Scherza coi fanti e lascia stare i santi

Ovvero

Conversazioni intelligenti per bambini deficienti

Di Belvecchio

Ed eccoci all’informazione di massa che diventa diluvio… e non ci si raccapezza più, si rimane storditi e attoniti… e non si riesce più a star dietro alle notizie… si finisce con l’essere travolti da esse. È la fine della razionalità umana. Lo sforzo per rimanere lucidi di fronte all’oggettiva realtà che fluisce sotto i nostri occhi, si trasforma in impotenza che soggiace alla valanga di frasi e di gesti… l’oggettiva osservazione si trasforma in mera sensazione soggettiva … il soggetto pensante in oggetto pensato. E tutto fluisce in un mare di fango ribollente che come fuscello sradicato trascina l’uomo e il suo pensiero a valle, sempre più caoticamente, sempre più ineluttabilmente verso l’inevitabile sbocco nel mare cosmico dell’indifferenziato e del nulla.
È il progresso del mondo moderno, è il regresso dell’uomo moderno, è il dissolvimento dell’anima nel nirvana del mondo, è lo sprofondamento della consapevolezza di Dio nella bolgia caotica del suo misconoscimento, è la mutazione dell’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio in bestia mutuata dall’immagine della scimmia di Dio. L’uomo che rinuncia a librarsi verso le altezze e si compiace di buttarsi a capofitto nelle bassezze. L’uomo che rifugge il Cielo e si lascia irretire dalla terra. L’uomo che irride al sopramondo e si compiace dell’inframondo.
Ma chi è costui? Bergoglio… dicono.
E allora basta con l’esser serii, resta solo l’irrisione e l’invettiva, la salutare irrisione e la sacrosanta invettiva.

- Ma non si dice: scherza coi fanti e lascia stare i santi?
- Certo, ma Bergoglio non è un santo… almeno per ora. Se è per questo non è neanche papa.

- Ma è pur sempre quello che sta seduto a Roma.
- Direi piuttosto che sta sdraiato su un ottomano romano.

- Eppure è pur sempre l’uomo vestito di bianco, da guardare con rispetto.
- Tutto il rispetto per il papato, che persiste nonostante Bergoglio, ma per lui solo risolini, che in fondo gli piacciono tanto.

- Ma cosa avrà mai combinato adesso?
- Niente che non si fosse già capito da mesi, ma che oggi lui incarna in maniera sfacciata e per ciò stesso ridicola.

- L’incontro con Scalfari?
- La conversazione intelligente con Scalfari (pubblicata su La Repubblica).

- Ma cosa avrà mai detto di così sconvolgente?
- “Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso.

- E dov’è la sfacciataggine e il ridicolo?
- Intanto, da papa mancante, ha la faccia tosta di dire che lui è lì ad incarnare una sciocchezza, poi è così sciocco da non accorgersi del ridicolo di uno che si veste di bianco e fa finta di indossare gli jeans. Tutti se ne accorgono, tranne lui… è sfacciato e ridicolo.

- Ma in fondo è vero, il proselitismo è l’azione di una parte per convincere l’altra parte, e la Chiesa non è una parte.
- Già! Ma la Chiesa non deve convincere, deve comunicare la Verità, e al comunicando non spetta convincersi, ma accettare la Verità… fermo restando che se vuole rimanere nell’errore è padronissimo di farlo: ognuno è libero di scavarsi la fossa che vuole. E il comunicatore non può compiacersi di questo, ma deve solo abbandonare a se stesso il comunicando refrattario. Se uno ha le corna, l’altro non deve dirgli che non ce l’ha, perché così lo inganna, e se gli dice che ce l’ha non fa del proselitismo, non cerca di portarlo dalla sua parte, ma gli dice semplicemente la verità. Questo sì che ha senso e non è una sciocchezza. Questo è il dovere che ognuno deve sentire soprattutto nei confronti di se stesso, diversamente è uno stolto, e lo stolto fa del male a sé prima che agli altri.

- Questo significa che il Papa è uno stolto?
- Non sia mai. Il Papa è il Papa, è Bergoglio che è uno stolto, ecco perché non vuole fare il Papa.

- Quindi in fondo è coerente.
- Se non fosse che ha deciso lui di fare il Papa e se non lo fa e se parla e si comporta come se fosse un Pinco Pallino, ecco che è sfacciato e ridicolo, come uno che essendo uomo si veste da donna… è ridicolo e stolto.

