Fiducia supplicans e la sfida per il 2024


di Maria Madise


Pubblicato sul sito Voice of the Family






Poco prima di Natale, il 18 dicembre 2024, il mondo cattolico è stato scosso dalla Fiducia supplicans, una Dichiarazione di alto rango magisteriale, pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF). Il documento è stato firmato dal cardinale Victor Manuel Fernández, nuovo Prefetto della DDF, e co-firmato ex audientia da Papa Francesco.
Questo documento, che consente al clero cattolico di benedire le coppie che convivono al di fuori del matrimonio cristiano - comprese le coppie omosessuali - in determinati contesti non liturgici, è stato accolto con favore o con allarme, e comunque ha avuto grande risonanza nelle cronache natalizie. Sono già stati scritti dei commenti approfonditi (ad esempio da Edward Feser e da Roberto de Mattei) e senza dubbio ce ne saranno altri nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, man mano che le implicazioni del documento verranno comprese meglio.
Contro tali benedizioni si sono già levate forti e nuove voci di resistenza alla rivoluzione nella Chiesa, tra cui intere Conferenze Episcopali: dalla Polonia, dall’Ungheria, dal Kazakistan e da altre nazioni, mentre molte dall’Africa hanno suggerito che il Papa delle periferie ha sbagliato i calcoli.
Mentre si considerano gli evidenti errori della Fiducia supplicans, la sfida che abbiamo davanti è quella di tornare alla pienezza della verità sull’insegnamento morale cattolico sul matrimonio e sulla famiglia.

I danni che il documento inevitabilmente provocherà sono già stati ben riassunti da altri.
In primo luogo esso confermerà le persone nel peccato e negherà loro la cura pastorale autentica che offrirebbe l’opportunità di trasformare la loro vita.
Non è caritatevole né misericordioso nascondere alle persone la verità sul loro stato spirituale quando questo le priva della motivazione per allontanarsi da una vita di peccato che minaccia di porle lontane da Dio per l’eternità.
In secondo luogo, indebolisce ulteriormente l’autorità della Chiesa creando il tipo di disunione che si vede in quelle diverse confessioni protestanti in cui l’applicazione della dottrina varia da un ministro all’altro. Ci sarà una divisione sempre più profonda tra i “preti deboli” che benedicono le coppie dello stesso sesso e i “preti rigidi” che rifiutano tali benedizioni. Ai fedeli “nomadi liturgici” in cerca di una Messa più riverente, si aggiungeranno fedeli “nomadi morali” in cerca di una parrocchia in cui le occasioni di scandalo determinate dalle benedizioni in questione sono evitate; e altri ancora in cerca di una parrocchia in cui le loro relazioni peccaminose viene condonata con una benedizione. In breve, si genererà una maggiore frammentazione e confusione.
In terzo luogo, sarà compromesso l’invito alla conversione per i non cattolici. I luterani o gli anglicani, ad esempio, che pensano di entrare nella Chiesa cattolica, potrebbero ragionevolmente chiedersi che senso abbia, se in essa si trovano gli stessi “partiti” e le stesse contraddizioni delle loro comunità.
La Chiesa cattolica è sempre stata il faro della moralità cristiana, orientando tutti gli uomini di buona volontà – cattolici e non – a difendere i principi della legge naturale come fondamento della società civile. L’abbandono della proclamazione inequivocabile dell’insegnamento della Chiesa su una questione così importante come gli atti omosessuali è visto come un passo decisivo verso l’abbandono dell’insegnamento perenne sul matrimonio e sulla famiglia, aprendo la Chiesa a una raffica di attacchi interni così ben noti ai protestanti, le cui autorità hanno praticamente rinunciato a insegnare questi principi.

Oltre a demoralizzare il clero e i laici fedeli, il documento danneggia la Chiesa stessa. In questi momenti, è troppo comune preoccuparsi di “Cosa significa questo per me come cattolico, per la mia famiglia e la mia parrocchia?” piuttosto che “Cosa significa questo per la Chiesa?”. Noi dobbiamo sempre guardare alla Chiesa come una persona - e non solo come una persona, ma come nostra madre che sta subendo un terribile maltrattamento. Proprio come considereremmo la sofferenza della nostra madre umana al di sopra della nostra vergogna e della nostra rabbia, se venisse insultata in modo oltraggioso, così ora dobbiamo considerare la nostra Madre Chiesa e i suoi interessi prima di tutto; e questo ci indicherà anche la risposta appropriata.

