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Accanimento teologico di Don Nicolas Cadiet, FSSPX
![]() Una sessione pubblica del concilio Vaticano II Difendere oggi Dignitatis humanae significa curare
un cadavere.
Il progetto del testo sulla libertà religiosa, presentato durante il concilio Vaticano II, aveva gli scopi espliciti di facilitare il dialogo ecumenico e di ottenere la libertà della Chiesa nei paesi comunisti (1). Gli scarsi risultati di tutto il teatro ecumenico e la situazione della Chiesa nei paesi ad essa ostili dimostrano che le esortazioni basate sulla dignità e il diritto della persona umana a determinarsi in materia religiosa non sono state molto convincenti. Almeno degli ambienti interessati. Poiché nei paesi di antica cristianità, la logica della libertà religiosa ha portato alle pressioni del Vaticano perché fosse tolta dalle Costituzioni la menzione della religione cattolica come religione di Stato o quanto meno dal convincimento della maggioranza dei cittadini (Colombia nel 1973, Vallese nel 1974, Italia nel 1984). In tal modo, Roma non rinunciò solo alla situazione storica della Cristianità medievale, ma anche all’idea che lo Stato confessionale potesse essere l’auspicabile struttura normale dello Stato. Questa logica era presente anche nei dettagli: nel 2018, il Cardinale Marx, arcivescovo di Monaco, espresse la sua disapprovazione nel vedere che il Capo del Governo bavarese imponeva la presenza del Crocifisso nei luoghi pubblici; per poi fare prudentemente marcia indietro di fronte alle critiche che aveva sollevato. Si sono anche ascoltati dei prelati sostenere che se le famiglie dei migranti musulmani ricevuti in Vaticano esigessero un luogo di culto maomettano, bisognava concederglielo in nome del principio della libertà religiosa (2). L’Occidente si vergogna già delle sue radici cristiane e la Chiesa gli offre delle ragioni di principio per mantenere tale vergogna. Bisogna stupirsi se l’Islam, poco ricettivo nei confronti dei grandi principii del personalismo, prenda il posto che gli viene offerto? In questo contesto, sorprende vedere dei chierici, negli ambienti tradizionali, accanirsi a difendere la famosa Dichiarazione Dignitatis humanae (3) del Concilio sulla libertà religiosa. Un testo che, al pari di tutti i testi del Concilio, non rivendica l’infallibilità (4), un testo riconosciuto da questi stessi chierici come «debole», «equivoco», «pericoloso» (5). Un testo che, come molti altri del Magistero postconciliare, non può essere seriamente presentato ai fedeli perché vi trovino una dottrina sicura. Un testo su cui sarebbe meglio non insistere, perché da esso non emerge il Magistero della Chiesa. Lo stesso vale per le giravolte del linguaggio, che permettono a Lumen Gentium, Gaudium et Spes, Unitatitis redintegratio, ecc. di evitare l’accusa di eresia. Mons. Schneider segnala questi equivoci ai fedeli nel suo Compendio della fede cattolica, dovremmo biasimarlo per non essersi sforzato di salvare questi testi dannosi (6)? I pensatori e gli scrittori dell’ambito tradizionale hanno dei servizi migliori da rendere alla Chiesa. Prelati e teologi assolverebbero il loro compito (il loro santo compito!), se correggessero la situazione con un testo senza equivoci sulle prerogative, intese correttamente, delle persone. Nell’attesa, difendere Dignitatis humanae equivale all’accanimento terapeutico. NOTE 1 - Cfr. Ralph WILTGEN, Le Rhin se jette dans le Tibre, Cèdre 1973, pp.156 et ss. In italiano: Il Reno si getta nel Tevere, Edizioni Effedieffe, Proceno di Viterbo - effedieffeshop@effedieffe.com. 2 - Testimonianze private. 3 - Si vedano gli articoli del Padre de Blignières sul sito claves.org e la sua recensione del libro: Credo, di Mons. Athanasius Schneider, in Sedes sapientiae n°169, autunno 2024, pp.113–116. 4 - Cfr. la notificazione del Segretario generale del Concilio del 16 novembre 1964, fatta congiuntamente alla nota esplicativa previa sulla Costituzione Lumen Gentium. Un prelato romano in contatto con la Fraternità parlava della Dichiarazione Dignitatis humanae come di un documento di circostanza legato al contesto storico, dunque riformabile e senza alcuna portata! Il paragrafo 9 della detta Dichiarazione sottolinea che «la Rivelazione non afferma esplicitamente il diritto all’immunità da ogni costrizione esterna nel dominio religioso, pur cercando lo stesso di ritrovarvelo. 5 – Citato da Padre Antoine-Marie de Araujo, FSVF, in « Lire un texte du magistère (brève réponse à une réponse de l’abbé Gleize) » [Leggere un testo del magistero (breve risposta ad una risposta di Don Gleize), claves.org, 28 giugno 2024. 6 – Come fa Padre de Blignières nella sua recensione citata prima. |