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«Vescovo indagato»: la mostra blasfema di Carpi finisce davanti al giudice Il vescovo di Modena e Carpi: Mons. Erio Castellucci si abbraccia con Papa Francesco Il GIP di Modena respinge la richiesta di archiviazione della Procura sulla mostra blasfema di Carpi. Il vescovo Castellucci, vicepresidente della Cei, dovrà comparire davanti al giudice per difendersi dall'accusa di vilipendio, caso unico nella storia. Lo scoop della Bussola negli atti processuali. Il legale dei fedeli: «Finalmente potrà emergere la verità». Sulla mostra blasfema di Carpi l’ultima parola spetterà al giudice di Modena che dovrà pronunciarsi se sia stato o no vilipeso il sentimento religioso. Avevamo lasciato l’incresciosa vicenda, che aveva investito la diocesi di Carpi dopo aver inaugurato la mostra Gratia Plena del pittore Andrea Saltini con un’immagine che molti fedeli avevano definito blasfema, oltre ad altre più che discutibili, con la chiusura anticipata del maggio scorso. Le polemiche suscitate dopo lo scoop della Nuova Bussola Quotidiana, i rosari di riparazione davanti alla chiesa, uniti anche ai dubbi investigativi sulla misteriosa aggressione subita dall’artista Andrea Saltini erano diventati eventi ormai ingestibili per l’arcivescovo di Modena e Carpi: Erio Castellucci, che dovette così chiudere anticipatamente l’esposizione. Si erano smorzate le polemiche, ma la giustizia doveva ancora fare il suo corso dopo la denuncia presentata da alcuni fedeli in quei giorni. E la giustizia ieri ha pronunciato il suo primo provvedimento. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Modena: Andrea Scarpa, infatti, ha comunicato di non aver accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica nel procedimento penale che coinvolge l’Arcivescovo di Modena, Monsignor Erio Castellucci, insieme all’artista Saltini e ai curatori della mostra, Don Claudio Bellini e Cristina Muccioli. Tutti e quattro gli indagati, difesi d’ufficio dall’avvocato Flavia Zuddio, sono accusati di vilipendio ai sensi dell’art. 403 del Codice penale. L’udienza di discussione sulla richiesta di archiviazione è stata fissata avanti al GIP per il 20 gennaio 2025 alle ore 9. A darne notizia in un comunicato stampa è l’avvocato Francesco Minutillo che si è detto più che soddisfatto perché «finalmente avremo un giudice davanti al quale far emergere la verità sui contenuti blasfemi della mostra tenutasi nella Chiesa di Carpi». In questi mesi, secondo Minutillo «la Procura ha condotto un’indagine che riteniamo insufficiente e, per questo, abbiamo richiesto numerosi approfondimenti, tra cui l’audizione di Monsignor Francesco Cavina, del giornalista Andrea Zambrano e di Monsignor Ermenegildo Manicardi». Il GIP è stato quasi obbligato a rinviare in udienza la partita perché Minutillo ha fatto opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, ma è anche vero che lo stesso togato avrebbe potuto non accogliere l’opposizione per manifesta insussistenza del reato, cosa che evidentemente non è parsa neppure a lui. Si andrà dunque in udienza e si analizzeranno le carte e gli elementi probatori in mano. «Abbiamo chiesto di acquisire gli atti relativi all’aggressione all’artista Saltini e al danneggiamento della tela, avvenuti il 28 marzo 2024, fatti che all’epoca suscitarono un ampio clamore mediatico. E’ necessario capire che fine abbia fatto quell’indagine, dato che non si hanno tracce dell’aggressore. E’ giunto il momento di fornire risposte chiare». Come scrivemmo a suo tempo, su quella presunta aggressione non sono mai stati sciolti i dubbi investigativi in capo alla Questura del capoluogo modenese che conduceva le indagini. E non è un caso che non appena uscirono le indiscrezioni su quei dubbi, la mostra venne chiusa. Qualche giorno dopo, sempre sulla Bussola, documentammo la scoperta dell’avvocato Francesco Fontana di Iustitia in Veritate, il quale dimostrò che, contrariamente a quanto la diocesi ha sempre sostenuto, e cioè che le opere erano frutto dell’elaborazione artistica e spirituale di Saltini, in realtà erano state copiate pari pari da una coreografia di un coreografo greco, Dimitris Papaioannou. Insomma, oltre che blasfema la mostra di Carpi risultava essere anche una clamorosa truffa ai danni dei fedeli ai quali era stato invece spiegato che le opere rientravano all’interno del percorso sinodale svolto dalla diocesi carpigiana. Ora questa nuova tegola che si abbatte su Mons. Castellucci, il quale, evidentemente ha lasciato cadere l’indagine della Procura, non ritenendo nemmeno di dover nominare un difensore di fiducia: infatti, ai quattro indagati è stato assegnato un avvocato d’ufficio, uno smacco per il vicepresidente della Cei, che verrà così a trovarsi nella clamorosa e assurda posizione di difendersi da un’accusa grave, quella di vilipendio, probabilmente un caso più unico che raro nella storia. L’Avvocato Minutillo ha duramente contestato le motivazioni addotte dalla Procura per richiedere l’archiviazione, definendole «giuridicamente inconsistenti e talvolta surreali». Secondo il legale, l’utilizzo di un precedente giurisprudenziale della Cassazione a sostegno della richiesta risulta «inappropriato e privo di attinenza con il caso in esame, che nulla ha a che vedere con la libertà di pensiero». Agli atti del processo sono allegati anche gli articoli della Nuova Bussola Quotidiana che per prima diede notizia di quel quadro, raffigurante il centurione Longino e Gesù deposto dalla croce in una posizione decisamente non consona al tema sacro proposto nella chiesa di Sant’Ignazio, destinata dalla diocesi ad eventi museali. Il quadro più scandalosamente blasfemo collocato davanti all'Altare Nota
nostra
Per la vicenda della mostra si veda anche l’articolo di Andrea Zambrano che noi a suo tempo abbiamo ripreso e pubblicato, completo di immagini. http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV5667_Zambrano_ Mostra_sbasfema_nella_chiesa_del_vescovo.html |