|
|
I cripto-messaggi del vescovo venuto dalla fine del mondo di Belvecchio
Più che “dalla fine
del mondo”, cresce l’impressione che papa Bergoglio venga da un altro
mondo. Cosa che non meraviglierebbe affatto, visto il continuo
andirivieni di “oggetti volanti non identificati”… almeno a sentire i
cultori degli UFO.
L’impressione si rafforza via via che si ascoltano o si leggono le sue diverse esternazioni, soprattutto quando espresse nel contesto di una Messa, com’è il caso della predica del 17 ottobre scorso durante la Messa in Casa Santa Marta. Come riportato da Radio Vaticana, papa Bergoglio ha ricordato il monito di Gesù Cristo: “Guai a voi, dottori della legge, che avete portato via la chiave della conoscenza!”, che gli è servito, attualizzandolo, come dice l’estensore del pezzo, per affermare, a proposito di uno che trova una chiesa chiusa: “la chiesa è chiusa e la gente che passa davanti non può entrare… il Signore che è dentro non può uscire”. Ora, com’è possibile che per usare una metafora, uno che dovrebbe fare il Papa si mette a dire sciocchezzuole del genere, dalla poco velata coloritura blasfema? In una predica per una Messa, come fosse al bar a fare colazione! Non è che è poco serio, è malamente gratuito e scomposto; perché affermare che a causa della chiesa chiusa il Signore non possa uscire - presumibilmente per incontrare gli uomini - è, prima che ridicolo, stupido; sia perché il Signore non apre e chiude le porte, ma le ignora, sia perché il Signore è venuto una volta per tutte ed ha incontrato tutti gli uomini, compresi quelli che ancora non sanno di Lui, se ce ne sono ancora nel mondo. Per quanto possa sembrare eccessivo, il fatto è che papa Bergoglio ha davvero una cognizione tutta materiale e limitata di Nostro Signore, lo immagina secondo quella concezione per la quale il cattolicesimo non sarebbe una dottrina, un insieme di insegnamenti e di precetti divini, una grazia del Cielo, un dono da accogliere, un culto da praticare, ma semplicemente un “incontro”, un incontro con una persona. È da questa concezione, da mera e naturale esperienza religiosa, che papa Bergoglio fa discendere l’impossibilità per il Signore di uscire da una chiesa chiusa. E papa Bergoglio la spiega pure questa sua supposizione! Secondo lui, in un cristiano che chiude la porta della chiesa e si mette la chiave in tasca, “La fede passa, per così dire, per un alambicco e diventa ideologia. E l’ideologia non convoca. Nelle ideologie non c’è Gesù: la sua tenerezza, amore, mitezza. … E quando un cristiano diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede: non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo atteggiamento di pensiero”. Ragionamento che potrebbe sembrare accettabile, se non fosse che, ancora una volta, Gesù non è presentato come il Figlio di Dio e Dio stesso, ma come un qualunque portatore di istanze sentimentali: tenerezza, amore, mitezza. Tutti attributi di Gesù, certo, ma che hanno una valenza soprannaturale che a papa Bergoglio certo sfugge, perché non ne accenna neanche. La tenerezza di Gesù è la dolcezza di Dio che crea le sue creature e prescrive e impone loro precisi comportamenti; l’a-more di Gesù è la potenza di Dio che sta oltre la morte e di Gesù stesso che ha vinto la morte; la mitezza di Gesù è la sua totale sottomissione alla volontà e alla legge del Padre, che guida il creato e le creature con la Sua giustizia, cioè con la Sua misericordia e il Suo rigore. Ma queste cose a papa Bergoglio sfuggono, perché chiude il suo ragionamento con una battuta rivelatrice: “La conoscenza di Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralistica, perché questi chiudevano la porta con tante prescrizioni”. Come dire che quanto dovuto a Dio, quanto prescritto da Dio, quanto predisposto da Dio per la salvezza delle anime, non sarebbe un’opera della Divina Provvidenza, ma un mero atteggiamento ideologico e moralistico di Dio che impone “tante prescrizioni”. È inevitabile: quando si scambia la religione di Dio per un’esperienza religiosa umana, si finisce inevitabilmente per fare confusione tra i doveri nei confronti di Dio e il piacere di fare come è meglio per noi. È la vecchia suggestione del Serpente: sarete come dei! Ora, questa confusione tra ideologia e precetti, su cui papa Bergoglio continua ad insistere nella sua predica, egli la ritiene una cosa scontata, perché essendo la bontà l’essenza della fede, secondo