Solidarietà a Mons. Carlo Maria Viganò



 di Giovanni Servodio






Come era prevedibile, dopo che Mons. Carlo Maria Viganò ha reso noto che il Vaticano lo ha sottoposto a processo con l’accusa di scisma, le reazioni più diffuse sono state di solidarietà.

Ci si dovrebbe stupire per tale solidarietà, poiché l’accusa di scisma per un vescovo cattolico dovrebbe sollevare dispiacere e preoccupazione: essendo in giuoco la sorte di una parte della Chiesa.

E invece, come hanno detto in tanti: siamo tutti Viganò.
Ed è realmente così: è da undici anni che contro Bergoglio si accumulano appunti, accuse, correzioni filiali, petizioni e richieste di dimissioni, ci sono perfino i casi di fedeli, chierici e laici, che si rivolgono Dio perché chiami a Sé Bergoglio il prima possibile.

Cosa è successo? E’ successo che Bergoglio ha dato prova in più occasioni e con ripetuti atti di voler stravolgere la vita della Chiesa in tutti campi: dal dottrinale al morale al pastorale; come se la Chiesa fosse una cosa sua.
Solo sul sito Una Vox sono raccolti più di 700 articoli che criticano le parole e gli atti di Bergoglio, e sono solo una parte di tutti gli articoli critici scritti in Italia e all’estero.

Non v’è dubbio, quindi, che in Bergoglio c’è molto che non va dal punto di vista cattolico, nonostante egli occupi il Soglio di Pietro.
Ma trattandosi del Papa si dovrebbe manifestare sottomissione e obbedienza, ma nessun cattolico può trascurare il dovere di sottomettersi e di obbedire prima a Dio e poi al capo della Chiesa. Se il capo della Chiesa sbaglia, il cattolico ha anche il dovere di riprenderlo, perfino di invitarlo a lasciare il posto a qualcun altro.
Questo potrebbe apparire un atteggiamento scismatico, ma siccome scisma significa lacerazione, separazione, la domanda è: chi lacera e separa? E la risposta più diffusa è: Bergoglio e i suoi accoliti.

Intendiamoci, rispettare Bergoglio in quanto detentore del Papato è cosa doverosa, ma in relazione al papato e non a Bergoglio. E allora? Allora è giusto chinare il capo davanti a Papa Bergoglio e immediatamente sollevare il capo è far notare a Bergoglio che sbaglia e che deve sentire il dovere di smetterla o di andarsene; perché, finora, è Bergoglio che si trova in stato di scisma.

Queste brevi e incomplete considerazioni portano a concludere che non è Mons. Viganò, non sono i tanti cattolici ad essere scismatici: anzi, separarsi da chi è in stato di scisma significa rimanere totalmente entro la Chiesa, e se possibile cercare di ricucire la tunica lacerata da Bergoglio.

A questo punto è bene ricordare che le condizioni in cui si trova adesso la Chiesa, non risalgono a Bergoglio, egli è solo l’ultimo epigono di un processo iniziatosi col Vaticano II, che ha portato tantissimi cattolici, chierici e laici, a vivere separati dalla gerarchia ufficiale per il bene delle loro anime e per il bene della stessa Chiesa.
Infatti, chi ha a cuore, com’è giusto, il bene della Chiesa e il bene della propria anima non può esimersi dal vivere nella Chiesa, ma non con la Chiesa attuale, in attesa che Gesù Cristo, il vero ed unico Capo della Chiesa, decida di intervenire secondo i Suoi insondabili disegni.
Ma quando Nostro Signore deciderà di farlo è bene che i veri cattolici siano pronti a collaborare con il Suo intervento; così che non accada che Nostro Signore trovi dei cattolici tiepidi e li vomiti dalla Sua bocca (Cfr. Apoc. 3, 15-16).

Tornando allora a Mons. Viganò, anche noi gli esprimiamo la nostra solidarietà e auspichiamo che il suo esempio possa essere seguito da tanti altri successori degli Apostoli, oltre che dai tanti fedeli chierici e laici come già accade. 

Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. (Atti 5, 29)











 
Giugno 2024
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