MARIA

DISPENSATRICE DI TUTTE LE GRAZIE



di Don Curzio Nitoglia


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Donna, sei tanto grande e tanto vali/ che qual vuol grazia e a te non ricorre sua desianza vuol volar senz’ali” (Dante, Paradiso, XXXIII, 13).


Applicazione della Redenzione alle anime


In quale maniera Maria, Corredentrice secondaria (1), coopera con Gesù, Redentore principale, ad applicare e distribuire i frutti della Redenzione oggettiva alle singole anime (Redenzione soggettiva)?

Abbiamo già visto che la Redenzione conosce due momenti, 1°) quello oggettivo, in cui la Redenzione viene operata con l’Incarnazione e morte di Gesù, offerto da Maria sul Calvario; 2°) quello soggettivo in cui essa viene applicata sino alla fine del mondo alle singole anime da Gesù e subordinatamente da Maria.

Maria coopera subordinatamente a Cristo nell’applicazione o distribuzione di ogni grazia soprannaturale. Maria distribuisce “con Cristo, in Cristo e per Cristo” tutte le grazie a tutti gli uomini che vogliono riceverle.

Maria esercita subordinatamente a Gesù una causalità (vedremo meglio oltre che tipo di causalità) nella dispensazione delle grazie agli uomini.

Qui possiamo anticipare: 1°) agli uomini che vissero prima di Gesù, Maria agisce e dispensa in modo di causa finale; ossia, Dio ha voluto che la grazia fosse data loro in vista  dei futuri meriti de condigno (o di stretta giustizia) di Cristo, in quanto Dio e de congruo (ossia per pura bontà di Dio) di Maria, in quanto Madre del Redentore; 2°) invece, agli uomini che vivono dopo Cristo a modo di causa efficiente; ossia, Dio dà loro la grazia mediante la cooperazione subordinata e secondaria di Maria alla distribuzione efficiente principale di Gesù.

Quindi, si può affermare che Dio ha voluto che tutte le grazie passino attraverso le mani di Maria in maniera subordinata a Gesù. 

Ciò non significa che non si possa ottenere nessuna grazia senza chiederla esplicitamente a Maria, poiché implicitamente v’è sempre un’invocazione a Maria, dal momento, che chiediamo a Dio le grazie secondo l’ordine dell’economia della Salvezza stabilita da Lui; ossia, tutte le grazie passano attraverso Maria come canale subordinato e allacciato alla fonte principale di esse che è Gesù.

Anche questa tesi - come la Corredenzione - è insegnata dal Magistero, si trova nella S. Scrittura e nella Tradizione; quindi, può essere qualificata di Fede divina rivelata da Dio e definita dalla Chiesa, anche se in maniera ordinaria e non solenne quanto al modo.

Inoltre, se per la Corredentrice si possono annoverare tra gli avversari tre teologi cattolici altamente qualificati e pienamente ortodossi (Matthias Josef Scheeben, Louis Billot e Pietro Parente (2)), nel problema della Dispensatrice di ogni grazia gli avversari tra i cattolici sono solamente LUDOVICO ANTONIO MURATORI (Della regolata devozione dei cristiani, Opere, vol. VI, Arezzo, 1768), GIOVANNI UDE (Ist Maria die Mitlerin aller Gnaden?, Bressanone, 1928) e Jean Guitton (Mythe et mystère de Marie, Roma, 1967; The Mediatrix of all Graces, in “The Homileticand Pastoral Review”, n. 53, 1953, pp. 698-701), i quali non spiccano per acume e fermezza dogmatica; il più famoso è il Muratori che fu uno storico più che un teologo, mentre Jean Guitton è stato pienamente coinvolto nella corrente neo-modernistica che ha influito sul Concilio Vaticano II e il post-concilio (3), quanto al prof. Ude è stato insegnante nel Seminario di Gratz e aveva una certa tendenza al modernismo e al minimalismo mariano, mentre M. J. SCHEEBEN (Le meraviglie della grazia divina, 1861, tr. it., Torino, 1933; I misteri del Cristianesimo, 1865, tr. it., Brescia, 1949; Handbuch der katholischen Dogmatik, Friburgo, 1882, 4 voll., 1873-1887; Sistematische Mariologie, Bruxelles, 1938) L. BILLOT (De Verbo Incarnato, Roma, 1892) e P. PARENTE (De Verbo Incarnato, Torino-Roma, 1943, ID., L’Io di Cristo, Brescia, 1951) sono favorevoli alla Mediazione mariana come Dispensatrice di ogni grazia (4).


Il Magistero

BENEDETTO XIV nella Bolla Gloriosae Dominae, 27 settembre 1748 ha dichiarato che Maria è “fiume celeste con il quale tutti i doni della grazia vengono portati nel cuore dei poveri mortali”.

PIO VII chiama Maria “Dispensatrice di tutte le grazie” (Ampliatio privilegiorum Ecclesiae BVM, Firenze, 1806, VII, col. 546).

PIO VIII nella Bolla Praesentissimus, 30 marzo 1830, insegna che “Gesù ci affidò a Maria sua Madre, mentre moriva, affinché come Egli intercedeva presso il Padre, cosi Ella intercedesse presso il Figlio”.

PIO IX insegna che “Dio ha affidato a Maria il tesoro di tutti i beni spirituali, affinché ciascun uomo sappia che otteniamo ogni speranza, ogni grazia e ogni salvezza attraverso di lei, poiché è Volontà di Dio che noi otteniamo ogni cosa per mezzo di Maria” (Enciclica Ubi primum, 2 febbraio 1849; ID., Quanta cura, 8 dicembre 1864).

