Essere conosciuto come una “malapianta”


di Silvana De Mari


Pubblicato sul sito dell'Autrice






Essere conosciuto come una pianta cattiva, vuol dire avere una cattiva fama: nulla ti sarà perdonato, nemmeno l’innocenza e ogni azione che vuole sradicarti come si fa con la gramigna sarà considerata buona.
Il ‘68 è stato un fenomeno ideologico strutturalmente isterico che ha portato alla criminalizzazione della forza. Il maschio è fisicamente più forte della femmina, quindi è malvagio a prescindere. La civiltà occidentale è, anzi è stata, estremamente forte perché è nata fondendo quattro pilastri straordinari, il cristianesimo, la filosofia greca, il diritto romano, la potenza dei barbari. La nostra quindi è una civiltà spirituale, duttile, pragmatica, e violenta. Senza quella violenza non avremmo resistito allo scontro militare con l’Islam. Questo ha permesso di creare pensiero, arte, scienza, letteratura e tecnologia, come nessun’altra.

Le civiltà extra europee non sono state più buone della nostra. Erano semplicemente meno potenti. Noi non conosciamo la loro storia e i loro crimini, anche perché conoscerli e, peggio, parlarne, configura nel mondo intellettuale attuale il reato di razzismo.
Lo schiavismo islamico è stato numericamente enorme e infinitamente più atroce di quello bianco, dato che nell’Islam agli schiavi non è permesso riprodursi. La vita media da schiavo in Marocco era circa sette anni. I grandi palazzi e monumenti del Marocco sono stati costruiti dagli schiavi cristiani, in particolare italiani.
Noi siamo quelli che lo schiavismo lo hanno abolito, eppure siamo gli unici a esserne imputati. Gengis Khan con sistemi assolutamente artigianali e senza disporre di bombardieri riuscì a causare un numero di morti paragonabile a quelli della Seconda Guerra Mondiale, calcolando morti ammazzati, morti di carestia e morti di epidemia.

Per quanto riguarda il colonialismo islamico, qualsiasi terra dove l’Islam sia arrivato, dal Marocco all’Indonesia, è una terra che stata conquistata col ferro e col fuoco e dove la cultura e la civiltà precedente sono state completamente cancellate.
Noi non ricordiamo nemmeno che la Siria, il Nordafrica, il Sudan sono state culle della cristianità, il Bangladesh è stata una culla dell’induismo, l’Afghanistan una culla del buddhismo.
Il colonialismo islamico è infinitamente più atroce e radicale di quello occidentale. L’Occidente inoltre ha portato la scrittura, gli ospedali e i lebbrosari. L’Illuminismo, il marxismo e il ‘68 sono movimenti invece nati in odio alla cultura occidentale. Sono quindi movimenti parassiti e ideologie isteriche, che criminalizzano la storia in base alla legge del tutto o nulla: o sei assolutamente perfetto secondo i miei discutibili standard, e i discutibili standard della mia epoca, o sei puro distillato di spazzatura, il peggio del peggio, e devi essere cancellato. Con una bestiale forma di razzismo, la perfezione viene richiesta solo alla civiltà occidentale.


