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Per salvare il pianeta bisogna fare più figli Intervista
a Ettore Gotti Tedeschi
Pubblicata sul quotidiano La verità dell'8 gennaio 2024 condotta da Tobia De Stefano Ripresa sul sito di Marco Tosatti ![]() Ettore Gotti Tedeschi Professor Gotti Tedeschi anche nel suo ultimo libro (Così non parlò Zarathustra) lei sostiene che da anni l’Occidente ha perso la retta via. Nella sostanza da quando ha iniziato a credere che il suo problema fosse la natalità. Quindi associa l’epoca della denatalità alla questione ambientale, al problema dell’inquinamento. Ci spiega cosa vuole dire? Senta, le rispondo con cifre
eloquenti (arrotondate per semplificare), negli anni ‘70 al mondo
c’erano circa 4 miliardi di esseri umani di cui circa un miliardo nel
mondo occidentale (25%) e 3 miliardi nel resto del mondo. Oggi al mondo
ci sono circa 8 miliardi di esseri umani, cioè la popolazione
è raddoppiata a livello mondo. Ma in Occidente ci son sempre un
miliardo di esseri umani (12,5%) e 7 miliardi nel resto del mondo. Ma
non basta. Negli anni ‘70 l’Occidente controllava direttamente e
indirettamente circa il 90% del Pil mondiale, oggi ne controlla meno
della metà.
La fermo un attimo… cose c’entra questo con l’inquinamento? Ho evidenziato questi dati per
dirle che l’Occidente negli anni ‘70 ha ritenuto che la crescita della
popolazione dovesse essere interrotta. Le giustificazioni stavano nel
fenomeno che viene chiamato appunto inquinamento. Anzi, il termine
più corretto è “impatto ambientale” dovuto alla crescita
della popolazione, celebrato da 50 anni nel mondo occidentale, “ricco e
colto”, che ha accettato di riconoscere culturalmente che la crescita
della popolazione rappresentasse un pericolo per il pianeta,
poiché l’uomo è, consapevolmente o meno, un avido
sfruttatore della natura, della terra.
Un processo di colpevolizzazione…? Di più. In pratica l’uomo
cominciò a esser considerato “cancro” della natura. Perbacco! Il
pensiero politicamente corretto invitò subito a chiedere di
limitare la crescita della popolazione… Tanto l’essere umano si vuole
sia solo un povero bacillo sfuggito alla legge della evoluzione. Ma
bacillo dannoso! L’uomo occidentale che studiava, leggeva e guardava la
tv (soprattutto i film catastrofico-ambientali) interruppe
progressivamente il tasso di natalità.
E il resto del mondo? Il resto del mondo no. Oggi il
mondo occidentale si è impoverito, il resto del mondo no.
L’Occidente non controlla più il mondo diventato multipolare,
l’Europa sta quasi scomparendo nella capacità competitiva
economica. Gli Usa riescono a mantenere influenza (ben ridotta) grazie
alla posizione tecnologico-militare, ma necessitano nuove alleanze. I
Paesi che ieri definivamo emergenti o persino terzo mondo, oggi si
chiamano Brics, hanno la metà quasi della popolazione mondiale,
e un Pil che tra pochi anni sarà la metà del Pil mondiale
visto che le loro economie crescono del 7-9% anno. Tutto ciò
è avvenuto, come cerco di spiegare da più di 30 anni,
proprio grazie al crollo delle nascite in Occidente che ha provocato
decrescita del Pil se non fosse stata compensata da consumismo.
Perciò la crescita dei consumi individuali ha compensato il
crollo nascite, illusoriamente però. Per poter consumare sempre
di più si sono delocalizzate le produzioni in Paesi produttori a
basso costo industrializzando Paesi emergenti e deindustrializzando
l’Occidente. Creando i presupposti, quelli dovuti all’uomo, per il
problema ambientale.
Poi cos’è successo? Per 30 anni siamo andati avanti
così sempre rifiutando di riconoscere l’origine del problema,
fino a quando è stato scoperto il fenomeno (e i costi)
dell’invecchiamento della popolazione e l’impatto negativo sulle
economie occidentali della crescita zero delle nascite (due figli a
coppia) fino a crescita negativa, con le conseguenze che lamentiamo. Ma
mai che si senta analizzare e riconoscere le cause del problema. Solo
gli effetti.
Per quale motivo? Per imporre l’immigrazione
giustificata economicamente? Forse.