LEONE XIII insegna: “Dell’immenso tesoro di ogni grazia arrecataci da Cristo, niente assolutamente viene comunicato a noi se non per mezzo di Maria, avendo Dio stabilito così. Come nessuno può andare a Dio Padre, se non attraverso Cristo; così ordinariamente nessuno può andare a Cristo, se non per mezzo di Maria. […]. Questo piano della divina Provvidenza fu, sin dall’inizio, insegnato dai Padri della Chiesa e fu concordemente compreso, in ogni tempo, dal popolo cristiano” (Enciclica Octobri mense, 22 settembre 1891.
Il Papa insegna la stessa dottrina nell’Encicliche Supremi Apostolatus, 1883 e Superiore anno, 1884; Letitia sancta, 1893; Jucunda semper, 8 settembre 1894; Adiutricem populi, 5 settembre 1895; Diuturni temporis, 5 settembre 1898).

SAN PIO X dichiara Maria “Distributrice di tutte le grazie che Cristo ci ha conquistato con la sua morte e col suo sangue” (Enciclica Ad diem illum, 2 febbraio 1904).

BENEDETTO XV scrive: “Tutte le grazie che Dio si degna di concedere ai figli di Adamo, per un disegno benevolo della divina Provvidenza, vengono dispensate dalle mani della BVM” (Lettera Apostolica Inter sodalicia, 22  marzo 1918). Inoltre, papa Della  Chiesa nel 1921 ha istituito la Festa liturgica con Messa e Ufficio di ‘Maria Mediatrice di tutte le grazie’ (v. La vie diocésaine, n. 10, 1921, pp. 96-106).

PIO XI dichiara Maria “Mediatrice di tutte le grazie presso Dio” (Lettera Apostolica Explorata res, 2 febbraio 1923; ID., Enciclica Miserentissimus Redemptor, 1928).

PIO XII ha insegnato più volte in vari Documenti la Mediazione universale di Maria Dispensatrice di ogni grazia e particolarmente nel Radiomessaggio del 13 maggio 1946 (v. L’Osservatore Romano, 19 maggio 1946).


La S. Scrittura

L’Antico Testamento (Gen., III, 14-15) ci presenta Maria (“Ipsa conteret”) intimamente associata a Gesù (“semen ejus”) nella vittoria su satana (“caput tuum”) e nel Riscatto del genere umano.

Ora, l’opera della Redenzione è 1°) oggettiva; ossia, la Redenzione principale di Cristo e la Corredenzione secondaria e subordinata di Maria che ci hanno acquistato la grazia persa col peccato originale; 2°) soggettiva; ossia, la distribuzione e applicazione ad ogni anima delle suddetta grazia.

Perciò, Maria come ha cooperato alla Redenzione (in atto primo o in essere) in maniera secondaria e subordinata; così, coopera anche all’applicazione di ogni grazia alle singole anime (in atto secondo o nell’azione distributrice).

Agere sequitur esse”, sarebbe anormale se, Maria dopo aver cooperato alla redenzione quale Corredentrice secondaria, non applichi e dispensi le grazie alle anime, che altrimenti non potrebbero salvarsi. Per fare un esempio, sarebbe come se Maria abbia cooperato con Gesù all’acquisto della fonte di ogni grazia, ma non cooperi con Lui alla distribuzione delle grazie come l’acquedotto fa giungere l’acqua dalla fonte sino alle case (S. BERNARDO DI CHIARAVALLE, Sermo in Nativ. BVM: de acqueductu, n. 7, PL 183 441).

Nel Nuovo Testamento troviamo rivelata formalmente la Maternità spirituale di Maria verso tutti gli uomini, che hanno Dio per Padre, la quale Maternità, implicitamente, comporta la distribuzione di ogni grazia.

Nel Vangelo secondo Giovanni (XIX, 26-27) leggiamo:  “Mulier ecce filius tuus”, la Mulier o Donna del Genesi (III, 15) ricompare sul calvario, ove offre Gesù al Padre ed è nominata esplicitamente da Cristo Mulier o Donna, che dopo aver schiacciato il capo del serpente infernale, come era stato predetto (Gen., III, 15), applica le grazie e i frutti della Redenzione oggettiva (Morte di Cristo sulla Croce e Compassione di Maria ai piedi della Croce) alle singole anime ([co]-Redenzione soggettiva).

Anche alle nozze di Cana Maria è nominata Donna: “Quid mihi e tibi Mulier?”, ed è grazie a Lei che Gesù affretta la Sua ora e compie il miracolo della mutazione dell’acqua in vino (Gv., II, 1-12). 

Il Vangelo ci rivela alcuni fatti storici che mostrano come i primi miracoli materiali e soprattutto spirituali di Gesù siano stati operati tramite Maria. Per esempio, Maria porta Gesù nel suo seno e va dalla cugina S. Elisabetta, che porta - da sei mesi - Giovanni Battista nel suo seno, e Gesù tramite Maria santifica e toglie la macchia del peccato originale; ossia, redime il battista che diviene in quel preciso istante San Giovanni Battista (Lc., I, 41-45), questo è un vero e proprio miracolo spirituale che rientra nell’opera della Redenzione soggettiva o applicazione della grazia all’anima del Battista, fatta da Gesù tramite Maria; così è formalmente rivelato e così è stato interpretato unanimemente dai Padri, Dottori, teologi ed esegeti ecclesiastici, oltre che ininterrottamente dal 1748 (5), dal Magistero come abbiamo visto sopra.

Per cui, tale verità della Maternità spirituale di Maria e della Distribuzione di tutte le grazie da parte Sua è di Fede rivelata divina e cattolica, divinamentte; ossia, si trova nelle due fonti della Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione) ed è interpretata nel medesimo senso dal Magistero ordinario ma costante della Chiesa (6).

