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ISiamo sicuri che i violentatori siano “figli sani del patriarcato”? di Fabio Fuiano Pubblicato su Corrispondenza Romana ![]() Il 25 novembre 2024 si
è celebrata la Giornata internazionale contro la violenza contro
le donne. Nei giorni successivi, è stato un susseguirsi
compulsivo di articoli, servizi giornalistici, post sui social relativi
alle violenze perpetrate da uomini nei confronti delle donne. Il tutto,
esasperato ulteriormente dalle sentenze di ergastolo nei confronti di
Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano, e di
Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin.
Una delle idee messe più in risalto dai movimenti femministi è quella che stupratori e assassini non siano malati ma “figli sani del patriarcato”. Sono figli sani, sì, ma di una società malata, incapace di riconoscere tanto la propria malattia quanto la sua eziologia. Figlie sane di tale società sono anche quelle giovani che, in nome della folle e cieca ideologia woke, vogliono violentemente incendiare tutto ciò che capita loro sotto tiro e annientare qualsiasi residuo dei principi cristiani che hanno fatto grande la società occidentale. Sarebbe bene ricordare che lo stupro e la violenza in genere non fanno parte della cultura cristiana che, anzi, rigetta tali atti come contrari alla natura umana e in ultima analisi, offesa a Dio, Somma Bontà. Semmai, la legittimazione di tali atti è scaturita da pensatori corruttori delle coscienze ai quali tali movimenti, per lo più anche inconsapevolmente, si rifanno. Sono stati personaggi atei e materialisti come il marchese de Sade (1740-1814), da cui il termine “sadismo”, a propugnare quella che può essere definita una vera e propria “cultura dello stupro” e a legittimare le più profonde devianze sessuali. Non si può trascurare che il suo pensiero ha a sua volta influenzato filosofi come Max Stirner (1806-1856), individualista e nichilista, nonché quello che è considerato il padre della psicanalisi, Sigmund Freud (1856-1939). Non solo. Della sua nefanda influenza hanno risentito intere schiere di romanzieri e poeti, eccellente cassa di risonanza per propagare l’edonismo senza limiti come unica legge dell’esistenza umana. Padre Antonino Eymieu S.J. (1861-1933) ha mirabilmente descritto, nel suo libro Il Governo di sé stesso (Edizioni Radio Spada, Cermenate 2021, pp. 101-106), le dinamiche psicologiche che, a partire dalle idee, determinano l’uomo all’azione. In fondo, afferma il fine psicologo, «le idee guidano il mondo, perché aprono la via ai sentimenti e agli atti, fissandone l’indirizzo. Anche se i costumi sono perversi, se i principi rimangono intatti, prestano sempre alla libertà, aprendo migliori orizzonti, il destro di cambiare strada; se, al contrario, proprio le dottrine son corrotte, lo spirito e i sensi mostrano solamente il precipizio, e ogni sentiero è chiuso al pentimento. Il malfattore letterario che corrompe i principi è dunque più pericoloso di chi corrompe i costumi: e trattando dello scrittore, della ripercussione sociale e remota della sua opera, bisogna porre, a parità di ingegno, l’opera di dottrina molto sopra l’opera di fantasia». Ciononostante, proseguiva, «se badiamo al lettore e all’effetto immediato e fatale di una lettura sulla sua condotta, ordinariamente il libro di fantasia prevale. Innanzitutto, per la maggior parte dei lettori, l’immagine rappresenta l’unico veicolo della dottrina». Certi pensatori, corruttori della dottrina, hanno sicuramente esercitato sulle folle un’efficacia profonda «ma la maggior parte di coloro che la risentono non hanno mai aperto le loro opere, forse non ne conoscono neppure il nome. Non vanno a bere la dottrina alla fonte, ma nei canali di derivazione, nelle opere più accessibili nelle quali l’hanno diluita i letterati. In pratica, nella sua primitiva forma, essa non sarebbe stata assimilabile, perché avrebbe richiesto meditazione raccolta, elaborazione lenta, tenacia prolungata, mentre i lettori, odierni almeno, non meditano affatto, non amano molto lo sforzo, hanno troppi libri a propria portata». Sicché, soggiungeva padre Eymieu, «si va svolazzando senza far