DAL NOMINALISMO ANTI-TOMISTA DI OCCAM

AL MODERNISMO



di Don Curzio Nitoglia

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Guglielmo Occam




Il nominalismo metafisico e logico

Il nominalismo inizia, sistematicamente, con Roscellino († 1125), continua con Abelardo († 1160) (1), viene ripreso e sviluppato da Guglielmo Occam († 1349), che porta alle estreme conseguenze l’anti-tomismo scotista (2).

Esso ritiene che i concetti universali (3)  e la natura o essenza reale (generica (4) e specifica (5)) non hanno nessuna realtà oggettiva fuori della mente  pensante; l’unica realtà extra-mentale è la cosa singolare, l’individuo (per esempio, Antonio): “Nihil est praeter individuum” è l’assioma che riassume e definisce il nominalismo.

In breve, gli universali logici (nomi) e ontologici (essenze o nature) sono soltanto “pure voci”, senza consistenza ontologica né logica, di cui ci serviamo per indicare gli individui reali, che si assomigliano tra di loro (Antonio, Marco, Giovanni…) (6).

Se, Abelardo riteneva che l’universale fosse almeno un concetto o un’idea, Occam addirittura nega anche l’oggettività e la realtà del concetto, che secondo lui esiste solo soggettivamente o logicamente nel pensiero dell’individuo e non ha nessun fondamento nella realtà, aprendo, così, le porte al soggettivismo del cogito di Cartesio e al criticismo delle categorie soggettive di Kant.

Padre Carlo Giacon scrive: “Leggendo il Leviatano di Tommaso Hobbes e il Saggio sulla conoscenza umana di Locke, si riscontrano facilmente le ispirazioni al nominalismo di Occam. […]. Hume non fece che condurre sino alle ultime conseguenze i princìpi nominalistici elaborati da Hobbes e da Locke […] sicché la filosofia moderna poggia sulle stesse basi su cui era poggiato il nominalismo occamistico” (Occam, Brescia, La Scuola, II ed., 1945, p. 137) (7) .

Il nominalismo radicale di Occam riduce la metafisica alla logica e l’essere al pensiero, deprime la capacità della ragione umana di conoscere la realtà e spalanca la via allo scetticismo e all’agnosticismo posteriori.

Purtroppo, vi sono molti altri errori nell’occamismo (per esempio, la negazione della distinzione reale tra sostanza e accidenti prepara la negazione luterana della transustanziazione sostituita dalla companazione (8)), ma qui tratto solo quelli metafisici e logici sugli universali, che preludono all’empirismo e al soggettivismo, i quali, assieme al kantismo e all’hegelismo, sono le basi del modernismo, come ha spiegato S. Pio X.

Il nominalismo, spiega l’eminente studioso di Occam, Padre Carlo Giacon, è erede della sofistica greca antica, combattuta da Socrate, Platone e Aristotele. Successivamente, essa è stata ripresa dall’empirismo o sensismo inglese, secondo cui la conoscenza umana non è  razionale, ma solamente sensibile. Il nominalismo è all’origine dell’individualismo sensista filosofico (9), del liberalismo politico e del liberismo economico (10) e quindi del libertarismo morale (11). Infatti, secondo il nominalismo si può conoscere solo il fatto e il singolare nella sua singolarità sensibile. Quindi, esso è l’apoteosi dell’individualismo e la negazione della metafisica, della speculazione intellettuale, della sana ragione e del senso comune (12).

Guglielmo Occam (1300-1349) è il re del nominalismo. Egli ha voltato le spalle alla scolastica medievale e ha aperto la via alla filosofia moderna e soggettivista. Rifiuta la metafisica in nome della logica e concede, con 300 anni di anticipo su Cartesio, un primato al pensiero sulla realtà. S’oppone al realismo della conoscenza in nome di una sorta di criticismo pre-kantiano. Non edifica ancora la filosofia moderna, ma demolisce quella perenne e da questa dissoluzione della scolastica medievale nasce la modernità filosofica nella sua pars construens.

Padre Carlo Giacon scrive: “Occam col suo nominalismo logico, che nega il valore oggettivo della conoscenza razionale, e con il suo pre-agnosticismo metafisico, che sopprime le basi razionali della fede e porta al soggettivismo e allo scetticismo, […] influì sulla formazione della filosofia moderna” (Occam, Brescia, La Scuola, II ed., 1945, p. 120).

In metafisica Occam nega la distinzione reale tra essenza ed essere (Summa logicae, III, 2, 27), tra atto e potenza, tra sostanza e accidenti e afferma che la conoscenza razionale non può arrivare a dimostrare l’esistenza di Dio (Quodl., I, q. 1), l’esistenza di qualsiasi relazione tra ragione e fede (13). 