Il Vangelo secondo Giovanni (II, 1-12) ci narra il secondo miracolo materiale, con un significato spirituale, avvenuto alle nozze in Cana di Galilea, ove Gesù cambia materialmente l’acqua in vino (significando spiritualmente l’Eucarestia e la Transustanziazione) dietro la preghiera della Madre.

Questi due primi miracoli di Gesù narrati dal Vangelo sono stati operati tramite la Mediazione di Maria; perciò, è sommamente conveniente che tutti gli altri benefici materiali e spirituali siano avvenuti tramite il concorso di Maria (7).


La Tradizione patristica

Dal I all’VIII secolo la dottrina su Maria Dispensatrice di ogni grazia è contenuta implicitamente nel parallelo tra la vecchia Eva e la nuova Eva (Maria), il vecchio Adamo e il nuovo Adamo (Gesù).

Eva è madre fisica degli uomini, Maria madre spirituale. Ora, è proprio della madre dare la vita, conservarla e svilupparla, così che nell’ordine soprannaturale s’identifica con la Distribuzione di tutte le grazie. Maria è nostra Madre spirituale con Cristo nostro Padre soprannaturale. Come si vede, Redenzione/Corredenzione oggettiva e Redenzione/Corredenzione soggettiva vanno di pari passo.

Padre REGINALDO GARRIGOU-LAGRANGE scrive che la dottrina di Maria Dispensatrice universale della grazia “è di Tradizione apostolica” (La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941, p. 184).

Inoltre, sin dall’VIII e poi specialmente con S. Bernardo (XII sec.) si descrive Maria “l’acquedotto o il canale che porta l’acqua della grazia dalla fonte o serbatoio che è Gesù sino a noi uomini” (Sermo in Nat. BVM: de aquaeductu, n. 7 PL 183 441), altrove nell’XI secolo Maria è paragonata al “Collo” del Corpo Mistico, in cui Gesù è il Capo, lo Spirito Santo è il Cuore e la grazia passa dal Capo e da Cuore alle membra, che sono i cristiani, tramite il Collo, che è Maria.

Il primo degli Scrittori ecclesiastici che parla di Mediazione di Maria è Origene nel III secolo (In Joann., I, n. 6 PG 14, 32); seguono nel IV secolo S. Efrem il Siro (PG, 39, 701); Sant’Epifanio (PG 79, 179); S. Atanasio (PG 28, 598); S. Ambrogio (PL 16, 327); nel V secolo S. Agostino (PL 40, 398), nel V secolo S. Venanzio Fortunato (PL 88, 26) .

Il testo più esplicito di questa prima epoca è di Theoteknos vescovo di Livias (VI sec.), che nella “Omelia sull’Assunzione della santa Madre di Dio, n. 9” definisce Maria come “Mediatrice di tutti, dal Cielo ove è stata assunta” (8).

Dall’VIII al XVI secolo si passa dall’implicito all’esplicito, soprattutto con il XII secolo. In oriente, San Germano da Costantinopoli († 733) scrive: “Nessuno raggiunge la salvezza se non per mezzo di Maria” (Hom. in Sanctae mariae Zonam, PG 98, 307).
In Occidente, San Pier Damiani († 1072) insegna che “Nelle mani di Maria si trovano i tesori delle misericordie di Dio” (Serm. 44 in Nativ. BVM, PL 144, 740).
San Bernardo di Chiaravalle († 1153) è colui, che ha affermato più chiaramente di tutti la dottrina della Mediazione universale di Maria Dispensatrice d’ogni grazia. “La Volontà di Dio ha stabilito che noi avessimo ogni grazia tramite Maria. […]. Egli ti diede Gesù come Mediatore, Maria te lo ha dato come fratello. Ma, forse tu hai timore della sua divina Maestà, poiché Egli rimane sempre Dio, pur essendosi fatto uomo e quindi vuoi avere chi interceda per te presso di Lui? Corri, perciò, a Maria” (In Nativ. BVM, PL 183, 441) e altrove: “Dio ha voluto che non avessimo nulla che non passasse per le mani di Maria” (Hom. 3, in Vig. Nativ. Domini, n. 10, PL 183, 100). 
S. Bernardo stabilisce 1°) che la Mediazione di Maria è non solo indiretta per averci dato Gesù materialmente, ma diretta per via d’intercessione pregando formalmente - ossia scientemente e volontariamente - Gesù; 2°) la Mediazione è universale, essa riguarda tutte le grazie; 3°) tale Mediazione mariana è voluta da Dio dopo il peccato originale. La dottrina di San Bernardo è stata ripresa da S. Alberto Magno, San Bonaventura e San Bernardino da Siena.

La terza epoca va dal XVI secolo sino a oggi, essa è non solo insegnata comunemente, ma approfondita, precisata, dimostrata contro il protestantesimo sino a diventare pienamente vittoriosa. I nomi più significativi di quest’ultima era sono: san Tommaso di Villanova, Francisco Suarez, S. Roberto Bellarmino, S. Giovanni Eudes, S. Luigi Maria Grignion de Montfort (Il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria; Il segreto di Maria), S. Alfonso Maria de Liguori (Le glorie di Maria).

Il card. Alessio Maria Lépicier, il maestro di p. Gabriele Maria Roschini (9), il dicembre del 1904, nel 50° anniversario della promulgazione del Dogma dell’Immacolata Concezione (8 dicembre 1854), presentò una dotta relazione sulla Corredentrice, pubblicata l’anno successivo sotto il titolo “L’Immacolata Madre di Dio, Corredentrice del genere umano, Roma, 1905”. In essa il Lépicier spiegava che Maria Immacolata fu redenta preventivamente (10) da Dio mediante l’Incarnazione di Cristo e non redense se stessa, ma con/redense - in maniera secondaria e subordinata a Cristo - il genere umano liberato o rialzato dal peccato originale. Quindi, Maria è redenta preventivamente da Cristo e Corredentrice, subordinata a Cristo, degli altri figli di Adamo. Oggi la stragrande maggioranza dei teologi, sino alla tempesta conciliare, aderisce alla sentenza di Maria Corredentrice secondaria del genere umano, nato col peccato adamitico.

