ironizza sulla madonna postino e sugli appuntamenti, ho capito che anche lui “tiene famiglia” e deve cercare di sopravvivere e far sopravvivere la creatura radiofonica, fondata da un altro santo sacerdote, a cui è stata poi scippata. Non commento, quindi, i commenti di Padre Livio.

Mi conforta, invece, che le reazioni di diversi vescovi inizino a farsi sentire in modo forte e chiaro e molti si dissociano apertamente dal Vescovo di Roma nonostante il feroce misericordismo imperante.
Chiudo con le sagge parole del Cardinale Sarah: “Il diavolo sta cercando di farci dubitare della Chiesa. Vuole che la vediamo come una struttura umana in crisi; ma la Chiesa è molto più di questo: è il prolungamento di Cristo. Il diavolo ci esorta alla divisione e allo scisma. Vuole farci credere che la Chiesa ha commesso tradimento, ma la Chiesa non tradisce. La Chiesa piena di peccatori è senza peccato. Ci sarà sempre luce sufficiente per coloro che cercano Dio. Non lasciatevi tentare dall’odio, dalla divisione, dalla manipolazione.”

Rimaniamo, quindi, saldi nella fede. Nonostante tutto, Non Praevalebunt.





 
dicembre 2023
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