- E solo per questa frase, forse avventata, è da coprire di insulti?
- Se uno dice che “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce”, è passibile solo di sberleffi, poiché non si può dire che c’è il Bene e il Male, ma ognuno deve seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Perché questo significa che non c’è il Bene e il Male, ma solo i beni e i mali. A parte la contraddizione, è la totale mancanza di buon senso che reclama gli sberleffi: non si può dire che io sono io, ma insieme non lo sono, perché sono quello che gli altri pensano che io sia, senza sprofondare nel ridicolo e nella commiserazione di qualunque persona di buon senso. Si può anche prendere atto di uno stato mentale capovolto, ma allora si impone il dovere di trattarlo per quello che è, magari cercando di fargli capire, se ne avesse la capacità, che deve correggersi, se non vuole essere trattato da ridicolo e da stolto. Questo è quello che si chiama carità e misericordia.

- Eppure, resta il fatto che la realtà oggettiva viene percepita dall’uomo attraverso la sua visione soggettiva, in fondo è questo che sembra voler dire Bergoglio.
- Forse, ma non si può pretendere che uno persegua di cogliere la realtà oggettiva attraverso la sua visione soggettiva, poiché finirà inevitabilmente col cogliere solo ciò che gli sembra essere, non ciò che in realtà è. Se io voglio andare al mare, ma non conosco il mare, bensì solo l’idea che ho del mare, la cosa migliore che mi possa capitare è che vada al lago credendo che si tratti del mare, e se mi compiaccio di questo scambio, non posso pretendere che nessuno mi dica che sono un cretino. Se poi si pensa che i laghi sono pochi e distanti e che solo le pozzanghere sono molte e vicine, si capisce che lo sport moderno di scambiare la realtà oggettiva con la propria percezione soggettiva, porta l’uomo inevitabilmente a tuffarsi d’istinto nella prima pozzanghera che gli capita, credendo di star facendo un tuffo in mare, con la conseguenza che si spaccherà la testa e si infangherà tutto. Ora, di fatto, è proprio questo che Bergoglio ha detto ed ha lodato e raccomandato, al di là di ciò che sembra voler dire. E questo è ridicolo e stolto.

- Ma poi Bergoglio ha precisato che “Non è proselitismo, è amore. Amore per il prossimo, lievito che serve al bene comune”. Riconducendo tutto alla predicazione di Nostro Signore.
- Che in realtà non ha predicato questo, non ha predicato che l’amore per il prossimo e per se stessi servano al bene comune, ma ha insegnato che servono a salvarsi l’anima, fino al punto che è solo cercando il Regno dei Cieli che si otterrà il resto. L’amore non fa lievitare il bene comune, ma è il motore che muove verso Dio, ed è solo dopo aver raggiunto Dio, seppure in questo mondo, per adesso, che si può ritornare alla miseria della realtà quotidiana per promuovere il bene comune, che non è il mero benessere degli uomini, ma è l’indispensabile sostegno naturale perché gli uomini possano compiere il loro destino soprannaturale. Queste cose sono sempre state talmente note che viene il sospetto che il conversare di Bergoglio presupponga che i fedeli siano tutti bambini deficienti disposti a farsi abbindolare dalle chiacchiere.

- Eppure Bergoglio distingue tra l’amore che è il mezzo “per trovare la via della salvezza e delle Beatitudini” e l’“amore smodato verso se stessi” che hanno nutrito i capi della Chiesa che “spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del papato”.
- E fa bene a distinguere, perché l’amore non è quello dei cortigiani, che lusinga, ma certo non è nemmeno quello del capo della Chiesa che spara a zero sui suoi predecessori, chiamandoli “narcisi”, e sui sottoposti di ieri e di oggi, chiamandoli “lebbra del papato”. Singolare, poi, che proprio lui parli di papato dopo che è da mesi che non ne vuol sentire parlare. Viene il sospetto che non voglia fare il Papa proprio perché teme il narcisismo, le lusinghe e le eccitazioni dei cortigiani… tanto quanto ama il suo io, il suo personale punto di vista e il suo personale imperio: “Non condivido questa visione e farò di tutto per cambiarla”.

- Ciò non toglie che Bergoglio vuole una Chiesa che torni ad essere “una comunità del popolo di Dio” con presbiteri, parroci e Vescovi con cura d’anime, al servizio di questo popolo.
- Il che la dice lunga sull’intelligenza di Bergoglio, perché quando precisa che “La Chiesa è questo, una parola non a caso diversa dalla Santa Sede, che ha una sua funzione importante ma è al servizio della Chiesa”, rivela che gli riesce difficile comprendere che è stato il Signore ad istituire la Chiesa e ha porre il suo fondamento terreno sulla roccia di Simone, per mano dello stesso Signore divenuto, appunto, Pietro. Lui è ancora fermo alla concezione marxista dove il fondamento non è più posto dall’alto, ma sorge dal basso, tale che i capi non possono vantare l’autorità divina, ma devono mettersi al servizio del popolo.