Le cause e i danni sono chiari. Ma adesso cosa possiamo fare? I singoli governi, visti i vincoli nazionali e sovranazionali, hanno margini per intervenire sul problema della denatalità e dell’inquinamento? Fino a quando quella che è
stata erroneamente chiamata “miopia neomalthusiana” farà parte
della cosiddetta cultura occidentale, la risposta è no. Dico
“erroneamente” chiamata miopia perché non si tratta affatto di
miopia, chi ha preteso di imporla vede benissimo quello che fa e
sa benissimo quello che fa. Se l’essere umano deve essere ormai
considerato un “bacillo sfuggito alle leggi dell’evoluzionismo”
è evidente che verrà trattato come tale. Se poi la
cultura occidentale è convinta che al mondo ci sono troppi
esseri umani risulta evidente che si farà di tutto per limitarne
la crescita. Ma il “colpo di genio” è consistito nell’attribuire
soprattutto all’essere umano le responsabilità dell’inquinamento
e del problema ambientale. In tal modo il ridimensionamento del numero
di esseri umani è giustificato dalla necessità di salvare
il pianeta dall’uomo “cancro della natura”. Che possono fare singoli
Governi che non hanno più autonomia ed autosufficienza
economico-politica?
E allora le giro la domanda. Lei cosa farebbe? Ci sono misure che si possono mettere in campo per provare a invertire la tendenza occidentale alla denatalità? «Le rispondo volutamente in
modo molto provocatorio e anche un po’ paradossale con una proposta:
per ridurre l’inquinamento e salvare il pianeta, l’Occidente deve
tornare a fare figli. Perché in tal modo si ridurrebbe il
“consumismo” (che provoca inquinamento) e si ridurrebbe la
necessità di delocalizzare le produzioni a basso costo (e ad
alto inquinamento). Perché si formerebbero famiglie con
attitudine sobria verso i consumi, i cui membri si sentirebbero
obbligati ad un maggior “impegno” per responsabilità verso i
figli. Si ritornerebbe a risparmiare ed a investire, riavviando il
ciclo virtuoso».
Certo, il problema resta però quello di “spingere” le persone di nuovo ad avere figli. Come si fa? «Servono interventi di
carattere economico, assistenziale, servizi ecc, ma va soprattutto
ricostruita una cultura per la vita, fondata sul valore e sulla
dignità unica della persona, e sul senso della vita. Ma per
riuscirci la creatura umana non può essere considerata un
“bacillo sfuggito alle leggi dell’evoluzionismo”. Vede, così
torniamo al concetto di “sacro”, quello che è stato considerato
il vero nemico da abbattere. E in gran parte ci son riusciti. Cosa
è sacro, oggi? Parliamo tanto di conflitti culturali, si
dovrebbe tornare a parlare di conflitti “spirituali”. E si
tornerà a farlo ben presto, perché negandoli si è
creato solo caos e reset utopistici. Magari qualcuno anche finito per
sbaglio nel magistero della Chiesa…
Ci sono stati grandi polemiche rispetto alle parole della senatrice di FdI Lavinia Mennuni che ha evidenziato la necessità che la maternità torni ad essere cool. La Mennuni ha colto nel segno? «Mi spiace, non ho letto
né le dichiarazioni, né le polemiche. Me ne hanno solo
parlato. Che la maternità debba tornare ad esser cool lo sento
dire da trenta anni. Ma non lo permettono. È un argomento
tabù, parlandone solo con citazioni si accendono sempre
polemiche».
Come lei ha evidenziato il problema della denatalità è comune a quasi tutti i Paesi occidentali, ma in Italia è più grave. Perché? «Perché l’italiano
è troppo “colto” e la “cultura” è la vera “mammona”
evangelica. Non il denaro, lo è la cultura».
Ha poche armi a disposizione, ma quelle poche armi che ha per incentivare la natalità questo governo le sta usando? «Vuole che sia talmente
provocatorio da esser subito convocato a Palazzo Chigi per avere le mie
opinioni o rimproverarmi? Sappia solo che nel 2018 scrissi un libro sul
tema natalità con l’attuale Presidente della Camera Lorenzo
Fontana (La culla vuota della
Civiltà. All’origine della crisi, edizione Gondolin).
Mi dica almeno se pesa di più il fatto che fare figli sia poco di moda o che il contesto soprattutto economico non sia favorevolissimo all’associazione mamma-donna che lavora? «Né l’uno, né
l’altro. È un problema di “intelligenza e cultura del senso
della vita “ ed educazione della coppia, in senso ampio. Perciò
parlo di senso della vita».
Secondo Elly Schlein la massina aspirazione di una donna dovrebbe essere diventare come la Montalcini? Fare la mamma e diventare come la Montalcini sono due cose che si escludono? «Mi scusi, non sono una
donna e pertanto non riesco a pensare alle aspirazioni di una donna
oggi. Ma siamo certi di sapere cosa vuole in realtà una donna? E
un uomo? Credo che sia più accessibile essere madre che una
grande scienziata, ma credo anche che sia più facile esser una
scienziata che una “brava madre” di cui il mondo ha bisogno per fare,
educare e formare figli. Credo che la maternità abbia più
forme. Voglio essere provocatorio: una suora può essere un
esempio di “maternità” (spirituale) eccezionale. Ma come posso
pensare di essermi spiegato?
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