Infine il card. Desiderio Mercier iniziò un movimento mariano per ottenere la definizione dogmatica solenne della Mediazione universale di Maria.

Il Papa Benedetto XV istituì, nel 1920, tre Commissioni teologiche (una romana, una belga e una spagnola), per studiare la questione e concesse, nel 21 dicembre del 1921, la “Festa di Maria Mediatrice di tutte le grazie” da celebrarsi il 31 maggio per la Chiesa universale al termine del mese di Maria, che è stata rimpiazzata dalla “Festa di Maria Regina mundi” istituita da Pio XII l’11 ottobre 1954; comunque nelle Messe pro aliquibus locis resta la Messa “Maria Mediatrice di tutte le grazie” da poter celebrare l’8 maggio (11).


La ragione teologica

San Tommaso d’Aquino (S. Th., III, q. 48) spiega che la Passione di Cristo e subordinatamente la Compassione di Maria hanno operato la nostra Redenzione. L’Angelico specifica che 1°) la Passione di Cristo ha redento l’umanità a) a modo di merito, meritandoci de condigno (o di stretta giustizia) la grazia persa col peccato originale; b) a modo di soddisfazione o redenzione (S. Th., III, qq. 48-49), pagando con la Passione il prezzo del riscatto per liberarci dalla schiavitù del peccato e ridarci la libertà della grazia; c) a modo di sacrificio, offrendo Se stesso in Olocausto sulla Croce. Mentre Maria ha cooperato, con la sua Compassione o Com-morte spirituale alla nostra Redenzione a) meritando cum Christo e sub Christo, de congruo e non de condigno, essendo una creatura, la grazia perduta da Adamo per gli altri uomini e non per se stessa; b) pagando, mediante l’offerta di Cristo sul Golgota al Padre, il riscatto della nostra Redenzione; c) offrendo se stessa con Cristo e sotto Cristo al Padre per la nostra Redenzione. I teologi accettano questa dottrina in maniera moralmente unanime.

La questione diventa disputata quando si passa a determinare in particolare la natura del suo merito, della sua soddisfazione e del suo sacrificio.

La tesi più comune è che a) Maria ha meritato de congruo (o per grazia) ciò che Cristo ha meritato de condigno (o per stretta giustizia) (12) ; b) la soddisfazione di Maria è anch’essa de congruo (13) (S. Bernardo di Chiaravalle ne ha parlato per primo nel XII secolo, v. PL 183, 62); c)  la cooperazione al sacrificio o all’Olocausto di Cristo ha avuto un vero valore con-sacrificale o co-olocaustico, cioè ella cooperò alla nostra Redenzione mediante un vero sacrificio, mistico o spirituale ma non cruento. La questione si fa più ardua quando bisogna specificare se l’offerta di Gesù tramite Maria sia stata ά) un vero e proprio atto sacrificale in senso stretto, β) oppure un sacrificio in senso lato.

ά) la prima tesi ammette conseguentemente che Maria è veramente sacerdote, avendo sacrificato in senso stretto, che è analogo e partecipativo di quello di Cristo ed è superiore persino di quello ministeriale dell’Ordine sacro, pur non avendo Maria l’Ordine sacerdotale ma solo lo spirito del sacerdozio oblativo; β) la seconda tesi, che è la più comune e più equilibrata, pur ammettendo che Maria abbia veramente offerto al Padre, Cristo e se stessa, sul Calvario per la salvezza del genere umano, è stata una vera cooperazione al sacrificio redentivo di Gesù, nega che sia un vero e proprio atto sacerdotale in senso stretto, quindi Maria non può essere chiamata “Sacerdote”, pur avendone lo spirito oblativo o sacrificale.

Con ragione il S. Uffizio nel maggio del 1913, nell’aprile del 1916, nel marzo del 1927 e nel maggio del 1937 ha proibito che Maria venga rappresentata dall’arte cristiana con vesti sacerdotali ed ha proibito di attribuirle il titolo di “Vergine-Sacerdote” (14).

San Bonaventura da Bagnoregio è stato il Dottore che, prima e meglio di tutti, ha risolto il problema, egli insegna che la Volontà di Dio ha decretato che la cooperazione di Maria alla Redenzione di Cristo, consiste nel fatto che i suoi meriti sono accetti al Signore, assieme e subordinatamente a quelli di Cristo (15). Perciò, la nostra Redenzione dipende principalmente dalla volontà oblativa di Cristo e secondariamente da quella di Maria, che non è qualcosa di puramente accidentale o accessorio, ma è essenziale, data la Volontà di Dio riguardo al modo di operare la Redenzione del genere umano (16).


Conclusione

Ipsa conteret!

Quanto scritto sulla Corredentrice e Dispensatrice universale non è una questione di bizantinismo teologico, ma soprattutto oggi ha un’importanza capitale nella vita di ogni cristiano.

La necessità della devozione a Maria la si desume dalla S. Scrittura (dal Genesi all’Apocalisse (17)), dalla Tradizione (tutti i Padri ecclesiastici greci e latini), dal Magistero (da Pio IX sino a Pio XII) e dai Dottori della Chiesa (da S. Anselmo d’Aosta sino a S. Tommaso d’Aquino e S. Bonaventura) dei Santi canonizzati (da S. Bernardino da Siena sino a S. Giuseppe Cafasso) e dei teologi approvati dalla Chiesa (Merckerlbach, Roschini, Garrigou-Lagrange, Gheradini).

