Danza macabra o danza della vita?



di Elia



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Mors depáscet eos (Sal 48, 15).

«La morte li pascerà». In tre parole sembra condensato il destino del mondo che, rifiutando Cristo, si allontana sempre più da Lui. Il cessare della vita fisica, per chi ha la fede, non è una catastrofe irreparabile, visto che il Risorto promette la beatitudine eterna a chi vive e muore unito a Lui; chi invece l’ha perduta si stordisce coi piaceri della terra nell’illusione di esorcizzare la paura dell’ignoto oppure cerca ingannevoli risposte nelle dottrine esoteriche, qualora non si affidi ciecamente a quella scienza che lo ha spinto o addirittura costretto a rovinarsi la salute in modo irreversibile. In un folle stordimento dell’intelletto, quest’ultimo dà l’impressione di non esser più in grado di cogliere la realtà così com’è, mentre familiari, parenti, colleghi e conoscenti son falcidiati da patologie mai registrate oppure da malattie note ma dagli effetti inediti.
Di ben altro spessore era la consapevolezza espressa dall’iconografia della danza macabra, diffusasi sul finire del Medioevo: ogni uomo – dall’imperatore e dal papa fino all’ultimo servo della gleba – doveva varcare la soglia fatale e presentarsi a giudizio, trovandosi così in una vera uguaglianza davanti a Dio.


Venti di guerra?

Da un lato, pare che una paradossale infatuazione per la morte trovi alimento negli assurdi comportamenti dei governi occidentali nei confronti della Russia, i quali continuano a provocarla con dichiarazioni farneticanti e l’invio di militari e materiale bellico a sostegno dell’Ucraina, malgrado l’ormai certa prospettiva di sconfitta di quest’ultima.
Dall’altro, però, è a tutti evidente che un conflitto diretto tra la Federazione Russa e i Paesi dell’Alleanza Atlantica avrebbe conseguenze talmente devastanti che nessuno ha interesse a provocarlo.
L’apparente illogicità di tale ostinazione si può tuttavia spiegare a partire da considerazioni di ordine economico. Il massiccio coinvolgimento degli Stati Uniti nello scontro, seppur non dichiarato, ha rimesso in moto l’economia americana, che da anni soffriva di recessione; al contrario i Paesi dell’Europa occidentale, già fortemente deindustrializzati, si sono ulteriormente impoveriti sia a causa delle sanzioni alla Russia, sia per l’inimmaginabile spreco di risorse letteralmente mandate in fumo sui campi di battaglia.

Gli Americani hanno così raggiunto un duplice scopo: rilanciare la propria industria e costringere l’Europa a dipendere da loro anziché dai Russi. Gli Ucraini son serviti (e si son lasciati usare) come carne da cannone, fino a mandare al fronte donne incinte e ragazzini di quattordici anni; chi, d’altra parte, ha eletto presidente un sodomita psicopatico manovrato da banchieri giudei, non può neppure lamentarsi.
All’alta finanza non interessa nulla, in ogni caso, delle sofferenze di milioni di persone che con la sua stessa propaganda ha convinto a farsi massacrare; ora devono solo trovare il modo di porre fine al conflitto senza perdere completamente la faccia, ma il profitto voluto è stato ottenuto. Con l’ipocrita balletto della conferenza di pace si ridefiniranno i confini di uno Stato artificiale la cui storia è inscindibile da quella della Russia e il cui destino, di conseguenza, è strettamente legato ad essa, al di là dell’indigeribile nazionalismo slavo.


Distrazioni di massa

Molta sensazione sta facendo il cosiddetto attacco dell’Iran a Israele; fonti molto serie assicurano però che si è trattato di un’azione concordata con Washington e Tel-Aviv: in parole povere, un’altra messa in scena come quella del 7 Ottobre scorso. Hanno infatti bisogno di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dalle atrocità del genocidio in corso a Gaza, che nessuna potenza è più disposta a tollerare.
Le immagini dei cecchini che sparano indistintamente su chiunque – donne, vecchi e bambini – non si possono guardare, specie pensando che il massacro va avanti da sei mesi. Anche in questo caso, pare che il fattore economico giochi un ruolo importante: al largo di Gaza si trova un’immensa riserva sottomarina di gas naturale, ma pure il litorale fa gola per le possibilità di sfruttamento edilizio di lusso.
L’unica soluzione adeguata comporterebbe la soppressione dell’entità politica del tutto innaturale che da quasi ottant’anni causa instabilità nella regione, la quale andrebbe amministrata per mandato internazionale con il riconoscimento dei diritti di tutti gli abitanti.