- Ma, in realtà, uno degli appellativi del Papa non è proprio “Servum servorum Dei”?
- Certo che sì! Ma quando San Gregorio, nel VI secolo, introdusse questo appellativo, volle sottolineare, e lo fece in modo magistrale, che il fulcro del papato è l’essere al servizio di Dio, mentre invece Bergoglio immagina che la Santa Sede, cioè il Papa, sia al servizio del “popolo di Dio”, questa strana entità ectoplasmica inventata dal Vaticano II per capovolgere la realtà. Questa fantasia moderna è subdolamente sovversiva poiché sostituisce il servizio da rendere a Dio col servizio da rendere al popolo, secondo la nota demagogia libertaria che vorrebbe fondare l’esistenza, non sul Creatore, ma sul creato.

- Ma allora, sarà per questo che Bergoglio richiama il suo ricevuto insegnamento comunista, che dice di aver poi ritrovato nella dottrina sociale della Chiesa?
- Proprio così; con la precisazione che la sequenza temporale indicata da Bergoglio rivela che egli, prima ha conosciuto il comunismo e poi la dottrina sociale della Chiesa, dove crede di aver ritrovato le dottrine marxiste. È evidente che nessuno mai ha insegnato a Bergoglio che Leone XIII, con la Rerum Novarum, che è l’enciclica fondante dell’articolazione della dottrina sociale della Chiesa, condanna fortemente il comunismo.

- Eppure, da quello che dice, si capisce che Bergoglio ama il misticismo, il quale è agli antipodi del marxismo, infatti per lui i mistici “Sono stati fondamentali. Una religione senza mistici è una filosofia”.
- Basta intendersi sul significato di misticismo, perché anche le persone poco preparate sanno che il marxismo è anche una sorta di “mistica”, una sorta di concezione coinvolgente e trascinante. Ma è ovvio che tale concezione ha niente di mistico e tutto di psichico, niente di spirituale e tutto di paranormale. Non a caso l’esempio di Bergoglio è chiaramente informato da quello spiritualismo che scambia lo psichico per lo spirituale. “Prima dell’accettazione [dell’elezione a papa]… Chiusi gli occhi e non ebbi più alcuna ansia o emotività. Ad un certo punto una grande luce mi invase, durò un attimo ma a me sembrò lunghissimo. Poi la luce si dissipò io m’alzai di scatto e mi…”.
Sembra il resoconto di un devoto di Sai Baba.

- Ciò nonostante, parla della grazia “dispensata dal Signore come elemento fondante della fede. Della vita. Del senso della vita”.
- Non v’è dubbio che quando descrive la sua esperienza psichica, a suo modo vuole  suggerire l’intervento della grazia, ma lui stesso afferma che “La grazia non fa parte della coscienza, è la quantità di luce che abbiamo nell’anima, non di sapienza né di ragione”, confessando con questo la contraddittorietà del suo sentire e la sua intima confusione tra spirituale e psichico. Se infatti la grazia non attiene alla coscienza e alla ragione, è incomprensibile che Bergoglio dica “ad un certo punto una grande luce mi invase”, come se avesse percepito fisicamente la grazia. In realtà egli parla convinto di poter raccontare la sua esperienza come fosse “mistica”, perché tale è nel suo pensiero, ma in realtà, ammesso che sia vera, si tratta di una mera esperienza psichica e sentimentale, elementi, questi, che secondo lui costituirebbero la mistica.

