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Africa: i vescovi denunciano delle ONG occidentali Articolo della Fraternità San Pio X Mons. Renatus Leonard Nkwande, Mons. Charles Palmer-Buckle e Mons. Maurice Muhatia Makumba Da diverse parti del
continente africano si levano sempre più numerosi delle voci di
vescovi, per denunciare il ruolo preponderante svolto da certe ONG
occidentali e dai loro siti internet nella diffusione di valori
progressisti in seno alle società africane.
“La strategia assomiglia a quella dei missionari che un tempo si proponevano di evangelizzare il continente africano, ma ora l’Occidente ci invia missionari del male”, cita il National Catholic Register (NCR). Come riporta il NCR, questo “proselitismo ideologico si basa su un’intera gamma di profili, dai dipendenti di note ONG militanti ai turisti che reclutano giovani africani per pervertirli e conquistarli alla causa del progressismo”. I prelati africani hanno preso coscienza della «disastrosa minaccia morale e spirituale» a cui devono far fronte. «Alcuni vengono dall’Europa per divertirsi, giuocano con i bambini sulle spiagge (…) per un po’ di soldi; corrompono la gioventù e sembrano il diavolo che cerca di reclutarepiù discepolo possibile», spiega il vescovo Charles Palmer-Buckle di Cape Coast (Ghana). Il prelato del Ghana dichiara di aver avuto spesso a che fare con attivisti stranieri pagati per entrare nelle scuole e «promuovere cose come l’omosessualità» e rimprovera i dirigenti delle ONG occidentali per aver «abbandonato ogni senso morale». Non è possibile rimanere con le mani in mano: l’arcivescovo di Mwanza ha deciso di «istituire un gruppo di lavoro per sensibilizzare i giovani e insegnare loro come reagire alla propaganda progressista». L’arcivescovo Nkwande sottolinea anche che la distribuzione di materiale contraccettivo o profilattico da parte di ONG occidentali, «sebbene interrotta sotto il Presidente Donald Trump, è ripresa con rinnovato vigore sotto l’amministrazione Biden». Nel vicino Kenya, il clero ha dichiarato al Register che il personale di diverse ONG straniere «offre persino incentivi finanziari ai giovani che vogliono praticare l’omosessualità». In Uganda, il Governo ha avviato una verifica nelle scuole finanziate dalle ONG – che sono numerose nel paese - descrivendole come “centri di reclutamento LGBT» finalizzati a sovvertire le norme delle società africane. Le reti sociali sono spesso dei veicoli privilegiati per la diffusione del progressismo nel continente africano: «Quando sono venuti i missionari portavano la Buona Novella, ormai i messaggi che passano per le reti sociali sono invece delle ”cattive novelle”» deplora Mons. Maurice Muhatia Makumba, Presidente della Conferenza Episcopale dei vescovi del Kenya. Queste prese di posizione si riscontrano in tutto il continente, dove i prelati africani considerano la loro resistenza all’ideologia progressista come una fedeltà al Vangelo e al messaggio della Chiesa e non come un tentativo per proteggere la cultura africana. Mons. Andrew Nkea Fuyana, arcivescovo di Bamenda nel Camerun: afferma: «Noi conserviamo la tradizione dell’Unica Chiesa, Santa, Cattolica e Apostolica e tutte le obiezioni che solleviamo sono volte a difendere la fede come l’abbiamo ricevuta dai nostri antenati. Questo non ha niente a che vedere con una qualunque difesa della cultura dell’Africa». Si tratta di un modo per avvertire coloro che dai palazzi apostolici romani o da altrove si sforzano per giustificare non senza commiserazione la rettitudine morale dei cattolici africani in nome di una forma di preferenza culturale… |