Vi sono due Santi che hanno scritto su Maria, meglio di tutti gli altri: S. Alfonso de’ Liguori e S. Luigi Grignion de Montfort, raccomando al lettore la meditazione delle loro opere.

Come Corredentrice Maria è necessaria e non facoltativa, secondo l’attuale piano divino, in atto primo (o nell’essere) dell’opera della Redenzione per salvarci (cfr. S. ALFONSO M. DE’ LIGUORI, Le glorie di Maria, Catania, Paoline, II ed., 1957, I vol., cap. V, pp. 170-245).

Come Dispensatrice di ogni grazia la BVM è necessaria in atto secondo (o nell’applicazione) della Redenzione di Cristo alle nostre anime (cfr. S. LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria SS., Opere, Roma, Centro Mariano Monfortano, Roma, 1977, pp. 284-286; ID., Il segreto di Maria, Opere, cit., pp. 443-452).


Il cardinale Alfredo Ottaviani scriveva:

“La società moderna è travagliata da una febbre di rinnovamento che fa paura ed è infestata da uomini che si prevalgono di tanta nostra sofferenza per costruirvi l’impero dei loro arbitrii, la tirannide dei loro vizi, il nido delle lussurie e delle rapine. Mai il male ha assunto caratteristiche tanto vaste e apocalittiche, mai abbiam conosciuto altrettanto pericolo. […]. Se la Madre di Dio non torna anche oggi a insegnarci chi è Gesù, come non temere le estreme conseguenze di tanti errori e di tanti orrori? Già qualcosa di tremendo si prepara sopra il capo nostro, che cosa sarà di noi? […]. Sembra che nemmeno il Salvatore voglia ascoltarci e che ostenti il sonno che fece dire al Profeta: ‘Exurge quare obdormis Domine?’. Sembra che anche a noi dica il Signore: ‘Nondum venit hora mea’, ma l’Immacolata, la Madre di Dio, la Vergine che tutela la Chiesa , Essa ci ha dato già in Cana di Galilea la prova di saper ottenere l’anticipo dell’ora di Dio. E noi abbiamo bisogno che quest’ora venga presto, venga anticipata, venga resa immediata, perché quasi potremmo dire: ‘O Madre, noi non ne possiamo più!’. Per i nostri peccati noi meritiamo gli ultimi eccidi. Noi abbiamo cacciato il suo Figlio sin dalle chiese, abbiamo preferito Barabba. È veramente l’ora di Barabba. Con tutto ciò, fiduciosi in Maria, sentiamo che è l’ora di Gesù, l’ora della Redenzione. […]. Parla per noi, o silenziosa, parla per noi, o Maria!” (Il Baluardo, Roma, Ares, 1961, pp. 279-283).

“Occorre augurare a tutti che la devozione a Maria diventi il pensiero dominante di tutta la vita” (Pio XI, Discorso del 15 agosto 1933).

Adeamus cum fiducia ad thronum gratiae, ut Misericordiam consequamur”.




