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Dimissione del Papato? di
don Jean-Michel Gleize, FSSPX
![]() 1. In una nota ufficiale, firmata da lui stesso il 24 novembre 2024 (1), Papa Francesco chiede che il contenuto del «Documento Finale» dell’ultimo Sinodo venga accettato come facente parte del suo Magistero, cioè del suo insegnamento autorevole come successore di Pietro. 2. Egli scrive: «Il Documento Finale fa parte del Magistero ordinario del Successore di Pietro (cfr. CE18 § 1; CEC 892) e io chiedo che sia accettato come tale. Esso rappresenta una forma di esercizio dell’insegnamento autentico del vescovo di Roma, che presenta alcune novità, ma che in effetti corrisponde a quello che ho avuto occasione di precisare il 17 ottobre 2015, quando ho affermato che la sinodalità è il quadro interpretativo appropriato per comprendere il ministero gerarchico». 3. L’idea centrale di questa dichiarazione, che spiega tutto il resto, è indicata con molta precisione nell’ultima frase: «la sinodalità è il quadro interpretativo appropriato per comprendere il ministero gerarchico». Quindi, il Magistero del Papa deve definirsi come il portavoce del sensus fidei del Popolo di Dio, così come è stato attuato in occasione dell’Assemblea sinodale. Ed è in questo senso che il Documento Finale del Sinodo deve essere ricevuto come facente parte del Magistero del Papa: così che quest’ultimo è solo un’eco del sensus fidei del popolo di Dio. Cosa concludere allora, se non che la protestantizzazione della costituzione divina della Chiesa, inaugurata con la nuova ecclesiologia del Vaticano II, qui raggiunge il suo culmine? Ormai, niente di importante separa il ministero del successore di Pietro da quello dei successori di Lutero e Calvino. 4. Questo ministero portavoce non avrà più il compito di imporre in nome di Dio i dogmi della fede cattolica. Esso sarà l’arbitro dei dibattiti suscitati dallo Spirito in seno alla Chiesa. Francesco non si sottrae a questa conseguenza: e nella nota citata prima scrive: «Io riprendo qui con convinzione ciò che ho indicato al termine dell’articolato percorso sinodale che ha condotto alla promulgazione di Amoris laetitia (19 marzo 2016): «Tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali non devono essere risolte da interventi del Magistero. Certo, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di pratica, ma questo non impedisce l’esistenza di modi diversi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che ne derivano. Ciò avverrà fino a quando lo Spirito ci porterà alla completa verità (Cfr. Gv. 16, 13), cioè quando ci introdurrà perfettamente nel mistero di Cristo e noi potremo vedere tutto con il Suo sguardo» (Amoris laetitia n° 3). Così, il «Popolo pellegrino», caro a Benedetto XVI, col soffio dello Spirito andrà sempre più avanti in questo perpetuo rinnovamento della continuità. 5. Cinquant’anni fa, nella sua famosa Dichiarazione del 21 novembre 1974, Mons. Lefebvre prendeva l’intrepida difesa del Papato, professando la sua fede nella «Roma eterna» voluta da Cristo per perpetuare la Sua Regalità in terra. Oggi, con Francesco, la nuova ecclesiologia del Vaticano II rischia di trovare il suo compimento fatale: quello di una vera dimissione del Papato, frutto necessario dell’impresa della Roma conciliare, neo protestante, a scapito della salvezza delle anime. NOTE 1 - Si tratta precisamente di una nota del Santo Padre Francesco che accompagna il Documento Finale della sedicesima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi, datata 25 novembre 2024. Cfr. https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/ pubblico/2024/11/25/0934/01866.html ![]() Don Jean-Michel Gleize è professore di apologetica, di ecclesiologia e di dogma al Seminario San Pio X di Ecône. E’ il principale redattore del Courrier de Rome. Ha partecipato alle discussioni dottrinali fra Roma e la Fraternità San Pio X tra il 2009 e il 2011. |