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Occorre fare dell’Eucaristia il fondamento del nostro vivere da cristiani Intervista
a Paolo Gulisano condotta da Cinzia Notaro
aprile 2024 Pubblicato sul sito di Marco Tosatti ![]() Il dottor Paolo Gulisano Presentazione Sostituito dal medico di famiglia nel 1978, il medico condotto offriva gratuitamente assistenza sanitaria ai meno abbienti ricevendo dal Comune di residenza compensi stabiliti da un tariffario per gli altri cittadini. Cinzia
Notaro - Ma come è
mutato il rapporto medico – paziente negli anni?
Risponde il dott. Paolo Gulisano epidemiologo presso il Dipartimento di Prevenzione dell’ATS della Brianza, scrittore , saggista, autore di diversi volumi sulla Storia della Medicina, tra cui ricordiamo quello sulle Pandemie, nonché vice presidente della Societa’ Chestertoniana italiana, collaboratore di diverse riviste e siti web. Paolo
Gulisano - Il medico condotto ha rappresentato una figura
fondamentale nella storia della medicina e dell’assistenza medica. Una
figura che conosco bene perché mio nonno paterno lo era stato in
un comune (un tempo agricolo) dell’hinterland milanese. I medici
condotti facevano davvero di tutto, perfino piccola chirurgia
d’urgenza. Salvavano davvero vite, e quando svolgevano il loro lavoro,
i Pronto Soccorsi non erano intasati come oggi.
Poi al posto dei medici condotti
vennero i medici della mutua, e infine ci fu la Riforma sanitaria del
1978, fatta a imitazione del modello inglese, da cui l’attuale figura
del “Medico di Medicina Generale”, un libero professionista con partita
IVA ma pagato dall’azienda sanitaria in base al numero di assistiti. Il
suo compito è quello di essere il primo terminale a livello
territoriale del Sistema Sanitario, un ruolo importante ma che presenta
diverse criticità. Le scelte politiche fatte in occasione dello
stato emergenziale Covid hanno sostanzialmente messo in evidenza la
profonda crisi in cui versa la Medicina del territorio, ma anche in cui
versa questa figura di medico, sempre più spesso ridotta a
burocrate esecutore di protocolli.
Nel
suo recente saggio “Imperativo
Tecnologico” si ripercorrono le varie tappe della Quarta
Rivoluzione Industriale , «una sorta di fantascienza diventata
realtà» – si legge nella presentazione –
«che apre le porte al transumanesimo in cui viene meno la
nostra umanità cominciando dalla perdita dell’intelligenza
emotiva, l’unica , vera, insostituibile e inimitabile intelligenza che
ci fa essere persone”. Quali le conseguenze etiche e religiose?
La nostra epoca di molti dubbi e
pochissime certezze vede però l’imporsi di una sorta di
imperativo tecnologico: se qualcosa è tecnicamente possibile,
perché non farla? Questa idea ha conquistato scienziati, ma
anche economisti e politici, particolarmente sensibili alla seduzione
del “perché no?” L’Intelligenza Artificiale [IA] è un
esempio di questo imperativo tecnologico. I rischi collegati
all’Intelligenza Artificiale sono considerevoli. Oltre a una diffusa
riorganizzazione dei mercati del lavoro, i sistemi basati su modelli
linguistici di grandi dimensioni, possono aumentare la diffusione della
disinformazione e perpetuare dannosi pregiudizi. L’IA generativa
minaccia inoltre di inasprire le disparità economiche e potrebbe
arrivare addirittura a rappresentare un rischio esistenziale per il
genere umano. Il nuovo potere tecnico non è solo un’applicazione
economica della scienza nella vita quotidiana, ma è una
concezione filosofica del mondo e una visione parareligiosa della vita,
dove si “gioca” a sostituire Dio.
L’Intelligenza
Artificiale lo sostituirà nel fare diagnosi e nello stabilire la
cura ?
L’Intelligenza Artificiale
è stata accolta con grande entusiasmo in campo medico. Non
c’è numero di rivista medica che non parli di nuove applicazioni
della IA. Stanno proliferando corsi di aggiornamento su di essa, e nel
parlare con medici si avverte un’approvazione incondizionata. L’IA
potrebbe essere utilizzata certamente anche nella diagnosi di varie
malattie, mediante un’analisi multimodale dei dati del paziente. Si
tratta di un approccio più che materialistico alla malattia:
è la medicina dei dati, e non più quella dei sintomi.
Studi recenti indicano che oltre il 33% delle attività eseguite
manualmente dai medici potrebbe essere automatizzato. Il Grande Reset della Medicina
potrebbe portarci ad una nuova visione di quella che
nell’antichità si chiamava l’arte medica, sostituita da
interlocutori meccanici, da decisioni sulla propria salute prese da
misteriosi algoritmi.
Il
robot non potendo provare emozioni potrà mai soddisfare quel
rapporto di fiducia e compassione di cui necessita il paziente?
Assolutamente no. La guarigione
è un processo complesso, non un atto puramente chimico o
meccanico, dove ha una grande importanza la relazione, tra paziente e
medico e anche i congiunti. Si rischia di lasciare il paziente sempre
più solo. E’ necessaria l’empatia, oltre che la terapia.
