GIORNATA DI PREGHIERA:

Da Assisi a Roma… era inevitabile!


di Belvecchio

Papa Bergoglio, col cuore «profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano», ha indetto una «una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero».
L’annuncio è stato dato all’Angelus di Domenica 1 settembre, per il prossimo sabato 7 settembre.

A leggere il testo ufficiale dell’intervento di Papa Bergoglio, si resta colpiti da alcuni passi che sottolineano l’importanza della pace nel mondo, ma si rimane anche stupefatti per la totale mancanza del minimo riferimento al Re della Pace: Nostro Signore Gesù Cristo.
Dal papa cristiano ci si aspetta che parli di Cristo!
Evidentemente, qualcosa è cambiato nelle menti e nei cuori degli attuali uomini di Chiesa, tanto da far pensare che in loro ormai la dea “pace” abbia definitivamente rimpiazzato il Dio Trino. Anche perché, la mancata menzione di Nostro Signore Gesù Cristo sembra giustificarsi con il ripetuto richiamo a Dio, che dal contesto sembra non essere il Vero Dio, ma un “dio” indistinto e comune a tutti, non credenti compresi.

«Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza  nella giustizia e nell’amore (Enciclica Pacem in terris)».

Questo richiamo di Papa Bergoglio fa capire che la sua prima istanza è pari a quella di Papa Roncalli: la convivenza nella giustizia e nell’amore; dove il Signore Gesù è solo un accessorio.
Ed è talmente prevalente questa istanza, che Papa Bergoglio non esita a rivolgersi, non solo «all’intera Chiesa Cattolica», ma «a tutti i cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità.»

Ora, che l’istanza sentimentale umana possa far sgorgare appelli di cotanta universalità, è cosa ben comprensibile, ma il minimo buon senso spinge a chiedersi “in nome di che?”. E a questa domanda la risposta è una sola: la pace, per la pace, in nome della pace; perché la pace, dice Papa Bergoglio, «è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità». Dove le barriere non possono che essere: l’essere cattolici, o cristiani, o appartenenti ad “ogni religione”, o non credenti. E dove il senso dell’esistenza trova in se stessa ogni giustificazione, ogni principio e ogni fine. L’esistenza umana per l’esistenza umana, al pari della pace per la pace. Una sorta di ultimo stadio dell’abbrutimento umano e della desertificazione spirituale.

E non sembri una forzatura questa nostra considerazione, perché Papa Bergoglio spiega che «la convivenza nei popoli e tra i popoli» si costruisce con «la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo», che è «l’unica strada per la pace».
Quindi è chiaro che l’umana esistenza può prescindere dall’adorazione del Vero Dio, poiché in tutto basta la pace, la pace umana, la pace che scaturisce dall’incontro e dal dialogo.

Discorsi come questi, che da cinquant’anni imperversano nelle nostre chiese, sembrano scaturire da delle menti avulse da ogni elementare informazione storica, sia essa documentaria o mitica. È da migliaia di anni che gli uomini si incontrano e dialogano, ed è da migliaia di anni che si fanno la guerra; a riprova che non bastano i discorsi, le esortazioni, gli appelli, i confronti, i dialoghi e le buone disposizioni umane, perché sta scritto: «senza di me non potete far nulla», e «chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.» (Gv 15, 5-6).

Non dovrebbe essere il Papa il primo a ricordarsi e a ricordare questa verità elementare?

E invece Papa Bergoglio, prescindendo dall’insegnamento di verità di Nostro Signore, invita «ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà».
Invita cioè a pregare e a digiunare sia chi “rimane in Lui”, sia i tralci che si seccano, si buttano via e si gettano in mezzo al fuoco, perché, secondo la nuova Chiesa conciliare, anche i tralci che non danno frutto possono dare il frutto della pace.
Una clamorosa contraddizione che ormai, in questo mondo senza Dio, non disturba, né colpisce più nessuno. Come non turba minimamente l’incongruenza della chiamata a pregare Dio, rivolta sia ai credenti, sia ai miscredenti, sia agli increduli: quale Dio potranno mai pregare tutti costoro, se non la moderna dea “pace” che negli ultimi pochi secoli ha fatto più morti ammazzati delle migliaia di anni di storia dell’umanità?

E mentre tutti vengono chiamati a raccolta in piazza San Pietro, centro della Cristianità, … - tutti: che credano o che non credano il Vero Dio, purché credano la dea “pace” -, Papa Bergoglio chiede «a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione».
Sì, avete letto bene, come hanno ascoltato bene i fedeli riuniti in piazza San Pietro quel 1 settembre “nero”: «qualche atto liturgico»… un qualsiasi atto liturgico… una cosa qualsiasi… perché è davvero come abbiamo detto prima: non ci si rivolge seriamente al Vero Dio, secondo il culto dovutoGli, ci si vuole rivolgere sostanzialmente alla dea “pace”, per la quale basta una qualsiasi cosa che sia d’effetto per la radicata irreligiosità dell’uomo moderno.

Sono davvero finiti i tempi bui nei quali in chiesa si pregava:

Deus, a quo sancta desidéria, recta consília et iusta sunt ópera: da servis tuis illam, quam mundus dare non potest, pacem; ut et corda nostra mandátis tuis dédita, et, hóstium sublata formídine, témpora sint, tua protectióne, tranquilla. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum. Amen.
O Dio, da cui viene ogni santo desiderio, retto consiglio ed opera buona, concedi ai tuoi servi quella pace che il mondo non può dare: affinché i nostri cuori siano dediti all’osservanza dei tuoi precetti e, cessato il timore dei nemici, la nostra vita, per la tua protezione, sia tranquilla. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli. Amen.
(Messale tradizionale, Oratio della S. Messa votiva per la pace)

Quelli erano altri tempi… era un altro discorso… era un’altra Chiesa!

I cattolici sono avvertiti: devono impegnarsi «a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace»…
no, non devono più impegnarsi per rendersi meritevoli della vita eterna, non più… oggi, seguendo i falsi insegnamenti del Vaticano II e l’afflato umanitario di Papa Bergoglio, devono impegnarsi per il trionfo della dea “pace”, la nuova divinità terrena in nome della quale il vescovo di Roma convoca la prima grande assisi interreligiosa e interculturale nel centro della Cristianità.

Da Assisi a Roma… era inevitabile!





settembre 2013

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