Nuove norme per discernere

le apparizioni e le rivelazioni private


Articolo della Fraternità San Pio X


Pubblicato in due parti sul sito informazioni della Fraternità

prima parte - seconda parte






Santa Bernadette Soubirous nel 1861


Il 17 maggio 2024, il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha pubblicato delle nuove regole per discernere i fenomeni soprannaturali (apparizioni, rivelazioni …).
Queste Norme procedurali sono presentate in un documento di 15 pagine, firmato dal Prefetto del Dicastero, il cardinale Victor Manuel Fernández, e tradotto in otto lingue.


I nuovi criteri di discernimento

Ufficialmente si tratta di superare la lentezza delle vecchie procedure – le ultime erano del 1978 e sono state rese pubbliche solo nel 2011. Tale lentezza faceva sì che «il discernimento ecclesiale arrivasse troppo tardi».
Così scrive il cardinale Fernández, che sottolinea che la diffusione delle informazioni su questi fenomeni è sempre amplificata dalla presenza dei moderni mezzi di comunicazione, cosa che necessita di una attenzione supplementare per prevenire i pericol che possono derivarne.

Il prelato argentino parla dei «problemi molto gravi» che sono sopraggiunti, in particolare i casi in cui delle «apparizioni» o delle «rivelazioni» hanno potuto essere utilizzate per trarne «profitto, potere, celebrità, notorietà sociale, interesse personale».
Egli cita anche i casi in cui questi fenomeni sono un «mezzo o un pretesto per esercitare un dominio su delle persone o per commettere degli abusi».

Il documento romano assegna ai vescovi la procedura da seguire. Ogni vescovo deve esaminare i casi di presunti fenomeni soprannaturali verificatisi nella sua diocesi. E’ chiesto di «non alimentare un clima di sensazionalismo», di evitare «i fenomeni di devozioni incontrollate o dubbie», e di astenersi da ogni dichiarazione pubblica.

La Santa Sede fornisce dei criteri di discernimento positivi e negativi per valutare questi fenomeni. I quattro punti positivi da considerare sono la credibilità e la buona reputazione delle persone interessate, l’ortodossia dottrinale del messaggio diffuso, l’imprevedibilità del fenomeno e i suoi frutti per la vita cristiana.

I sei punti negativi sono: un errore manifesto sul fatto, degli errori dottrinali, la constatazione di uno spirito settario o della ricerca del profitto, del potere, della celebrità, della notorietà sociale, dell’interesse personale strettamente legato ai fatti, degli atti gravemente immorali compiuti al momento o in occasione dei fatti e infine delle alterazioni psichiche o delle tendenze psicoanalitiche nel soggetto, o anche una psicosi, un’isteria collettiva o altri elementi derivati dal dominio patologico.

Al termine dell’inchiesta preliminare, il vescovo redige un rapporto con un parere personale, e trasmette al Dicastero per la Dottrina della Fede tutti gli atti dell’inchiesta insieme ad un suo giudizio. Spetta a Roma dare l’approvazione finale – precisa il documento – e stabilisce che il DDF «ha la facoltà di intervenire […] in ogni momento e in ogni situazione di discernimento relativa i presunti fenomeni soprannaturali».

La decisione del Dicastero si basa su sei formule graduate:

- Nihil obstat (niente si oppone). Ma il Vaticano rimane prudente e precisa: «nessuna certezza si esprime sull’autenticità soprannaturale del fenomeno». Roma riconosce «molti segni di un’azione dello Spirito Santo» e «non è stato rilevato alcun aspetto particolarmente critico o rischioso» e aggiunge «fino ad ora».


- Præ oculis habeatur (da tenere sotto gli occhi). Roma riconosce «dei segni positivi importanti», ma nota anche «dei possibili elementi di confusione e di rischio». Sono richiesti un «attento discernimento» e un dialogo tra il vescovo e i destinatari del fenomeno. Se ci sono dei messaggi, può essere necessario un «chiarimento dottrinale».

- Curatur (da elaborare). Il Dicastero ha rilevato degli elementi critici o significativi «ma vi è già una larga diffusione del fenomeno» e dei «frutti spirituali» verificabili. «E’ sconsigliato un divieto che potrebbe turbare il Popolo di Dio» - spiega il documento -  e invita il vescovo a non incoraggiare il fenomeno, a cercare altre espressioni di devozione ed eventualmente a riorientare il profilo spirituale e pastorale.

