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La Chiesa «migrante» di Francesco ![]() Gli emigranti - Angelo Tommasi - 1896 Domenica 29 settembre 2024, sarà celebrata la 110° Giornata Mondiale del migrante e del Rifugiato. Il 3 giugno, Papa Francesco lo ha annunciato in un messaggio in cui ricorda l’esperienza sinodale, iniziata a ottobre 2023 a Roma, «che ci ha permesso di approfondire la sinodalità come vocazione originaria della Chiesa» «Per la Chiesa è stata l’occasione di riscoprire la sua natura itinerante di Popolo di Dio in marcia nella storia, in pellegrinaggio, noi diremo “migrante”, verso il Regno dei Cieli». Per questo egli si basa sull’episodio biblico dell’Esodo, ove per 40 anni il popolo di Israele, fuggendo dalla schiavitù impostagli dai Faraoni d’Egitto, è in marcia nel deserto verso la Terra Promessa. «Del pari, è possibile vedere nei migranti di ogni epoca, come in quelli del nostro tempo, un’immagine vivente del popolo di Dio in marcia verso la Patria eterna». E Francesco prosegue dicendo: «Come il popolo di Israele al tempo di Mosè, i migranti fuggono spesso da situazioni di oppressione e di abuso, di insicurezza e di discriminazione, di assenza di prospettive di sviluppo». E non esita ad affermare che per molti, Dio è visto come «un compagno di viaggio,, una guida e un’áncora di salvezza. (…) «Quante Bibbie, Vangeli, libri di preghiere e corone del Rosario accompagnano i migranti nei loro viaggi nei deserti, nei fiumi, nei mari e nelle frontiere di ogni continente!» Qui Francesco dimentica che molti migranti portano con loro il Corano e la Misbaha [corona del rosario musulmano], e non la Bibbia e la corona del Rosario cattolico. Citando il Vangelo secondo San Matteo, il Sommo Pontefice ricorda: «Ero uno straniero e voi mi avete accolto», e commenta: «L’incontro col migrante, come con ogni fratello e sorella nel bisogno, è anche un incontro con Cristo». Dall’inizio del suo pontificato… Il giornalista francese Laurent Dandrieu è l’autore di un libro molto apprezzato pubblicato nel 2017: Eglise et immigration, le grand malaise : le pape et le suicide de la civilisation européenne [Chiesa e immigrazione, la grande malattia: il Papa e il suicidio della civiltà europea] (Presses de la Renaissance). Intervistato dal canale TV Libertés il 3 settembre 2017, egli ha dichiarato a proposito del messaggio del Papa per la Giornata dei Migranti, intitolata: «Accogliere, proteggere, promuovere ed integrare i migranti e i rifugiati»: «Molte persone, in difesa delle proposte del Papa fin dall’inizio del suo pontificato, dicono che si tratterebbe di un discorso puramente evangelico, si tratterebbe solo di promuovere la carità, e, tenendo questo discorso, il Papa sarebbe interamente nel suo ruolo. Ma si può notare che si tratta di un messaggio propriamente politico, visto che vi si trovano non meno di 21 suggerimenti politici concreti che il Papa raccomanda ai Governi». E il giornalista aggiunge: «Il Papa ritiene che, in virtù della centralità della persona umana, la sicurezza dei migranti deve avere sistematicamente la precedenza sulla sicurezza nazionale. Ora, non può esserci sicurezza personale senza sicurezza nazionale. E le popolazioni nazionali sono le grandi assenti in questo testo. (…) E’ assente la riflessione e la considerazione per il bene comune, che tuttavia è dottrina della Chiesa». Le «radici migratorie» dell’Europa Il 3 giugno 2024, nel corso della presentazione del messaggio del Papa, il cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha risposto ai giornalisti sulla questione migratoria prima delle elezioni europee. Egli ha esortato tutti a non ridurre la questione ad un concetto astratto. E ha incoraggiato gli elettori a non parlare più di «migrazione», ma di «migranti». Il cardinale si è fermamente opposto all’idea che «la migrazione è una crisi mondiale», idea che ha definito come «falsa» e «foriera di paura». Ed ha insistito sulla necessità di riconoscere il migrante come un fratello e una sorella, perché con un po’ di fraternità tutto sarebbe diverso; e ha fatto appello all’empatia. Infine, il cardinale Czerny ha esortato gli Europei a non dimenticare le «loro radici migratorie». E che