Non perdete la fede!



di Elia



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Deus, in adiutorium meum intende; Domine, ad adiuvandum me festina (Sal 69, 2).

«O Dio, intervieni in mio soccorso; Signore, affrettati ad aiutarmi».
La Chiesa, soprattutto per bocca dei suoi ministri e consacrati, invoca ripetutamente lo Sposo, varie volte al giorno, con queste parole ispirate; nell’Ora Prima, all’inizio dell’Officium capituli, esse sono reiterate per ben tre volte, quasi a volerlo scuotere con un insistente, ma fiducioso grido.
Dobbiamo farle nostre e rivolgerle al Signore continuamente, ogniqualvolta la nostra fede è scossa dai surreali avvenimenti cui assistiamo all’interno del corpo ecclesiale; non soltanto ognuno per sé, ma tutti per l’intera comunità militante. Respingiamo con vigore le tentazioni contro la fede e la speranza, che di questi tempi tanto materiale trovano negli atti e misfatti dei gerarchi; scuotiamo via dalla mente anche le suggestioni, contrarie alla carità, miranti a spezzare l’unità visibile.

Risorse per l’anima

«Beato l’uomo che non ha seguito la decisione degli empi, non si è fermato nella via dei peccatori e non si è assiso sulla cattedra pestifera» (Sal 1, 1):
rendiamo anzitutto fervide grazie per l’immenso dono di aver riconosciuto l’inganno e di esserne stati preservati.
La rabbia e il dolore naturali dovuti all’impunità degli uomini di Chiesa corrotti non devono soffocare la gratitudine e la fiducia, bensì esser trasformati in vigore e determinazione nel perseverare sulla strada buona. Non aggiungiamo alle sofferenze degli innocenti la nostra rovina spirituale: chi ci guadagnerebbe, se non il diavolo?
Beati, beati noi di esser rimasti immuni dal contagio delle eresie contemporanee e dall’apostasia strisciante del nostro tempo! Se ci siamo convertiti dall’incredulità o dal modernismo, vorremmo vanificare l’opera della grazia gettando la spugna? Vorremmo proprio dar ragione agli avversari di Cristo con la nostra resa?

«Ha esaudito le mie preghiere: mi ha tratto dal lago di miseria e dal fango della feccia. Ha stabilito i miei piedi sulla roccia e ha raddrizzato i miei passi» (Sal 39, 3).
Stai adeguatamente ringraziando il Signore per l’estrema benevolenza che ha usato con te? Non solo a parole, nella preghiera, ma pure con i fatti, nel sostenere con serena generosità i pesi della quotidianità vissuta nella fedele sequela di Gesù. Nelle situazioni difficili, sussurragli con intima familiarità: «Di’ all’anima mia: “Io sono la tua salvezza”» (Sal 34, 3). Procura di star sempre rivolto a Dio, rimanendo alla Sua presenza e sotto il Suo sguardo in ogni circostanza, come insegna fra’ Lorenzo della Risurrezione; tutto ti diventerà allora leggero e soave, mentre gli avvenimenti ti passeranno davanti come un sogno, non lasciandoti certo indifferente, ma senza colpirti al punto da indurti a disperare.

Traditori che si tradiscono

Certo, si soffre nel costatare che qualunque grido di allarme e di protesta è assorbito da un muro di gomma e di ipocrisia. Un sacerdote può perfino evocare scandali spaventosi davanti all’occupante del Soglio, al consiglio episcopale al completo e al clero della sua diocesi senza che l’interpellato batta ciglio o tradisca la minima emozione. In tribunale, in realtà, questo equivarrebbe a un’implicita ammissione di colpevolezza, ma non per questo si rimane meno sgomenti di fronte all’impassibile insensibilità di chi più di ogni altri dovrebbe avere a cuore il bene delle anime e, invece, protegge stupratori seriali e adescatori di ragazzini. Solo una prezzolata ingenuità può domandarsi chi mai abbia revocato la scomunica al noto artista gesuita: quante persone ci sono sopra colui che gliel’ha comminata? Chi, inoltre, ha il potere di reintegrare preti ridotti allo stato laicale?