- Ma è proprio da questa mistica che Bergoglio fa discendere la missione della Chiesa.
- Ed è proprio dalla presentazione di questa missione che si capisce che nella sua concezione non v’è nulla di mistico e tutto di prosaicamente moderno.
Mi pare d’aver già detto prima che il nostro obiettivo non è il proselitismo ma l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle delusioni, della disperazione, della speranza.
Cioè tutto, tranne la salvezza delle anime; tutto di maledettamente prosaico, tranne la visione mistica di Dio.
Dobbiamo ridare speranza ai giovani, aiutare i vecchi, aprire verso il futuro, diffondere l’amore. Poveri tra i poveri. Dobbiamo includere gli esclusi e predicare la pace.
Cioè tutto dei luoghi comuni che da due secoli sbriciolano la natura religiosa dell’uomo e niente del dovere di vivere secondo le leggi di Dio; tutto della psicanalisi e della sociologia e niente della dottrina e della pratica cattoliche.
Il Vaticano II, ispirato da papa Giovanni e da Paolo VI, decise di guardare al futuro con spirito moderno e di aprire alla cultura moderna. I padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti.
Cioè tutto delle dottrine liberali e dei diritti dell’uomo e niente dei comandi di Dio che vuole che tutti gli uomini, se vogliono salvarsi, devono abbracciare la vera Fede rivelata da Nostro Signore e affidata alla Chiesa perché la conservi integra e la predichi a tutto il mondo.
Dopo di allora fu fatto molto poco in quella direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare”.
Cioè, se in questi cinquant’anni la Fede si è sempre più ridotta, anche nei cuori degli stessi cattolici, da adesso, con Bergoglio, la distruzione della Fede subirà un’accelerazione, così che si potrà realizzare quanto preannunciato da Nostro Signore, e alla Sua domanda “Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc. 18, 8), si potrà rispondere in tutta tranquillità: NO!

- Ma questo significa che Bergoglio farebbe del suo meglio per far venir meno la Chiesa, visto che la Fede di cui parla Nostro Signore è tutt’uno con la Sua Chiesa, ma, vivaddio, questo non è possibile, perché le porte dell’Inferno non prevarranno.
- Nonostante sia certo che la Chiesa, per la promessa di Nostro Signore, non verrà mai meno, è parimenti certo che nelle parole di Nostro Signore c’è ad un tempo un monito e una profezia: la Chiesa si ridurrà sempre più di numero e rimarrà solo un piccolo lume, a testimoniare il trionfo della qualità sulla quantità. Essa non verrà mai meno, ma verranno meno i fedeli, a cominciare dai papi, dai cardinali e dai vescovi, così da sancire, una volta per tutte, che la fedeltà e la sottomissione alla legge di Dio può benissimo esserci, fino a “quando il Figlio dell’uomo verrà”, anche nonostante la Gerarchia cattolica ufficiale. La Chiesa, piuttosto che “popolo di Dio”, è l’insieme dei veri fedeli alla vera Fede e al vero Dio: è a questa Chiesa che Nostro Signore ha assicurata l’indefettibilità… indipendentemente del numero dei veri fedeli rimasti.

- Ma che il male alberghi anche nella stessa Chiesa lo riconosce anche Bergoglio!
- È vero. Disgraziatamente, però, non si accorge che esso sta proprio dalla sua parte, tanto che arriva a gloriarsi del fatto che vuole distruggere il tipo di governo della Chiesa stabilito da Nostro Signore. “Ho deciso come prima cosa di nominare un gruppo di otto cardinali che siano il mio consiglio. Non cortigiani ma persone sagge e animate dai miei stessi sentimenti. Questo è l’inizio di quella Chiesa con un’organizzazione non soltanto verticistica ma anche orizzontale.” Il che significa che la nuova Chiesa perseguita da Bergoglio, smetterà di stare prona di fronte al mondo e giungerà a sdraiarsi davanti al mondo, a mettersi in orizzontale per meglio farsi camminare sopra da tutti i suoi nemici… evidentemente quanto già accade oggi, a Bergoglio non basta!

- Tuttavia non si può non tenere presente l’aiuto di Dio, e Bergoglio sicuramente crede in Dio.
- Come no! Lo dice lui stesso: “E io credo in Dio. Non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio. E credo in Gesù Cristo, sua incarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore, ma Dio, il Padre, Abbà, è la luce e il Creatore”… Il che significa che non crede in Dio. Perché non si può dire che non esiste un Dio cattolico, quando anche un semplice fedele sa che Dio o è cattolico o non è. Certo che Dio non ammette etichettature, ma è Dio che ha voluto la Chiesa cattolica, così che dire Dio significa dire il Dio dei cattolici, il Dio cattolico, tale che sulla terra non c’è altro dio al di fuori di Dio e questo Dio è quello cattolico. Il dio di cui parla Bergoglio, invece, è il dio dei deisti, il dio fatto dalla ragione umana, talmente indistinto da corrispondere a qualsivoglia divinità, sia essa vera o falsa. È per questo che Bergoglio non ci mette niente a cadere subito nell’eresia, precisando che una cosa è Dio Padre, che è il Creatore, e altra cosa è Gesù Cristo, che è maestro e pastore.
In quale catechismo della liberazione ha letto questa fesseria, Bergoglio?
   



settembre 2013

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