In breve, per Occam la ragione non può conoscere le essenze delle cose e neppure il Trascendente, la logica non è una conoscenza oggettiva e reale del mondo extramentale (In Ium Sent., dist. 3, q. 8). L’uomo ha solo una conoscenza sensibile del singolare, del fenomeno che cade sotto i sensi, di ciò che è sperimentabile (Quodl., I, q. 13; In IIIum Sent., dist. 9, q. unica). In ciò egli è un precursore del sensismo empirista dell’illuminismo inglese del XVIII secolo, in quanto lo stesso Occam “riduce la realtà solo a ciò che è empiricamente verificabile” (14). Quindi, “dalla posizione occamista al soggettivismo moderno non c’è che un passo brevissimo” (15).


Le conseguenze morali del nominalismo

L’errore principale, che sta alla base della morale soggettivista e relativista detta “della situazione”, risiede nella filosofia nominalista (16), moderna e contemporanea e nella teologia protestantica e modernistica, che sostituiscono l’io pensante alla realtà oggettiva e annullano la libertà umana e il valore delle opere buone oggettive e reali per rimpiazzarle col sentimento morale soggettivistico dell’uomo, che si trova a vivere e agire in una particolare situazione.

In breve, è lo stesso errore del modernismo classico (che voleva sposare la filosofia moderna soggettivistica e relativistica con il dogma cattolico, relativizzandolo e svuotandolo dal didentro), ma trasposto dal campo teoretico e dogmatico a quello pratico e morale. Il modernismo dopo aver fatto tabula rasa nel campo teoretico s’è scagliato contro quello pratico ed etico con la nuova morale della situazione della nouvelle théologie. Si può dire, quindi, che la morale della situazione rappresenta lo stadio terminale del neo-modernismo, che vuol distruggere anche l’agire umano morale secondo la natura e la legge divina.

La conclusione pratica e morale del nominalismo, negando filosoficamente che ogni uomo mantiene la stessa essenza o natura di essere umano (animale razionale e libero) nelle situazioni particolari e concrete in cui si trova a vivere, è che la situazione soggettiva ha il primato sulla legge morale e diventa, così, la regola dell’agire etico dell’uomo.
È la situazione soggettiva che rimpiazza la legge e la morale oggettiva.

E’ per questo che Occam nega la moralità intrinseca delle azioni umane, poiché nominalisticamente il criterio della moralità è estrinseco all’oggetto dell’azione umana (G. Occam, In IV Sent., q. 9; Centiloqium theologicum, conclusione 7, B, F).


Le conseguenze ecclesiologiche del nominalismo

L’individualismo del nominalismo di Occam applicato alla teologia sulla Chiesa produce una dottrina ecclesiologica protestantica e modernistica.

Infatti “anticipando un metodo che sarà praticato sistematicamente da Lutero, Calvino, Zwingli e anche dai più recenti critici delle strutture ecclesiastiche (v. Hans Küng), Occam elimina tutte le acquisizioni dottrinali accumulate dalla Tradizione, per richiamarsi esclusivamente agli insegnamenti delle Lettere di San Paolo e agli altri scritti neotestamentari (Dialogus, I, 1, cc. 1-6).
Gli asserti del Nuovo testamento e la vita della Chiesa primitiva rappresentano per Occam il solo termine di paragone per giudicare di fede e di verità (Dialogus, I, 1, c. 5)” (B. Mondin, Storia della Teologia, Bologna, ESD, 1996, vol. II, p. 493).

Il cardine dell’ecclesiologia occamista è che i fedeli sono il primo soggetto della verità salvifica e non la Chiesa gerarchica (Dialogus, I, 5, 29; ivi, I, 1, 4; Octo quaestiones, VII, 117; Opus nonaginta dierum, c. 6).

Questo principio è la conseguenza logica del soggettivismo individualista di Occam.
Come non vi sono nature ed essenze, ma solo individui; così non v’è una Chiesa gerarchica e giuridicamente strutturata, ma vi sono i singoli fedeli. “La Chiesa di Occam ha la sua realtà negli individui credenti che la compongono. Questa teoria ecclesiologica è perfettamente in linea con i princìpi fondamentali della filosofia occamista tutta incentrata sul singolare, sull’individuo e fortemente allergica verso tutto ciò che è comune: l’universale, il necessario. […]. L’esigenza delle varie strutture, inclusa quella del suo Capo visibile, il Papa viene fortemente ridimensionata” (B. Mondin, cit., p. 494).

Inoltre, Occam reputa che il Papa possa essere eretico e allora diventa inferiore al singolo cristiano fedele e può essere giudicato e deposto da lui (Dialogus, I, 5, 3). Infine, Occam nega l’infallibilità del Papa e ammette quella dei singoli fedeli, soprattutto le ciance cionciste (Dialogus, I, 5, 3, cc. 25-28).



