Papabili:

quelli che ci credono e quelli che credono in se stessi



Articolo della Fraternità San Pio X




Pubblicato in due parti sito informazioni della Fraternità

prima parte - seconda parte






Esterno della Cappella Sistina, cui si svolge il conclave



In un articolo del 27 aprile 2024 pubblicato sul sito britannico UnHerd, Damian Thompson si sofferma a lungo sull’argomento che attualmente è oggetto di tutte le conversazioni tra i cardinali: «Chi sono i papabili seri per il prossimo conclave?».
Sul prossimo conclave, il capo redattore di The Spectator, scrive che secondo molti osservatori «Papa Francesco – che spesso è quasi senza fiato per poter leggere i suoi sermoni – non avrebbe più molto da vivere».

Il Thompson, alla fine dell’articolo scrive:
«Noi non abbiamo la minima idea di cosa accadrà. Tutto dipende dal voto dei cardinali moderati e non allineati. Essi non rivelano alcunché, soprattutto adesso che il Vaticano e probabilmente le curie diocesane sono pieni di microfoni nascosti».


L’influenza di Fiducia supplicans sul prossimo conclave

Dopo aver elencato gli scandali che stanno scuotendo la fine dell’attuale pontificato, Damian Thompson segnala che Fiducia supplicans, che autorizza la benedizione delle coppie dello stesso sesso, avrà una buona incidenza sull’elezione del nuovo Papa: «per quanto odiosi siano gli scandali associati a questo pontificato, è poco probabile che essi influenzino il prossimo conclave, non più del documento firmato da Francesco il 18 dicembre dell’anno scorso.
«Fiducia supplicans ha cambiato la dinamica del collegio elettorale, non solo perché ha obbligato i vescovi cattolici ad affrontare il tema radioattivo dell’omosessualità, che ha dilaniato le Chiese protestanti, ma anche perché questo documento riassume la catastrofica incompetenza di questo pontificato».

Poi, il giornalista fa una stima delle cifre: «Almeno tre quarti dei cardinali sono stati nominati da Francesco. Si potrebbe quindi pensare che il conclave, pur riconoscendo che Fiducia supplicans è un abbaglio, cercherà un Papa che sostenga l’approccio relativamente non dogmatico di Francesco sulle questioni dell’omosessualità. Potrebbe essere così, se egli avesse creato un numero sufficiente di cardinali liberali, ma non l’ha fatto».

Qui, Damian Thompson condivide l’analisi fatta da TheWanderer. Egli scrive che il collegio cardinalizio è lungi dall’essere omogeneo, vale a dire «bergogliano»: Francesco ha adottato la politica di nominare dei cardinali provenienti dalle “periferie”: i 1450 cattolici della Mongolia hanno un cardinale, i cinque milioni di cattolici australiani non ce l’hanno.
«I Tonga [arcipelago indinesiano] ne hanno uno, l’Irlanda non ne ha. Ma così facendo, Francesco ha dovuto abbandonare il suo giuoco di incoraggiare i liberali e di torcere il collo ai suoi detrattori conservatori. Queste etichette di fazioni non significano un granché nel mondo in sviluppo. Nel corso dei due ultimi concistori egli ha creato 33 cardinali, di cui solo un pugno hanno delle opinioni radicali sulla sessualità all’occidentale.
«Per citare un analista del Vaticano: “Francesco ha sprecato la sua occasione di mettere a posto fermamente le carte per il prossimo conclave”. E ora il collegio è pieno; e anche se egli vivrà per convocare un altro concistoro, non avrà molti posti disponibili per giuocare la sua partita».

Secondo lo stesso analista, «quando è stata pubblicata Fiducia supplicans i cardinali africani hanno abbandonato il loro culto per Francesco dall’oggi al domani. La gran maggioranza di essi non voterà per qualcuno che ha sostenuto Fiducia supplicans». Damian Thompson ne deduce matematicamente: «Vi sono attualmente 17 cardinali africani eletti, quasi tutti fanno parte del blocco anti-gay.
«A questi si aggiungono almeno 10 cardinali dell’Asia, dell’America Latina e dell’occidente che condividono le loro opinioni, anche se usano una retorica più moderata. Secondo le regole attuali, un Papa deve essere eletto con la maggioranza dei due terzi dei cardinali elettori. Questo significa che i conservatori, se ad essi si associa un buon numero di moderati allarmati da Fiducia supplicans, possono bloccare ogni candidato considerato progressista in materia di omosessualità».


Conseguenze elettorali di Fiducia supplicans per i progressisti

La possibilità di questa minoranza di blocco anti-omosessuale è una cattiva notizia per i prelati progressisti. Damian Thompson pensa qui al cardinale Luis Tagle, «l’ambizioso ex arcivescovo di Manila; che è stato soprannominato il “Francesco asiatico” in ragione del suo senso dello spettacolo e delle sue opinioni socialmente liberali.

«Nel 2019, Francesco lo ha incaricato dell’evangelizzazione mondiale, una ricompensa enorme che gli è stata strappata quando il Papa ha ristrutturato il suo ministero e lo ha licenziato da capo della Caritas, l’agenzia cattolica di aiuti che è stata oggetto di scandali per abusi sessuali».

