Mutazioni spirituali



di Elia



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Si tratta di un fenomeno, per lo più inavvertito, che proprio in quanto tale richiede un attento esame. La trasformazione interiore delle persone e dei popoli, d’altronde, è provocata da fattori esterni che li inducono a reagire, riflettere, adattarsi e interagire in maniera vantaggiosa o, per lo meno, intesa così. Se il principio di questa influenza è benefico, il cambiamento fa leva sulla cooperazione del soggetto ed è perciò, almeno in parte, consapevole. Se invece il processo mira alla manipolazione e a un’incosciente sottomissione, bisogna che la manovra non sia percepita come una minaccia o non lo sia affatto.
Quest’ultimo è appunto il caso delle mutazioni avvenute negli ultimi decenni non solo a livello sociale, politico e culturale, ma anche a livello spirituale: sia nella società che nella Chiesa è stata posta in atto un’immensa opera di mistificazione che ha stravolto il normale modo di pensare e di vivere di gran parte dell’umanità.


Amputazione della ragione

Quando ci si propone, al giorno d’oggi, di trasmettere l’annuncio evangelico, ci si ritrova davanti a un muro impenetrabile sul quale si infrange ogni tentativo di instaurare un dialogo. Ciò succede su due diversi piani: su quello intellettuale, moltissime persone non hanno più gli strumenti concettuali necessari per poter semplicemente pensare qualcosa che sia altro dalla materia o superi l’orizzonte della pura immanenza; sul piano morale, non sono assolutamente disposte a mettersi in discussione e ad ammettere di essere in difetto riguardo a determinati comportamenti.
Come sono state estirpate dalle menti le nozioni stesse di trascendenza e di divinità personale, così lo son state quelle di colpa e di legge morale. L’esistenza umana è concepita come un viaggio verso l’ignoto nel quale ognuno si affanna a trarre il massimo vantaggio immediato possibile in termini di godimento psicofisico; il minimo intralcio va inesorabilmente eliminato, a cominciare dalla religione.

Ciò che a stento sopravvive mediante l’indottrinamento scolastico è una sorta di religione civile con i suoi stanchi rituali laici, come le periodiche premiazioni, da parte del Presidente della Repubblica, di studenti distintisi per impegni di solidarietà.
Le predichette tenute in tali occasioni sono intrise di moralismo massonico alla De Amicis, magari con un linguaggio un po’ aggiornato ai tempi nuovi, ma immutato nella sostanza. Unica norma riconosciuta: le regole che la comunità si è data; quali esse siano e su quale fondamento o in qual modo siano state stabilite è dato per acquisito, pur non essendo affatto chiaro.
La dittatura sanitaria ha però svelato da chi sono state realmente formulate e imposte, dietro l’enorme paravento che nasconde una realtà ben diversa: la peggiore operazione di condizionamento mentale e operativo che i popoli abbiano mai subìto, puntellata dagli indiscutibili dogmi della democrazia e dall’illusione di una libertà priva di scopo e di criterio.

Sul fronte ecclesiale le cose non vanno certo meglio, visto che le medesime idee, grazie alla nuova Pentecoste, hanno impregnato la mente e la vita dei cattolici praticanti, ormai in gran parte cultori dello Stato laico, dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite.
La demoniaca Agenda 2030 è stata accolta nei documenti pontifici, i quali, proprio per tal motivo, han perso ogni autorevolezza e pure il carattere che dovrebbero avere come testi magisteriali. Qui non risulta amputata la sola ragione, ma pure la fede, ridotta ad ideologia mondana assorbita da problemi temporali, per giunta di dubbia consistenza.
La gerarchia, rinnegati i suoi compiti di istituzione divina, si è riciclata come megafono di vacua propaganda e complice di infondati allarmismi, fino a farsi attiva cooperatrice del genocidio vaccinale; i pochi vescovi e sacerdoti che a ciò si sono opposti si son visti estromessi e banditi senza pietà né remissione, mentre i colpevoli di abusi su minori prosperano impuniti.