NOTE

1 - G. M. ROSCHINI, Mariologia, Milano, III voll., 1940-1942, vol. II, pp. 204-206, spiega che i termini “Corredentrice, Mediatrice universale, Madre spirituale, Dispensatrice di ogni grazia” riferiti a Maria sono distinti tra loro solo nominalmente o logicamente ma, non realmente. Infatti, essi significano la stessa cosa, come vedremo nel corso di questi articoli su questi temi.
2 - Attenzione! Costoro, essendo fautori di una Teologia dogmatica fortemente cristocentrica, più che contrari alla dottrina di Maria Mediatrice e Dispensatrice universale, avrebbero voluto una maggior insistenza sulla distinzione tra Redentore principale e Corredentrice subordinata, Mediatore de condigno e Dispensatrice de congruo, cfr. B. BARTMANN, Manuale di Teologia Dogmatica, Alba, 1952, III ed., vol. II, pp. 184-185. 
3 -   Padre JEAN GALOT, nel Nuovo Dizionario di Teologia a cura di G. BARBAGLIO-S. DIANICH (Alba, Paoline, 1977, voce “Maria”, pp. 835-850) scrive: “Prima del Vaticano II, parecchi Documenti pontifici […], hanno ripreso la dottrina della Corredenzione […]. La Lumen gentium, n. 54-61 […] senza servirsi del termine Corredentrice, offre una vasta panoramica in questo campo. […]. La controversia teologica sembra sempre più superata per quanto riguarda la cooperazione di Maria alla Redenzione. […].  Maria è membro della Chiesa […], senza impiegare il titolo di ‘Madre della Chiesa’ la LG 53 ne ha espresso l’idea. […]. Nel suo discorso di chiusura della terza sessione del Vaticano II, Paolo VI ha proclamato Maria ‘Madre della Chiesa’ […]. Durante il Concilio, il titolo ‘Madre della Chiesa’ aveva suscitato delle resistenze”. Nella voce “Mariologia” del medesimo Dizionario padre STEFANO DE FIORES spiega: “Ponendo le dichiarazioni su Maria in un contesto storico-salvifico, il Concilio evita la possibilità di un discorso autonomo ed evita l’impressione che Maria costituisca un pezzo separato nel divino concerto della creazione e della grazia. […]. Il fatto più notevole della LG è senza dubbio la votazione del 29 ottobre 1963 con la quale s’è deciso, sia pur con l’esigua maggiorana di 17 voti, d’inserire lo schema mariano nella Costituzione LG sulla Chiesa. […]. L’inserimento di Maria nello schema sulla Chiesa evita la tendenza monofisita che porta a un’identificazione di Maria con Cristo. […]. Poiché, i fratelli separati sono estremamente sensibili nel salvare il primato di Cristo, […] il Concilio assume una posizione gradualmente restrittiva riguardo la Mediazione di Maria. Nel testo definitivo di LG il termine ‘Mediatrice’ non ha rilevanza, ma viene elencato insieme ad altri titoli. […]. Con questo sforzo di ricentramento viene escluso ogni tipo di Mediazione d’interposizione. […]. Lo studio dei rapporti tra Maria e lo Spirito Santo parte dalla costatazione d’un certo sottosviluppo della pneumatologia nella dogmatica cattolica, che non ha evitato il pericolo di un monofisismo mariologico, quando ha accentuato il rapporto di Maria con Gesù, sino a giungere a una certa identificazione. […]. Per esempio, l’Enciclica di LEONE XIII Jucunda semper parla della grazia che ‘viene elargita da Dio in Cristo e da Cristo alla Vergine Maria e da Essa in noi’. Ci si sarebbe aspettata l’affermazione che la grazia passa dal Padre al Figlio, allo Spirito Santo e a noi; invece, a posto dello Spirito santo si parla di Maria [come se Padre, Figlio e Spirito Santo non siano un solo Dio in tre Persone uguali e distinte, ndr]. La tendenza sostitutiva di Maria allo Spirito Santo è presente nell’attribuzione a Maria dei titoli di ‘Avvocata, Soccorritrice, Ausiliatrice’. […]. La riflessione teologica postconciliare s’è orientata a recuperare la dimensione pneumatologia della mariologia. S’inseriscono in questo solco, oltre all’opera di H. MÜHLEN (Una mistica persona,  Roma, Città Nuova, 1968), i lavori e i convegni sul tema dello Spirito Santo e Maria, culminati nella Lettera di Paolo VI al card. Leo Suenens, in occasione del Congresso mariano svoltosi a Roma dal 17 al 21 maggio del 1975” (pp. 851-884). Tra i Documenti e gli scritti della nuova Mariologia conciliare si distinguono PAOLO VI, Marialis cultus, 2 febbraio 1974; HUGO RAHNER, Maria e la Chiesa, 1950, tr. it., Milano, 1974; H. DE LUBAC, Meditazioni sulla Chiesa, 1952, tr. it., Milano, 1965; KARL RAHNER, Maria  madre del Signore, Fossano, 1962; H. KÜNG, Essere cristiani, Milano, 1976; E. SCHILEBEECKX, Jezus, het verhaal van een levende, Bloemendaal, 1971; J. RATZINGER, Introduzione al Cristianesimo, Brescia, 1969; H. URS VON BALTHASAR, La gloire et la croix, Parigi, 1965. 
4 -   Cfr. P. PARENTE, Dizionario di Teologia dommatica, Roma, IV ed., 1957, voce “Mediazione”, pp. 260-261. Per L. OTT, Compendio di Teologia Dogmatica, Torino, IV ed., 1969, p. 363, la Mediazione universale di Maria Dispensatrice di tutte le grazie è soltanto definibile o prossima alla Fede, anche R. GARRIGOU-LAGRANGE scrive che la Corredenzione e la Mediazione universale di Maria sono prossime alla Fede (La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941, p. 259); invece G. CASALI (Somma di Teologia Dogmatica, Lucca, 1955, p. 494) reputa “di Fede” la Corredenzione mariana. Penso che vi sia un equivoco nell’uso dei termini. Infatti, per costoro manca ancora la Definizione solenne tramite Magistero straordinario; mentre vi sono più insegnamenti che definiscono la dottrina sulla Corredentrice e Dispensatrice universale tramite Magistero ordinario come contenuta nella Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione). Tuttavia, manca l’esplicita volontà dei Pontefici di obbligare a credere tale dottrina per la salvezza dell’anima, anche se implicitamente essa si trova nei Documenti pontifici citati sopra, ma l’insegnamento pontificio, essendo costante è comunque infallibile, secondo quanto insegna PIO IX nella Lettera Tuas libenter del 1863 all’Arcivescovo di Monaco.