Anche la tensione tra Stati Uniti e Cina su Taiwan appare fittizia, visto che la seconda detiene un terzo del debito pubblico dei primi, cosa che rende superfluo uno scontro militare con un avversario che può esser messo in ginocchio con una semplice richiesta di restituzione di denaro che non esiste neppure. Il fatto, poi, che le navi cinesi siano le sole alle quali è consentito il passaggio nello Stretto di Aden, controllato dalle milizie Houthi, fa pensare a un tacito accordo teso a favorire l’economia di Pechino e a penalizzare le esportazioni europee verso il mercato asiatico, vista l’apparente incapacità delle porta-aerei americane presenti nel Mar Rosso di contrastare la minaccia di un gruppo ribelle che, per quanto sostenuto dall’Iran, dimostra un’incredibile capacità di tenere in scacco i commerci di grandi potenze con droni che qualcuno dovrà pur fornirgli. Anche la questione dell’antica Formosa sembra dunque un diversivo mirante a distrarre l’attenzione su un falso problema.


Visione dall’alto

Certamente ci sfuggono tantissimi dati ed elementi che sarebbero necessari per chiarire meglio il quadro geopolitico; ciò che la sedicente controinformazione lascia trapelare è sicuramente parziale e, per di più, sembra sfruttato per spingere i risparmiatori, inquieti per una congiuntura così instabile e mutevole, a investire nelle valute digitali.
Il sistema, in altre parole, ci fa sapere quel tanto che basta per influenzare le nostre scelte in campo finanziario (a favore di se stesso, ovviamente, ma facendoci credere di volerci aiutare).
Quanto alla situazione effettiva, i conflitti esistono realmente, sì, ma con buona probabilità solo a un livello intermedio, essendo coordinati da un livello superiore di potere che li gestisce per i propri scopi, non ultimo quello di tenere assoggettate le masse per mezzo della paura di una guerra mondiale, così come le ha piegate alla quasi completa sottomissione mediante una falsa emergenza sanitaria.
La connessione tra queste trame, sia pure ordite su piani diversi, induce tuttavia a pensare che l’oligarchia finanziaria non navighi in buone acque e cerchi disperatamente espedienti per salvarsi dal rischio di implosione.

Comunque sia, lo sguardo che, con l’aiuto della luce celeste, supera l’ordine delle contingenze terrene vede agevolmente che ogni vicenda e avvenimento è saldamente controllato dalla Provvidenza, che se ne serve in vista dei Suoi fini di bene e di salvezza; gli uomini, per quanto potenti, non sono altro che pulci saltellanti allegramente verso la voragine infernale, se non riconoscono la signoria di Gesù Cristo.
Quel che è assolutamente certo è che tutti – ma proprio tutti – dobbiamo morire, un giorno o l’altro: la danza macabra non risparmia nessuno, neanche i gestori dei grandi fondi d’investimento o i direttori di forum economici mondiali.
L’importante, alla fine, è andare in Paradiso; nell’immediato, è avere la forza morale e spirituale necessaria per sormontare qualunque evenienza (che si tratti di una guerra o di un crollo finanziario), forza che solo una fede viva può comunicare a chi prega con assiduità, riceve i Sacramenti con regolarità e, con l’aiuto della grazia, si sforza di adempiere i suoi doveri per amore di Dio e del prossimo.
Questa è la danza della vita, capace di lenire ogni dolore e di placare ogni inquietudine con la speranza della ricompensa eterna.

Et dominabúntur eórum iusti in matutíno (All’alba i giusti domineranno su di loro); Sal 48, 15).






 
aprile 2024
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