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La “Dignitas infinita” promuove una dignità non ben definita Articolo della Fraternità San Pio X ![]() La dichiarazione universale dei diritti umani L’8
aprile 2024 il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha pubblicato
la Dichiarazione Dignitas infinita
sulla dignità umana, approvata da Papa Francesco il 25 marzo.
La prima parte del documento presenta la “progressiva consapevolezza della centralità della dignità umana”. La seconda parte afferma che “la Chiesa annuncia, promuove e garantisce la dignità umana”. La terza parte considera la dignità come “fondamento dei diritti e dei doveri umani”. Infine, l’ultima parte denuncia “alcune gravi violazioni della dignità umana”: teoria di genere, cambiamento di sesso, maternità surrogata, aborto, eutanasia e suicidio assistito... Una nozione squilibrata della dignità umana Purtroppo, come rileva il sito della Fraternità San Pio X, FSSPX.Attualità del 10 aprile: “La dichiarazione riprende, e la
aggrava, la nozione disallineata o squilibrata della dignità
umana che era al centro del Concilio Vaticano II, affermata nella
Dichiarazione sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae)”.
“Il Concilio ha parlato della
dignità posseduta da ‘tutti gli uomini, perché sono
persone, cioè dotati di ragione e di libera volontà’,
dignità chiamata ‘ontologica’. Su questa dignità
ontologica il Concilio ha fondato la libertà religiosa, che
porta a una relativizzazione della fede cattolica riconoscendo un
‘diritto all’errore’ in materia religiosa. Diritto ‘negativo’, ma pur
sempre legge.”
FSSPX.Attualità rileva “l’aggravamento di questa
dottrina con l’uso del termine “infinito” associato alla dignità
ontologica, che non è più nemmeno una deviazione, ma
un’aberrazione. Solo Dio è infinito”.
E ricorda: “L’anima umana, creata
direttamente da Dio, è da Lui unita ad un corpo: esercita quindi
un duplice ruolo. Essa conferisce innanzitutto la natura umana
all’individuo creato, che è quindi persona, secondo la celebre
definizione di Boezio, citata nella nota 17 del documento. L’anima
è così la fonte della dignità ontologica, che
è dunque la stessa per tutti gli esseri umani”.
“In secondo luogo, l’anima è il principio dell’azione umana attraverso le sue facoltà: intelligenza e volontà. Questa azione costituisce l’ambito morale. Quando gli atti umani ci permettono di far fiorire la nostra umanità, indirizzandoci verso il nostro fine che è Dio, si caratterizzano come ‘buoni’. Quando, al contrario, ce ne allontanano, questi sono atti ‘cattivi’.” “La dignità morale della persona dipende quindi dal suo agire: l’uomo che fa il bene per raggiungere il suo fine ultimo ha una dignità tanto maggiore quanto più ricerca questo fine. Ma chi si allontana dal suo fine e fa il male cade da questa dignità: se ne spoglia.” Una visione naturalista dell’uomo In uno studio pubblicato in due parti su Réinformation.tv, l’8 e il 9 aprile, Jeanne Smits denuncia “una visione naturalista dell'uomo”, contenuta nel documento romano. Così, scrive, “la Dignitas infinita, ignorando deliberatamente la natura ferita dell’uomo, basando tutto sul valore della persona, eliminando il bisogno della grazia, nonostante alcune affermazioni contrarie, si colloca generalmente nella sfera dell’utopia orizzontale. Ma questa dichiarazione piacerà senza dubbio a coloro che vi troveranno la condanna di certi eccessi dei tempi”. Più avanti, il giornalista francese cita padre Victor Berto, lui stesso citato da padre Bertrand Labouche nel bollettino del convento di Nantes, L’Hermine (n°46, giugno-luglio 2015). Il teologo privato di Mons. Marcel Lefebvre al Concilio Vaticano II scrisse sulla Dignitatis humanæ, all’epoca ancora sotto forma di schema: “La dignità umana
adeguatamente considerata richiede che si tenga conto dei suoi atti.
L’ignorante e l’uomo colto non hanno la stessa dignità; e
soprattutto, la dignità non è uguale in chi aderisce alla
verità e in chi aderisce all’errore, in chi vuole il bene e in
chi vuole il male.”