Una reazione naturale e comprensibile a tutto questo è il rifiuto della Fiducia supplicans, a favore della posizione che prevaleva prima del 18 dicembre, ma finché non ci sarà una restaurazione molto più profonda dell’insegnamento morale cattolico sul matrimonio e sulla famiglia, in particolare sui fini del matrimonio e sulla loro gerarchia, rischiamo di diventare come quei “tradizionalisti” che G. K. Chesterton accusava di difendere e conservare gli errori del passato della rivoluzione contro quelli nuovi, osservando che:
«L’attività dei conservatori consiste nell’impedire che gli errori vengano corretti. Anche quando il rivoluzionario potrebbe pentirsi della sua rivoluzione, il tradizionalista la difende già come parte della sua tradizione».


La sfida

Gli anni Sessanta sono stati segnati da cambiamenti rivoluzionari non solo nella liturgia della Chiesa, ma anche nel suo insegnamento morale. Sebbene quest’ultimo fosse meno immediatamente evidente del primo, si trattava, per così dire, di facce diverse della stessa medaglia. E, proprio come il tentativo di “riforma della riforma” nella liturgia ha suggerito che solo un completo ritorno alla tradizione potrebbe ripristinare l’integrità del culto cattolico, così potremmo scoprire che in materia di morale non è la comprensione degli anni Sessanta, Ottanta o dei primi anni Duemila - cioè, non questo o quel tentativo di adattare la morale cattolica al mondo secolare - che deve essere ripristinata, ma è l’autentico insegnamento perenne nella sua interezza.

In preparazione al Concilio Vaticano II, una commissione guidata dal cardinale Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio, fu incaricata di preparare diversi schemi su cui si sarebbero basate le discussioni. Tra questi c’era il “Progetto di Costituzione dogmatica sulla castità, il matrimonio, la famiglia e la verginità”, che offriva un’esposizione completa dell’ordine morale divinamente stabilito come compreso e promosso dalla Chiesa. Il documento invitava il Concilio a “esaltare e difendere, in un’unica Costituzione Dogmatica, la nobiltà sia della castità nei non sposati e del suo frutto più bello, la sacra verginità, sia del matrimonio casto e del suo frutto celeste, la famiglia cristiana” (1).
Il documento spiegava come il matrimonio umano, per ordine divino, non solo moltiplica il genere umano, ma ha anche il privilegio di generare figli per la Chiesa, in modo che essa possa veramente fiorire. Lo schema riaffermava che il sesso è ordinato al matrimonio e ai suoi beni spirituali e materiali. Di conseguenza, venivano condannati mali come il transgenderismo, la mutilazione, la sterilizzazione, la fecondazione in vitro e l’omosessualità. Si sottolineava che “sebbene la castità non sia l’unico, né il primo bene della vita morale degli uomini, una vita morale integrale non può esistere senza di essa”.

Il contenuto dello schema, ovviamente, non rivelava nulla di nuovo. Si limitava a riassumere ciò che la Chiesa aveva sempre insegnato sul matrimonio e sulla famiglia e a mettere in guardia dai prevedibili attacchi che si stavano preparando all’interno della Chiesa e che già si manifestavano nella società secolare.
Esso sottolineavao con forza l’indissolubilità del matrimonio e la gerarchia dei suoi fini. Dio ha ordinato la propagazione della razza umana come fine primario e il matrimonio è - per origine, scopo e funzione - buono e santo: “maschio e femmina li creò. E Dio li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi” (Gen. 1, 27-28). Il fine secondario del matrimonio, l’assistenza reciproca dei coniugi, è indicato anche nel capitolo successivo della Genesi: “Non è bene che l’uomo sia solo; gli voglio dare un aiuto che gli sia simile» (Gen 2,18).

