La cremazione: che ne pensa la Chiesa ?




di Don Hervé Gresland, FSSPX



Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X





Urna post cremazione



Vi è uno stretto legame tra la condotta degli uomini e le credenze. Le cerimonie funerarie riflettono le concezioni che l’uomo ha della morte e della vita dopo la morte.
E reciprocamente il modo di trattare la fine della vita umana modella i pensieri.
La storia di queste cerimonie, anche tra i pagani, è rivelatrice.


Storia

Nell’antichità greca e romana, la cremazione o incenerimento dei corpi dei defunti era normale. Tuttavia, l’inumazione era anche diffusa; la praticavano in Persia e in Egitto.
Nell’Antico Testamento invece non si trova alcun rito di incenerimento.
Gli Ebrei hanno sempre usato l’inumazione, che corrispondeva alla loro fede nell’immortalità dell’anima. La legge mosaica ordinava di seppellire anche i nemici.

La Chiesa cattolica è stata sempre fermamente contraria alla cremazione. L’inumazione dei fedeli defunti è stata la sua pratica costante e unanime fin dalla sua fondazione, malgrado i rischi corsi dai primi cristiani per seppellire i loto morti in tempi di grandi persecuzioni.

Perché i cristiani rifiutavano categoricamente la cremazione nonostante i pericoli?

Solo un precetto stabilito direttamente dagli Apostoli che imponesse l’inumazione può spiegare questa pratica esclusiva della Chiesa originaria.
Sant’Agostino enunciava già questa regola: un costume universalmente e costantemente praticato nella Chiesa deve essere presunto di origine apostolica, cioè stabilito dagli Apostoli.

Ci troviamo dunque in presenza di un uso che appartiene al tesoro della Tradizione cattolica.

La Chiesa impose l’inumazione ai popoli barbari che si convertirono, uno dopo l’altro, alla fede cattolica. Sotto la sua influenza, l’uso della cremazione sparì in tutta l’Europa cristiana; e fuori dall’Europa, in tutti popoli conquistati alla civiltà cristiana, l’inumazione divenne il rito unico per i funerali.


La Rivoluzione e le sue conseguenze

Si dovette arrivare alla Rivoluzione del 1789 per vedere riapparire la rivendicazione della cremazione. Ma fu solo nell’ultimo quarto del XIX secolo che l’idea cominciò a diffondersi in Europa, sotto l’attività della Massoneria, che creò delle società aventi lo scopo di propagare la cremazione.

In Francia, fu il deputato Jean-Baptiste Blatin, futuro Gran Maestro del Grande Oriente, che il 30 marzo 1886 fece approvare un emendamento secondo il quale ogni cittadino poteva praticare come modo di sepoltura sia l’inumazione sia la cremazione (1).

Quello stesso giorno, Mons. Charles-Emile Freppel, vescovo di Angers e deputato del Finistère, si levò con forza nella Camera dei Deputati contro tale emendamento: «Si tratta molto semplicemente di un ritorno al paganesimo in tutti i suoi aspetti meno morali e meno elevati, al paganesimo materialista».


Pericolo di perversione della fede

L’inumazione rientra in quelle pratiche che ammettono delle eccezioni, contrariamente all’adulterio e all’aborto. La Chiesa può essere indotta a tollerare tali eccezioni in alcune circostanze  eccezionali, in casi di estrema necessità e in vista di un bene superiore, per esempio: in occasione di grandi epidemie contagiose e in caso di guerra molto letale.
Ma le eccezioni sono per loro natura eccezionali.

L’idea che sta alla base dell’incenerimento è quella dell’annientamento assoluto e definitivo: dopo la morte, tutto è finito, non vi è più niente.
La Massoneria capì perfettamente che la cremazione era un mezzo per distogliere a poco a poco gli uomini dalla credenza nell’aldilà.
Una circolare massonica della fine del XIX secolo diceva:
«I fratelli dovranno impiegare tutti i mezzi per diffondere l’uso della cremazione. La Chiesa, vietando di bruciare i corpi, afferma i suoi diritti sui viventi e suoi morti, sulle coscienze e sui corpi, e cerca di mantenere nella gente comune le credenze, oggi dissipate alla luce della scienza, sull’anima spirituale e la vita futura».


