Recitare il Santo Rosario in famiglia

di Don Vincent Grave, FSSPX



Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X
 
La Porte Latine









Il mese di ottobre è dedicato al Santo Rosario

Una ragazza arrivò un giorno a Pointet per partecipare agli esercizi spirituali di Sant’Ignazio. Non era una delle nostre fedeli, era, come si dice, una conciliare; e tuttavia seguì come poteva gli esercizi spirituali. Dei cinque giorni trascorsi in ritiro si disse incantata. Ma cosa la condusse al ritiro? Forse … il Rosario: spiegò ai predicatori che lo recitava tutti i giorni da dieci anni.

In questo inizio del mese del Rosario, siamo tutti coscienti della forza di questa preghiera e decidiamo di esservi fedeli. Nel farlo forse è meglio rispondere a due classiche obiezioni nei confronti del Rosario: la prima, perché ripetere cinquanta volte Ave Maria? La seconda, si può veramente recitare e insieme meditare il Rosario?

Quanto alla prima obiezione, si può affermare che la qualità della preghiera vale più della quantità. San Luigi-Maria Grignion de Montfort, nel suo Il segreto mirabile del santissimo Rosario, scrive: «Una sola Ave Maria ben detta ha un maggior merito di cinquanta dette male. (…) Molti recitano il Rosario, ma non si correggono dei loro peccati e non avanzano in virtù, perché non recitano queste preghiere come si deve».
Ma questo metodo di preghiera, che ci fa ripetere cinquanta volte l’Ave, viene dalla Santissima Vergine Maria, che ha ispirato San Domenico; c’è quindi una buona ragione per queste ripetizioni.

Se si riflette un po’, tutti possono constatare che la vita è fatta di ripetizioni.
Ogni giorno noi compiamo le stesse azioni, facciamo gli stessi saluti con la stessa formula. Nell’essere umano vi è anche la stessa ripetizione dei battiti del cuore, senza i quali non c’è più vita.
Allora, giustamente, la ripetizione delle Ave ci permette una vita e un’atmosfera di preghiera. Questa ripetizione porta ad una abitudine, ad una disinvoltura ed anche ad un ritmo, che ci permettono di elevarci verso Dio.
In modo del tutto naturale, dopo essere stati attenti per un certo tempo alle parole, lo si farà per i Misteri, e poi per Dio.
San Tommaso parla di questi tre gradi nella preghiera: l’attenzione alle parole, poi ai misteri, infine a Dio. E’ come un violino a tre corde: si comincia ad usare una sola corda; ma l’ideale è far suonare le tre corde nello stesso tempo. Ci si arriva con il tempo.
Ecco dunque cosa rappresenta la ripetizione delle Ave: un mezzo per unirsi più intimamente a Dio durante almeno venti minuti.

Da quanto detto fin qui, deriva la risposta alla seconda obiezione: sì, si può recitare e mediare insieme. Grazie alla ripetizione, si recita con disinvoltura, senza tensione, e si è anche molto più liberi interiormente per meditare. Cosa meditare? L’orazione della Messa della Madonna del Rosario ci dice: la Vita, la Morte e la Risurrezione di Gesù Cristo, Figlio Unico di Dio. E aggiunge: per imitare questi Misteri e ottenere ciò che essi promettono.
San Luigi-Maria Grignion de Montfort scrive anche: «I Misteri del Rosario sono le opere di Gesù Cristo e della Santissima Vergine; essi sono colmi di quantità di meraviglie, di perfezione e di profonde e sublimi istruzioni, che lo Spirito Santo mostra agli umili e alle anime semplici che li onorano».

Non dobbiamo quindi avere timore di ripetere queste Ave Maria. Siamo fedeli nel recitare e meditare il nostro Rosario. E cerchiamo di recitarlo in comune, in famiglia e anche a due voci, come consiglia il Padre de Montfort. «Di tutti i modi di recitare, il farlo pubblicamente a due voci è il modo più glorioso per Dio, il più salutare per l’anima, il più terribile per il diavolo. Dio ama le riunioni. Nostro Signore ha espressamente consigliato questa pratica ai Suoi Apostoli e discepoli e ha promesso loro che ogni volta che saranno riuniti in due o tre nel  Suo Nome, Egli sarà in mezzo a loro. Quale felicità avere la compagnia di Gesù Cristo! Per ottenerla, basta riunirsi per recitare il Rosario».
Notiamo che Nostro Signore parla di due o tre riuniti nel Suo Nome (Mt. 18, 20). Si tratta quindi della più piccola società possibile, ma è necessario che essa si riunisca nel Nome di Gesù Cristo. A questa condizione, Egli promette di essere presente in mezzo a loro, e la Sua presenza renderà la preghiera irresistibile davanti a Dio.
E’ per questo che nei primi tempi della Chiesa, i cristiani si riunivano così sovente per pregare, nonostante le minacce.

