Siate forti!

Nuovi vescovi per la Fraternità San Pio X



di Don Benoît de Jorna, FSSPX



Lettera agli amici e benefattori del distretto di Francia, n° 95


Pubblicata il 19 giugno 2024 sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine







Ecône, Svizzera - 30 giugno 1988
Consacrazione dei quattro vescovi della Fraternità San Pio X




Cari amici e benefattori,

trent’anni fa, il 30 giugno 1988, Monsignor Lefebvre realizzava «l’operazione sopravvivenza» della Tradizione cattolica, consacrando quattro vescovi ausiliari per la Fraternità San Pio X.

Il venerato prelato aveva fatto di tutto per evitare quella consacrazione, in particolare andando a Roma più e più volte per aprire gli occhi alle autorità ecclesiastiche sulla grave crisi, forse la peggiore della storia, che attraversava la Chiesa: deriva dottrinale ed anche morale, decomposizione liturgica, scomparsa della pratica religiosa, preoccupante scomparsa delle vocazioni sacerdotali e religiose, e come conseguenza la sempre più rapida cancellazione dell’impronta cristiana nei nostri paesi, seguita dalla attuazione di leggi persecutorie relative al segreto della confessione, alla predicazione evangelica, alla difesa della vita, al mantenimento delle norme morali e all’affermazione della natura delle cose.

Ma non si fece nulla. Davanti a questo inspiegabile accecamento, Monsignor Lefebvre capì, nella preghiera e nella meditazione, che la volontà di Dio era che egli si desse degli ausiliari, e poi dei successori, nel compito episcopale di conferire il sacramento della Cresima e il sacramento dell’Ordine, perché la Chiesa continuasse.
Non erano passati nemmeno vent’anni dalla fondazione della Fraternità San Pio X.

Quelle consacrazioni misero ogni cattolico legato alla Tradizione di fronte alla «tragica necessità di scegliere».
Era impossibile rimanere neutrali, passare oltre, pensare di non scegliere: o si accettavano i «sacerdoti di Ecône», ordinati dai nuovi vescovi, o si rifiutava ogni rapporto con loro.

Fu un a lotta impressionante che divise le famiglie, gli amici, le associazioni, le cappelle. Anche se, contrariamente alle previsioni di Mons. Perl, l’80% dei fedeli rimasero fermi e solo il 20% sentirono il dovere di separarsi.

Adesso la Fraternità San Pio X celebra il suo mezzo centenario. Dal 1988 essa ha più che triplicato il numero dei sacerdoti, passando da 200 a 700 sacerdoti. Essa ha moltiplicato i Priorati, le cappelle, le scuole e le opere di pietà e di dottrina, anche su internet, dove si trovano migliaia di testi, di registrazioni e di video che permettono di formarsi cristianamente e di comprendere sia la situazione attuale della Chiesa sia il ruolo provvidenziale della Fraternità San Pio X, senza che essa abbia scelto di farlo.

Per i cattolici legati alla Tradizione che ricorrono al ministero della Fraternità San Pio X, la vita religiosa è diventata in qualche modo più facile, quanto meno in Francia.
Io ho conosciuto un uomo che negli anni settanta, per poter assistere alla vera Messa era obbligato a prendere il treno dall’Olanda per raggiungere Mons. Ducaud-Bourget a Parigi.
Oggi non è più così: se egli vivesse ancora non dovrebbe percorrere centinaia di chilometri, perché potrebbe beneficiare di quattro luoghi di culto della Fraternità San Pio X nel suo paese, di altri in Belgio e anche dei luoghi di culto in Francia vicini alla frontiera.

Questa relativa facilità per vivere una vita cristiana fedele alla Tradizione è, come la lingua di Esopo, la migliore e la peggiore delle cose. E’ un bene perché permette a molte anime di poter beneficiare più facilmente delle ricchezze della grazia,, ma è anche un  pericolo poiché rischia di farci adagiare nella comodità e di perdere il vigore, il dinamismo, lo slancio della nostra vita spirituale.

Io penso in particolare ai nostri giovani. Essi hanno conosciuto solo una Fraternità San Pio X molto ben radicata nelle chiese e nelle cappelle o almeno dei luoghi di culto decenti e comodi, ben diversi dai capannoni squallidi e sporchi dei primi tempi. Hanno conosciuto la rete delle scuole veramente cattoliche e non hanno mai provato come i loro genitori l’angoscia di non sapere come trasmettere una educazione cristiana senza una scuola cattolica degna di questo nome. Per essi, i vescovi ausiliari della Fraternità San Pio X sono una istituzione normale, come in qualche modo sempre esistita, senza che si chiedano come e quando essi siano stati consacrati.

