Mutazioni spirituali 2



di Elia



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Oltre all’amputazione della ragione operata da cattive filosofie e alla menomazione della fede causata dalle teologie che le hanno assunte come sostrato intellettuale, dobbiamo prendere in considerazione il pervertimento della dottrina cattolica in senso protestantico con il conseguente regresso moralistico in senso giudaizzante. L’abbandono della metafisica tomistica tout court (anziché il superamento del suo impoverimento e irrigidimento neoscolastico) a favore di un’impostazione del pensiero dal sapore di volta in volta kantiano, hegeliano, marxiano o heideggeriano ha spalancato le porte a qualunque tipo di degenerazione spirituale. È stato tolto, infatti, il fondamento di tutto l’edificio cristiano: la nozione di Essere sussistente che si partecipa alla creatura per pura generosità, prima a livello naturale, poi a livello soprannaturale. Venuta a mancare la consapevolezza di ciò che siamo per natura e per grazia quale principio e motivo di ciò che dobbiamo essere, la vita interiore e morale si è persa nei meandri di un soggettivismo e un emotivismo perennemente cangianti che ci han tolto la chiave di accesso ai beni della Redenzione.


Impossibile amore

In un’epoca in cui si parla quanto mai prima di amore e di misericordia, è diventato impossibile non soltanto riceverli e donarli, ma finanche comprenderli. Sulla bancarella del nominalismo più spinto che la storia conosca, le parole han perduto ogni significato oggettivo, ridotte a veicolo di effimere emozioni e sentimenti. L’uomo postmoderno, in realtà, respinge l’amore e la misericordia autentici, dato che essi richiedono da parte sua una corrispondenza impegnativa che non è disposto a prestare, in quanto esigerebbe da lui lo sforzo di cambiare. Oggi non si vuole essere amati davvero, anzi si teme l’amore come una minaccia al precario equilibrio costruito da un egoismo che prende tutto senza dare nulla in contraccambio, arraffa i doni nell’indifferenza verso il donatore, utilizza cose e persone ai fini del godimento immediato… La misericordia, poi, presuppone riconoscimento del peccato, pentimento sincero e volontà efficace di non offendere più l’Amato; c’è traccia di tutto ciò nel cianciare che se ne fa con tanta abbondanza, anche ai più alti livelli?

In poche parole, è una pseudospiritualità consumistica confezionata apposta per l’uomo occidentale di un’epoca che ha visto il trionfo del nichilismo, un uomo ridotto a consumatore compulsivo, a infante viziato e incapace di riflessione su di sé, prima ancora che sulla realtà che lo circonda, con la quale ha perso ogni contatto, perso com’è nel mondo, detto virtuale, di apparecchi elettronici di cui non riesce più a fare a meno.
Il reale è stato sostituito da rappresentazioni algoritmiche che si impongono come l’unica verità ammissibile; perfino i filmati di fatti realmente accaduti, in tale contesto, finiscono con l’essere percepiti nella stessa modalità di uno spettacolo o di una pellicola cinematografica, mezzi di comunicazione, questi, divenuti potentissimi strumenti di manipolazione mentale e comportamentale delle masse.
Anche l’esperienza religiosa, coerentemente, si è trasformata in mezzo di deformazione interiore delle persone, che vi ricercano sempre meno l’esigente oggettività della relazione con Dio e sempre più una fonte di benefici materiali o di esperienze singolari.


Oppio del popolo

Perfettamente funzionale a questa nefasta evoluzione è l’inflazione di falso misticismo che caratterizza l’odierna fase della storia ecclesiastica. Apparizioni, sanguinamenti, essudazioni, messaggi, rivelazioni e profezie, in quantità mai registrate prima, si diffondono in tempo reale – come usa dire – grazie alla rete Internet, cosa che fa per lo meno sorridere chi legge la recente norma che prescrive ai vescovi di contenere la divulgazione di eventuali materiali attinenti a presunti fenomeni soprannaturali (cf. Dicastero per la Dottrina della Fede, Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, 17 Maggio 2024, art. 3, § 3)… Non si vedono affatto, nel governo ordinario della gerarchia del nostro tempo, segni che facciano supporre una volontà seria di limitare tale deriva al fine di correggere la così diffusa tendenza alla religione fai-da-te; al contrario, pare che, con il pretesto di non soffocare la religiosità popolare, la favoriscano o, quanto meno, la tollerino ampiamente in nome dell’ossequio a quello spirito che agirebbe mediante il popolo. Ad ogni modo, a coloro che han sete di straordinarietà domandiamo: c’è qualcosa di più straordinario della Messa e di Gesù nel tabernacolo?