- Sub mandato (sotto mandato). Roma non contesta il fenomeno in sé, ma «una persona, una famiglia o un gruppo di persone che ne fanno un uso abusivo» e per esempio «ne traggono un vantaggio finanziario. In questo caso, la direzione del luogo è affidata al vescovo o ad una persona delegata dalla Santa Sede.

- Prohibetur et obstruatur (proibire e impedire). «I punti critici e i rischi sembrano seri» e per evitare ogni confusione o scandalo «il Dicastero chiede al vescovo diocesano di dichiarare pubblicamente che l’adesione a questo fenomeno non è permessa» e di spiegarne le ragioni ai fedeli interessati e di riorientare le loro preoccupazioni spirituali.

- Declaratio de non supernaturalitate (dichiarazione di non supernaturalità). Roma autorizza il vescovo a dichiarare che il fenomeno è riconosciuto «non soprannaturale». Per esempio, quando un presunto veggente dichiara di aver mentito o quando dei testimoni credibili forniscono elementi di giudizio che permettono di scoprire la falsificazione del fenomeno, l’errata intensione o la mitomania.

Ecco ciò che il Dicastero per la Dottrina della Fede ed ogni vescovo diocesano possono fare di fronte ad un presunto fenomeno soprannaturale. Niente di più.
Il Papa è il solo che «può autorizzare, a titolo eccezionale, la dichiarazione del carattere soprannaturale» di un avvenimento.


Delle norme per discernere il soprannaturale o per escluderlo?

Come nota Stefano Chiappalone ne La Bussola Quotidiana del 18 maggio, non si può fare a meno di pensare che ormai ci sarà «una maggiore centralizzazione nelle mani del Dicastero, sei possibili conclusioni sui fatti esaminati e soprattutto l’esclusione quasi totale di un giudizio positivo relativo al carattere soprannaturale dei fenomeni – cosa che solo il Papa potrà fare “a titolo eccezionale”».

Il giornalista segnala che, nel corso della conferenza stampa di presentazione del documento, il cardinale Fernández ha precisato che (salvo un intervento supremo) «il carattere soprannaturale non sarà dichiarato».

Cosa che lo porta a constatare: «dimenticate le categorie precedenti, che confermano, invalidano o sospendono il giudizio di soprannaturalità (rispettivamente: constatazione di soprannaturalità, constatazione di non soprannaturalità  o non constatazione di soprannaturalità); sarà possibile dire tutt’al più: nihil obstat (niente si oppone); del tipo: ciò non fa del male…».

Stefano Chiappalone sottolinea alcune frasi del documento: «Si ribadisce che né il vescovo diocesano, né le Conferenze Episcopali, né il Dicastero, come regola generale, dichiareranno che questi fenomeni sono di origine soprannaturale, anche se è concesso il nihil obstat».

Certo «il vescovo diocesano è incoraggiato ad apprezzare il valore pastorale e anche a promuovere la diffusione di questa proposta spirituale», ma – nota il giornalista - «solo il “valore pastorale”, scoraggiando tutto il resto».

Ciò che colpisce Stefano Chiappalone è il calendario della pubblicazione delle nuove norme, indicato nello stesso documento: «La revisione dei criteri di discernimento, inevitabile dopo alcuni decenni, era iniziata nel 2019, ma “nel corso di questi cinque anni sono state elaborate diverse proposte di revisione, però tutte giudicate insufficienti”.

«Fino a quando “il 16 novembre 2023 si è riconosciuta infine la necessità di una revisione globale e radicale del progetto elaborato fino ad allora, e si è redatto un altro progetto, totalmente ripensato nel senso di una maggiore chiarificazione dei ruoli del vescovo diocesano e del Dicastero”.
In breve, non si arrivava allo scopo. E poi la situazione si è sbloccata – diremmo “per miracolo”, ma senza alcuna certezza sul soprannaturale – subito dopo l’arrivo del cardinale Fernández.

