Il grande miracolo

degli 813 Martiri di Otranto

1480
 



di Redazione


544 anni fa

L’eccidio ad opera dei Turchi degli 813 Martiri di Otranto

e

Il Miracolo di Primaldo






La statua della Madonna nella Cappella dei Martiri ad Otranto



Il 28 luglio del 1480, davanti ad Otranto, in Puglia, si presentò una flotta turca composta da 150 navi, proveniente da Valona, sulla costa dell’Albania, che era sotto la dominazione turca.

I Turchi intendevano arrivare in Italia per giungere pian pano fino a Roma; così approdarono sulla costa pugliese vicino ai laghi Alimini, a pochi chilometri da Otranto.
Qui sbarcarono l’esercito che avevano trasportato con le navi, composto da 18.000 uomini.




La flotta turca davanti alla città di Otranto


L’operazione era diretta da Gedik Ahmet Pascià, per conto del Sultano turco Mehmed II, soprannominato Fātih, Il Conquistatore.
Mehmed aveva occupato Costantinopoli nel 1453, provocando la fine dell’Impero di Bisanzio, e le sue mire erano rivolte all’Italia e a Roma, avendo in vista la costituzione di un regno musulmano ad imitazione di quello che altri musulmani avevano instaurato in Spagna, in tal modo tutto il Mediterraneo sarebbe finito in mano musulmana.

I Turchi assediarono subito la cittadina di Otranto e chiesero ai 6000 abitanti di arrendersi e di convertirsi all’Islam. Ma gli Otrantini resistettero all’assedio per 15 giorni, dal 28 luglio all’11 agosto, quando i Turchi riuscirono ad entrare nella città attraverso una breccia che le palle dei loro mortai avevano aperto nelle mura.

Entrati in città, i Turchi dovettero far i conti con i combattenti che continuarono a resistere, mentre il resto della popolazione si era rifugiata nella Cattedrale.
Abbattuta la porta della Cattedrale, i Turchi si trovarono al cospetto dell’arcivescovo Stefano Pendinelli, vestito con i paramenti e con il Crocifisso in mano, il quale ingiunse loro di convertirsi a Cristo; ma i Turchi gli risposero «o Maometto o la sciabola» e lo fecero a pezzi con le scimitarre, la sua testa fu infilzata su un palo e fatta sfilare all’ingresso della città.
Fino alla fine, il valoroso prelato incoraggiò il popolo a rimanere fedele a Cristo e alla Sua Santa Chiesa.

Allora i Turchi condussero la popolazione sul colle della Minerva, qui divisero la popolazione, mettendo da parte le donne e i ragazzi sotto i 15 anni per essere ridotti in schiavitù.
Gli uomini oltre i 15 anni vennero radunati per essere uccisi se non si fossero convertiti all’Islam: minacciarono di decapitarli tutti  se non avessero rinunciato a Cristo e abbracciato l’Islam; in cambio promisero che sarebbero stati liberati insieme alle loro mogli e ai loro figli: erano 813.

Tra loro vi era un vecchio sarto, molto rispettato da tutti: Antonio Pezzulla, detto Il Primaldo, il quale si rivolse ai concittadini dicendo:

«Fratelli miei, finora abbiamo combattuto per difendere la nostra terra, per salvare le nostre vite e per l’onore dei nostri sovrani. Ora è arrivato il momento di salvare le nostre anime per l’onore di Nostro Signore che è morto per noi sulla Croce. Perciò è giusto che moriamo per Lui, rimanendo saldi nella nostra fede. Con questa morte terrena otterremo la vita eterna e la gloria del martirio».

Commossi dal coraggio e dalle parole di Primaldo, gli uomini fecero un forte applauso e a una sola voce gridarono che preferivano la morte piuttosto che il rinnegamento di Gesù Cristo.

A questo punto, i Turchi lo presero e lo decapitarono per primo, ma si ricorda che il suo corpo senza testa rimase dritto in piedi fino al martirio dell’ultimo dei suoi concittadini.
Il soldato turco che lo aveva decapitato cerco invano di far cadere il corpo a terra, ma questo crollò solo quando fu ucciso l’ultimo degli uomini.



Il Miracolo di Primaldo


Uno degli ufficiali turchi, vedendo questo grande miracolo, si convertì e professò pubblicamente la sua fede nel cristianesimo: fu subito preso dai suoi compagni che lo impalarono.

Da quel giorno il colle della Minerva venne rinominato colle dei Martiri.

I corpi dei Martiri furono scoperti solo un anno dopo, quando Otranto fu riconquistata dal Napoletani; il cardinale Pietro Colonna, legato pontificio, fu tra i primi a trovare i resti.
Egli testimoniò che erano intatti e “i loro volti erano gioiosi, come se ridessero”.

L’attacco ad Otranto, con il martirio dei suoi abitanti, fu l’ultimo significativo tentativo militare dei Turchi di conquistare l’Italia meridionale.




Il Reliquario nella Cattedrale di Otranto


Oggi i resti dei Martiri di Otranto sono raccolti in sette teche di legno custodite nella Cappella dei Martiri, nel Duomo della città. Altre reliquie sono invece nel Duomo di Napoli e in altre chiese della zona.

Nel 1888 una parte delle reliquie dei Martiri della battaglia di Otranto venne portata nel Santuario di Santa Maria di Valleverde in Bovino, e ancora oggi è possibile trovare ciò che resta di questi Martiri nelle chiese della Puglia, di Napoli, e perfino della Francia e della Spagna.

Nella Cappella dei Martiri, quasi a custodire i resti dei Martiri, è presente al centro una statua dorata della Madonna, alla quale viene tradizionalmente attribuito un miracolo, secondo il racconto che è arrivato fino ad oggi.
Un soldato musulmano che era entrato in Cattedrale, vedendo la statua dorata, pensò che fosse tutta d’oro, la rubò e la portò a Valona, in Albania, Qui, però, si accorse che era solo di legno dorato e la gettò via. La statua fu riconosciuta e raccolta da una donna otrantina tenuta come schiava, la quale la fece rimandare ad Otranto dopo che la sua padrona ebbe partorito felicemente solo dopo le sue preghiere. La tradizione racconta che il viaggio di ritorno della statua avvenne su una piccola barca senza nessuno a bordo e abbandonata al mare senza neppure una vela; la barca attraversò da sola il mare e raggiunse Otranto dove la statua fu accolta con grandi feste e riportata in Cattedrale.


L’accaduto suscitò una tale emozione che fin dal 1539 si iniziò a parlare della canonizzazione dei Martiri di Otranto.
Nel dicembre 1771 Papa Clemente XIV dichiarò gli 800 otrantini uccisi sul colle della Minerva beati, e immediatamente nacque intorno a loro un forte culto devozionale, che li portò a diventare i Patroni di Otranto.

Nel 2007 Papa Benedetto XVI riconobbe Antonio Primaldo e i suoi concittadini Martiri della fede, e riconobbe anche il miracolo della guarigione di una suora, attribuito ai martiri di Otranto.

Il 12 maggio 2013 Papa Francesco ne ha disposta la canonizzazione.
I Martiri di Otranto sono stati proclamati ufficialmente santi e tutta la città ha festeggiato il loro sacrificio con amore e devozione.

La festa per i Martiri di Otranto ricorre il 13 agosto




La Cattedrale di Otranto








 
luglio 2024
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