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VECCHIO E NUOVO GIOACHIMISMO di Don Curzio Nitoglia «In questioni teologiche difficili e non
definite, occorre dare il proprio parere con umiltà e pace,
conformandosi all’istruzione e capacità degli ascoltatori,
insistendo maggiormente sulla pratica della Chiesa, esortando a seguire
i buoni costumi; invece di lasciarsi coinvolgere da controversie che
non hanno una conclusione certa e che sono quindi pericolose sia per
chi le spiega e sia per chi le ascolta» (S. IGNAZIO DA
LOYOLA, Obras Completas,
Madrid, BAC, 1982, pp. 289-290).
MILLENARISMO
ECCLESIOLOGICO
Il millenarismo gioachimita si riaffaccia puntualmente nei periodi di crisi che può traversare l’ambiente ecclesiale nel suo elemento umano. Perciò, durante le varie crisi dogmatico/morali che traversa la Chiesa nel suo Corpo (“in capite et in membris”) e non nel suo elemento divino, si rifà viva la tentazione di annullare la Gerarchia, il Sacerdozio e il Sommo Pontificato, nell’ottica millenaristica. SAN TOMMASO D’AQUINO, confuta gli errori millenaristi di Gioacchino e della sua scuola. Nella Somma Teologica dimostra che la Nuova Alleanza durerà sino alla fine del mondo (S. Th., I-II, q. 106, a. 4). Infatti, la Nuova Alleanza è succeduta alla Vecchia, come il più perfetto al meno perfetto. Ora, nello stato della vita umana in questo mondo, nulla può essere più perfetto di Cristo e della Nuova Legge, poiché qualcosa è perfetto in quanto si avvicina al suo fine. Ora, Cristo ci introduce – grazie alla sua Incarnazione e morte – in Cielo. Quindi, non vi può essere – su questa terra – nulla di più perfetto di Gesù e della Sua Chiesa. Per quanto riguarda lo Spirito Santo, come perfezionatore dell’opera della Redenzione di Gesù Cristo, esso è inviato proprio da Cristo per confessare Cristo stesso, che ha promesso formalmente ai suoi Apostoli: “Lo Spirito Santo che Io vi manderò, procedendo dal Padre, renderà testimonianza di Me”. Quindi, il Paraclito non è l’iniziatore di una terza era, ma testimonia e spiega Cristo agli uomini e li rafforza per poterlo imitare. Onde, dopo l’Antica e la Nuova Legge, su questa terra non vi sarà una terza Alleanza, ma il terzo stato sarà quello dell’eternità sempre felice del Cielo o sempre infelice in Inferno. Gioacchino erra nel trasportare la realtà ultramondana o eterna su questa terra. Infatti, lo Spirito Santo ha spiegato agli Apostoli, (il giorno di Pentecoste), tutta la verità che Cristo aveva predicato e che loro non avevano ancora capito appieno. Il Paraclito non deve insegnare una nuovissima Legge o un altro Vangelo più spirituale di quello di Cristo, ma deve solo illuminare e dar forza per ben conoscere e ben vivere la dottrina cristiana del Nuovo Testamento, che ha perfezionato quella mosaica (S. Th., I-II, q. 106, a. 4). Inoltre, la Vecchia Legge, non fu solo del Padre, ma anche del Figlio (raffigurato e prefigurato da Mosè); come pure la Nuova Legge non fu solo del Figlio, ma anche dello Spirito promesso e inviato da Cristo ai suoi Apostoli. La Legge di Cristo è la Grazia dello Spirito Santo, che illumina, vivifica e irrobustisce per poter osservare la Legge divina. Come, già nell’Antico Testamento, era lo Spirito Santo a illuminare e corroborare i Patriarchi e i Profeti, i quali pur vivendo sotto la Vecchia Legge, avevano già lo spirito della Nuova e la vivevano eroicamente, mediante la grazia dello Spirito Santo (per attribuzione). Quando Gesù insegna agli Apostoli che “Il Regno dei Cieli è vicino”, non si riferisce – spiega SAN TOMMASO – solo alla distruzione di Gerusalemme, come termine definitivo della Vecchia Alleanza e inizio formale della Nuova, ma anche alla fine del mondo (S. Th., I-II, q. 6, a. 4, ad 4; III, q. 34, a. 1, ad 1; III, q. 7, a. 4, ad 3-4). Infatti, il Vangelo di Cristo è la ‘Buona Novella’ del Regno (ancora imperfetto) della ‘Chiesa militante’ su questa terra; e del