5 - E quindi infallibilmente, secondo l’insegnamento di PIO IX nell’Enciclica al Vescovo di Monaco Tuas libenter del 1863, in cui papa Mastai sostiene che un insegnamento ripetuto costantemente non può essere erroneo e quindi è infallibile.
6 - Il ‘dogma’ è una verità rivelata da Dio e contenuta nel Depositum Fidei: Tradizione e S. Scrittura (dogma materiale) e poi proposta a credere come necessaria per la salvezza eterna, quale divinamente rivelata o di fede (dogma formale), dal Magistero ecclesiastico con l’obbligo di credervi (Vaticano I, DB, 1800). Pertanto, chi nega o rifiuta l’assenso a una verità di Fede definita dal Magistero, è eretico e incorre ipso facto nella scomunica o anatema. La ‘definizione dogmatica’ è la dichiarazione obbligante della Chiesa su una verità rivelata e proposta obbligatoriamente a credere ai fedeli. Tale definizione può essere fatta sia dal Magistero ordinario (Papa che insegna in maniera ordinaria o non solenne ‘quanto al modo’, ma obbligante ‘quanto alla sostanza’ a credere una verità come rivelata da Dio e definita dalla Chiesa); sia dal Magistero straordinario o solenne quanto al modo (una dichiarazione solenne o ‘extra-ordinaria’ del Papa o del Concilio). Tale definizione dogmatica si chiama pure dogma formale, o verità di fede divino-cattolica, oppure divino-definita. Infatti, «Generalmente basta la funzione del Magistero ordinario a costituire una verità di Fede divino-cattolica, vedi Concilio Vaticano I, sess. III, c. 3, DB, 1792» (P. PARENTE, Dizionario di teologia dommatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, voce “Definizione dommatica”). 
Padre J. A. ALDAMA scrive: «Benché il Magistero ordinario del Pontefice Romano non sia di per sé infallibile, se però [anche senza manifestare esplicitamente la voluntas definiendi] insegna costantemente e per un lungo periodo di tempo una certa dottrina a tutta la Chiesa, si deve assolutamente ammettere la sua infallibilità; in caso contrario, la Chiesa indurrebbe in errore» (J. A. DE ALDAMA, Mariologia, in Sacrae Theologiae Summa, BAC, Madrid, 1961, vol. III, p. 418). In questo caso ci troviamo di fronte all’infallibilità del Magistero ordinario per la continuità di uno stesso insegnamento. Il fondamento dottrinale di quest’infallibilità è quello indicato dal padre Aldama: se, in una lunga e ininterrotta serie di documenti ordinari, su uno stesso punto, i Papi e la Chiesa universale potessero ingannarsi, le porte dell’inferno avrebbero prevalso contro la Sposa di Cristo. Essa si sarebbe trasformata in maestra di errori, alla cui influenza pericolosa e perfino nefasta i fedeli non avrebbero modo di sfuggire. Evidentemente il fattore tempo non è l’unico di cui si debba tenere conto. Ve ne sono numerosi altri. Secondo la classica formula di SAN VINCENZO DI LERINO, dobbiamo credere a quanto è stato insegnato ‘sempre, ovunque e da tutti’, «quod sempre, quod ubique, quod ab omnibus». Infatti, l’assistenza dello Spirito Santo sarebbe manchevole se una dottrina insegnata “sempre, ovunque e da tutti” potesse essere falsa. PIO IX nella Lettera “Tuas libenter” del 21 dicembre 1863 insegna: «Qualora si trattasse della sottomissione dovuta alla Fede divina, non la si potrebbe restringere ai soli punti definiti con decreti emanati dai Concili Ecumenici, o dai Romani Pontefici; ma bisognerebbe anche estenderla a tutto ciò che è trasmesso, come divinamente rivelato, dal Magistero ordinario universale di tutta la Chiesa sparsa nell’universo». Tuttavia, è necessario non intendere l’adagio in senso esclusivo, cioè come se l’infallibilità per la continuità di uno stesso insegnamento esistesse soltanto quando si verificassero queste tre condizioni. Vi può essere anche solo con la voluntas definiendi in maniera ordinaria.
7 - Cfr. G. ROSCHINI, voce “Mediazione di Maria SS.”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1952, vol. VIII, coll. 575-576
8 - Cfr. A. WENGER, L’Assomption de la Tres Sainte Vierge, Parigi, 1955, pp. 289-291.
9 - De natura influxus BMV in applicatione Redemptionis, in “Marianum”, n. 2, 1959, pp. 223-295.
10 - La ‘Redenzione preventiva’, per fare un esempio è come se un uomo che sta per cadere viene retto da un altro e non cade; se non fosse stato sorretto sarebbe caduto, ma è stato preservato dalla  rovinosa caduta a terra. La ‘Redenzione liberativa’ è come se un uomo che è caduto viene rialzato da un altro e liberato dal suo restare a terra, poiché con le sue sole forze non è capace di rialzarsi in piedi. Ora Maria è stata preservata dal cadere o dal peccato originale, mentre tutti gli altri uomini sono stati rialzati da Dio e Maria Corredentrice secondaria “con Cristo e sotto Cristo” Mediatore principale. 
11 - R. GARRIGOU-LAGRANGE, La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941, p. 196. Cfr. anche F. X. GODTS, De definibilitate Mediationis universalis deiparae, Bruxelles, 1904; J. BOVER, De BVM universali gratiarum Mediatrice, Barcinone, 1921 ; J. BRITTEMIEUX, De Mediatione universali BVM quo ad gratias, Bruges, 1926 ; M. CUERVO, La Virgen Maria mediatora de gracia, in «Ciencia tomista», n. 77, 1950, pp. 457-477 ; R. SPIAZZI, La Mediatrice della Riconciliazione umana, Roma, 1951 ; W. SEBASTIAN, De BVM universali gratiarum Mediatrice, Roma, 1952; M. L. GUÉRARD DES LAURIERS, Marie, Pontcalec, 1965, capp. V-VII, pp. 71-190, Marie est co-rédemptrice; Le fait; La nature; Les modalités; M. LLAMERA, Maria, madre corredentora, in “Estudios Marianos” , n. 7, 1948, pp. 145-196; G. ALASTRUEY, Mariologia, Vallisoleti, 2 voll., 1934-1942; I. B. TERRIEN, La Mère de Dieu et la Mère des hommes, Parigi, 4 voll., 1900-1902 ; E. HUGON, S. Thomae doctrina de BVM Mediatrice omnium gratiarum, in “Xenia Tomistica”, n. 2, 1925, pp. 531-540; R. GARRIGOU-LAGRANGE, De Christo Salvatore, Torino, 1945; M. SALES, De mediazione universali BVM in distribuzione gratiae, in “Divus Thomas”, n. 28, 1925, pp. 453-473.