Padre de Montfort enumera diversi vantaggi della preghiera a due voci.
Prima di tutto, la mente vi è ordinariamente più attenta. Poi, quando si prega in comune, si leva una sola voce. Se allora qualcuno in particolare non prega bene, un altro che prega meglio nella riunione supplisce  al suo difetto.
E il Santo arriva a dire: una persona che recita il Rosario da sola ha il merito di un solo Rosario; se essa lo recita con altre trenta persone ha il merito di trenta Rosari.
Infine, il Padre de Montfort ricorda che la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, si è servita delle preghiere pubbliche in tutti i tempi di calamità. E cita l’esempio di Gregorio XIII che nella sua Bolla dichiara: occorre credere piamente che le preghiere pubbliche e le processioni dei confratelli del Santo Rosario hanno molto contribuito ad ottenere da Dio la grande vittoria di Lepanto sui Turchi: la prima Domenica di ottobre del 1571.

Parliamo adesso del Rosario recitato in comune, in famiglia.

Il Papa Pio XII ha espresso belle considerazioni sull’argomento. Egli diceva a dei predicatori della Quaresima, nel 1943: «Risvegliate nell’animo dei fedeli il sentimento dell’antico e pio costume della preghiera in comune in famiglia. (…) E come la vita pubblica, piena di distrazioni e di insidie, molto spesso invece di promuovere i beni più preziosi della famiglia – la fedeltà coniugale, la fede, la virtù e l’innocenza dei fanciulli – li mette in pericolo, la preghiera nel focolare domestico è oggi quasi più necessaria che nei tempi passati».
Da parte sua, San Pio X scrive nel suo testamento: «Se volete che la pace regni nelle vostre famiglie e nella vostra Patria, recitate tutti i giorni il Rosario insieme con i vostri».

Diamo un consiglio: per la preghiera in famiglia bisogna tenere conto della capacità dei ragazzi. Il Papa Pio XII, sempre nello stesso discorso del 1943, diceva: «che la preghiera sia recitata in modo tale che i ragazzi non provino fatica o disgusto, ma si sentano invece spinti ad aumentarla». Quindi, con i ragazzi si può cominciare col recitare in comune una o due decine e poi aumentare col tempo.

Per finire, occorre dire qualcosa delle distrazioni che possono intervenire durante la recita del Rosario.
Il Padre de Montfort distingue le distrazioni volontarie e quelle involontarie. Le prime costituiscono una grande irriverenza, «che renderebbe i nostri Rosari infruttuosi e ci riempierebbe di peccati. Come si può osare chiedere a Dio che ci ascolti, se noi non ascoltiamo noi stessi?
E il Santo dice che le distrazioni involontarie sono inevitabili. Ma si deve prendere ogni precauzione per diminuirle e fissare la nostra immaginazione. Occorre pensare di mettersi alla presenza di Dio, credere che Dio e la Sua Santa Madre ci guardano. Nell’immaginazione, ci si può raffigurare Nostro Signore e la Sua Santa Madre nel Mistero che contempliamo. Il Santo consiglia anche di avere delle intenzioni di preghiera anche ad ogni decina. E dice che se noi abbiamo molte distrazioni, ma le combattiamo, il nostro Rosario sarà ancora più fruttuoso. «Il vostro Rosario è tanto migliore per quanto è meritevole, ed è tanto più meritevole per quanto è più difficile».

Ciò che finirà col convincerci di recitare il nostro Rosario, soli o in famiglia, sono due frasi della Santissima Vergine.
A Fatima, Ella disse il 13 ottobre 1917: «Io sono la Madonna del Rosario. Si continui a recitare il Rosario tutti i giorni».
Cinque secoli prima, Ella aveva detto al beato Alano de la Roche: «Chi persevererà nella recita del mio Rosario, riceverà tutte le grazie che chiederà».










 
ottobre 2024
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