Il Re è morto. Lunga vita al Re.

Kulaki state all’erta.


di John Rao, New York, collaboratore di The Remnant



Pubblicato sul giornale americano The Remnant






Scrivendo su La Repubblica, Massimo Giannini rivela cosa pensano i poteri forti delle proteste dei trattori in Europa. Con una disarmante ondata di disprezzo e di guerra di classe, la sinistra italiana bolla i coraggiosi agricoltori europei come “kulaki”, meritevoli di un’altra Soluzione Finale, questa volta per aver protestato contro il nuovo Holodomor verde in Europa.

Gli storici che si occupano del pensiero monarchico cristiano hanno da tempo individuato l’importanza del concetto dei “due corpi” del Re. Uno di questi è letteralmente il corpo del monarca vivente; l’altro è il suo corpo come nucleo fisico dell’ordine sociale e del bene comune che il Re ha la responsabilità di proteggere.

Il primo corpo muore; il secondo non può morire se si vuole che il popolo che il Re ha servito sopravviva.
In termini cerimoniali, la realtà dei “due corpi” del Re era simboleggiata dalla litania suonata dai musicisti per il lutto del sovrano defunto durante il suo funerale; litania che poi si trasformava in una marcia trionfale per celebrare la vita del nuovo sovrano e il fatto che egli avrebbe continuato a difendere il bene comune. In questo secondo senso, il Re non può morire mai.

Nel corso della vita di molti di noi, sono morti due “Re” – due sistemi imperiali la cui gestione era molto più assoluta di quella esercitata da Luigi XIV nel passato.

Uno di essi è morto negli anni tra il 1989 e il 1991, quando il blocco sovietico è crollato e molti in Occidente hanno pensato di poter celebrare il Nuovo Ordine Mondiale che sarebbe stato costruito ovunque sul modello del “vittorioso” modello imperiale americano.
Sogno vano e mostruoso!

Alexander Solzhenitsyn sapeva già prima della caduta dell’orientale Impero sovietico che il sole stava rapidamente tramontando anche sulla sua controparte occidentale. E noi abbiamo vissuto abbastanza per vedere la morte del secondo “Re”, il “Re” americano.

Certo, la Costituzione americana, con i “tre rami” del governo federale e i cinquanta Stati, sono ancora lì, ma allo stesso modo in cui Romolo Augustolo era ancora lì nel 476.

Tuttavia è tutto in subbuglio: le loro parole e decisioni sono ignorate, contestate e disprezzate, con gran parte della popolazione consapevole che i suoi capi federali e molti di quelli statali sono assolutamente determinati a distruggerla.

Così, l’attuale amministrazione Biden, che è quanto di più arrogante, pomposo e arbitrario possa esistere, non governa gli Stati Uniti, come sa chiunque abbia occhi per vedere.
Essa è una marionetta in mano a barbari criminali che vanno dagli apparati di sicurezza agli ideologi internazionali e ai plutocrati, allo stesso modo in cui erano gli ultimi Imperatori Romani d’Occidente, con l’unica bizzarra eccezione che tale amministrazione nella sua vecchiaia può ancora far saltare in aria l’intero globo.

Il “Re” americano è morto, ma come un cadavere che continua a muoversi di riflesso è in grado di scatenare scriteriatamente l’Armageddon.

Non sono stati i suprematisti bianchi ad uccidere questo Re. Egli ha ucciso se stesso ed è stato condannato a farlo fin dalla nascita. La morte non è stata preordinata dal suo apparato costituzionale in quanto tale, che come ogni forma di governo in un particolare momento storico può funzionare molto bene o anche perdere la sua capacità di farlo.
La sua morte è stata determinata dalla vana convinzione che i soli documenti scritti potessero proteggere il suo “corpo di Re” dal peccato originale e dalle astuzie del diavolo.

Ahimè, il destino del “Corpo Costituzionale del Re” è stato segnato dallo spirito che lo possiede: lo spirito dell’individualismo di John Locke e la visione del pluralismo che lo accompagna, che ha plasmato la musica che i suoi pifferai ideologici educativi e mediatici hanno suonato per tranquillizzarlo nel suo lungo viaggio “facile e piacevole” verso l’abisso in cui è ora caduto.

