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Effeminatezza compulsiva al vertice della Chiesa In giro c’è troppa papaggine Articolo di Mastro Titta
![]() Presentazione
di Marco Tosatti
E niente, sto cercando di andare in ferie, ma poi arrivano gli Alleati dell’Eucarestia, e ora Mastro Titta a cui non si può dire di no. In generale, e in particolare a questo articolo, che ci sembra magistrale nella sua ironia. Buona lettura e condivisione. L'articolo
“La realtà è più importante dell’idea” pigola Francis nella prefazione alla fatica letteraria dei cardinali Hollerich e O’Malley sulla condizione femminile nella Chiesa. Indovinate un po’? Condizione non adeguatamente valorizzata, al punto che le donne “soffrono per il mancato riconoscimento”. Traduzione per i diversamente senzienti: donne prete. O preti che si sentono donne, evirati o no. Non che la differenza balzi sempre all’occhio anche rebus sic stantibus, ma non cavilliamo. Nell’imminente sorpresa dello Spirito ci rivolgeremo loro chiamandol* don*. Spiegheranno che nella Chiesa delle origini “don*” era l’abbreviazione di “donna”. La “Chiesa delle origini”, altrimenti nota come “vera Chiesa”, è un po’ come i peti dei dinosauri che hanno causato la prima crisi climatica: nessuna l’ha mai vista, ma tutti credono alla sua esistenza. Monsignore e Monsignori, voilà la Chiesa Sinodale. The Rocky Horror Picture Church. Titolo del libro pietra miliare della patristica cattolica riformata, pardòn nonnistica (nel senso di nonnismo nei confronti dei fedeli militanti): Donne e ministeri nella Chiesa Sinodale. Quello che pudicamente VaticanNews omette è che coautrice del volume è Jo Bailey Wells, vescova d’Inghilterra e Sottosegretaria Generale della Comunione Anglicana. Moglie, guarda caso, di un prete (sarebbe quasi una notizia confortante, vista la temperie sessuale). Oste, com’è il vino? Ho constatato riguardo a tutto il materiale cartaceo prodotto da Bergoglio e i suoi pedoni – encicliche, esortazioni, motu proprio, libri, meditazioni e via dicendo – che sono sempre più banali delle marchette che li promuovono. Un qualsiasi articolo su Sorelli Tutti esprime il pensiero di Bergoglio in modo più ficcante ed esatto di quanto non faccia lui stesso. Nel caso della prefazione al libro in questione, difficilmente leggendoli troverete un surplus rispetto al pezzullo di VaticanNews. Si tratta di pubblicazioni che servono ad impartire ordini. La riflessione estesa, il ragionamento sono il make-up anti-age. Serve a dare una patina culturale, casomai qualche malizioso pensi che i nostri si mettano a scrivere roba ad mentula canis. Il libro conserva l’aura mitica dell’intellettualità, per quanto anche Zlatan Ibrahimovic sia uno scrittore prolifico, avendo all’attivo ben tre titoli. Secondo aspetto: l’antipensiero di Francis, “la realtà è più importante dell’idea”. La realtà stessa è un’idea, fatto che Francis probabilmente ignora. Pensate a Bergoglio come ad un cuoco da trattoria che propone antipasto di bruschetta, linguine all’aglione, lombata di vitello in porchetta con contorno di crocchette di patate, e la torta della nonna che la nonna aveva preparato da nubile. Solo che invece di dividere il cibo in portate le frulla tutte insieme, servendovi un frappé bello caldo. La forma è sostanza, poi arriva “la realtà” di Bergoglio: il fideismo cremoso in non si sa bene cosa. Questo pappone Brodoglio lo chiama “realtà”. Dire che “la realtà” è più importante “dell’idea” suona bene ma significa un beneamato. Dipende da quale realtà, e soprattutto quale idea: prendete una pizzata in cattedrale con Francis e il principio di identità e non contraddizione di Aristotele, e ditemi se ha riscattato più uomini dalla propria miseria spirituale e materiale una Quattro Stagioni riscaldata o la Metafisica dello Stagirita. Il divino soccombe contro i villi intestinali. A livello apicale la Chiesa è femminista ed omosessualista perché ambigua e irrisolta nella propria fede. Forse in anni passati Bergoglio ha anche provato a credere, non discuto. Come tutti i mediocri che coltivano immagini smodatamente grandiose di sé, ha scimmiottato ora questo ora quello senza imbroccarne mezza, fallendo su tutta la linea. Ostenta una profondità spirituale che semplicemente non possiede. Questa ipersensibilità delle alte sfere vaticane verso il mondo femminile – e femminista in senso rivendicativo – è indicativa dell’effeminatezza compulsiva che governa quelle (in)coscienze. Parafrasando Battisti: donne, dududù, in cerca di gay, che trovano guai. La promiscuità non è in prima battuta erotica, ma appunto una questione di fede, o della sua assenza. Quando disconosce Dio o tenta di addomesticarlo, l’uomo cessa di riconoscere se stesso. Il risultato è che in giro c’è troppa papaggine. |