Il primato assoluto del primo fine, la propagazione e la santificazione del genere umano, si comprende facilmente se si considera il matrimonio alla luce del suo modello soprannaturale: l’unione tra Cristo e la Sua Chiesa, il cui fine è quello di popolare il cielo di anime. L’istituzione del matrimonio è stata così elevata da Cristo alla dignità di sacramento per i battezzati e, sebbene il vincolo matrimoniale sia formato dal mutuo consenso di marito e moglie, non può essere sciolto dalla volontà umana, così come la Chiesa non può essere separata da Cristo.

Gli autori dello schema respingevano con forza “gli errori e le teorie con cui si nega l’immutabile ordine divino per quanto riguarda le proprietà e i fini del matrimonio” e “con cui, in un’inversione del giusto ordine di valori, si stima che il fine primario del matrimonio sia inferiore a quello biologico, e si proclama che i valori personali e l’amore coniugale, nell’ordine oggettivo stesso, siano il fine primario”.

Il motivo per cui la maggior parte dei cattolici oggi non sa nulla di questo schema è che, come la maggior parte dei progetti di costituzione elaborati dalla commissione preparatoria, fu respinto dai Padri conciliari. Lo schema riassumeva il perenne insegnamento cattolico sul matrimonio e sulla famiglia e indicava senza mezzi termini le conseguenze di qualsiasi tentativo di strappare un singolo filo di questo splendido arazzo. Il suo rifiuto avrebbe rappresentato l’abbandono della pienezza dell’insegnamento morale tradizionale e la sua graduale sostituzione con una nuova comprensione del matrimonio e di una morale che avrebbe infine aperto la strada a documenti come Fiducia supplicans.

Durante il Concilio, lo schema “Sulla castità, il matrimonio, la famiglia e la verginità” fu smantellato. Eliminati tutti i riferimenti alla castità e alla verginità, ciò che rimase fu incorporato in un nuovo documento sulle relazioni tra la Chiesa e il mondo moderno, Gaudium et spes, approvato a stragrande maggioranza nel dicembre 1965.

La Gaudium et spes sembra definire il matrimonio soprattutto come comunione intima della coppia di sposi. Come sottolinea il professor Roberto de Mattei, il capitolo dedicato al matrimonio e alla famiglia riflette una sintesi infelice dei punti di vista opposti. Egli osserva che:
“L’aspetto più sorprendente della Gaudium et spes è la mancata esposizione dell’ordine tradizionale delle finalità del matrimonio. Si tratta, come nel caso di molti altri testi del Concilio, di un documento sostanzialmente ambiguo. La logica insegna che due valori non possono essere su un piano di assoluta parità. In caso di conflitto, prevarrà l’uno o l'altro dei principi equivalenti” (2).

Già nell’ottobre del 1941, Pio XII aveva avvertito che:
“due tendenze sono da evitarsi: quella che nell’esaminare gli elementi costitutivi dell’atto della generazione dà peso unicamente al fine primario del matrimonio, come se il fine secondario non esistesse … e quella che considera il fine secondario come ugualmente principale, svincolandolo dalla essenziale sua subordinazione al fine primario, il che per logica necessità condurrebbe a funeste conseguenze…” (3).

Nel 1968, i fini del matrimonio erano chiaramente invertiti nel linguaggio della Chiesa.
Nel paragrafo 12 dell’enciclica Humanae Vitae, su “Unione e procreazione”, Paolo VI afferma:
“Tale dottrina, più volte esposta dal magistero della chiesa, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo. Infatti, per la sua intima struttura, l’atto coniugale, mentre unisce con profondissimo vincolo gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, secondo leggi iscritte nell’essere stesso dell’uomo e della donna. Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore ed il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità”.

Nei circoli progressisti, già intossicati dalla rivoluzione sessuale, ci si aspettava che Papa Paolo VI modificasse l’insegnamento della Chiesa sul controllo delle nascite. I cattolici fedeli furono naturalmente sollevati quando l’Humanae Vitae confermò l’ingiunzione contro la contraccezione. Ma mentre l’enciclica veniva messa alla gogna dai progressisti e applaudita dai fedeli, il testo conteneva un’innovazione molto più sottile che invertiva l’ordine dei fini del matrimonio. Praticamente inosservato all’epoca, questo errore avrebbe avuto conseguenze di vasta portata nei decenni successivi.

