Donne che uccidono i loro figli

Donne che uccidono i loro figli dentro o fuori dal loro utero, da sole o a spese dello Stato.

di Silvana De Mari



Pubblicato su sito dell'Autrice






L’agghiacciante foto è di una giovanissima partecipante a una marcia pro aborto in Argentina che schiaccia il bambolotto, simbolo archetipo del figlio, con la stessa ferocia con cui calpesterà i suoi figli al momento di averli. Insegnano alle bambine che il figlio è una palla al piede, innumerevoli ore di lezioni di educazione sessuale dove la gravidanza è nominata solo come gravidanza indesiderata, insegnano a odiarlo.


Con la legalizzazione dell’aborto che diventa diritto, il bambino è considerato proprietà della donna, può essere ucciso e può essere venduto.
Gli episodi terribili della madre che fa morire di fame la bimba abbandonata da sola in casa, quella che uccide e seppellisce due neonati, quella che uccide la bimba di tre anni per farsi accompagnare nel suo suicidio, la donna che accetta di vendere il suo neonato di cui ha portato la gravidanza per altri sono tutte conseguenze del concetto di aborto visto come diritto.

Le donne che uccidono i loro figli piccoli sono aborti postnatali. Non è pensabile che in un mondo dove l’aborto è trionfalmente dichiarato un diritto assoluto, un diritto che sempre più attrici, giornaliste, scrittrici rivendicano con orgoglio come un episodio importante di libertà della propria vita, l’assassinio del proprio figlio una volta nato possa essere considerata una colpa grave. Molte donne semplicemente non lo considerano una colpa.

La gravidanza e il parto sono sicuramente un enorme peso, ma sono altrettanto sicuramente uno straordinario privilegio. Nessun atto creativo: dipingere la Cappella Sistina, scrivere la Divina Commedia può essere neanche lontanamente paragonato al diventare madri.
Abbiamo la capacità di contenere un’altra creatura umana nel nostro corpo, abbiamo la straordinaria capacità di nutrirla con il cibo migliore che esista tra lei, il latte materno, abbiamo la capacità di influenzare tutta la sua mente. La felicità del nostro bambino dipende dal nostro sorriso, la sua infelicità assoluta dalla nostra assenza. Eravamo le regine della vita.

L’umanità non si è estinta perché noi, catastrofe dopo catastrofe, guerra dopo guerra, anche nel fondo dei campi di concentramento e delle prigioni, abbiamo messo al mondo i nostri bambini. I movimenti di liberazione femminile ci hanno liberato dalla fisiologia e ci hanno rese le signore della morte.

Le donne rivendicano il diritto di far assassinare i propri bambini nel proprio ventre a spese dello Stato. Particolarmente atroce il diritto rivendicando dalla Signora Kamala Harris del Partito Democratico statunitense dell’aborto agli ultimi mesi. L’aborto ha teoricamente come giustificazione il dover liberare la donna da una gravidanza che non vuole, anche a costo dell’assassinio del suo bimbo.
Un feto di nove mesi, ma anche un feto di otto e un feto di sette (io sono nata di sette mesi, per inciso in casa, senza incubatrice, e con problemi respiratori) sono perfettamente vitali.

Immaginate di trovavi di fronte una donna incinta di sette mesi che vi dica che non vuole assolutamente il figlio nel ventre, a nessun costo. Un medico decente, un medico perbene, a questo punto indurrebbe il parto, farebbe nascere il bambino per darlo in adozione alle innumerevoli coppie, addirittura sette per ogni bimbo abbandonato, che sarebbero felici di adottarlo. Non si può fare: la donna lo vuole morto e la sua libertà di assassinio è sacra. Quindi bisogna assassinarlo nel suo ventre, perché se nasce vivo e piange poi viene calcolato come omicidio.

Le due tecniche per assassinare il bambino prima della nascita, iniezione salina e parto a nascita parziale, rendono il parto più pericoloso per la madre, o forse sarebbe meglio chiamarla la proprietaria dell’utero, eppure vengono vendute come “salute riproduttiva della donna”.

Se il Partito Democratico statunitense, ma anche la Francia dichiara diritto assoluto poter assassinare il proprio bambino dieci minuti prima della nascita, perché una donna dovrebbe ritenere un omicidio assassinarlo dieci minuti dopo?

E vorrei spendere qualche parola anche sugli uomini. Possiamo piantarla con l’idiozia che gli uomini sono cattivi e le donne tanto buone sempre vittime? Possiamo lasciare queste scempiaggini ai movimenti di liberazione della donna e ai giornali femminili?
Una donna che fa assassinare il suo bambino di nove mesi con un aborto a nascita parziale è una belva, e il medico che compie l’atto è un criminale.
Se una donna ha il diritto di abortire perché non vuole la responsabilità di quel figlio, neanche nei pochi mesi necessari a concludere la gravidanza e dare il bimbo in adozione, perché un uomo deve mantenere un figlio se non gli interessa?