I lettori di The Remnant che sanno come la penso dovrebbero rendersi conto che non posso attardarmi anche brevemente a parlare del pluralismo e della “Fede americanista” come è stata storicamente promossa negli Stati Uniti; una Fede che si è falsamente presentata come qualcosa di cristiano e di classico, come “l’ultima, migliore speranza dell’umanità”; parola finale che, ironia della sorte, oggi vomiterebbe dalla bocca, perché equivale all’affermazione del diritto al peccato originale come fondamento della vita individuale, sociale e politica; il servizio di Satana come “ultima, migliore speranza dell’umanità”.

Basti dire quanto segue per rendere il punto che questo breve pezzo intende sottolineare. Come ha detto più volte il mio caro amico, il professor Danilo Castellano, quando gli è stato chiesto di descrivere il problema di John Locke: “Riduce tutto all’individuo e poi distrugge l’individuo”.
Per Locke non esiste un vero corpo politico, ma solo individui. Questi individui sono guidati da esperienze sensuali. Il diritto naturale per Locke si riduce ad un solo: il diritto degli individui di crearsi come persone rispondendo a questi bisogni sensuali.

Da qui la famosa affermazione del giudice Anthony Kennedy: “Al centro della libertà c’è il diritto di definire il proprio concetto di esistenza, di senso, di universo e del mistero della vita umana”.
Il pluralismo è questo “diritto” in senso lato, presumibilmente per tutti, il cui prezzo da pagare è il rifiuto di ogni guida “divisiva” della società da parte di qualsiasi Rivelazione, Filosofia, insegnamento del Vero, del Buono, del Bello e dell’esempio storico che la persona sovrana, creandosi come uomo o donna semplicemente non si sente di prendere sul serio.

Guardatevi intorno, amici. Chiunque abbia occhi per vedere può ora osservare interamente cosa questo significhi in pratica. Significa la consacrazione del diritto al peccato originale come fondamento della vita individuale, sociale e politica; il servizio di Satana come “l’ultima, migliore, speranza dell’umanità”. Forse non è proprio l’espressione giusta da usare, data la malvagità generale del sistema, ma, “per aggiungere l’insulto al danno”.
Lo spirito di Locke non potrebbe mai permettere a “tutti” di esercitare il proprio diritto all’autodannazione. È sempre stato una ricetta per il Trionfo della Volontà; una ricetta che permette alle volontà più forti di dominare sotto una “bella storia” riguardante il progresso della libertà attraverso la storia, progettata per convincere i più deboli tra noi a rinunciare a qualsiasi Fede e Ragione e alla Grazia, per gioire del fatto che non siamo mai stati più liberi e felici da quando Adamo ha mangiato la mela.
Locke e il pluralismo hanno sempre servito gli interessi di un’oligarchia: sono stati pensati per servire gli interessi di un’oligarchia.

Alcuni giorni fa, un appassionato apparentemente marxista – uno dei nostri aspiranti oligarchi desiderosi di prendere il potere a causa della morte dei due “Corpi del Re”, scrivendo sul quotidiano italiano preferito da Papa Francesco, La Repubblica, – ha riesumato la terminologia bolscevica per annunciare il destino degli schiavi agricoli che si ribellano ai dettami dei “Padroni di Coloro che sanno” per poter sopravvivere e mangiare qualcosa di diverso dalla farina di insetti nel Beatifico Paradiso Verde Europeo. Li ha chiamati “kulaki”, il termine con cui venivano indicati i contadini più ricchi della nascente Russia sovietica. I kulaki furono massacrati. I contadini d’Italia dovrebbero essere massacrati. Ci si libera dalla cattiva spazzatura produttiva. Viva la Creazione senza l’uomo, il sogno gnostico!