Il giornalista britannico prosegue: «La situazione è delicata anche per il cardinale Matteo Zuppi, l’arcivescovo di Bologna dall’aspetto affabile, che si muove in bicicletta. […]
«La sua posizione sull’omosessualità è prudente, ma egli ha permesso ad una coppia dello stesso sesso di ricevere una benedizione nella sua diocesi e in seguito, in maniera disastrosa, ha chiesto al suo portavoce di mentire sull’argomento, affermando che non si trattava di una benedizione omosessuale, quando invece la cosa era manifesta. Zuppi non è un sostenitore di Fiducia supplicans, ma per adesso si urterebbe il terzo che è in grado di bloccare».

Che ne è dei cardinali bergogliani di stretta osservanza? Secondo Damian Thompson: «I liberali puri e duri hanno anche meno possibilità. Blase Cupich di Chicago non è papabile, e nemmeno i “ragazzi di di McCarrick” [Théodore McCarrick, ex arcivescovo di Washington, ridotto allo stato clericale nel 2019 per i suoi abusi sui minori]: Tobin, McElroy, Gregory e Farrell, o i veterani della sinistra europea: Hollerich, Marx et Czerny.

«Il nome del cardinale maltese Mario Grech è stato avanzato perché è il Segretario generale del Sinodo sulla sinodalità, di un organo consultivo di vescovi e di attivisti laici che il Papa non si è preso la briga di consultare sulle nuove benedizioni omosessuali.
Grech, soprannominato senza mezzi termini il “Bozo di Gozo ” [il buffone di Gozo, isola secondaria dell’arcipelago maltese], ha visto crollare la sua reputazione insieme a quella del Sinodo senza poteri reali. I suoi nemici lo descrivono come il più grande tirapiedi della Curia…»


Quale sarà il ruolo dei conservatori e dei moderati?

C’è da dire che i conservatori potrebbero svolgere un ruolo nel prossimo conclave?
Damian Thompson si mostra prudente: «Quanto ai papabili conservatori puri e duri, non ve ne sono veramente; Francesco si è assicurato almeno di questo. Ma esiste la possibilità di un conservatore moderato: il cardinale Péter Erdő, primate di Ungheria. A differenza dell’esuberante e lacrimoso Tagle, egli è un erudito riservato sul piano emozionale. […]

«Ha la reputazione di non amare le luci della ribalta e di essere un po’ suscettibile. Durante il Sinodo sulla Famiglia, nel 2015, malgrado le pressioni esercitate dall’apparato papale, ha usato la sua posizione di relatore generale per difendere in maniera magistrale l’insegnamento tradizionale. Un osservatore del Vaticano lo descrive come “fastidiosamente conservatore, cosa che potrebbe essere esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento”».

La vaticanista del Messaggero Franca Giansoldati condivide questo giudizio. In un articolo del 6 maggio 2024 ha riferito di una intervista del cardinale Erdő nella rivista Cardinalis-Magazine del 2 maggio, in cui ha scritto: «Il primo argomento affrontato da Mons. Erdő è stato il fenomeno della scristianizzazione, che da decenni mina in maniera drammatica la presenza della Chiesa in Occidente. Come antidoto, Erdő augurerebbe un rafforzamento dei movimenti e della centralità della fede.
«Egli dichiara: «Se si trattasse di un periodo di crisi, numerose tendenze sparirebbero rapidamente, ma sembra che siamo di fronte ad una crisi a lungo termine. La crisi è sempre sinonimo di pericolo, ma anche di opportunità. Ma è importante che la nostra identità cristiana cattolica resti radicata nelle cose più essenziali e cioè nel fatto che Cristo è risuscitato, che noi crediamo in Dio, nella Trinità e nella vita eterna».

Franca Giansoldati prosegue il suo resoconto dell’intervista: «Per ciò che riguarda il rischio di scisma in Germania causato dalle spinte ultra progressiste di gran parte dell’episcopato, Erdő è prudente, e afferma: Come molti altri, io constato – come nel corso degli ultimi Sinodi – che sta per emergere nella Chiesa una sorta di “alternativa”.

«Certuni pensano che il cristianesimo è quasi una religione naturale che, sulla base della buona volontà e dell’apertura intellettuale, possa seguire i bisogni delle persone nella società odierna e cercare delle soluzioni che sembrano ragionevoli, che se hanno un legame con la Bibbia è ancora meglio.
«Ma si tratta di inventare delle soluzioni e delle risposte con una logica umana.

Poi ripete: «Noi siamo piuttosto dei discepoli di Cristo. (…) la voce di Gesù, il fondamento dell’Eucarestia, il Padre Nostro e altre cose che sono state conservate sono precisamente il contenuto del Suo insegnamento. Noi abbiamo un tesoro e non siamo condannati ad affrontare i problemi del nostro tempo a mani vuote».

