Il pericoloso arretramento

della morale cattolica



di Matteo Casarosa



Pubblicato su Corrispondenza Romana








Ultimamente, in tutto il mondo, si moltiplicano le notizie su temi strettamente connessi alla morale. I problemi sollevati riguardo al matrimonio, alla contraccezione, all’aborto, all’eutanasia, continuamente discussi dalle principali testate giornalistiche, non possono trovare una soluzione avulsa dall’ambito morale.
Giusto per citare alcuni esempi, nell’ultimo rapporto ISTAT su matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi, si legge che «i matrimoni religiosi […] diminuiscono sensibilmente (-5.6%) rispetto al periodo pre-pandemico» e che «nei primi otto mesi del 2023 i dati provvisori indicano una nuova diminuzione dei matrimoni (-6,7%) rispetto allo stesso periodo del 2022».
I temi dell’aborto e della contraccezione stanno infiammando la campagna elettorale americana in uno scontro che vede i democratici sostenere la possibilità dell’aborto fino al nono mese e i repubblicani che timidamente cercano di contrapporsi alle tendenze estreme degli avversari, pur senza mettere in discussione i principi su cui si fonda l’abortismo.
Inoltre, le spinte per eutanasia e suicidio assistito, anche nel nostro paese ad opera dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni, mirano a creare inesistenti vuoti normativi che costringano il Parlamento a promulgare nuove leggi inique ulteriormente peggiorative della situazione vigente.

Come si può rispondere a questo caos generalizzato? E, soprattutto, quali sono gli errori da non commettere?

E’ chiaro che molti punti della morale cattolica sono diventati controversi e perfino impopolari nelle società contemporanee, inclusi i paesi europei che un tempo erano profondamente cattolici. Questi punti sembrano concentrarsi negli ambiti della conservazione della vita umana e della sessualità. Conseguentemente, ci si interroga all’interno della Chiesa sui metodi per far risultare questo insegnamento come il più possibile comprensibile e, direi, appetibile.

Siamo sicuri però che la retorica che viene più frequentemente impiegata in questi ambiti da predicatori, attivisti ed educatori sia efficace nel lungo periodo?
Sembra infatti che il taglio con cui si parla di fornicazione (oggi nota come “rapporti prematrimoniali”), contraccezione, aborto ed eutanasia assuma toni sempre più edonistici e sentimentalistici.

Sul rapporto prematrimoniale, si mettono in guardia i giovani (e soprattutto le giovani) contro il dispiacere molto maggiore che avrebbero dalla rottura di una relazione dopo aver donato la propria verginità. Un’altra strategia è evidenziare che la continenza prima del matrimonio rende più facile scegliere lucidamente un coniuge idoneo. Si sente raramente dare come motivazione il fatto che la genitalità ha come fine primario la procreazione e che la prole derivante da certi atti ha bisogno che i genitori siano uniti in un vincolo indissolubile. Eppure, la ragione che fornisce San Tommaso d’Aquino è di questo tipo (Summa Theologiae II-II, q. 154, a. 2).

Similmente, capita spesso di sentire come argomento contro la contraccezione il fatto che il rapporto sessuale “al naturale” risulta più piacevole. Un poco più sofisticata è la linea di chi cerca di far riflettere le persone sulla bellezza delle famiglie numerose e degli esserini che possono risultare dall’unione di uomo e donna. Di nuovo, gli argomenti che facciano leva su interessi che non siano quelli degli stessi coniugi sono virtualmente non pervenuti; invece, si potrebbe osservare che la finalità procreativa del rapporto sessuale che si va ad ostacolare tocca gli interessi della specie e l’azione creatrice di Dio, e trascende gli interessi della coppia.

Parlando di aborto risulta più facile sentir nominare i diritti del nascituro (più raramente però si parla espressamente dell’aborto come di un’ingiustizia); tuttavia, si sono diffusi slogan come “scegliamo la vita” i quali suggeriscono che risparmiare la vita di un bambino nel grembo materno sia soltanto un’opzione da pubblicizzarsi come appetibile e degna di elezione: si parla solitamente di “scelta” per le opzioni moralmente indifferenti, non per quelle dovute.

