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Ginevra: Vietata la processione alla Fraternità San Pio X ![]() Tribunale Federale di Ginevra Dopo quasi 18 messi dalla presentazione del ricorso contro il divieto della processione del Corpus Domini, il Tribunale Federale ha pubblicato una sentenza datata 4 giugno 2024, con la quale ha confermato il divieto per l’Oratorio Saint-Joseph de Carouge, della Fraternità San Pio X. Comunicato del Priore dell’Oratorio Saint-Joseph de Carouge Nel 2022, il Cantone di Ginevra ha vietato tutti gli eventi religiosi: le processioni del Corpus Domini della parrocchia di Sainte-Claire, quelle dell’Oratorio Saint-Joseph e i battesimi nel lago della chiesa evangelica di Cologny. Si tratta di un divieto di principio. Il Servizio giuridico del Dipartimento per la sicurezza ha reso note le sue motivazioni alla Corte di Giustizia del Cantone: la processione è indegnamente qualificata come «dimostrazione aggressiva», «violenza simbolica» e «psicologica», nei confronti degli «atei e la comunità LGBT». Il Dipartimento ha parlato anche della «necessità di un controllo serio sui valori difesi dalle organizzazioni religiose». Tale considerazione è chiaramente antireligiosa. La religione è sospetta a priori. A partire dal 1993, l’Oratorio Saint-Joseph è stato autorizzato a celebrare il Corpus Domini con una processione. Si tratta infatti di un evento importante della vita cristiana, insieme al Natale e alla Pasqua. Le processioni esprimono e fanno condividere la fede nella Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia. Le processioni radunano tra 200 e 400 persone, in particolare famiglie con bambini, in una atmosfera pacifica e dignitosa. Non v’è mai stato alcun incidente, né chiasso, né sporcizia, né alcun disturbo ai negozi e al traffico. Si tratta di manifestazioni dell’«orgoglio cristiano». Riferendosi ampiamente alla sua sentenza del 23 marzo 2024 sui battesimi nel lago, il Tribunale attua «due pesi e due misure» e si accontenta di argomentazioni fragili e discutibili. Esso richiama la «concezione ginevrina dei rapporti fra Chiesa e Stato», senza fornire precisazioni e accontentandosi di una «interpretazione insostenibile» sul problema della giuridicità. D’altra parte, il Tribunale non affronta mai la difficoltà posta dalla dichiarazione di impegno prevista dal regolamento attuativo come prerequisito per la registrazione e l’attuazione della processione. Eppure tale dichiarazione è formulata in modo tale da compromettere la libertà di esprimere le posizioni della Chiesa cattolica su argomenti come l’aborto o gli atti omosessuali. Bisognerà censurare la Bibbia? Peraltro, l’affermazione del primato dell’ordine giuridico svizzero, senza precisazioni o sfumature, esclude in linea di principio la possibilità di una disobbedienza civile a base religiosa, che in altri tempi è stata l’unico baluardo ad ogni tipo di barbarie. D’ora in poi, l’espressione della fede negli spazi pubblici è possibile solo per coloro che hanno firmato la detta dichiarazione di impegno. Al di là dei dubbi su questa dichiarazione di impegno, l’Oratorio Saint-Joseph accetterà di essere registrato a Ginevra solo come cattolico romano. La sua situazione particolare, infatti, riguarda solo una problematica interna alla Chiesa cattolica romana. La nuova legge del 2019 sulla laicità e il suo regolamento di applicazione del 2020, hanno scombussolato ogni situazione fino ad allora pacifica. Inizialmente presentata come la regolamentazione degli aspetti puramente amministrativi, le condizioni restrittive per le manifestazioni religiose non erano note quando la popolazione ha approvato le legge; tale che è messa in discussione la sincerità del voto di allora. Peraltro, la campagna per le elezioni cantonali del 2023 ha permesso di constatare nei dibattiti un consenso contro il divieto di manifestazioni religiose. Bisognerà cambiare la legge. La registrazione presso lo Stato non deve condizionare l’esercizio della libertà religiosa, ma deve limitarsi agli aspetti amministrativi. Il Tribunale Federale ha scelto di distorcere la libertà religiosa sullo stampo della laicità ginevrina, invece di portare tale laicità al rispetto della libertà religiosa che pretende di professare. Quantunque costernato, l’Oratorio Saint-Joseph prende atto di questa decisione e non farà ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo. |