12 - Alcuni teologi chiamano il merito di Maria de condigno relativo o secundum quid. Altri preferiscono parlare, mi sembra più esattamente di merito de congruo, ma aggiungono di super/congruo o iper/congruo, come per analogia si dà a Maria il culto d’iperdulia, non di adorazione (“latria”) che spetta solo a Dio e neppure di sola venerazione (“dulia”) che spetta ai santi, Maria essendo Madre di Dio è un mondo a parte tra Dio e i santi che sono puri uomini.
13 - Vale lo stesso che per la nota n. 6, la soddisfazione di Maria può essere detta d’iper/congruo e quella di Gesù de condigno per eccellenza.
14 - Cr. R. LAURENTIN, Le problème du sacerdoce marial devant le Magistère, in «Marianum», n. 10, 1948, pp. 160-178.
15 - Cfr. M. I. NICOLAS, La doctrine de la Corédemption dans le cadre de la doctrine thomiste de la Rédemption, in «Revue Thomiste», n. 47, 1947, pp. 20-47.
16 - Cfr. T. GALLUS, Ad BVM in Redemptione cooperationem, in “Divus Thomas”, n. 51, 1948, pp. 113-135; ID., Mater dolorosa, in “Marianum”, n. 12, 1950, pp. 227-249.
17 - San Giovanni nell’Apocalisse (XII, 6-14) analogamente al Genesi (III, 14-15) descrive la ‘Donna’ (Maria), suo Figlio (Gesù Cristo e i Cristiani) e il Dragone rosso che è il ‘serpente’ infernale, ossia satana e i suoi seguaci, (cfr. Ap., XX, 2). Il Dragone sferra un primo attacco contro il Figlio appena nato dalla Donna, ma Costui sfugge ai suoi attacchi ed è rapito in Cielo; in una seconda offensiva il Dragone attacca la Donna, che ha appena dato alla luce il Figlio, ma anche Costei sfugge alle sue insidie e si rifugia nel deserto simbolo della protezione divina (Ap., XII, 6 e 14), che inghiotte l’ondata d’acqua lanciata dal Serpente infernale per affogare la Donna; nella terza offensiva il Drago attacca con ‘inimicizia’ i figli o il ‘seme’ e il ‘tallone’ (Gen., III, 15) della Donna e di Gesù, ossia i Cristiani e la Chiesa, ma, grazie al Sangue dell’Agnello e ai dolori spirituali di Maria, essi vincono il Dragone (“Ipsa conteret caput tuum”). La Chiesa, infatti è il Corpo Mistico di Cristo, il Verbo Incarnato nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, conseguentemente i Cristiani, membri della Chiesa e la Chiesa figlia di Gesù e Maria, vincono il Dragone in virtù del Sangue fisico e mistico di Gesù e di Maria Corredentrice (Ap., XII, 11). Come si vede Cristo fisico si prolunga nel ‘Cristus totus’ (S. Agostino), ossia nel Cristo Mistico che è la Chiesa ed i Cristiani, i quali sono ‘uno solo in Cristo’ (Gal., III, 16-26). Perciò, l’Apocalisse descrive l’unità di Cristo con i Cristiani (“Christianus alter Christus”) e di Cristo con la Chiesa, che è il suo Corpo di cui Egli è il Capo, Maria il Collo e lo Spirito Santo, assieme al padre e al Figlio, l’Anima (cfr. BERENGARDO [IX secolo], Espositio in Apocalypsin, PL 17, 763-907). Maria è Madre fisica di Cristo fisico e Madre spirituale del Cristo Mistico, che è la Chiesa. Ella è Madre della Chiesa e quindi non un suo semplice membro, ma le è superiore in quanto Madre di tutte le membra. “Maria è l’archetipo o il prototipo [primo esemplare o modello perfetto, ndr] della Chiesa. Siccome la Chiesa riproduce in se stessa il Mistero di Maria Madre spirituale dei giusti, ne segue che la Maternità soprannaturale verso tutti i fedeli si trova prima di tutto in Maria (Madre sia del Capo che delle di Lui membra) e poi nella Chiesa (Madre spirituale delle sole membra di Cristo” (F. SPEDALIERI, Maria et Ecclesia in Apocalypsi XII, in “Maria et Ecclesia”, n. 30, 1959, pp. 61-70; G. M. ROSCHINI, Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1961, p. 43).
Una seconda analogia lega l’Apocalisse (cap. XII), il Genesi (cap. III) e il Vangelo di S. Giovanni (IV, 17 ss.); nel IV Vangelo l’Apostolo preferito di Gesù descrive satana (il Dragone), che entrato nel cuore di Giuda “uno di voi è satana” (Gv., 6, 71), il quale rappresenta il prototipo dei seguaci del diavolo, lo spinge a tradire Cristo, entrando nel suo cuore (Gv., XIII, 2 e 27-30; XVIII, 3) e ad impiccarsi (cfr. Mt., XXVII, 5) divenendo ultimamente “figlio della perdizione (Gv., XVII, 12). Giuda è sconfitto da Cristo che ha tentato di far scomparire. Infatti, il Figlio o Seme della Donna, patisce sull’albero della Croce nel Monte Calvario, ai piedi del quale vi è Maria (la Donna) e il sinedrio o la “sinagoga di satana” (Ap., II, 9), come nel giardino dell’Eden vi era Eva/Donna, Adamo/Cristo e il serpente/satana, sotto l’albero della scienza del bene e del male.
Cfr. T. TRABUCCO, La Donna ravvolta dal sole (Apoc., XII) nell’esegesi cattolica post-tridentina, Roma, 1907; A. RIVERA, “Inimicitias ponam” (Gen., III, 15) - “Signum magnum” (Apoc., XII, 1), in “Verbum Dei”, n. 21, 1941, pp. 113-122; 183-189; F. M. BRAUN, La Femme vetue de soleil (Apoc., XII), in “Revue Thomiste”, n. 55, 1955, pp. 639-669; B. J. Le FROIS, The Woman clothed with Sun (Apoc., XII), Roma, 1954;  L. CERFAUX, La vision de la Femme et du Dragon dans l’Apocalipse en relation avec le Protévangile, in “Ephem. Theol. Lov.”, n. 31, 1955, pp. 7-33; A. FEUILLET, Le Messie et sa Mère d’après le chapitre XII de l’Apocalipse, in “Rev. Bibl.”, n. 66, 1959, pp. 55-86, A. ROMEO, voce “Dragone”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, vol. IV, 1950, coll. 1921-1925; ID., voce “Parusia”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, vol. IX, 1952, coll. 875-882.






 
Maggio 2024
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