Il pericolo è che, a causa di questa facilità, per benefica che sia, essi perdano il gusto dello sforzo, del senso della battaglia, l’amore per il sacrificio.
Io non dico che tutti ne siano colpiti in maniera grave, poiché io vedo molti giovani «tradizionali» generosi fedeli, coraggiosi e ne gioisco molto. Ma, al tempo stesso, è impossibile non notare la percentuale di coloro che, per così dire, seguono solo a intermittenza la linea di assoluta fedeltà alla fede insegnataci da Monsignor Lefebvre.

E’ una realtà tangibile quella di molti giovani provenienti da famiglie pienamente impegnate nella battaglia della Fraternità San Pio X, di molti giovani che hanno frequentato solo le cappelle e le scuole della Fraternità San Pio X, e che si scoprono un giorno cristiani e un giorno mondani; un giorno della Fraternità San Pio X e un giorno dell’Ecclesia Dei, perfino carismatici; un giorno alla Messa tradizionale e un giorno alla Messa nuova; un giorno in pellegrinaggio a Pentecoste da Chartres a Parigi e un giorno da Parigi a Chartres.

Ora, per conservare oggi integralmente la fede, non si può vacillare, transigere, sminuirla o annacquarla: sarebbe un pericolo mortale scivolare sulla china del lasciarsi andare. Bisogna fare al contrario, anche se non è facile: risalire senza posa la corrente, andare contro il pensiero dominante, reagire al male che ci circonda e che cerca di penetrare in noi. Questo comporta fatica, è doloroso, logorante, scoraggiante. Ci viene voglia di mollare, sdraiarci per un po’ sul bordo della strada, smettere almeno per un po’ di essere sistematicamente «in reazione».

Si tratta di una grande tentazione, che colpisce tutti, ma particolarmente i giovani, i quali amano naturalmente il cambiamento, la novità. La monotonia, il ripetersi delle stesse (piccole) difficoltà logorano le loro energie, le loro buone disposizioni, le loro più ferme risoluzioni.

Ed è a questo punto che noi abbiamo bisogno, piccoli e grandi, giovani e meno giovani, della virtù della Fortezza, che rinnova, costantemente e malgrado la lunghezza del tempo, la  nostra determinazione assoluta, intangibile di rimanere fedeli fino alla fine. Questa virtù della Fortezza, sottolinea San Tommaso, ci è particolarmente necessaria per sopportare un piccolo male quando esso dura a lungo. Poiché la sopportazione di un male piccolo, ma interminabile, è come quel metodo di tortura (probabilmente mitico) che si chiama «supplizio della goccia d’acqua». E’ una goccia d’acqua che cade sulla testa e che non fa veramente male e procura solo un po’ di fastidio. Ma la sua ripetizione indefinita, per ore e giorni, finisce col diventare assolutamente insopportabile.

Oggi noi abbiamo bisogno, e particolarmente i nostri giovani, di questa virtù della Fortezza che permette di sopportare i piccoli inconvenienti di una vita integralmente fedele alla Tradizione cattolica, che permette di mantenere la retta linea della fede, di non transigere con ciò che non attiene alla fede, anche se questa «intransigenza» a volte è un po’ difficile personalmente, in famiglia, nelle amicizie, sul piano professionale. 

Se la virtù della Fortezza ci è assolutamente necessaria per perseverare in una vita cristiana totalmente fedele alla Tradizione, per sopportarne i piccoli inconvenienti e la relativa monotonia, noi ne avremo bisogno anche nel prossimo futuro per affrontare l’evento ecclesiale che comincia a profilarsi.

Come ho detto all’inizio, il 30 giugno 1988, Monsignor Lefebvre compì l’«operazione sopravvivenza» della Tradizione cattolica, consacrando quattro vescovi ausiliari.
Questi vescovi, che all’epoca erano molto giovani, dopo trent’anni sono evidentemente non più giovani. Poiché la situazione ecclesiale non è migliorata dal 1988, si rende necessario pensare di dar loro degli aiutanti, che un giorno diventeranno i loro successori.

Quando una tale decisione sarà annunciata dal Superiore Generale, bisognerà attendersi lo scatenamento mediatico contro gli «integristi», i «ribelli», gli «scismatici», i «disobbedienti» e così via. A quel punto noi dovremo affrontare le contraddizioni, le ingiurie, il disprezzo, i rifiuti e forse anche delle rotture con le persone a noi vicine.

In quella occasione cruciale, ci sarà molto necessaria la virtù della Fortezza e grazie ad essa noi tutti dovremo dimostrare la nostra assoluta fedeltà alla fede cattolica integra, alla vera Tradizione della Chiesa, a Nostro Signore Gesù Cristo Re delle persone, delle famiglie e delle società; la nostra fedeltà anche alla Fraternità San Pio X, arca di salvezza suscitata dalla Provvidenza in mezzo al diluvio che minaccia di inghiottire la Chiesa e la civiltà.


Notizia






Don Benoît de Jorna è l’attuale Superiore del Distretto di Francia della Fraternità San Pio X. E’ stato Direttore del Seminario San Pio X di Ecône.





 
giugno 2024
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