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Il Sinodo sulla sinodalità si è concluso Articolo della Fraternità San Pio X ![]() Una foto di gruppo alla chiusura del Sinodo sulla sinodalità 2024 Finalmente! La maratona imposta da Papa Francesco a tutta la Chiesa per il XVI Sinodo ordinario dei vescovi, relativo alla sinodalità, si è concluso con il voto del testo finale e la Messa di chiusura. Dopo tre interi anni che hanno mobilitato – o avrebbero dovuto mobilitare - tutto l’universo cattolico, l’avvenimento si è concluso, tra i sorrisi degli uni e il digrignamento di denti degli altri. L’analisi del documento finale sarà oggetto di un prossimo articolo, ma già fin d’ora possiamo segnalare alcune informazioni. La prima è la sorpresa riservata da Papa Francesco su questo testo. Normalmente, fin dalla creazione del Sinodo dei vescovi, il documento finale era trasmesso al Papa perché predisponesse una «Esortazione apostolica» che riprendeva o no gli elementi principali affrontati nel corso del Sinodo. La sorpresa è tale in due sensi: così, l’Esortazione post-sinodale Amoris laetitia introdusse, con una nota a pie’ di pagina, la possibilità di dare la Comunione ai divorziati risposati, possibilità che contrastava profondamente con la dottrina e la pratica della Chiesa fino ad allora. Questo creò molto scompiglio nella Chiesa. Invece, l’Esortazione apostolica Querida Amazzonia, successiva al Sinodo sull’Amazzonia, non riprese una proposta che era stata votata nel corso del dibattito e che proponeva l’ordinazione di viri probati – uomini sposati con solida reputazione – per cercare di colmare la carenza di preti in quella regione. Nel caso di quest'ultimo Sinodo, non ci sarà una Esortazione post-sinodale. Papa Francesco l’ha annunciato nel discorso di chiusura: «Quello che abbiamo approvato è sufficiente, il documento contiene già delle indicazioni molto concrete che possono servire da guida per la missione della Chiesa, […] per questo io le metto a disposizione di tutti». Effettuando così la loro promulgazione. Tuttavia, nel corso della Conferenza Stampa successiva alla chiusura del Sinodo, un teologo ha precisato che «la dichiarazione di Francesco è conforme alla Costituzione Episcopalis communio, che dice che se il documento è espressamente approvato dal Romano Pontefice, esso fa parte del suo magistero, non con valore normativo, ma dando delle direttive», così riferisce Vatican News. In altre parole, il documento in questione non è in alcun modo vincolante: esso fornisce solo degli orientamenti. Alcuni già si lamentano amaramente. Una seconda constatazione è la netta unanimità dei voti dei 155 articoli, che sono riportati uno per uno con la pubblicazione del documento. L’unico voto diverso è quello relativo al n° 60, che riguarda le donne e la necessità di dar loro uno spazio maggiore nella Chiesa, in particolare nei posti direttivi. In esso si precisa anche che «la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta». Su 365 votanti, 97 si sono opposti a questo articolo, cioè il 30%. Ma è difficile sapere il perché di questo rifiuto. Riguardava una opposizione al maggiore potere delle donne nella Chiesa? Se sì, sarebbe sorprendente, data la composizione dell’Assemblea, anche se alcuni voti negativi potrebbero riguardare questo motivo. Ma è molto più probabile che l’alto numero dei «no» si possa spiegare con la mancanza di progressi nell’ambito relativo, soprattutto con la questione dell’ordinazione delle diaconesse. Questo punto non è stato evidenziato dai commentatori, ma le informazioni indirette raccolte qua e là danno una forte probabilità a questa spiegazione. Resta da approfondire il documento finale, ma a prima vista sembra che molti argomenti delicati siano stati ridimenzionati e che si siano registrati degli elementi positivi in senso tradizionale. |