Da parte sua, Damian Thompson, in UnHerd, cita con circospezione altri nomi: «Che ne è dei cardinali moderni che sono difficili da classificare? Il primo papabile in data è Pierbattista Pizzaballa, il Patriarca latino di Gerusalemme, nato in Italia. Questi ultimi mesi, con gli orrori che si sono susseguiti alla sua porta, hanno rivelato un diplomatico di rara abilità.

«La sua condanna degli attacchi delle forze di difesa israeliane contro i civili a Gaza gli è valso il rimprovero del Ministro israeliano degli Affari Esteri, ma egli aveva prima condannato Hamas per la sua “barbarie” e si era offerto come ostaggio al posto del ragazzi israeliani. E se non è difficile crederlo quando afferma che non si augura assolutamente di diventare Papa, è possibile che sia costretto a pensarci due volte.

Poi Thompson parla dei cardinali asiatici: «Tre nomi si ripetono continuamente: William Goh di Singapore, ortodosso in materia di sessualità, discretamente critico della capitolazione davanti a Pechino; Charles Maung Bo  del Myanmar, ugualmente critico dell’accordo con la Cina; e  You Heung-Sik, della Corea del Sud, nuovo Prefetto del Dicastero per il Clero.

Infine Thompson conclude senza indulgenza il suo giro d’orizzonte citando il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: «Questo italiano di 69 anni è visibilmente al posto di guida e la sua candidatura è presa sul serio. […] E’ stato lui a progettare nel 2018 l’accordo del Vaticano con Pechino, il quale – come aveva previsto l’ex vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen – trasformerà la Chiesa cattolica cinese, compresi i credenti clandestini perseguitati, in una filiale al 100% del Partito Comunista cinese.

«E’ esattamente ciò che è accaduto. Il cardinale Zen, oggi 92enne, è considerato da numerosi cattolici ortodossi come un santo vivente, egli ha espresso considerazioni straordinarie nei confronti di Parolin: “E’ molto ottimista, e questo è pericoloso. Io ho detto al Papa che lui [Parolin] aveva lo spirito avvelenato. Egli è molto gentile, ma io non ho alcuna fiducia in lui. Egli crede nella diplomazia, non nella nostra fede” Una fonte vaticana che ha lavorato con Parolin si fa portavoce di questa opinione: “E’ gentile con tutti, ma è vuoto dentro”».


La fumata bianca sarà dissipata dalle reti sociali?

In definita non vi è niente di certo, e Damian Thompson ricorda: «Ogni osservatore del Vaticano vi dirà che nel corso degli ultimi giorni di un pontificato appaiono dei nuovi papabili». Di certo, «si può facilmente immaginare che dei cardinali leggermente liberali votino per un candidato leggermente conservatore che potrebbe affrontare i danni strutturali degli ultimi 11 anni. Un prete che ha lavorato in Curia ha dichiarato: “Francesco ha lasciato il Diritto Canonico con così tanti buchi da farlo assomigliare alla superfice di Marte”».

Si può anche considerare che «nel corso delle loro conversazioni prima del conclave, la maggior parte dei cardinali converrà sul fatto che il prossimo Papa dovrà essere in grado di supervisionare un lavoro urgente di riparazione che chiarisca la dottrina e gli intendimenti dell’autorità ecclesiastica, e metta fine alla jihad [guerra santa] contro i cattolici tradizionali, di cui molti sono più giovani di una generazione o due dei baby-bombers che li tormentano usando il loro gergo»

Ma il giornalista britannico ricorda che «i cardinali sanno che devono scavare nel passato dei principali candidati; non hanno scelta. Il prossimo Papa sarà oggetto di un esame minuzioso, immediato e spietato da parte degli investigatori online.
Un articolo pubblicato nel 2021 su The Tablet dallo storico della Chiesa Alberto Melloni descrive una catastrofe fin troppo credibile:
«Esce il Papa appena eletto. Mentre sorride e si presenta umilmente alla folla che sta in piazza, esce un messaggio isolato sulle reti sociali che lancia un’accusa stupefacente: il nuovo Papa, quand’era vescovo, non ha agito contro un prete che poi ha commesso altri crimini. In piazza San Pietro e nelle sale stampa gli occhi passano dal balcone agli smartphones… Il Papa è tornato dentro e si è dimesso. La Sede è di nuovo vacante».

E Damian Thompson deplora l’elezione del 2013: «La verità è che numerosi cattolici argentini di ogni appartenenza  ideologica conoscevano i difetti del carattere di Francesco: la sua segretezza compulsiva, i suoi regolamenti di conti, le sue preoccupanti alleanze e il suo governare con la paura».

Da cui questo auspicio: «Quando il nuovo Sommo Pontefice salirà sul balcone, vi sarà un momento di inquietudine mentre i fedeli consulteranno il loro telefono portatile. Ma se i cardinali hanno fatto il loro lavoro correttamente, gli applausi riprenderanno rapidamente. E se voi ascolterete attentamente sentirete un altro suono proveniente da tutti gli uffici del Vaticano: un sospiro di sollievo perché il giuoco [da incubo] è finalmente finito».








 
giugno 2024
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