Scribi e Farisei sulla cattedra di Mosè

Prima parte


di Don Curzio Nitoglia

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Gli Scribi e i Farisei si sono seduti sulla cattedra di Mosè. Fate e osservate tutte le cose che vi dicono, ma non fate quello che fanno, perché dicono ma, non fanno” (Mt., XXIII, v. 2-3).

“Sedersi sulla cattedra di qualcuno” è un’espressione rabbinica, che significa succedere a qualcuno nell’insegnamento. Perciò, gli Scribi e i Farisei sono i successori di Mosè nell’insegnare e interpretare la Legge (M. SALES, Commento al Vangelo secondo Matteo, cit., p. 120, nota n. 2), come i Sadducei sono i successori di Aronne nell’esercizio del Sacerdozio.

San Tommaso d’Aquino nota: “Sulla cattedra di Mosè, siedono - malamente - sia gli Scribi sia i Farisei. Tuttavia, vi siedono - correttamente - anche i discepoli di Cristo. Infatti, gli Scribi considerano solo la lettera della Legge mosaica e non lo spirito o il significato. I Farisei arrivano pure a discernere qualcosa del significato interiore di essa. Invece, i discepoli di Gesù conoscono sia la lettera sia lo spirito alla luce del Vangelo” (Commento al Vangelo secondo Matteo, n. 1833).

In primo luogo, Gesù condanna l’eccessivo rigore dottrinale delle norme morali che i Farisei impongono ai fedeli. Quindi, nell’insegnamento del Fariseismo ai tempi di Gesù vi è anche un errore dottrinale (e non solo di comportamento pratico), per eccesso di rigorismo, in questioni di morale, che è condannato dal Signore.
Infatti, spiega il Vangelo di Matteo, “legano carichi pesanti e insopportabili e li impongono sulle spalle degli uomini, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito” (v. 4).
In breve, Scribi e Farisei, non solo vivono malamente, ma appesantiscono dottrinalmente col loro falso insegnamento rigorista la coscienza dei fedeli mediante le loro cavillose false “tradizioni” puramente umane, quasi i fedeli fossero asini da soma; mentre, loro stessi nella loro vita pratica e privata - ecco l’errore pratico e non dottrinale dei Farisei - non se ne curano affatto, e “non le muovono neppure con un dito”; ossia, non fanno il minimo sforzo per osservarle.

Su questo problema, San Tommaso d’Aquino, specifica: “Il legislatore insegna alcune cose come da osservarsi per sempre, e queste vanno fatte sempre; invece, altri precetti cerimoniali di Mosè erano prefigurativi della realtà come ombre di essa, ossia di Cristo. Per esempio, i Comandamenti morali vanno osservati sempre prima e dopo Cristo; mentre quelli legali o cerimoniali solo per un certo tempo; ossia, nel Vecchio Testamento e solo prima dell’Avvento di Cristo. Perciò chi li osservasse dopo Cristo, farebbe ingiuria a Cristo, come se non fosse già venuto. Per esempio, se uno dicesse: Mangerò domani, direbbe bene ma, se dopo aver mangiato dicesse ancora che mangerà domani, allora direbbe male poiché ha già mangiato. Così, essendo i precetti cerimoniali dei segni, delle ombre o delle figure di Cristo venturo, chi li osservasse dopo la Venuta di Cristo, non li osserverebbe correttamente” (Commento al Vangelo secondo Matteo, n. 1835).

Quindi, Gesù invita a non imitarli quanto alle loro azioni, che sono malvage, insegnando loro la cautela e la prudenza.
Ora, prosegue San Tommaso:

“Il Prelato è il capo della Chiesa, sia perché insegna con la dottrina, sia perché sprona con la pratica delle buone opere. Perciò, noi dobbiamo concordare con lui sia quanto alla dottrina che alla vita. Tuttavia, i Farisei erano in dissonanza tra vita pratica e dottrina. Per questo motivo Gesù invitava i fedeli ad ascoltare ciò che insegnavano, ma soprattutto a non imitare il loro modo di vivere. Infatti, bisogna fare il bene, ma i Farisei non lo facevano. Quindi, i fedeli non dovevano agire secondo le loro opere, che erano, ipocritamente, malvage. Infine, il Signore mostra la loro malizia, poiché dicono ma, non fanno ciò che dicono. Ora se, dicessero e non facessero, sarebbe grave ma, essi vanno ben oltre dacché aggiungono ai Comandamenti di Dio dei precetti o tradizioni umane pesantissime da osservarsi. Qui Gesù mette in mostra la loro presunzione, poiché aggiungono ai Comandamenti di Dio altri loro precetti, come se essi fossero eguali a Dio. In secondo luogo mostra anche la loro indiscrezione o imprudenza, poiché impongono sconsideratamente pesi che non sono sostenibili, non accontentandosi d’imporre pesi ragionevoli. Infine, essi son talmente infingardi che non solo si rifiutano di fare bene tutto il loro dovere e anche ciò che è difficile, ma non hanno nessuna volontà di far nulla; ossia, non vogliono spostare nemmeno una pagliuzza con un sol dito. Per questo motivo, ove insegnano secondo la Legge di Mosè bisogna ascoltarli e fare ciò che dicono, ma non vanno imitati quanto alle loro opere malvage” (Commento al Vangelo secondo Matteo, nn. 1837-1840).

Padre Marco Sales, nel suo Commento al Vangelo di Matteo, scrive: “Come rappresentanti dell’autorità religiosa d’Israele, le decisioni degli Scribi e dei Farisei, per ciò che riguarda la Legge e il culto di Dio, hanno forza di legge e devono essere osservate, ma se la loro autorità di successori di Mosè deve muovere a osservare le loro decisioni, la loro vita difforme dalla loro dottrina non deve muovere a imitazione” (Commento al Vangelo secondo Matteo, cit., p. 120, nota n. 3).


