Russia: la “guerra santa” del Patriarca Cirillo



Articolo della Fraternità San Pio X







Il Patriarca Cirillo


Un documento, approvato dal Patriarca Cirillo, qualifica l’operazione speciale della Russia contro l’Ucraina: «guerra santa». Questa qualifica ha suscitato reazioni un po’ dappertutto. Ma qual è il testo che presenta così il conflitto che si svolge ai limiti dell’Europa? Qual è la sua origine?


Genesi e origine del documento

Il documento è intitolato: «Raccomandazioni del XXV Congresso Mondiale del Popolo Russo. “il presente e l’avvenire del mondo russo”».
In realtà, la dichiarazione non è stata elaborata dal Patriarca di Mosca, né dal Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa, ma da una istituzione denominata «Congresso mondiale del popolo russo».

L’iniziativa della creazione del Congresso, nel maggio 1993, è dell’attuale Patriarca Cirillo, che allora era Metropolita di Smolensk e dirigeva il Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Quando è diventato Patriarca nel 2009, egli assunse la direzione del Congresso.
In base agli Statuti, il Congresso tiene delle riunioni annuali presiedute dal Patriarca russo.

A queste riunioni partecipano molti di gerarchi ortodossi, alti funzionari del Kremlino, capi militari, professori di Università e centinaia di giovani patrioti provenienti da tutte le regioni della Russia. Il capo supremo è Vladimir Putin.

Le Raccomandazioni sono state elaborate a novembre, nel corso del XXV Congresso e sono state approvate in una nuova riunione del Congresso il 27 marzo scorso [2024].
In questo documento si può leggere il passo seguente:
«Da un punto di vista spirituale e morale, l’operazione militare speciale è una guerra  santa, nella quale la Russia e il suo popolo, difendendo lo spazio spirituale unificato della Santa Ru’, assolvono la missione di «Colui che trattiene» [Cfr. 2 Tess. 2, 6-7. NDT], proteggendo il mondo dall’assalto del globalismo e dalla vittoria dell’Occidente che è caduto nel satanismo».


Il fondamento teologico rivendicato

La versione francese, pubblicata sul sito Orthodoxie.com, fornisce una illuminante esegesi di questo testo. Vi si spiega che gli autori riprendono le parole di San Paolo (2 Thess. 2, 7), che scrive: «Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene». Nell’esegesi ortodossa, l’interpretazione di «chi lo trattiene» è tripla.

«La prima, di San Giovanni Crisostomo, assimila il “chi lo trattiene” all’Impero romano. Questo Impero è visto come una forza frenante che, con la sua potenza, impedisce al male di svilupparsi, frenando così le azioni di Satana. La seconda attribuisce questo ruolo alla grazia dello Spirito Santo, mentre la terza associa questa funzione alla diffusione universale del Vangelo»

Il commentatore prosegue notando che il Patriarca Cirillo «in alcune delle sue dichiarazioni pubbliche si basa sulla prima interpretazione». Qui vi è «una reinterpretazione dell’identità di “Colui che trattiene”: non si tratterebbe più dell’Impero romano, ma della Russia e del suo popolo che, conducendo la loro “operazione militare speciale” assumono il ruolo di “Colui che trattiene”».


Una regia all’altezza di questo imperialismo

Il Congresso si è riunito al Kremlino. Putin ha pronunciato il suo discorso in videoconferenza, il suo viso era proiettato al centro di due grandi icone sacre: Cristo Salvatore e la Madre di Dio, sotto una foresta di cupole dorate.
Prima del discorso presidenziale, il Patriarca Cirillo ha intonato l’inno al Re Celeste, con Putin già in mezzo alle immagini sacre.

D’altronde, nei libri di preghiera distribuiti ai soldati, Putin è assimilato all’«Arcistratega», l’Arcangelo Michele che dirige le armate celesti nella guerra apocalittica contro il Maligno, quest’ultimo viene identificato all’Ucraina «nazificata» e asservita all’Occidente.