Legislazione ecclesiastica contro la cremazione

Ecco perché la Chiesa, cosciente del pericolo per le anime, si è levata con vigore contro questi settari anticristiani e ha mostrato la grande importanza che essa accorda all’argomento.
Fin dal 1886, il Papa Leone XIII chiese ai vescovi di «istruire i fedeli sull’uso detestabile di bruciare i cadaveri umani» e di «fare tutto ciò che è in loro potere per tenerne lontano il gregge loro affidato».

A questo decreto del Papa seguirono altri testi del Sant’Uffizio che condannarono ripetutamente la cremazione:

- Decreto del 15 dicembre 1886, in virtù del quale coloro che hanno destinato il proprio corpo alla cremazione, devono essere privati della sepoltura ecclesiastica.
- Decreto del 27 luglio 1892, che vieta di amministrare gli ultimi sacramenti ai fedeli che abbiano lasciato il mandato di far bruciare i loro corpi dopo la loro morte e che, essendo stati avvertiti, abbiano rifiutato di cambiare la loro decisione.

Questi ripetuti decreti furono ripresi e riassunti nel Codice di Diritto Canonico del 1917, in particolare al Canone 1203 che recita:

§ 1 «I corpi dei fedeli defunti devono essere seppelliti, la loro cremazione è vietata».
§ 2 «Se qualcuno ha disposto in qualsiasi modo che il suo corpo sia cremato, non è permesso eseguire tale volontà».

Il Canone 1240 § 1 precisava anche: «Sono privati della sepoltura ecclesiastica, a meno che alla loro morte abbiano dato segni di penitenza, […] coloro che hanno ordinato che i loro corpi siano cremati».

Infine, l’Istruzione del Sant’Uffizio del 19 giugno 1926, condannava ancora «questo costume barbaro, che ripugna non solo alla pietà cristiana, ma anche alla pietà naturale verso i corpi dei defunti e che la Chiesa fin dalle sue origini ha costantemente vietato. (…)
Pertanto, la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio esorta nella maniera più viva i Pastori del gregge cristiano a mostrare ai fedeli di cui hanno la cura, che in realtà i nemici del nome cristiano non fanno altro che esaltare e propagare la cremazione dei cadaveri allo scopo di distogliere gradualmente gli spiriti dalla meditazione sulla morte, allontanando da loro la speranza della resurrezione dei morti e preparando così la strada al materialismo».

Questa Istruzione concludeva chiedendo che i sacerdoti non cessassero di insegnare questi punti, «affinché i fedeli si tengano lontani con orrore dalla pratica empia della cremazione».


Il pensiero della Chiesa

La santa Chiesa cattolica ha da sempre nutrito per i corpi dei fedeli defunti rispetto e onore, come dimostra chiaramente la cerimonia di assoluzione dopo la Messa funebre: il sacerdote benedice il corpo del defunto con l’acqua benedetta, poi l’incensa girando intorno alla bara. La Chiesa incarica il suo rappresentante, il sacerdote, di accompagnare il corpo fin nel luogo della sua «deposizione», dove attenderà in pace la resurrezione dei corpi che avverrà alla fine del mondo.

In effetti, il corpo del cristiano defunto è stato sulla terra il tempio dello Spirito Santo; è stato segnato con le unzioni sacre; ha ricevuto l’Eucarestia, seme di eternità; ha partecipato alle buone opere ed è stato lo strumento della salvezza. Sarebbe altamente inappropriato e irrispettoso trattarlo brutalmente con la cremazione.


Verso una vita rinnovata

Le cerimonie cattoliche di sepoltura ci mostrano che la morte non è una distruzione definitiva ed assoluta.
Secondo l’etimologia, «cimitero» significa «dormitorio». Nel cimitero, i defunti riposano, in un sonno particolare, ma in attesa di un risveglio per un’altra vita. Il corpo inumato, infatti, è come il chicco di grano caduto nella terra, che si decompone e da cui, per la misteriosa azione dell’onnipotenza divina, sgorgherà la vita.