Regno (oramai e per sempre perfetto) della ‘Chiesa trionfante’ nei Cieli. Inoltre, nel Commento a Matteo sul discorso escatologico di Gesù (XXIV, 36), SAN TOMMASO postilla: “Qualcuno potrebbe credere che questo discorso di Cristo, riguardi solo la fine di Gerusalemme […]; però sarebbe un grosso errore riferire tutto quanto è stato detto solo alla distruzione della Città santa e quindi la spiegazione è diversa, […] cioè che tutti gli uomini e i fedeli in Cristo siano una sola generazione e che il genere umano e la fede cristiana durerà sino alla fine del mondo” (Expos. In Matth. c. XXIV, 34). L’Angelico, si basa su tale testo per confutare l’errore gioachimita, secondo il quale la Nuova alleanza o la Chiesa di Cristo non durerà sino alla fine di tempi; egli riprende l’insegnamento patristico (specialmente di S. Giovanni Crisostomo e di S. Gregorio Magno) e lo sviluppa anche nella Somma Teologica (I-II, q. 106, a. 4, sed contra). Perciò, il Cristianesimo durerà sino alla fine del mondo, non ci sarà bisogno di una ‘terza Alleanza pneumatica e universale’, ma la Chiesa di Cristo è il Regno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (con buona pace di Gioacchino e seguaci), non occorre sognare il rimpiazzamento del cristianesimo, basta solo viverlo sempre più intensamente. IL
MISTERO DELLA “PASSIONE DELLA CHIESA”
Mi sembra che la situazione odierna sia analoga alla Passione di Cristo, in cui «La divinità si nasconde e lascia soffrire la santissima umanità di Gesù» (S. IGNAZIO, Esercizi Spirituali, n°196). Già S. TOMMASO D’AQUINO (Adoro Te devote) aveva scritto «In cruce latebat (…) deitas», sulla Croce la divinità di Cristo era nascosta, eclissata, non si vedeva. Anzi Egli lasciava soffrire crudelissimamente la sua umanità, tanto da essere “più simile a un verme che a un uomo” (Isaia). Padre LUIS DE LA PALMA, scrive: «Supera ogni nostra comprensione il fatto che il Figlio sia stato abbandonato» (La Passione del Signore, Milano, Ares, 1996, p. 192). Nella Somma Teologica, l’Aquinate spiega che “la Divinità, miracolosamente, permise all’umanità di Cristo di provare angoscia per l’abbandono (apparente) da parte di Dio; pur essendo essa unita ipostaticamente alla Persona divina del Verbo e godendo la visione beatifica. Ciò fu permesso perché attraverso molte tribolazioni occorre entrare nel Regno dei Cieli” (III, q. 45, a. 2, in corpore). Sempre nella Somma leggiamo: “Fu per miracolo che la divinità non ridondava sull’umanità di Cristo” (III, q. 14, a. 1 ad 2um), “affinché potesse compiere il mistero della nostra redenzione soffrendo” (III, q. 54, a. 2, ad 3um). Gesù Cristo stesso ha richiamato la nostra attenzione su tale mistero quando ha gridato sulla croce: “Dio mio perché mi hai abbandonato?”. La risposta al “perché” non è stata immediata, ci si è dovuti accontentare, durante la Passione, del “fatto”. Così oggi nella Passione della Chiesa si nasconde il suo elemento divino e appare solo quello umano nella maniera più brutta o “vermiforme”. Questo è un mistero che deriva da quello dell’Unione Ipostatica e dal duplice elemento (divino e umano) della Chiesa (che è Cristo continuato nella storia). Gesù aveva predetto agli Apostoli quest’eclissi. “Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia, in questa notte. Poiché sta scritto: Percuoterò il Pastore e il gregge si disperderà” (Giovedì Santo). Invece, N. S. ci esorta, assieme agli Apostoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e in Me”. Egli esplicita: “Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi (…). Quando giungerà la loro ora, ricordatevi che ve ne ho parlato”. L’ora della “Sinagoga di satana” (Apoc., II, 9) e del potere infernale è qualcosa di preternaturale, che quasi si tocca con mano oggi, come durante la Passione di Gesù. “Verrà la loro ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo”. Il Sabato Santo, solo Maria SS. aveva conservato