Da qui il finale del titolo di questo mio articolo: “Kulaki state all’erta!”. Nel vuoto spirituale, intellettuale, storico e sociale lasciato dal pluralismo può manifestarsi letteralmente qualsiasi tirannia oligarchica, comprese quelle screditate, come il marxismo.
In tutta franchezza, non credo che alcuna oligarchia marxista “ortodossa” tornerà di nuovo al potere. Ciò che Satana ha ispirato ai potenti della nostra élite mondiale che dettano quello che i nostri Romulus Augustuli fanno è molto più diabolicamente nichilista che marxista.

Invito coloro che desiderano comprendere cosa penso stia accadendo ad ascoltare il discorso che ho tenuto su questo tema alla Arlington Latin Mass Society lo scorso dicembre 2023.

Il pericolo per noi è una complessa oligarchia criminale, la cui volontà di Trionfo sta ora lavorando per mettere in atto i riti di sepoltura del “Corpo del Re” americano, nella cui carne è stato conficcato l’ultimo pugnale dal 2021. Questa oligarchia criminale è criminalmente folle in quattro modi: intellettualmente, nella sua follia baconiana, tecnologica, transumanista, postumanista, plutocratica e, per la verità, anche marxista; è criminale nel senso di delinquenza ordinaria, ma a livello sovrumano, date le sue ricchezze, il suo potere tecnologico e le sue insondabili perversioni sessuali; è criminale nella sua distruzione sofistica di tutta l’educazione e di tutte le fonti di informazione; è criminale nel suo impegno a costruire intorno a noi una bruttezza tale da far sembrare che non ci sia più speranza di vedere un segno del Bello.

Sempre più persone si stanno rendendo conto che questa oligarchia considera noi che siamo contro di essa e contro i suoi organi nelle Nazioni Unite, nell’UE, nell’amministrazione Biden, nell’OMS, nel WEF e il suo emporio di Davos, come kulaki, tutti destinati ad essere epurati ed eliminati, gettati nel letamaio della storia.

Lo storico “Corpo del Re” sovietico è morto nel modo che sappiamo, con il marxismo che ritorna solo in una bizzarra unione con un altrettanto assurdo megacapitalismo liberale naturalista.

Anche lo storico “Corpo del Re” americano è morto. Nulla lo riporterà in vita e non dovremmo desiderare il ritorno di questa “ultima, migliore speranza dell’umanità”, usata per trasformare tutto in carta bianca per il peccato originale come fondamento dell’ordine politico. Possiamo cantare una litania rispettosa per il valore che può aver avuto accidentalmente, e obbedire accidentalmente ad esso come obbediamo ai prelati ogni volta che servono accidentalmente la Vera Fede.

Ma dov’è il Re per il quale possiamo trasformare la litania in una marcia trionfale?
Di certo non è l’oligarchia nichilista, globalista e criminale, che non ha alcun interesse a lavorare per il bene comune, non sa neanche dove trovarlo e lo eliminerebbe se lo vedesse come un ostacolo al trionfo della sua volontà. Inoltre, i suoi membri si odiano l’un l’altro e alla fine si uccideranno l’un l’altro se non si suicideranno prima.
Tuttavia, l’orrore che possono causare al resto di noi in tale processo è terrificante.

Kulaki di tutto il mondo, unitevi!

C’è ovviamente un solo Re il cui Regno può e deve iniziare, e per la cui lunga vita dobbiamo  parteggiare – sapendo che durerà per sempre.

L’orda criminale è fin troppo consapevole che i kulaki cominciano a stancarsi della loro litania da pifferaio magico e che molti di loro, soprattutto tra i giovani, vogliono invece ascoltare la litania trionfale per questo unico possibile Re vivente.
Da qui l’attenzione principale di tutta la loro rabbia verso di noi, i resti apparentemente indifesi dei servitori del Re che verrà: Cristo Re.

Che i morti seppelliscano i morti. Che la vecchia litania muoia. Obbedite a ciò che può essere obbedito, sperate in un cambiamento per l’interregno di novembre, vivete per la battaglia sotto le Vexilla regis, per quanto difficile possa essere.

Il Re è morto. Lunga vita al Re. Viva Cristo Re!








 
febbraio 2024
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