Come educare il bambino alla franchezza



Articolo della Fraternità San Pio X



Pubblicato sul sito francese della Fraternità

La Porte Latine








La francezza è una qualità primaria, indispensabile per il bambino: illuminando la sua coscienza, essa gli permette di progredire; essa gli acquista la fiducia dei genitori e dei suoi parenti e amici. Il suo nemico è la menzogna … i genitori hanno la difficile missione di combattere questo difetto.


La menzogna dei bambini … o … come insegnare al bambino a dire la verità

«Educateli ad amare il vero», diceva Papa Pio XII. Sulle ginocchia della mamma, il bambino deve respirare questo amore per la verità ed imparare il rispetto, l’ammirazione, la tenerezza che merita un cuore retto e sincero.
Gesù stesso lodava Natanaèle: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità» (Gv. 1, 47).

Bisogna anche infondere nei bambini l’orrore per tutte le forme di menzogna che offende Dio, raccontando loro le maledizioni che Gesù indirizza ai Farisei ipocriti (Mt. 23, 13-29) e il terribile castigo subito da Anania e Saffira (Atti 5, 1-6).
A loro si insegni che i mentitori perdono la fiducia degli altri, causano grandi torti e sviluppano molti vizi: «Bugiardo da giovane, ladro da vecchio».
I bambini devono sentire che la menzogna è una vera vergogna, una degradazione.

Questi buoni princípi, ricordati spesso, saranno delle armi contro la tentazione.


«Innanzi tutto siate rispettosi della verità e scartate dall’educazione tutto quello che non autentico e vero» (Pio XII).
La nostra forza sta nel dare l’esempio di una scrupolosa lealtà!
Ahimè, accade che certi genitori su questo punto relativizzino la loro responsabilità. False scuse, resoconti truccati, promesse o minacce vuote, storie inverosimili. I bambini, con queste cose sotto gli occhi, diventano abili, furbi, dissimulatori e mentitori!
Si sia sempre sinceri e onesti, senza esitazioni né incostanza. La vita quotidiana offre mille occasioni per mostrare ai bambini il coraggio della verità, a qualsiasi costo. L’esempio conta.


La fiducia

Non si lasci passare una menzogna … per mancanza di tempo. Si cerchi prima di tutto la sua causa. Il bambino vessato usa questo comodo ombrello per paura, per sfuggire al giogo e alla temuta ira. In questo caso, si sostituiscano i compiti imposti brutalmente senza spiegazioni, o l’eccessiva severità, con una disciplina basata sulla fiducia e facendo appello all’intelligenza e alla buona volontà del bambino.

È in questo contatto anima-anima con la mamma che i bambini imparano le regole, le interiorizzano e si abituano ad aprirsi, a comunicare i propri sentimenti e anche i propri errori.
Si eviti  di ripetere le cose troppo spesso... Queste insistenze, che diventano pesanti, possono portare i bambini ad usare abitualmente la furbizia o alla dissimulazione.

Il bambino mente anche per orgoglio, amor proprio o vanità. Non vuole riconoscersi colpevole, nasconde i suoi difetti o cerca di farsi valere … con una menzogna.
A quel punto, una punizione rischia di rafforzare il suo innato orgoglio. E’ meglio indurlo a riflettere con delle domande calme, ben dirette, così da ottenere una confessione e a rettificare insieme ciò che è falso ed esagerato.
Si usino queste occasioni per radicare nei bambini una profonda umiltà, il semplice riconoscimento delle qualità e delle miserie.
Un mezzo eccellente per sviluppare questa franchezza è l’esame di coscienza attuato in famiglia, la sera. La lealtà dei bambini impressiona sempre i grandi.
Sono un buon esercizio di lealtà anche i giuochi.


Il prezzo della verità

Il bambino mente anche per egoismo, per soddisfare le sue passioni: pigrizia, gelosia, vendetta, ruberia… Bisogna che egli sappia che ogni volta verrà severamente castigato, perché la mancanza più grave, molto più della pigrizia, è la menzogna, il fatto di ingannare coloro che si amano. Questo peccato, se non è punito severamente, può diventare un’abitudine e può servire a coprire altri peccati!

Se la menzogna è evidente, si punisca fermamente senza fare la morale e manifestando il proprio dolore. Nell’incertezza, si metta il bambino davanti alla sua coscienza e davanti a Dio che non può essere ingannato. Si faccia appello al suo coraggio, il coraggio di accettare le conseguenze delle sue azioni e le eventuali punizioni. E per evitare lo stimolo dell’astuzia ed ottenere la verità che pesa, non si esiti ad usare la dolcezza, scartando la punizione se il bambino confessa subito il suo torto. «Peccato confessato è mezzo perdonato», dice il proverbio.

Washington, da bambino, aveva danneggiato un ciliegio a colpi d’ascia; suo padre, terribilmente corrucciato, cercò di scoprire l’autore del danno. Washington rispose semplicemente: «Padre, non voglio mentire, sono stato io». E il padre, profondamente commosso, rispose: «La tua franchezza vale più di cento ciliegi». Lo abbracciò e non gli comminò alcuna punizione.








 
febbraio 2024
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