Una donna non può essere responsabilizzata per un atto sessuale sbadato con il peso di una gravidanza. Un uomo non può essere responsabilizzato per un atto sessuale sbadato con il mantenimento di un figlio che non gli interessa per venti o trent’anni.
L’irresponsabilità o è un diritto per tutti o non è un diritto per nessuno.
Le donne hanno il diritto di negare la maternità. Gli uomini devono avere altrettanto il diritto di negare la paternità.
Una donna non deve dare spiegazioni quando abortisce. Un uomo non dovrebbe dover dare spiegazioni quando non vuol mantenere figlio: non ne ha voglia e basta.

Uomini e donne devono avere gli stessi diritti. Uomini e donne devono avere gli stessi diritti anche per le scialuppe del Titanic. Il 90% delle persone sulle scialuppe erano donne. Gli uomini sono rimasti a morire per cedere i loro posti alle donne e ai bambini Gli uomini hanno l’obbligo di sacrificare la loro vita per salvare la nostra perché noi portiamo la gravidanza. Le donne devono essere compensate del peso della gravidanza anche con la vita degli uomini.

Una volta che l’aborto è un diritto, il posto sulle scialuppe del Titanic è di quelli più forti e di quelli che arrivano per primi. Eppure un uomo che non paghi gli alimenti ci scandalizza di più di una donna che abortisce.
I crimini delle donne che uccidono i loro figli suscitano molto meno orrore dei crimini degli uomini che uccidono loro figli.

Di queste storie non è solo sconvolgente la naturalezza con cui queste donne hanno commesso l’uccisione dei loro stessi figli, ma è sconvolgente la tenerezza con cui gli assassinii sono trattati dei media. Sono morte abbracciate è l’assurda frase che ha accompagnato la morte di una bambina di tre anni fatta morire dalla madre di una morte atroce, annegamento.

Grazie alla perdita di religiosità si è assolutamente perso il concetto dell’umanità del bambino. Il bambino è una creatura umana, creata da Dio se ci credete, che ha lo stesso diritto a vivere di tutte le altre creature umane.
La scristianizzazione ha portato alla disumanizzazione del feto, e adesso anche del neonato: l’aborto post-natale stesso è proposto da cosiddetti filosofi e cosiddetti scienziati.

Il figlio è proprietà della madre, può essere ucciso può essere venduto, se può essere ucciso prima del parto, può essere ucciso anche dopo il parto.

Le donne che uccidono i loro figli sono circondate da umana simpatia, hanno soppresso una roba loro. Se un uomo uccide suo figlio non c’è nessuna simpatia, anzi, è un bastardo assoluto che ha rubato la vita del bambino non solo al bambino stesso, ma anche alla madre, cui il bambino apparteneva.

Quando le donne uccidono i figli, la tenerezza per il padre è assente, anzi il padre diventa il vero responsabile perché non era vicino alla donna, perché non l’ha sostenuta, perché non si è accorto, dato che le donne sono per definizione innocenti e buone, quindi se una donna commette un crimine, la colpa è sicuramente dell’uomo che l’ha destabilizzata.
Anche quando una donna aggredisce un uomo, dall’evirazione all’assassinio, ci si domanda lui cosa le avrà fatto.
Scusate, se abbiamo una psiche così fragile da non essere considerate in grado di intendere e di volere, da non essere considerate responsabili pienamente di nulla perché è sempre colpa di qualcun altro che ci ha destabilizzato, visto che noi non siamo capaci di non farci destabilizzare, è corretto che abbiamo il diritto di voto e la possibilità di fare il magistrato?
Se abbiamo il diritto di voto e la possibilità di diventare magistrato, non è il caso di considerarci pienamente responsabili, uniche responsabili delle nostre azioni, uniche colpevoli delle nostre colpe? 

Le donne si sono lasciate amputare il loro istinto materno, per spostarlo sulla cura della loro faccia. Regalare una bambola alle bambine, oggi è considerato una violenza.
Nel film Barbie, uno delle più incredibili boiate mai viste, all’inizio le bambine hanno bambolotti in forma di neonati o comunque di bimbi piccoli. Quando finalmente arriva la Barbie, inno alla dipendenza da cosmetici e disturbi alimentari, spaccano il cranio dei loro bambolotti, che sono la metafora dei loro figli, per rivolgersi al nuovo giocattolo.

L’emozione davanti alla “bellissima mamma” che ha ucciso i suoi figli è la stessa che davanti alla bambina che spacca il cranio al suo bambolotto: un gesto un po’ brusco, sicuramente inelegante, ma comunque era roba sua.

Se un uomo abbandona il suo cane, manifesti pubblici lo definiscono un bastardo.
Far smembrare il proprio figlio dalla sanità pubblica perché tutta una nazione ne sia responsabile, è un inno alla libertà.

Un uomo che lasci morire di fame i suoi figli pur di non mantenerli, è un uomo che vive la sua sessualità con libertà o è un irresponsabile?
Una donna che uccide i suoi figli facendoli smembrare nel proprio ventre, è una persona che vive la sua sessualità in maniera libera… e non osate sollevare qualche dubbio o vi cavano gli occhi.
Possiamo affermare che far smembrare un figlio nel proprio ventre è un gesto eticamente più grave di abbandonare il cane? No, non possiamo. In Francia avremmo un procedimento penale e in Italia anche, dopo il ddl Zan Scalfarotto: scatterebbe l’accusa di misoginia.
Chi abbandona il cane lo fa per conto suo, chi abortisce lo fa con i soldi miei.




 
settembre 2024
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