ALTA E BASSA QUOTA


di Luciano Pranzetti





Conferenza stampa di Papa Francesco sull'aereo di ritorno dell'Indonesia


Parliamo di Papa Francesco e della sua, ormai, storica e affermata consuetudine, quella di darsi a conferenze stampa, in aereo, davanti a una irta selva di microfoni e di web.cam.
Un appuntamento -- da non perdere -- con cui conclude e chiude ii suoi viaggi apostolici, distribuendo sprazzi di scienza teologica e di senso comune.

Sceso a terra e ritornato a Santa Marta, si gode un giusto e legittimo riposo, tanto per ricaricare le batterie, pronto a conceder interviste in cui si dimostra Pontefice alla mano, discorsivo, puntuale e puntuto, come ben lo incasellano ‘’Avvenire’’ e tv2000.

Di ritorno dal mega-viaggio pastorale in Indonesia, ecco Papa Francesco alla ribalta, sorridente, nel vano dell’aereo che lo riporta a Roma, accingersi alla conferenza stampa in ‘’alta quota’’. Risponde a tutte le domande sforzandosi di essere convincente, sollevando, talora, dei sorrisi divertiti, attorniato – come è giusto che sia – dal rispetto generale dei presenti.

Fra le tante domande ne vien fuori una, diciamo insidiosetta: “Santità, per le prossime elezioni USA, lei chi preferisce che vinca tra la Harris e Trump?’’.
Nessun timore, ché Papa Bergoglio – le domande sono, preventivamente depositate e, quindi, note – la risposta ce l’ha già, misurata col bilancino che mostra il suo desiderio di sentirsi, e di essere, neutralista o, quantomeno. di segno opposto ai due concorrenti alla Casa Bianca.
E allora, come risponde? Dando la stessa paga ad entrambi, accusati di essere contro la vita: lei perché favorevole all’aborto, lui perché contrario all’immigrazione.
Uno sproposito, vero e proprio, dacché, porre – per il Papa cattolico --sullo stesso piano etico-criminale i due orientamenti sta a significare due aspetti della sua personalità di cui uno, che testimonia della sua caratura culturale, e uno che la dice lunga sulla sua tendenza sinistrorsa ma, al momento, ritenuta opportuno nasconderla sotto la coperta di un salomonico verdetto.

Equiparare, come Papa Francesco tenta di fare, l’aborto, un omicidio peggiore di quello occorso a danno di una persona adulta – in quanto si priva, con l’aborto, della possibilità di diventare anche ‘‘migrante’’-- altro non è che confondere, volontariamente, i termini e la loro dimensione.

L’infanticidio, commesso nel grembo materno è – per la nulla possibilità di autodifesa del feto – un crimine che grida vendetta al trono di Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (LEV, 1992) – art. 2270 -2271- 2262 – 2273 ---2274—2275 – considera l’aborto un delitto talmente grave da richiedere la scomunica, provvedimento non ipotizzabile per chi è contro l’immigrazione, tema trattato dallo stesso Catechismo in due generici articoli, il 1241 e il 1433, dove si parla di giustizia sociale e di garantire allo straniero un giusto trattamento.

Noi aggiungiamo, a tutto ciò, il monito di San Paolo che, nella lettera ai Galati – 6, 10 – così si esprime: ‘’Ergo, dum tempus habemus operemur bonum ad omnes, maxime autem ad domesticos fidei’’ = Dunque, finché abbiamo tempo operiamo il bene per tutti, ma specialmente verso i fratelli di fede.
E così, Papa Francesco, ha sistemato, in alta quota, pure l’Apostolo delle Genti.

E, tanto per chiarire e per concludere, si prenda, quale esempio di confronto, l’ultimo delitto commesso da una giovane madre che ha seppellito i due suoi neonati, domandando al Pontefice se per caso, la morte di un migrante, che annega in mare, sia da paragonare a quella dei due neonati -- o delle migliaia uccisi nel grembo materno -- ché il primo ha – consapevolmente - messo sulla bilancia del rischio l’eventualità di una sciagurata fine, mentre ai secondi mai è stata, e mai sarà, concessa medesima e pari possibilità.
 
Chiudiamo, qui, il discorso su questa “gemma’’ ché molto altro, in termini dottrinarii e storici, ci sarebbe da dire, sufficiente essendo quanto abbiam detto qui del caso.




 
settembre 2024
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