bottino; si legge a caso e di corsa: le dita svolgono, senza arrestarsi, le pagine; lo sguardo scorre appena sulle parole, e lo spirito non può afferrarvi altro che idee sfiorate dai sensi. Per questo il romanzo è di moda ed ecco appunto perché, a parità di altre circostanze, svolge più intensa efficacia sulle azioni». Visto il modo di procedere del romanziere per immagini che più facilmente si incarnano nei sensi «le idee o anche le dottrine penetrano nella coscienza d’un balzo, dietro i fatti immaginari che si svolgono, senza che siano discusse né quasi percepite, e occupano un posto di loro gradimento. Il fatto può condurre molto lontano, specialmente in coscienze dalla sintesi incompleta o fragile, nei giovani, negli individui impressionabili». Oggigiorno, le letture non sono più l’unico mezzo per veicolare tali idee: i social network, il cinema, le serie televisive e le piattaforme di streaming on demand sono oramai i mezzi privilegiati, che non richiedono più nemmeno quello “sforzo” di svolgere le pagine del libro. I contenuti più vari sono posti, immediatamente per immagini, alla mercé di anime totalmente impreparate, quali sono quelle dei giovani e delle giovani, ancora prive di quei principi che potrebbero costituire la loro difesa. Ed ecco che la legge psicologica può dispiegare tutto il suo potenziale: dalle idee (malvage) si passa ad atti (malvagi). E più i giornali pubblicizzano il male, contribuiscono ad innestare nella mente di chi legge (e, ancor più, di chi guarda) l’idea di quel male fino a concepire di poterlo realizzare nella realtà. Se ciò non accade per taluni, è perché, come ben spiega padre Eymieu, può sussistere in loro un’idea pregressa e opposta alla nuova idea che cerca di farsi strada, che la domina e prevale. Ma, ormai, nella maggioranza dei casi una tale idea difensiva più forte, complice lo smantellamento dell’educazione familiare, non sussiste. Per fare un esempio, fra le idee più “grandi” che un giovane medio può concepire oggi troviamo la gelosia come “forma d’amore”. Questo è emerso da un recente sondaggio su giovani tra i 14 e i 21 anni. In un tale desolante panorama, quali sono dunque le idee “più forti” in grado di frapporsi tra le idee di violenza e i corrispondenti atti? Dobbiamo dunque ripartire dal fondamento della società: la famiglia. Tale verità va ripetuta tanto più quanto più viene attaccata e negata. Non è nella famiglia in sé stessa la causa dell’aumento della violenza, maschile come femminile, ma piuttosto nella sua corruzione e distruzione. Quando viene meno il fondamento su cui poggia l’educazione dei figli – perché tale è il fine primario per cui la famiglia si costituisce – svanisce anche quell’humus nel quale ogni giovane giunge a maturazione acquisendo quella vigorosa forza psicologica in grado di resistere agli urti della vita, incluse le idee di certi “modelli” moderni. Credere che un uomo, foss’anche un genio, possa trarci dalla situazione in cui ci troviamo è mera illusione. Mons. Henri Delassus (1836-1921), nella sua opera Lo Spirito Familiare (Edizioni Fiducia, Roma 2024, pp. 89-90), ricordava che non vi è altra via di salute che quella delle virtù morali e sociali. Tuttavia, «non basta ottenere da individualità, per quanto siano numerose, la pratica di queste virtù; bisogna che siano incorporate nelle istituzioni. Le virtù private passano con gli uomini che le praticano. Le nazioni sono esseri permanenti. Se le virtù sono il loro sostegno, il loro fondamento, esse devono essere perpetue, e questa perpetuità non possono trovarla che in stabili istituzioni. La principale di queste istituzioni, la più fondamentale, quella che è di divina creazione, è la famiglia. La famiglia è la cellula organica del corpo sociale; in essa si trova il focolare delle virtù morali e sociali; da essa noi le abbiamo viste spandersi e penetrare con la loro forza in tutti gli organi sociali e nello Stato medesimo. Così avvenne in tutti i popoli che giunsero ad una civiltà». Ecco la soluzione ai problemi del nostro tempo, se solo avremo il coraggio di attuarla, mettendo anche in discussione quella falsa idea di “progresso irreversibile” che ha rovinato la nostra civiltà. |