«Tanto che, dopo cinque anni di procrastinazione, nel giro di cinque mesi, il documento è uscito allo scoperto. Operando naturalmente “una revisione globale e radicale” – d’altronde, il ritornello di questo atto e di altri atti dell’attuale pontificato è “Prima si faceva questo e quello, ma noi oggi al posto di questo…”.

Un solo punto sussiste in fin dei conti. Secondo le legislazione precedenti, il solo elemento che rimane invariato riguarda la declaratio di non supernaturalitate: questo cambiamento [delle norme] piuttosto che risolvere i casi negativi, sembra finalizzato a ridurre l’impatto dei casi positivi».

Da cui l’amara osservazione del giornalista: «E se la Vergine apparisse veramente? Tanto meglio per Lei – sembra rispondere il Dicastero – ma non ci venga a insegnare il mestiere»




La grotta di Lourdes


Dei fenomeni soprannaturali sottoposti ai criteri della Chiesa attuale?

Un altro elemento getta il dubbio sulle reali intenzioni delle nuove norme.
Esso è indicato da Giuseppe Nardi su katholisches.info del 9  maggio, che già prima della pubblicazione del documento romano temeva lo spirito con cui ormai sarebbe stato condotto l’esame dei fenomeni soprannaturali: «Un nuovo criterio sarebbe quello di sapere se i “messaggi” contengono scenari da fine del mondo o dichiarazioni apocalittiche.

«[In effetti] il Padre francescano Stefano Cecchin, Presidente della Pontificia Accademia Mariale Internazionale, ha fatto scalpore un anno fa quando ha dichiarato, in una intervista ad Alfa y Omega, che le apparizioni che parlano di castighi “sono assolutamente false”.
Egli delegittimava così, certo senza volerlo, Fatima e La Salette, per citare solo due delle apparizioni mariane più note.

«Per dirla chiaramente [secondo Padre cecchin]: se si tratta di avvertimenti del Cielo, di castighi o di rovina, in relazione con dei fenomeni d’apparizione, conviene agire con raddoppiata prudenza e moderazione. Più ancora: si tratta in qualche modo di candidati privilegiati all’eliminazione immediata».

E Nardi ricorda: «Il 17 giugno 2023, il Padre Cecchin ha detto anche più chiaramente ad Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, quello che sembra essere una delle motivazioni del “giro di vite”: “Perché oggi le persone vogliono minare l’autorità del Papa, della Chiesa, delle istituzioni civili?
«Maria è portatrice di pace, Ella viene per condurci all’incontro con Dio perché Dio mi ama, sacrifica il suo Figlio per i peccatori, non per castigare il mondo».
Katholisches.info si è quindi chiesto, il 23 giugno 2023, se Roma stesse preparando una cancel culture [una cultura della cancellazione] contro Maria!».

Giuseppe Nardi notava che la presenza di Padre Cecchin alla conferenza stampa di presentazione del documento non era prevista. Era dietro le quinte? O l’avevano messo da parte? In ogni caso, il tempo ci dirà se il suo spirito aleggerà sulle prossime indagini condotte secondo le nuove norme.


Una demitizzazione di ispirazione protestante

Il 30 maggio, ne La Nuova Bussola Quotidiana, Stefano Fontana considera che le nuove norme non sono affatto il frutto di una generazione spontanea: «Le recenti norme che rifiutano di pronunciarsi sul soprannaturale non vengono dal nulla. Le piste che hanno aperto la via partono dalla teologia protestane della demitizzazione che mira a razionalizzare la fede eliminando i miracoli dai racconti evangelici.

«Nel recente documento che detta le nuove norme sulle apparizioni mariane, la Chiesa esclude di dichiarare il loro carattere soprannaturale, […] La Chiesa potrà pronunciarsi solo sugli effetti visibili, e non sull’avvenimento soprannaturale in sé. In più, essa lo farà in maniera storica, cioè con la possibilità di riformulare la valutazione sulla base della “storia degli effetti”.

L’universitario italiano sottolinea: «Non si arriva a tali svolte da un giorno all’altro. Quali sono le vie della teologia contemporanea che hanno aperto la strada al sostanziale cambiamento di rotta sulle apparizioni? In primis, la teologia della «smitizzazione», un processo che ha conosciuto diverse versioni, con degli accenti molto diversi tra i vari autori.