Quando l’ordine dei fini del matrimonio non viene rispettato, la concupiscenza dell’uomo e il suo desiderio di piacere tendono a prevalere; l’“amore” è identificato con il piacere ottenuto dall’unione personale, o con l’impegno e la stabilità del rapporto che ne derivano. Inoltre, una volta abbandonata la legge di natura, fondata sulla differenza oggettiva tra i sessi, tutta la morale sessuale viene sostituita dalle preferenze personali (4). Questo processo porta inevitabilmente a tutto ciò che è antitetico al vero matrimonio: controllo delle nascite, infedeltà, omosessualità, ecc. L’uomo, contaminato dal peccato, è ora soggetto alla tentazione sempre più forte di riformare le leggi della procreazione, universalmente insegnate per secoli, in base alle sue passioni.

La mentalità che privilegia l’amore rispetto alla verità, con l’implicazione che il fine primario del matrimonio è “l’amore”, che l’atto coniugale è esso stesso “amore totale di donazione”, ha permesso agli uomini di Chiesa di sostenere oggi che le unioni omosessuali stabili e fedeli “hanno aspetti positivi” e “doni da offrire”, come è stato evidente già durante i due sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015 (5). Una volta abbandonati i principi della legge naturale e degli assoluti morali, tutto diventa possibile, persino l’idea che ci siano elementi positivi nel peccato mortale impenitente e che possa essere lecito benedire ciò che Dio condanna.

È facile immaginare che la corruzione dell’insegnamento della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio e sull’omosessualità sarà presto o tardi accompagnata dalla negazione del suo insegnamento sulla contraccezione, sulle tecnologie riproduttive e sulla stessa santità della vita.

Tutti i cattolici, qualunque sia il loro stato di vita, hanno il dovere di respingere ogni attacco al matrimonio e alla famiglia. Data la loro fondamentale importanza per la nostra fede e il loro fondamento nel matrimonio salvifico tra Cristo e la sua Chiesa, è chiaro che tutti devono combattere questa battaglia decisiva. E solo il ritorno completo all’intero complesso dell’insegnamento cattolico - bello, intatto e senza compromessi - porterà alla vittoria.

In una lettera al defunto cardinale Carlo Caffarra, suor Lucia di Fatima scriveva: “Padre, verrà un tempo in cui la battaglia decisiva tra il regno di Cristo e Satana riguarderà il matrimonio e la famiglia”.
Le implicazioni di documenti come Fiducia supplicans intensificheranno certamente la battaglia decisiva e “coloro che lavorano per la santità del matrimonio e della famiglia” sono destinati a sentirsi “combattuti e osteggiati in ogni modo”. Ma non dobbiamo dimenticare ciò che suor Lucia ha detto nella conclusione della sua lettera: “Non abbiate paura, perché la Madonna gli ha già schiacciato la testa”.

In effetti, possiamo essere certi che alla fine il Cuore Immacolato trionferà, ma solo se parteciperemo alla lotta condivideremo la gioia del suo trionfo.


NOTE

1 - Questa e tutte le successive citazioni sono tratte da “Un progetto di Costituzione dogmatica sulla castità, il matrimonio, la famiglia e la verginità”, tradotto da p. Joseph A. Komonchak.
2 – Si veda: Roberto de Mattei, Il primo schema sulla famiglia e sul matrimonio del Concilio Vaticano II, Edizioni Fiducia, 2015.
3 - Pio XII, Discorso al Tribunale della Sacra Romana Rota, 3 Ottobre 1941 (AAS 33 [1941], 423).
4 - Si veda: Roberto de Mattei, Il primo schema sulla famiglia e sul matrimonio del Concilio Vaticano II, Edizioni Fiducia, 2015.
5 – III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relatio post disceptationem, 13 ottobre 2014.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/13/0751/03037.html








 
gennaio 2024
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