Gesù condanna l’ostentazione farisaica


Poi, Gesù condanna l’ostentazione con cui essi facevano ogni cosa solo per essere lodati dagli uomini e non per amor di Dio: “Fanno tutte le loro opere per essere ammirati dagli uomini; allargano [eccessivamente, ndr] i loro filatteri (1), ingrandiscono [sproporzionatamente, ndr] le loro frange (2)” (v. 5).
Inoltre, sono ambiziosi e orgogliosi. Infatti “amano i primi posti nei banchetti e nelle sinagoghe” (v. 6), considerandosi migliori di tutti gli altri.

L’Angelico mostra la causa dei loro errori, il motivo della loro ostinazione e incorreggibilità e la loro vanagloria orgogliosa, osservando: “Siccome cercano solo la loro gloria, sono incorreggibili. Infatti, fanno ogni cosa per essere visti dagli uomini. Essi non fanno le cose gravose, ma compiono tutto ciò che ha una certa apparenza esteriore, portando - ad esempio - vesti religiose, il che non costa loro nessuna fatica, ma lo vogliono dare a vedere aggiungendo a esse enormi filatteri e frange per sembrare zelanti della gloria di Dio ed essere meglio visti dagli uomini” (S. TOMMASO D’AQUINO, Commento al Vangelo secondo Matteo, nn. 1842-1844).


Parentesi esplicativa contro la vanagloria


Qui - dal versetto 8° sino al versetto 12° - nel bel mezzo del discorso accusatorio verso i Farisei, Gesù apre quasi una specie di parentesi illustrativa ed esortativa per allontanare sempre più i fedeli israeliti dall’orgoglio, dicendo: “Amano essere chiamati rabbi [guida morale, religiosa o spirituale] dagli uomini. Voi però non fatevi chiamare rabbi ossia maestro mio dagli uomini, poiché uno solo è il vostro Maestro e tutti voi siete fratelli. Non chiamate col nome di padre nessuno su questa terra, poiché uno solo è il vostro Padre, quello celeste. Non vi fate chiamare, neppure precettori; poiché il vostro Precettore [guida intellettuale, ndr] è uno solo, il Cristo” (v. 8). 

Insomma, il Salvatore esorta i fedeli dell’Antico e ben presto del Nuovo Testamento a fuggire ogni vanagloria, abbracciando uno stile di vita diametralmente opposto a quello dei Farisei.
In quest’ottica bisogna saper distinguere la portata delle parole dette ora da Gesù; infatti, Egli non intende proibire assolutamente, come intrinsecamente perversi, tutti questi atti (portare i filatteri e le frange, essere maestro, padre, precettore, superiore). Perciò, soprattutto in questi ultimi quattro versetti, bisogna porre attenzione più all’intenzione pedagogica del Redentore curativa della vanagloria che al senso letterale ed etimologico delle singole espressioni e parole. Gesù vuol correggere i suoi fedeli dalla vanità, dalla quale i Farisei erano dominati e incitarli alla modestia e all’umiltà di cuore.

Ogni società è gerarchica e, dunque, ha bisogno necessariamente di maestri/allievi, padri/figli, precettori/discepoli, superiori/subordinati. La famiglia, lo Stato, la Chiesa sono società ed hanno bisogno di queste figure e di questi ruoli.
Inoltre anche Gesù portava i filatteri, come prescriveva il libro dell’Esodo (XIII, 16), del Deuteronomio (XI, 18) e dei Numeri (XV, 38), aveva le frange nel mantello (Mt., IX, 20; XIV, 36); si trattava solo di una questione di misura, di modalità, Gesù invitava solo a non esagerare nel riempirsi di filatteri e di frange né quanto alla quantità né quanto alle dimensioni. Infatti, Egli aveva la Legge di Dio sempre nel Suo spirito e non la portava solo nel Suo corpo; inoltre, si distingueva dai Pagani per la Sua vita immacolata e non solo per i fiocchi azzurri ai bordi del mantello. Così è per la funzione di padre, maestro, precettore, superiore; in breve il Salvatore vuol far capire che si può essere maestro/padre/superiore/precettore, ma senza prendersi per il “Padreterno” … Infatti lo stesso Gesù veniva chiamato rabbi dai suoi discepoli (Mt., XVI, 25 e 49). 

Insomma, non sono condannati i titoli, ma l’ambizione e la vanità che essi possono fomentare nei cuori degli uomini insigniti di essi, desiderandoli disordinatamente per essere maggiormente stimati dagli uomini. Dunque essi possono essere utilizzati, ma senza prescindere da Dio, né li si deve utilizzare allo scopo di sorpassare e schiacciare gli altri. Certamente solo Dio è il Padre, il Maestro, il Precettore, il Superiore per essenza o assolutamente e infinitamente, noi uomini lo possiamo divenire per imitazione, per partecipazione, ossia in maniera limitata e finita. 


NOTE

1 - Sono “striscette” di pergamena su cui erano scritti i versetti dell’Antico Testamento, che venivano rinchiusi in delle scatolette, le quali erano poi legate in fronte o sul braccio sinistro, per ricordare e rendere sempre presente al fedele israelita la Fede e la Legge di Mosè. Cosa lodevole in sé, ma in cui i Farisei abusavano quanto al modo, limitandosi a portarle nel corpo e non ad averle anche nella mente. 
2 - Ornamenti delle falde inferiori del mantello, propri specialmente dei Giudei, la cui funzione era di ricordare i precetti di Jaweh, essi erano dei fiocchi con un cordone azzurro. 


 
Aprile 2024
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