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Irlanda: le vocazioni in caduta libera Articolo della Fraternità San Pio X La Cattedrale di San Patrizio a Dublino Il deterioramento del tessuto cattolico e il costante declino delle vocazioni non sono una novità in Irlanda, e le cifre continuano a dimostrarlo, non lo nascondono come fanno i vescovi francesi, come se questo le rendesse meno vere o meno dolorose. Un articolo de The Times del recente 4 agosto 2024 riporta una dolorosa constatazione: il Seminario della diocesi di Dublino, città di 1,6 milioni di abitanti di cui il 60% si dichiara cattolico, ha registrato l’accesso di un solo seminarista per l’anno prossimo. E il giornale riporta che «Dublino conta quasi un milione di cattolici e 197 parrocchie, di cui due sono state accorpate per mancanza di sacerdoti». «Il responsabile diocesano per le vocazioni, Séamus McEntee, «vede in questo il segno di una crisi della fede», più ampia nella Capitale; e aggiunge: «Ho sempre pensato che si dovesse parlare di una crisi se il numero dei seminaristi fosse sceso sotto i cento». Altre cifre danno la stessa sensazione di vertigine, come davanti ad un abisso: la diocesi di Achonry non ha ordinato sacerdoti dal 2013 e non ha seminaristi. In questi ultimi cinque anni in Irlanda è deceduto un sacerdote su cinque. Ma questo stato di fatto, le cui cause sono molteplici, sembra che non faccia reagire nella maniera giusta, abitualmente si osserva: «bisogna adattarsi»; o anche «le vocazioni sono meno numerose, ma migliori», cosa che equivale a criticare generazioni di buoni sacerdoti e soprattutto a consolarsi con niente. E’ tempo di risvegliarsi e di cercare dei veri rimedi. Ma per farlo è necessario fare prima una buona diagnosi della malattia che affligge la Chiesa. |