Lo scopo ultimo dell’operazione militare speciale


Nel suo discorso, alla conclusione del capitolo 1, Putin ha detto: «Dopo il completamento dell’operazione militare speciale, tutto il territorio dell’Ucraina attuale deve entrare in una zona d’influenza esclusiva della Russia. La possibilità dell’esistenza su questo territorio di un regime politico russofobo ostile alla Russia e al suo popolo, così come un regime politico governato da un centro esterno ostile alla Russia, deve essere totalmente escluso».

Il fondamento di questa conclusione sta nel modo di concepire il mondo russo, che è spiegato nel capitolo 2:
«Oltre ai rappresentanti dell’ecumene russo dispersi nel mondo intero, il mondo russo comprende tutti coloro per i quali la tradizione russa, i santuari della civiltà russa e la grande cultura russa sono il valore supremo e il senso della vita.
«Il senso più elevato dell’esistenza della Russia e del mondo russo che essa ha creato – la loro missione spirituale – è di essere “Chi trattiene”, chi protegge il mondo dal male. La missione storica consiste nel far fallire, anno dopo anno, i tentativi di egemonia universale nel mondo, i tentativi di subordinazione dell’umanità ad un solo ed unico principio malefico».

Questo testo va completato da una citazione dal capitolo 3 – sulla politica estera – che determina concretamente le frontiere di questo mondo russo:
«la riunificazione del popolo russo dovrà divenire uno dei compiti prioritari della politica estera della Russia.
«la Russia dovrà ritornare alla dottrina della tri-unità del popolo russo, che esiste da più di tre secoli, secondo la quale il popolo russo si compone dei Grandi Russi, dei Piccoli russi [abitanti dell’Ucraina. NDLR] e dei Biolorussi, che sono i rami (sotto-etnie) di un solo popolo, mentre il concetto di “russo” comprende tutti gli Slavi orientali – discendenti della Rus’ storica».


Una politica familiare ambiziosa

Il documento si sofferma poi a lungo sulla politica familiare e insiste specialmente sulla questione demografica. Esso vorrebbe far passare gli attuali 144 milioni di abitanti della Federazione Russa a «600 milioni in 100 anni di crescita demografica duratura».
Cosa che implica una lotta reale contro l’aborto.

Bisogna ricordare che a partire dalla legislazione del 1920, in Russia l’aborto ha fatto più di 310 milioni di vittime – cifra minimale. A questa politica demografica è associata una «nuova politica migratoria», descritta nel capitolo 5, e una politica di educazione e formazione (capitolo 6).

L’assimilazione «dei valori spirituali e morali della civiltà russa» è l’aspetto più importante «nell’educazione delle future generazioni di cittadini della Russia».
Per questo bisogna «purificare i programmi di istruzione e di educazione dalle concezioni ideologiche, specialmente occidentali, estranee al popolo russo e distruttrici per la società russa».

Infine, a questo popolo rinnovato serve un territorio rimodellato: «Da un territorio composto da sedici megalopoli e da vaste aree spopolate, la Russia dovrebbe diventare, entro il 2050, un paese uniformemente popolato con uno sviluppo equilibrato, composto da 1000 città medie e piccole rivitalizzate – un paese di città del XXI secolo».

A livello individuale «i sobborghi dovrebbero diventare la principale tipologia abitativa del paese, l’80% della popolazione russa (più di 30 milioni di famiglie russe) dovrebbe  vivere nella propria casa indipendente su un terreno proprio».
Perché «la vita sulla propria terra, in condizioni ecologiche favorevoli e confortevoli, nella propria casa confortevole, in cui si può fondare una famiglia, far nascere ed allevare tre figli o più, dovrebbe diventare una visibile incarnazione delle idee del mondo russo».

Visione idilliaca per un paese attualmente in guerra… santa?







 
maggio 2024
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