L’inumazione è in armonia con dogmi dei fini ultimi, ed essa li significa: il corpo «seminato nella corruzione risorgerà incorruttibile» (2); e dunque è deposto come un seme nel cimitero. Ma un corpo bruciato è come il grano che è cotto o bruciato: non darà mai nascita ad una nuova vita. Un corpo ridotto in cenere non si aspetta più niente; la distruzione sembra definitiva, non c’è più niente da sperare.

Passare dal simbolismo così espressivo delle cerimonie cattoliche al simbolismo negatore della cremazione non è senza conseguenze. Per secoli queste cerimonie hanno modellato il pensiero umano sull’aldilà. Il passaggio da un simbolismo all’altro modifica il pensiero e l’orienta verso la negazione di ogni vita dopo la morte: l’uomo non è più che un po’ di materia; è sparito per sempre, conserva la sua esistenza solo nel cuore dei vivi e non in una vita reale dopo la morte.


La pietà per i defunti

Il rispetto della Chiesa verso il corpo del defunto prosegue con la tomba ornata su cui si torna a pregare: l’inumazione è una decomposizione nascosta; tutto avviene sottoterra; si pone un velo sulla miseria della decomposizione e del ritorno alla polvere; d’altra parte essa è progressiva, avviene per l’azione lenta delle cause naturali, secondo le leggi che vengono da Dio.

Invece la cremazione è visibile, vi si può assistere e vederne il risultato nelle ceneri che vengono consegnate ai parenti: la verità della distruzione è crudelmente posta sotto gli occhi. In più, essa è brutale: come può un corpo che è stato oggetto di affetto, di pietà o di amicizia, essere consegnato ad una distruzione così violenta e così contraria alla natura?
Mons. Freppel chiamava questo: «un atto di selvaggi».

La pratica dell’inumazione è anche motivo di consolazione e di speranza per quelli che restano. Il cimitero in cui riposano le spoglie dei nostri defunti ci invita a pregare per loro. Ma come si fa a pregare davanti ad un recipiente in cui sono state messe alcune ossa carbonizzate? Anche in questo caso vediamo che la Chiesa conosce perfettamente la psicologia umana.

Infine, l’inumazione è in armonia col desiderio cristiano di conformarsi in tutto a Cristo, e simboleggia l’unità mistica di Cristo e dei fedeli. L’inumazione è il rito che Cristo ha voluto per Lui: noi siamo incorporati a Lui e dobbiamo essere in tutto assimilati a Lui. Siamo sepolti come Lui e con Lui. Egli è il «primogenito dai morti» e anche noi risusciteremo con Lui.


Accettare il castigo

Per fede noi sappiamo che la morte è un castigo inflitto da Dio a causa del peccato: «Tu sei polvere e in polvere ritornerai».
L’uomo deve riconoscere umilmente che Dio è il padrone di tutte le cose e sottomettersi a questa sentenza; egli deve lasciarsi imporre questo ritorno alla polvere.
Con l’inumazione, questa sentenza si compie come Dio la vuole: l’uomo subisce nel suo corpo il ritorno alla polvere.

Nella cremazione invece il defunto dispone che il suo corpo divenga, non polvere, ma cenere. E’ lui che si impone questa distruzione, non Dio. Egli non subisce più, ma comanda. Che si voglia o no, tale modo di procedere porta a pensare che l’uomo non subisce la sentenza di Dio: egli si sottrare all’autorità di Dio e al dovere di sottomettersi a Lui.

Come scriveva il massone citato prima, «la Chiesa vietando di bruciare i corpi afferma i suoi diritti sui vivi e sui morti». Ma l’uomo di oggi vuole essere il padrone assoluto. Egli si dà il diritto di sopprimere la vita appena iniziata e di interrompere quando vuole una vita che finisce. Allo stesso modo vuole avere anche il potere di distruggere il suo corpo come meglio crede.

Egli vuole essere il padrone di se stesso, non solo fino alla morte, ma anche oltre la morte. Poiché non ha il potere di dare la vita, e nemmeno di opporsi alla distruzione, per dimostrare il suo presunto potere non gli resta che andare ancora oltre nella sua distruzione.


La capitolazione della Chiesa conciliare

Sfortunatamente, a partire dal concilio Vaticano II, la Chiesa ha cambiato la sua legislazione; ha rotto con tutta la sua tradizione e ormai ha autorizzato la cremazione. Questo avviene sotto la nefasta influenza della Massoneria, che tenta di far sparire tutto ciò che nella nostra società dà un carattere cristiano.