la «razza umana» non è nata nel Vecchio Continente. Sul sito Boulevard Voltaire, Georges Michel rileva opportunamente il 4 giugno: «Radici migratorie: curiosa espressione al limite dell’ossimoro. Si può parlare di migrante o di discendente di migranti, con radici africane, italiane, portoghesi e altro ancora, ma non si può parlare di radici migratorie. «Come se la migrazione fosse una sorta di patria. Ci si aspetterebbe che un principe della Chiesa, originario della Vecchia Europa ed emigrato con la sua famiglia in Canada per fuggire dal comunismo, invitasse gli Europei a ricordarsi delle loro radici cristiane». A questo punto è utile citare un breve estratto dell’analisi contenuta nel dossier «Papa Francesco e i migranti» pubblicato su Nouvelles de Chrétienté n°169, gennaio febbraio 2018. «In una tribuna libera apparsa sul sito di Le Figaro il 23 gennaio 2017, il sociologo Mathieu Bock-Côté si schiera con Laurent Dandrieu in questo dibattito fondamentale sull’immigrazione (…) E afferma: «Dandrieu si chiede anche che cosa ci guadagni la Chiesa a disprezzare i popoli che storicamente si sono affidati ad essa. «Pur volendo essere assolutamente universale, il cattolicesimo avrebbe dimenticato il legame intimo e perfino insostituibile che ha creato con la civiltà europea? Va bene temere la scristianizzazione dell’Europa, ma si deve anche temere la de-europeizzazione del cristianesimo. «Come nota Dandrieu, Papa Francesco, che ha deciso che l’avvenire del cattolicesimo si troverebbe nelle periferie, non sembra troppo interessato alle periferie della civiltà europea, cioè a quei milioni di Francesi scristianizzati, che portano ancora con sé, non la nostalgia di un mondo cristiano, ma quella di un mondo in cui la Croce aveva ancora un significato. Le sole periferie degne di nota sarebbero dunque quelle esotiche?» Richiamo storico Quando milioni di Italiani emigrarono all’estero fin dalla fine del XIX secolo, Papa Leone XIII ricordava nella sua enciclica Quam aerumnosa (10 dicembre 1888), la disapprovazione della Chiesa delle emigrazioni. Sottolineando l’obbligo della Chiesa di sostenere tante anime che si esponevano a mali peggiori di quelli precedenti. «E’ deplorevole che
tanti miseri cittadini italiani, costretti dalla povertà a
cambiare patria, soffrano spesso angosce più gravi di quelle che
vogliono fuggire. E spesso, alle attività di ogni genere in cui
la vita del corpo viene consumata, si aggiunge la rovina delle anime,
che è molto più funesta.
«La prima traversata
degli emigranti è già piena di pericoli e di sofferenze;
molti incontrano degli uomini avidi di cui diventano schiavi. (…)
Quando poi sbarcano nei porti previsti, ignorando la lingua e
l’ambiente, vengono impiegati in un lavoro che dura tutto il giorno e
si trovano esposti alle insidie degli speculatori e dei potenti a cui
si sono sottomessi. (…)
«Riflettendo su tutto questo e deplorando la misera sorte di tanti uomini come gregge senza pastore, (…) noi abbiamo deciso di inviare dall’Italia molti sacerdoti che possano confortare i loro compatrioti con la lingua che conoscono, insegnare la dottrina della fede e i precetti della vita cristiana ignorati o dimenticati; esercitare con loro il sano ministero dei sacramenti; educare i loro figli a crescere nella religione e nei sentimenti di umanità, e infine, con la parola e l’azione, aiutare tutti secondo i doveri della missione sacerdotale». Così, nel 1914, Papa Pio X, preoccupato di proteggere la fede degli emigrati contro le trappole dei protestanti, dei socialisti e dei massoni, volle organizzare la strutturazione dell’assistenza pastorale agli emigrati cattolici. Egli dispose la creazione del Pontificio Collegio per la formazione dei sacerdoti dell’emigrazione, che, a causa della Prima Guerra Mondiale, vide la luce nel 1920, sotto il pontificato del suo successore: il Papa Benedetto XV. Nel 1915, Papa Benedetto XV stabilì una Giornata mondiale del migrante, per sostenere spiritualmente ed economicamente le opere pastorali che servivano ad aiutare gli emigrati italiani – all’opposto delle attuali Giornate mondiali del migrante e del rifugiato che si allontanano «in maniera impressionante dalla teologia cattolica» … |