Il mio profondo, totale, irreversibile disprezzo per la sinistra e i movimenti di liberazione della donna è nato con l’avvento di Khomeini: mentre le donne iraniane erano ridotte allo chador e veniva introdotta la lapidazione delle adultere, gli intellettuali progressisti e le fanciulle sempre in lotta squittivano il loro plauso per la vittoria dell’anticolonialismo.
La civiltà cristiana è diventata la malapianta, quella che deve essere sradicata.
Il ‘68 è stato un movimento creato a tavolino con lo scopo di distruggere la società occidentale. Noi siamo una civiltà non vitale. Odiamo la nostra storia e non mettiamo al mondo figli. Nel giro massimo di due o tre generazioni saremo una Repubblica islamica. L’INPS è in clamorosa perdita, perché la denatalità ha invecchiato la popolazione. Tra tutte le idiozie che ci hanno raccontato: tachipirina e vigile attesa fanno bene, il sacro siero salva, l’auto elettrica è utile all’ambiente, la tua Panda diesel uccide il pianeta, mangiare vermi fa bene, quella che un esercito di immigrati clandestini islamici non integrabili, che stanno rendendo la nostra vita un inferno, traversino il mare per pagarci la pensione è la più demenziale.
Questo nostro destino è stato stabilito e messo su documenti ufficiali dalla Unione Europea già nel 1974. In quella data, come ricorda la saggista egiziana Bet’ ya or  nel suo libro “Eurabia” è stato stabilito che tra gli scopi dell’Europa unita c’è l’islamizzazione dell’Europa mediante modificazioni delle linee culturali e immigrazione massiva. Non è difficile ipotizzare che il fiume di denaro dei signori del petrolio abbia avuto un suo peso in questa scelta. Per realizzare tutto questo occorre diminuire la natalità. Per diminuire la natalità è sufficiente inventarsi che maschi e femmine sono due razze diverse, una cattiva e una buona. Maschi e femmine sono in realtà la parte maschile e femminile di un’unica specie, quella umana.
Le femmine sono considerate tanto buone, sempre vittime. In realtà abbiamo capacità micidiali di manipolazione. Un uomo può facilmente picchiare una donna, o anche ucciderla. Una donna può facilmente spingere un uomo al suicidio o fargli perdere completamente la fede il se stesso, può alienargli i figli. Innumerevoli donne per l’astio contro l’ex coniuge hanno reso i loro figli orfani di un padre vivo. La donna commette il delitto più grave, l’aborto, l’uccisione del figlio nel proprio ventre. Nella teoria dell’aborto come diritto si accetta come diritto che siano uccisi anche bambini al settimo, all’ottavo o al nono mese di gravidanza, bimbi vitali (io sono nata di sette mesi), che potrebbero essere dati in adozione dopo aver indotto la madre (forse il termine è improprio) un parto normale, sia pure prematuro e che invece devono essere assassinati in un parto più pericoloso per la salute della madre (proprietaria dell’utero?), perché la madre li vuole morti.
I maschi hanno gli attributi, se ammazzano se ne assumono la responsabilità, e non inventano di non avere ucciso. Le femmine, quando uccidono la creatura che più di tutte avrebbero dovuto proteggere, si inventano che si tratti di un grumo di cellule e che sia giusto ucciderla a spese dello stato.
Per la sostituzione etnica già prevista nel 1974 dall’Europa unita è necessaria la totale colpevolizzazione e devirilizzazione dell’uomo occidentale. Questo si ottiene attraverso due canali.
Il primo è una completa liberalizzazione della pornografia. La pornografia diminuisce l’istinto di protezione dei maschi verso le femmine, diminuisce il testosterone, diminuisce la capacità volontà di un uomo di difendere le donne e quindi di difendere i confini.
Il secondo pilastro è la criminalizzazione delle caratteristiche virili in quanto tali, sia di quelle estetiche, la villosità maschile, effetto del testosterone, deve essere cancellata. Siamo pieni di bambolotti truccati e depilati. Lo sguardo di un uomo che guarda una donna e la desidera è considerato un crimine mentre nel porno al corpo di una donna può essere fatta qualsiasi cosa.
I crimini contro le donne commessi da immigrati in stragrande maggioranza islamici sono passati sotto imbarazzato silenzio da tutti i media. Non si tratta solo degli stupri e degli omicidi. Si tratta anche del pestaggio casuale, a una donna è stato appena spezzato piede, probabilmente non meno di sei settimane di prognosi e di invalidità.
Si tratta anche della paura: tutte noi con lo sguardo basso attente a non incrociare gli occhi di nessuno quando ci troviamo nelle stazioni secondarie col buio.

La morte di Giulia Cecchettin è stata presa come motivazione per un’operazione indegna, che è l’abbattimento della responsabilità personale per una oscena responsabilità collettiva. È un concetto semplicemente ripugnate che distrugge ogni ipotesi di giustizia e che ritiene una caratteristica genetica, il cromosoma Y, un crimine, una caratteristica da essere inferiore, per cui è necessaria una rieducazione permanente. Le parole del padre e della sorella della vittima esprimono concetti semplicemente ripugnanti. Sono persone che stanno soffrendo e possiamo anche ipotizzare che il dolore spinga a pensare ed esprimere concetti ripugnanti, per cui li perdoniamo. Quello che non perdoniamo è che un  ministro di questa repubblica, Valditara abbia ritenuto lodevoli le ripugnanti parole di Gino Cecchettin.
L’abbattimento della responsabilità personale a favore di una oscena responsabilità collettiva è un concetto ripugnante. Non mettiamo in dubbio il dolore di Gino Cecchettin, affermiamo che questo dolore non giustifica la colpevolizzazione di una caratteristica genetica, e che un ministro abbia abbracciato questa tesi indegna e la stia imponendo nelle scuole è mostruoso.
Il diritto dei genitori di sottrarre i propri figli alle lezioni sul gender deve essere assoluto, e per  questo si cominceranno a raccogliere firme per fare una proposta di legge. È una battaglia fondamentale, in questo Occidente suicida, per il quale vale però la pena di battersi.






 
dicembre 2023
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