Una Istruzione del Sant’Uffizio approvata da Paolo VI il 5 luglio 1963, ma pubblicata il 24 ottobre 1964, limita la condanna della cremazione ai soli casi in cui essa è apertamente dettata da una mentalità anticristiana.

«Il miglioramento di questo stato d’animo [l’opposizione alle usanze cristiane e la negazione dei dogmi cristiani], unito al ripetersi oggi sempre più frequente di circostanze manifeste che si oppongono all’inumazione [?], spiega perché siano state presentate alla Santa Sede numerose richieste di allentamento della disciplina ecclesiastica sulla cremazione».

«I sacramenti e le preghiere pubbliche non dovranno essere rifiutati a coloro che hanno chiesto l’incenerimento del loro corpo, a meno che non sia evidente che questa richiesta sia stata fatta per i motivi indicati prima [negazione dei dogmi cristiani, in uno spirito settario o per odio della religione cattolica o della Chiesa]».

Questa nuova legge è stata inserita nel nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 (Canoni 1176 e 1184). Siccome non può essere fermato il progresso verso il rinnegamento, una nota pastorale di Mons. Guy-Marie Bagnard, vescovo emerito di Belley-Ars, del 26 maggio 1989, dichiara che la celebrazione in chiesa può essere fatta in certi casi dopo la cremazione, in presenza dell’urna (3).


Cos’è in giuoco

Quale motivo può giustificare l’abbandono del principio dell’inumazione? I modernisti lasciano credere che il solo problema della cremazione consiste nella negazione dei dogmi cristiani (il dogma della vita eterna e il dogma della risurrezione dei corpi), mentre invece c’è molto di più di questo. Con la cremazione, la Chiesa abbandona tutta una ricchezza di pratiche cristiane, quando invece fino ad oggi essa aveva vegliato su di esse con una gelosa cura.

I massoni non chiedono altro. La storia della Chiesa attesta che gli obiettivi anticristiani dei sostenitori della cremazione sono solo «un motivo secondario del divieto ecclesiastico» e che «la Chiesa cattolica condanna la cremazione prima di tutto perché è contraria alla più antica tradizione cristiana» (4).

Gli argomenti che abbiamo presentati a favore dell’inumazione dimostrano che è falso affermare che si tratti di una disposizione ecclesiastica la cui convenienza potrebbe cessare: le ragioni di convenienza dogmatica e morale che motivano la pratica cristiana dell’inumazione saranno sempre valide. Inoltre, il contesto anticristiano legato alla diffusione della cremazione è un forte argomento per la Chiesa per rimanere nella sua immutata tradizione.

Da venti secoli, la Chiesa ha sempre raccomandato l’inumazione e oggi ha ancora più interesse a farlo, di fronte ad un mondo sempre più ostile al cristianesimo. Permettendo la cremazione, frutto delle logge massoniche, essa tradisce la sua missione di preservare i suoi fedeli dal contagio dell’errore.


Conclusione

Si finisce col pensare e credere come si vive. Ora, la cremazione porta con sé un altro modo di pensare: l’uomo padrone di se stesso fino a dopo la morte; l’uomo senza anima immortale, né speranza di un’altra vita dopo la morte; l’uomo ridotto a materia e che, dopo la morte, ritorna solo al «grande tutto», alla «madre terra» e «si fonde con essa», come enuncia un documento edito dalla Federazione Francese di Cremazione.

Di anno in anno si vede che la pratica della cremazione aumenta e si banalizza. Le cremazioni diverranno maggioritarie in Francia nel 2030.
Noi le rifiutiamo e rimaniamo fedeli al pio costume, così umano e così cristiano, dell’inumazione dei nostri defunti.


NOTE

1 - Blatin dice che la Massoneria era «la madre di questa idea».
2 - San Paolo, Prima Lettera ai Corinzi, 15, 43.
3 - Documentazione cattolica del 5 novembre 1989.
4 - Roberti e Palazzini, Dizionario di Teologia Morale, 1954, voce “cremazione”.















 
settembre 2024
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