Insidie più sottili

Noi che abbiamo reagito potremmo sentirci al sicuro, ritenendoci immuni dai pericoli accennati. In realtà nessuno va esente dalle tentazioni, le quali sono tanto più perniciose quanto meno evidenti. E’ innegabile che l’autonomia di giudizio sia un bene, purché non sia spinta fino all’eccesso tipico di chi non accetta più alcuna autorità che non sia quella del giudizio proprio. In tal modo ogni singolo cattolico diventa a se stesso regola di fede e di morale; eventualmente, qualora senta il bisogno di avere un punto di riferimento, si sceglie i maestri secondo il gusto e la passione del momento.
Non si ripeterà mai abbastanza che, di questo passo, la Chiesa si atomizza e sprofonda nel caos, non senza gravissime responsabilità per quanti incentivano deliberatamente tale processo ergendosi a dottori in materie che non conoscono né competono a loro. In questo caso la ragione e la fede appaiono non soltanto amputate, ma anche deformate in quel poco che ne resta.

La mutazione spirituale, qui, è ancora più profonda e difficile da curare, giacché si fonda sulla vana presunzione di essere un cattolico vero.
A monte della deriva morale causata da una superbia ormai fuori controllo, il rischio è quello di una distorsione mentale che altera la percezione della realtà per mezzo di un modello rigido, semplicistico e onnicomprensivo con cui si pretende di spiegare qualsiasi fenomeno. Un tipico esempio di ciò è la categoria di rivoluzione quale chiave interpretativa univoca ed esclusiva della storia moderna e contemporanea: essa, oltre a fornire un quadro ermeneutico che a torto sembra esaustivo, fermando la ricerca ad un certo livello e impedendole così di spingersi più lontano, fornisce altresì un comodo alibi ai peccati e alle omissioni dei cattolici, che in tal modo si sentono prosciolti da ogni responsabilità riguardo ai mali del tempo presente.
Analogo discorso vale per quegli ortodossi che rinchiudono la storia dell’umanità nell’ideologica dialettica che oppone un Occidente insanabilmente predatore a un Oriente del tutto innocente.

A forza di applicare semplificazioni schematiche e riduttive, ci si convince che coincidano con una pretesa verità assoluta, l’unica ammissibile nel dibattito.
Sarà forse superfluo osservare che simile disposizione interiore, oltre ad esser fortemente dannosa per il soggetto, estingue la carità rendendo impossibile l’unione con Dio e la comunione con gli altri fedeli? Nulla di meno cattolico, anzi nulla di più manicheo…
Il cristiano autentico, invece, potendo disporre serenamente delle risorse proprie della ragione e conoscendo pienamente la verità rivelata, sa cogliere e apprezzare ciò che di vero e di buono si trova ovunque: Omne verum, a quocumque dicatur, a Spiritu Sancto est (Ogni cosa vera, da chiunque sia detta, viene dallo Spirito Santo; san Tommaso d’Aquino, In sent. I, dist. 19, q. 5, art. 2, resp. 4). La frase, all’epoca attribuita a sant’Ambrogio, è più volte ripresa dall’Aquinate a testimonianza dell’apertura mentale che, pur nel suo rigore intellettuale, lo guidava.


Unica via di salvezza

I santi Dottori riuscirono non soltanto a mantenere l’equilibrio, ma anche a penetrare a fondo nella verità perché pregavano molto e facevano abitualmente penitenza; così il loro lavoro era illuminato dalla Sapienza divina ed elevato dai doni del Paraclito.
Essi poterono in tal modo preservarsi, in pari tempo, sia dalle deformazioni tipiche degli aspri polemisti di oggi, sia da quelle, di segno opposto, degli utopisti e sognatori spuntati con la primavera conciliare e che ancora non si arrendono al suo evidente avvizzimento. Entrambe le mutazioni dell’identità cattolica, ugualmente dannose seppur per motivi diversi, non possono essere guarite se non dalla grazia soprannaturale; per accoglierla, tuttavia, è indispensabile anche qui la preghiera assidua e la penitenza costante.
In questa Chiesa in cui tutti parlano di tutto, spesso a sproposito, sarebbe ora di ridurre le parole e di passare ai fatti. L’anelito al silenzio e alla carità concreta è il migliore antidoto a questo male.









 
maggio 2024
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