«Ma che ha dato prova di una intrapresa fortemente unificata, e al tempo stesso ha manifestato la sua genesi nella teologia protestante che, come si sa, ha enormemente influenzato la teologia cattolica.
Infatti, si può certamente dire che la svolta di Fernández sulla impossibilità di dichiarare il soprannaturale è di origine protestante».

E Fontana dà la spiegazione di questo cambiamento: «La ragione principale di queste nuove vie è l’ipotesi che i linguaggi mitici e metafisici sarebbero incomprensibili per l’uomo moderno, che avrebbe un linguaggio empirico, come scrive Paul van Buren [1924-1998. Teologo americano, episcopaliano, che si definisce come rappresentante del «cristianesimo laico» NDLR].

«E’ per questo che dovremmo parlare di Gesù con le stesse parole che usiamo quando parliamo di altri uomini, così da rendere Gesù comprensibile all’uomo di oggi, dovremmo parlare della storia di Gesù in quanto uomo. E i fenomeni trascendenti devono essere ricondotti a significati umani».

Cosa che, secondo Stefano Fontana, comporta i seguenti effetti nella predicazione: «Il passaggio in teologia – dal metodo dogmatico a quello storico critico e a quello ermeneutico – implica il prendere come criterio di verità della rivelazione la sua comprensibilità e la sua utilità per l’uomo di oggi.

«“Cacciare i demoni” significherà quindi lottare contro l’ingiustizia, “parlare in nuove lingue” sarà inteso semplicemente come esprimersi perché tutti capiscano, “imporre le mani ai malati e guarirli” sarà inteso come applicare il regolamento sanitario dell’OMS in caso di pandemia. Il metodo applicato alla trascendenza sarà lo stesso di quello usato per i fenomeni storici. Da qui il nuovo approccio sulla valutazione delle apparizioni».

Come sottolineava Luisella Scrosati ne La Nuova Bussola Quotidiana del 23 maggio, una tale posizione implica una contraddizione: «Si tratta di negare che la Chiesa abbia i mezzi per poter esprimere su un avvenimento un giudizio di probabilità o di certezza morale sulla sua origine soprannaturale.
«Ma come dar credito ad una Chiesa che proclama il miracolo della guarigione dell’idropico da parte del Signore o dello storpio da parte di Pietro e Giovanni, se questa Chiesa ci dice oggi che in sostanza non è possibile dire qualcosa sul carattere soprannaturale di un avvenimento?».


Un prelato con un vocabolario poco curato

Per finire, è utile soffermarsi sugli interventi tenuti alla conferenza stampa di presentazione delle nuove norme. Qui la forma fa luce sulla sostanza.
Come rileva Nico Spuntoni ne La Nuova Bussola Quotidiana del 20 maggio, il cardinale Fernández ha parlato del presunto destinatario dei fenomeni soprannaturali in termini molto lontani dallo stile curiale: «Se questi non vive nella grazia santificante e più facile che faccia m… [cazzate]” (sic)».

E non si tratta solo di un lapsus, il giornalista riferisce quest’altro fatto:
«Quattro mesi fa, alla vigilia di Natale, già cardinale e custode dell’ortodossia cattolica, Mons. Fernández ha salutato la comunità di Alcira Gigenam, dove è nato, con una omelia nella quale ha qualificato la sua città natale di “città di m…”. Formula che egli ha trovato simpatica per glorificarsi indicando ai suoi concittadini che anche un nativo di Alcira Gigena può arrivare molto in alto. Esattamente quello che gli è successo».

E Nico Spuntoni conclude: «Sembra quasi che il cardinale Fernández abbia una ostentata volontà di usare parolacce. Spontaneità o rozzo tentativo di presentarsi ad ogni costo come un hombre del pueblo [un uomo del popolo]?».

Si può ritenere che queste osservazioni semantiche siano poco importanti. Resta il fatto che il vocabolario dell’attuale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede manifesta una tendenza più scatologica che escatologica.
Quale abisso fra il cardinale Alfredo Ottaviani e il suo misero successore!

O tempora, o mores! Che tempi! Che costumi!






 
agosto 2024
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