“I redattori, che hanno costruito tutto il loro schema su una nozione inadeguata della dignità della persona umana, hanno già presentato con questo un’opera deformata e di straordinaria irrealtà; infatti, che ci piaccia o no, esistono, tra le persone umane adeguatamente considerate, immense differenze di dignità.” “E questo è tanto più vero per quanto riguarda lo schema sulla libertà religiosa; perché evidentemente la libertà religiosa si adatta alla persona non secondo la sua dignità radicale, ma secondo la sua dignità operativa, e quindi la libertà non può essere la stessa nel bambino e nell’adulto, nello stolto e nella mente penetrante, nell’ignorante e nell’uomo colto, in uno posseduto del demonio e in quelli ispirati dallo Spirito Santo, ecc.” “Ora questa dignità, che chiamiamo operativa, non appartiene all’essere fisico, ma riguarda, è ovvio, l’ordine intenzionale. La negligenza di questo elemento intenzionale, cioè la scienza e la virtù, è nello schema un errore molto grave.” In Lo hanno detronizzato, Mons. Lefebvre afferma della dichiarazione conciliare Dignitatis humanæ: “La dignità umana radicale è sì quella
di una natura intelligente, capace quindi di scelta personale, ma la
sua dignità terminale
consiste nell’aderire ‘in atto’ alla verità e al bene”.
“E’ questa dignità terminale che merita a ogni persona la libertà morale (la capacità di agire) e la libertà (la capacità di non essere impedito di agire). Ma nella misura in cui l’uomo aderisce all’errore o si lega al male, perde la sua dignità terminale o non la raggiunge, e su di essa non si può fondare nulla! […]” “Parlando delle false
libertà moderne, Leone XIII scrive
nell’Immortale Dei: ‘Se
l’intelligenza aderisce a false idee, se la volontà sceglie il
male e ad esso si lega, nessuna delle due raggiunge la perfezione,
entrambe cadono dalla loro originaria dignità e si corrompono’.”
Jeanne Smits conclude il suo studio in questi termini: “Basando tutto sulla
‘dignità infinita dell’uomo’, essendo creato e quindi dipendente
da Dio, che solo possiede dignità infinita, la dichiarazione
(romana) ipertrofizza il creato in relazione al Creatore ; il culto e
il servizio a Lui dovuti passano in secondo piano, impantanati da
qualche parte nella palude della ‘libertà religiosa’.”
“[Dignitas infinita] Esalta l’uomo al punto da facilitarne il culto, in attesa che il giusto stupore di fronte alla creazione conduca questo pensiero all’oblio di Dio e al panteismo, una spiritualità globale che già si delinea in modo sempre più preciso. In ogni caso essa non li contraddice, omettendo di ricordare che senza la grazia, l’uomo nella sua condizione decaduta è in uno stato di sottomissione al male.” Dignitas infinita e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite In modo meno teologico e più politico, il blog argentino The Wanderer dell’11 aprile rileva un’altra incongruenza nella Dignitas infinita, vale a dire “l’insistenza nel collegare la
dignità dell’uomo alla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo del 1948. Infatti, questo
documento delle Nazioni Unite è menzionato 26 volte”.
“La tesi del cardinale
Fernández è che se la questione della dignità
umana è sempre stata difesa dalla Chiesa, è proprio con
la Dichiarazione dei Diritti
dell’Uomo che essa raggiunge il suo splendore. […]”
“Si scopre quindi che una dichiarazione costituzionalmente atea, come la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che non menziona mai Dio, e alla quale la Chiesa ha ufficialmente resistito, diventa con il nuovo pontificato di Francesco la pietra angolare di una parte importante del suo magistero. […]” “Dice il documento romano: ‘In tal orizzonte, la sua enciclica Fratelli tutti costituisce già una sorta di Magna Charta dei compiti odierni volti a salvaguardare e promuovere la dignità umana’ (n. 6). Dimenticato il De opificio hominis di San Gregorio di Nissa, e l’Agnosce, o christiane, dignitatem tuam della predica della Natività di San Leone Magno.” “La Magna Charta sulla dignità dell’uomo non è data dai Padri e dalla Tradizione della Chiesa, ma da… Fratelli tutti di Papa Bergoglio! Sembra uno scherzo.” - Scherzo sinistro. |