L’uomo si fa dio e crea a sua volta esseri tecnologici che ritiene più perfetti di se stesso, privi di umanità . E’ il trionfo del materialismo? E’ così. E’ un nuovo tipo
di materialismo, diverso da quello dell’800 e del ‘900. Potremmo anche
definirlo immaterialismo: è il primato del digitale, della
realtà fluida. Ebbri delle nuove scoperte tecnologiche, gli
scienziati possono diventare i nuovi prometei che possono spiegare
tutto ciò che è umano con l’informatica, con la
matematica, con le neuroscienze, con la chimica, analizzando geni,
neuroni, ormoni e coscienze. L’uomo, in tal modo, e con l’aiuto di
macchine “intelligenti”, non racchiuderà più alcun
mistero.
In
questa situazione Dio viene escluso, non c‘è più posto
per i miracoli, la preghiera, la fiducia in un Essere Supremo che si
prende cura dei propri figli. E quindi viene meno anche il rispetto del
proprio corpo che non si vede più come il tempio dello Spirito
Santo in cui dimora l’Onnipotente, ma solo materia. Vero?
Proprio così. La questione
dell’Intelligenza Artificiale va oltre un mero dibattito scientifico:
è anche filosofico, antropologico e infine religioso. Dietro
queste idee, e questi progetti, fa capolino un’antichissima eresia, la
più pericolosa della storia, quella della Gnosi. La seduzione
della piena e perfetta conoscenza del mondo proposta da Satana nella
Genesi: sarete come Dio. E’ l’idea dell’autodivinizzazione dell’uomo,
che va oltre i confini della natura.
Ed è per questo che si è arrivati, perdendo la fede, a fare della vita che Dio ci ha donato quello che pare e piace: aborto, utero in affitto, cambio di sesso, piercing, tatuaggi e ogni sorta di trattamento del corpo che il più delle volte è controproducente e dannoso. Mi sembra che abbiamo toccato il fondo. Pochi o nulli i passi fatti in avanti tra scienza e fede ? “Il
corpo è mio e lo gestisco io” diceva un vecchio slogan
femminista. Questa pretesa di assoluta autodeterminazione si scontra
con il fatto che io non mi sono fatto e non mi faccio da solo, che la
vita - e quindi anche il corpo - mi è stato donato, e lo devo
custodire e trattare con gratitudine. L’odio per Dio, per il Creatore,
si estende alla sua creatura. Per quanto riguarda le scienze, il loro
fine è quello di indagare la natura. Non c’è nessuna
contrapposizione con la fede, abbiamo avuto nel corso dei secoli tanti
scienziati che erano uomini di profonda fede. Ma quando la scienza
diventa ideologia, ovvero scientismo, viene utilizzata contro la
verità.
Gli studenti di medicina hanno facoltà di esprimere le proprie opinioni o vengono educati dalle case farmaceutiche e molti pensano solo a fare carriera? L’attuale formazione
universitaria dei nuovi medici ha perso a mio avviso la dimensione
umanistica dell’arte medica, e c’è il rischio di una visione
estremamente parcellizzata del malato. Il rischio poi del vedere nella
professione solo una opportunità di guadagno e di carriera
è sempre stata forte e lo è anche oggi.
L’uomo secolarizzato vuole vivere eternamente sulla terra scavalcando la legge naturale, rinunciando alla propria anima … un uomo fuori controllo ? E’ il sogno – o per meglio dire
l’incubo - del transumanesimo, che è la forma con cui si
presenta oggi una antica, terribile eresia, la Gnosi. Se per gli
antichi gnostici la redenzione dell’anima coincideva con la liberazione
da quella prigione che per essi era il corpo fisico, il transumanesimo
cibernetico ne eredita la visione di fondo, riducendo l’anima a mente e
la mente a dati informatizzati.
Il mondo ha bisogno di essere rievangelizzato. C è ancora speranza che vengano abbattuti i “vitelli d’oro” ? Noi, da cristiani, non dobbiamo
cessare di sperare. Non dobbiamo perdere la certezza che Cristo ha
vinto la morte, e ha offerto a tutti coloro che lo accettano la
possibilità di salvezza. Nonostante i tempi molto difficili che
viviamo, non dobbiamo smarrire la pace e la letizia spirituale che
vengono dalla fede, dalla tradizione, da una liturgia correttamente
celebrata, dalla preghiera, dalle opere di carità che possiamo e
dobbiamo compiere. Dobbiamo sottrarci a quelle forme di vecchia e nuova
idolatria che vorrebbero allontanarci dal Dio vero.
Eppure esiste un farmaco d’immortalità, un antidoto per non morire ( come scriveva sant’Ignazio di Antiochia nella sua lettera agli Efesini 20, 2) … l’Eucaristia la medicina per vivere in eterno ! Questa è esattamente l’arma
più efficace e potente per affrontare il male, fisico e
spirituale, presente nel mondo, che ci circonda e ci assale.
Occorre
fare dell’Eucaristia il fondamento del nostro vivere da cristiani.
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