NOTE

1 - C. Ottaviano, Pietro Abelardo. La vita, le opere, il pensiero, Roma, 1931; J. Verger – J. Jolivet, Bernardo e Abelardo, Milano, 1989.
2 - Cfr. E. Gilson, La filosofia nel Medioevo, Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 288-290, 336-357, 763-821; M. De Wulff, Histoire de la Philosophie médiévale, Lovanio, 1924, 1° vol., p. 93 ss. e 2° vol., p. 157 ss.; S. Vanni Rovighi, Storia della filosofia medievale, Milano, Vita & Pensiero, II ed., 2006, pp. 58-59, 84-88, 149-157; C. Giacon, Guglielmo di Ockam. Saggio storico-critico sulla formazione e sulla decadenza della Scolastica, Milano, Vita & Pensiero, 1941, 2 voll.; Id., Occam, Brescia, La Scuola, 1943; B. Mondin, Storia della  Metafisica, Bologna, ESD, 1998, II vol., pp. 714-729; G. De Ruggero, Storia della filosofia, vol. I, parte III, Rinascimento, Bari, Laterza, 1937; N. Abbagnano, Guglielmo di Ockam, Lanciano, Carabba, 1931.  
3 - Per esempio, “umanità”.
4 - Per esempio, “animale”.
5 -  Per esempio, “umana”.
6 - G. Occam, In Ium Sent., 2, 4; In IIum Sent., 5; Quodl., V, 14; In Ium Sent., 2, 8.
7 -  L’empirismo di Hobbes, Locke e Hume è un sistema filosofico che riduce tutta la realtà al fatto sperimentabile proprio dei sensi ed è per questo che si chiama anche sensismo. Quindi, la sensazione è l’unico modo di conoscenza e il fenomeno sensibile è l’unica realtà. Da esso derivano il positivismo, il materialismo e il pragmatismo. “L’empirismo rende impossibile la costruzione d’una metafisica e toglie ogni valore alla realtà, che trascende i sensi o l’esperienza sensibile. Pertanto, esso è avverso alla sana filosofia e alla religione” (P. Parente, voce “Empirismo” in Dizionario di teologia dommatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, p. 136).
8 - Cfr. Conc. Trid., DB, 884; S. Tommaso d’Aquino, S. Th., III, q. 65; ivi, q. 75, aa. 1-4.
9 - C. Giacon, Occam, Brescia, La Scuola, II ed., 1945, p. 120.
10 - Cfr. Denis Fahey, The Mystical Body of Christ in the Modern World, Cork, Forum Press, 1945, vol. 1°, III parte, cap. XI e XII, pp. 377-415.  Si veda l’influsso esercitato su Occam dalla scuola universitaria scientifica e sperimentale di Oxford nata verso il 1150 con Roberto Grossatesta, Ruggero Bacone e Pietro di Maricourt (cfr. C. Mallet, A History of the University of Oxford,  3 voll., Londra, 1924-1927; E. Bettoni, “Ruggero Bacone”, in Grande Enciclopedia Filosofica, Milano, Marzorati, 1954-1985, vol. IV, pp. 1270-1279) da cui ha preso la nascita il liberismo economico.
11 - Cfr. F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di Teologia morale, Roma, Studium, IV ed., 1968, vol. II, voce “Morale della situazione”, pp. 1065-1067, a cura di Pietro Palazzini; C. Fabro, L’avventura della teologia progressista, Milano, Rusconi, 1974, parte II, “Teologia e Morale”, cap. 1, “Il valore permanente della morale”, pp. 171-251. Sia il Palazzini sia il Fabro fanno derivare la nuova morale soggettivistica - remotamente - dal nominalismo occamista e - prossimamente - dall’empirismo britannico.
12 - B. Mondin, Storia della Metafisica, Bologna, ESD, 1998, II vol., p. 718.
13 - Cfr. B. Mondin, Storia della Metafisica, Bologna, ESD, 1998, vol. II, p. 718; A. Ghisalberti, Guglielmo di Ochkam, Milano, 1972, pp. 123-124.
14 - B. Mondin, cit., p. 720 e 723.
15 - B. Mondin, cit., p. 721.
16 - Cfr. J. Fuchs, Morale théologique et morale de situation, in Nouv. rev., théol., n. 76, 1954, pp. 1073-1085; A. Boschi, Una nuova morale : la così detta etica della situazione, in Palestra del clero, n. 35, 1956, pp. 969-980; F. Olgiati, Una morale nuova e la condanna del S. Uffizio, in Rivista del clero italiano, n. 37, 1956, pp. 481-490; F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di Teologia morale, Roma, Studium, IV ed., 1968, vol. II, voce “Morale della situazione”, pp. 1065-1067, a cura di Pietro Palazzini; C. Fabro, L’avventura della teologia progressista, Milano, Rusconi, 1974, parte II, “Teologia e Morale”, cap. 1, “Il valore permanente della morale”, pp. 171-251; D. Composta, La nuova morale e i suoi problemi, Roma, 1990. 











 
ottobre 2024
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