pienamente la fede nella divinità e resurrezione di Cristo. «Sola, la Madonna attendeva (…). Sola nella sua fede (…) credeva senza il minimo dubbio che Gesù sarebbe risorto (…). Sia gli Apostoli che i discepoli non credevano [pienamente, non avendo il coraggio di professare pubblicamente la loro fede, precisano i teologi, nda] alla Risurrezione (…). Maria ricordò che, l’indomani sarebbe risorto. Ma, essi non riuscivano a crederci [perfettamente] (…). Maria era l’unica luce accesa sulla terra (…). Il rifugio dei peccatori che non riuscivano a credere [perfettamente]» (L. DE LA PALMA, La Passione…, pp. 243-246). Gabriele Roschini (Vita di Maria, Roma, Fides, 1959) scrive che la Maddalena “tentennava” e che le apparizioni fatte agli Apostoli erano ordinate a “corroborare la loro fede” (p. 276 e 282) poiché “la debolezza della loro fede costituiva la forza della loro testimonianza” (p. 283) e P. C. Landucci (Maria Santissima nel Vangelo, Roma, Paoline, 1945), parla di “fede debole e barcollante” degli Apostoli, cui Gesù apparve per “rafforzare la loro fede” (pp. 436-437). Onde non si può affermare che gli Apostoli avessero perso totalmente la fede. Quando Cristo apparirà agli Apostoli dopo la sua Risurrezione non li condannerà ma dirà loro “non abbiate paura, sono Io, la pace sia con voi”. Così oggi non dobbiamo presumere di vederci più chiaro degli Apostoli, anche oggi, come allora, i cattolici fedeli si sono dispersi ciascuno per proprio conto. L’Immacolata Concezione è una sola. Quando Pietro tagliò l’orecchio a uno dei soldati che arrestava Gesù, Egli lo riprese dicendo: “Pensi che io non possa pregare il Padre mio che mi darebbe sùbito più di dodici legioni di angeli. Ma allora come si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”. Ecco il mistero che sorpassa la ragione umana, senza essere contro di essa: il “come”, il “perché”. Durante la Passione di Cristo e della Chiesa c’è qualcosa di sovrumano e misterioso che ci sorpassa. Anche oggi Cristo potrebbe mandarci dodici legioni di angeli, ma così deve avvenire. Il perché ci sfugge, lo possiamo intravedere nel chiaro-oscuro della fede, ma non plus ultra. Padre REGINALDO GARRIGOU-LAGRANGE spiega che gli Apostoli “proprio nel momento in cui il Maestro loro, stava compiendo la redenzione, non videro che il lato umano delle cose” (Gesù che ci redime, Roma, Città Nuova, 1963, p. 337) e si scandalizzarono, come predetto. Il grande teologo domenicano continua: “Questo mistero della passione e risurrezione continua in un certo senso, nella Chiesa. Gesù la fa a sua immagine e, se permette per essa terribili prove, le concede di risuscitare, in un certo modo, più gloriosa, dopo i colpi mortali che i suoi avversari le infliggono” (Ibidem, p. 353). Si noti, i colpi che riceve la Chiesa in tutti i secoli, sono mortali, essa ci sembra morire, ma risorge ogni volta più bella “senza ruga né macchia”, basta attendere e non rimpiazzarla con un “manichino” thucista il quale è un “rattoppo peggiore del buco”. Nessuno nega l’esistenza del “buco”, ma se si vede dal didentro il “rattoppo” si capisce che è più sfondato del “buco”, una sorta di “bue che dice cornuto all’asino”. ROMANO AMERIO, intervistato da “sì sì no no” nel 1987, alla domanda su come si potesse uscire dalla crisi (delle variazioni sostanziali nella Chiesa col Concilio Vaticano II), rispose che egli poteva intravedere solo il principio remoto della soluzione: la Divina Provvidenza, quello prossimo lo sorpassava. Così è anche per me. Conclusione
Nei periodi bui (e l’attuale è uno di questi) che la Chiesa s’incontra a passare lungo il corso dei secoli si riaffaccia costantemente la tentazione anti-petrina, conciliarista, episcopalista, pneumatica, millenarista e gioachimita di voler rimpiazzare la Chiesa gerarchica nel suo lato umano e manchevole con una “chiesa” ideale fondata sui profeti, sugli spirituali, sugli iniziati, sui soli santi. |