Infine, anche l’eutanasia viene combattuta da gran parte dell’attivismo pro-life semplicemente richiamando la bellezza della vita, anche nelle circostanze spiacevoli della malattia.
Senza paura di esagerare, alla semplice vita fisica, astratta da ogni bene ad essa connesso, viene attribuito un valore ineguagliabile. I martiri potrebbero avere qualcosa da obiettare.

Tutto ciò trascura il fatto che per spiegare l’immoralità del suicidio la Chiesa ha sempre fatto riferimento alla triplice motivazione della sovranità di Dio sulla vita umana, del dovere nei confronti della società, e della carità verso sé stessi. Le prime due ragioni sono quasi assenti dall’apologetica pro-life odierna, e la terza è profondamente stravolta. Amare sé stessi, infatti, vuol dire fare ciò che ci fa bene ancor prima di ciò che ci fa piacere. La vita è sempre bella in quanto occasione per coltivare il proprio rapporto con Dio; purtroppo invece non sempre è bella dal punto di vista della piacevolezza.

La figura d’insieme dovrebbe essere a questo punto chiara: si sta perdendo traccia del valore sociale della morale cattolica e si fa leva sempre più sull’interesse individuale, sulla affectio commodi (ovvero l’inclinazione verso l’utile). Dire alla gente che deve astenersi da questo o quel comportamento per il bene comune o, ancor più, per conformarsi alla legge di Dio, sembra sempre più impensabile.

Ma è davvero così? Ogni giorno si vedono persone privarsi volontariamente del piacere di una bistecca o della comodità di un’auto a benzina per motivi “etici” o “ecologici”.
La verità è che all’essere umano, anche prescindendo dalla Grazia, ripugna una vita completamente avulsa dal senso del dovere. Perché allora non richiamare perentoriamente le persone al rispetto della Legge di Dio, quando queste si mostrano disposte a sottostare ai ben meno affidabili comandamenti di questa o quella ideologia?

Qui si lamenta, sia ben chiaro, non un eccesso ma un difetto: non l’invito alla ricerca della propria felicità ma l’assenza di un invito alla premura per la felicità altrui; non la presenza di argomenti individualistici ed utilitaristici, ma l’assenza di argomenti altruistici e giusnaturalistici. In particolare, non si mette in dubbio l’utilità della considerazione di un futuro matrimonio per motivare i giovani alla castità o che davanti ad una persona che considera il suicidio convenga sollevarne il morale e lenirne la sofferenza piuttosto che discettare dei diritti di Dio sulla vita umana.

Si potrebbe pensare che l’uso esclusivo del tipo di argomenti sminuiti in questo articolo rappresenti soltanto un’occasione sprecata, ma non un rischio. Invece si cercherà di mostrare che questi promuovono dei fraintendimenti in morale sessuale e bioetica in senso, sorprendentemente, rigorista.

E’ forse un caso che molti conservatori cattolici dei nostri tempi, nel combattere l’eutanasia, suggeriscano di fatto un dovere di prolungare la vita fisica ad ogni costo, che seguirebbe dal suo essere valore incomparabile, dimenticando la distinzione tradizionale tra mezzi ordinari e straordinari? O che altri critichino la contraccezione con argomenti che escluderebbero anche la legittima continenza periodica, perché basati sulla semplice osservazione che la contraccezione previene la generazione di bambini, che è naturalmente in sé una cosa buona.

Il punto è che questi argomenti, che sono dei paralogismi se intesi come pretese dimostrazioni dell’immoralità dei comportamenti in questione, si limitano ad indicare un bene da perseguire. Ma il male (che in ambito morale corrisponde al peccato) non è semplicemente l’assenza di bene, come si sente dire da alcuni maldestri pseudo-agostiniani, bensì la privazione di esso; vale a dire l’assenza di un bene richiesto dalla natura di una cosa, ovvero dalle sue inclinazioni naturali.

L’ignoranza di questa precisazione cancella la distinzione tra precetti e consigli, tra obbligatorio e supererogatorio, tra dovere ed eroismo.

In conclusione, seguono non pochi effetti indesiderati dalle semplificazioni che si fanno nella speranza di rendere più appetibili certe posizioni morali, sottovalutando la capacità delle persone di comprendere come certe condotte vìolino i bisogni della società ed i diritti di Dio.

Da questi e da altri frutti dello scoraggiamento proprio dei nostri tempi, liberaci Signore!
















 
settembre 2024
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