Una costante delle pretese rivelazioni, sia pure in assenza di errori dottrinali evidenti, è la mancanza di enfasi sulla corretta risposta che devono fornire i fedeli (enfasi che si ritrova invece in tutte e singole le apparizioni approvate dalla Chiesa), con un’insistenza quasi esclusiva o su motivi consolatorii o, all’opposto, su predizioni catastrofiche. In un caso come nell’altro, il credente viene distolto da un solido impegno di santificazione per mezzo di fallaci promesse condizionate, come nel giudaismo, da adempimenti meramente esteriori, che non modificano sostanzialmente nulla nella sua interiorità né nella sua condotta. Questa salvezza a buon mercato è ovviamente molto appetitosa per l’uomo plasmato dal capitalismo selvaggio che ha creato la società consumistica, il quale gli vieta il vero culto di Dio, ma non una vaga religiosità drogata di sensazionalismo: è proprio l’oppio del popolo, locuzione con cui Karl Marx, piuttosto che il cristianesimo in se stesso, ha probabilmente denominato ciò in cui, con i suoi amici illuminati, mirava a trasformarlo.


Effetti devastanti

Il problema principale della “spiritualità” dominante, sostenuta tanto dalla gerarchia che dai mezzi di comunicazione, è la dimenticanza di quel che fa da perno a tutta la vita cristiana: la cooperazione con la grazia, la quale agisce e porta frutto nella misura in cui l’uomo, facendo leva sulla propria volontà libera, collabora con essa.
Questa mancata cooperazione è la causa per cui il cattolico contemporaneo, per lo più, non riesce a progredire moralmente e spiritualmente ma, malgrado la grande abbondanza di strumenti formativi e di cognizioni intellettuali, ricade ripetutamente negli stessi peccati o persevera in abitudini immorali senza mai decidersi a far quel che può per modificare la propria condotta.
Il concetto luterano di grazia come mera benevolenza divina che non esige nulla dall’uomo, del resto, incoraggia tale indolenza e paralizza ogni serio sforzo di santificazione; il concetto cattolico, definendola come partecipazione della vita di Dio all’anima, rende invece possibile e quindi richiede l’elevazione della persona ad una modalità superiore di essere e di operare.

E’ pur vero che l’ignoranza e l’errore scusano il peccatore in tutto o in parte, a seconda che si possano superare o meno; nondimeno gli atti cattivi, a prescindere dal grado in cui sono imputabili al soggetto, rimangono tali in sé stessi: perciò bisogna comunque evitare di compierli e, qualora uno non riesca ad astenersene per debolezza, deve ripararli con qualche penitenza in quanto azioni che offendono Dio. I meriti di Cristo sofferente, per essere applicati all’anima e non restare un tesoro inutilizzato, richiedono infatti la partecipazione dell’individuo alla Sua Passione espiatrice mediante mortificazioni volontarie.
Tutti i maestri di spirito han sempre insegnato tale necessità, la quale, non riconosciuta né soddisfatta, a lungo andare reclama sui peccatori i flagelli della divina giustizia, che sono  i castighi da loro meritati ma, al contempo, i salutari mezzi di correzione con cui la divina misericordia volge in bene anche le afflizioni. Queste verità perenni sono efficace antidoto contro la protestantizzazione e giudaizzazione dei cattolici nonché fondamento imprescindibile di una sana vita spirituale che renda effettivamente l’uomo partecipe della vita di Dio: non un utopista perso in chimere, ma un Suo figlio e imitatore.










 
maggio 2024
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