Ogni traditore, ad ogni modo, prima o poi finisce col tradirsi per la necessità di dissimulare i propri stessi sussulti. Ebbene no, certi fatti non vengon dimenticati, ma al momento fissato la Provvidenza fa sì che qualcuno li rievochi pubblicamente per spingere un’ultima volta al ravvedimento un’anima disgraziata, prima che sia troppo tardi. Quell’anima, ciononostante, non smette di cullarsi ottusamente nell’illusione che l’Inferno sia vuoto, perché le piace pensare che sia così, con buona pace dei Santi che l’hanno visto pieno; santa Veronica Giuliani osservò i poveri dannati che vi precipitavano come pioggia. La realtà oggettiva, evidentemente, non conta più nulla: ognuno può immaginarsela come preferisce per tranquillizzarsi la coscienza… o almeno tentare di ammansirla, quando proprio non riesce più a soffocarne la voce.

Altro saggio di relativismo assoluto, nel medesimo incontro del 13 Gennaio scorso: le difficoltà del clero africano a recepire la dichiarazione Fiducia supplicans son dovute alla sua particolare cultura (ancora troppo arretrata rispetto alla nostra, occorre concludere); così, oltre alle guerre e ai massacri provocati dalle multinazionali occidentali nel totale silenzio dell’informazione ed evocati in quella stessa occasione (sebbene con scarso successo) da un prete proveniente dal Kivu del Nord, i poveri abitanti del Continente Nero devono pure vedersi squalificati dal capo del Vaticano, il quale liquida il problema assicurando di averlo spiegato al presidente dei loro vescovi. A dir suo, chi rigetta quella dichiarazione (almeno trenta conferenze episcopali in tutto il mondo) o non l’ha capita o non l’ha neppure letta – quindi o è stupido o è in malafede… garantito da uno specchio di sincerità.


Tempo scaduto

Saremo forse inguaribili ottimisti, ma la fretta con cui è stato anticipato di un mese l’incontro col clero romano, che non si teneva più da anni, induce a ritenere che alla cricca di banditi e sodomiti che abusa della Chiesa sia rimasto poco spazio di manovra. L’immensa rivolta contro l’ultima evacuazione da parte di quello che fu il più importante dicastero della Santa Sede suona come il fischio dell’arbitro che dichiara terminata la partita. I cattolici non sono disposti a farsi violentare nell’anima oltre certi limiti: è ora che quei loschi figuri lo capiscano e lascino il campo. Il timido e stentato applauso con cui i sacerdoti della Città Eterna, come da protocollo, hanno accolto il loro Vescovo non è nemmeno paragonabile alle interminabili ovazioni spontaneamente tributate a Giovanni Paolo II o a Benedetto XVI: il segnale è chiarissimo e va raccolto.

Quest’ultima, surreale vicenda, in fin dei conti, è stata una salutare sferzata. Quando, nel corso di un intervento particolarmente delicato, il cuore del paziente smette di battere, lo si rimette in moto con una scossa elettrica; ebbene, l’ignominiosa Fiducia supplicans ha avuto un effetto analogo, quello di svegliare il corpo ecclesiale dal coma profondo. Se volete reagire agli assalti della depressione e alle tentazioni contro la fede, oltre a ricorrere in prima istanza alla preghiera con i testi sopra trascritti, stampate e inviate l’Appello indicato in calce, se ancora non lo avete fatto, chiedendo le dimissioni di Fernández e la rinuncia di Bergoglio. In tal modo non intendiamo affatto trattare la Chiesa Cattolica alla stregua di una democrazia, bensì aiutare quegli individui a rendersi conto che non sono seguiti se non da chi è come loro: impostori senza morale e senza vergogna. In certi casi, se si prende bene la mira, basta un solo sasso scagliato dal più piccolo ad abbattere un gigante.

Esultino e si rallegrino in te tutti coloro che ti cercano; coloro che amano la tua salvezza dicano sempre: «Sia magnificato il Signore!». Io, in verità, sono povero e indigente: o Dio, aiutami! Il mio soccorritore e il mio liberatore sei tu: Signore, non indugiare (Sal 69, 5-6).

Per l’afflizione dei deboli e il gemito dei poveri, ora sorgerò […]. Lo stabilirò nella salvezza; agirò liberamente in lui (Sal 11, 6).


Da stampare e inviare:
https://www.marcotosatti.com/2023/12/28/appello-da-stampare-firmare-e-inviare-
per-la-revoca-di-fiducia-supplicans/





 
gennaio 2024
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