lui, o c’è la bontà o c’è l’ideologia e quindi si diventerebbe “rigidi, moralisti, eticisti”. Ragionamento che assomiglia tanto a quello degli anticonformisti che insistono tanto sulla necessità di praticare l’anticonformismo, da scadere, senza accorgersene, nel conformismo dell’anticonformismo, che è poi il peggiore dei moralismi. Lo stesso fa papa Bergoglio con la bontà, così che senza bontà si diventerebbe rigidi moralisti. Non si accorge, papa Bergoglio, che anche la sua richiesta bontà, a rigore di logica, diventa inevitabilmente rigido buonismo. E non se ne accorge perché non ha idea del fatto elementare che il buon padre di famiglia, per essere veramente buono con i suoi figli, deve imporre loro regole e precetti, assumendosi anche l’onere della istintiva antipatia dei figli, che non lo capiranno subito, ma solo dopo. Un padre che fosse solo buono con i suoi figli non farebbe il loro bene, ma il loro male. Ovviamente, per spiegare il suo ragionamento, papa Bergoglio si impantana in una ulteriore confusione: “Ma perché un cristiano può diventare così? … Semplicemente una cosa: quel cristiano non prega. E se non c’è la preghiera, tu sempre chiudi la porta”. Che francamente è una spiegazione che non spiega un bel niente. Soprattutto quando precisa: “dico pregare, non dico dire preghiere”. Che vorrebbe significare chissà che, con quel richiamo che fa: “Gesù, invece, dice: ‘Quando tu preghi, va nella tua stanza e prega il Padre di nascosto, da cuore a cuore’”. Per capire ciò che papa Bergoglio ha voluto significare, è necessario citare l’intero passo di San Matteo (6, 1-8): “Guardatevi dal praticare le vostre buone
opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non
avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando
dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno
gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli
uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro
ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua
sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua
elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti
che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle
piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno
già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra
nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e
il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Pregando
poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire
ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché
il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele
chiediate.”
Era necessario riportare l’intero passo, perché è la sua intera lettura che fa capire che Gesù parla contro gli ipocriti, cioè contro coloro che ostentano la bontà e che si riempiono la bocca di tenerezza, come fa papa Bergoglio; che preso dalla foga di dover affermare il conformismo dell’anticonformismo della bontà, non si accorge di calcare la mano e fa dire a Gesù: “prega il Padre di nascosto, da cuore a cuore”. Cosa che Gesù non ha detto. Il “cuore a cuore” è scappato a papa Bergoglio, e gli è scappato da quel quadro viziato che ha della religione concepita come “incontro con una persona”. Piuttosto che una cosa così meramente umana, Gesù ricorda una cosa soprannaturale: “prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. È il rapporto che c’è tra la creatura, che è limitata e impotente, e il Creatore, Onnisciente e Onnipotente. Altro che “cuore a cuore”! Come abbia fatto papa Bergoglio ad arrivare alla porta chiusa da quelli che non pregano, partendo da questo passo del Vangelo in cui si dice che per pregare veramente bisogna chiudere la porta, lo sa solo lui, e forse la sua strana idea del Signore che rimarrebbe intrappolato in chiesa perché i “cristiani ideologici” chiudono la porta a chiave. In verità, quando papa Bergoglio precisa: “dico pregare, non dico dire preghiere”, intende accostare i “cristiani ideologici” ai farisei che fanno tutto per farsi vedere, richiamando su di loro il pesante rimprovero del Signore. Perché? Chi sono i “cristiani ideologici”? Chi sono costoro che pregano per farsi vedere e chiudono a chiave la porta della chiesa per non fare entrare nessuno? Sembrerebbe che abbia in mente i cristiani che intendono rimanere fedeli alla Tradizione dottrinale e liturgica della Chiesa, ma a noi sembra che in realtà egli voglia bollare di fariseismo, di ipocrisia e di egoismo, tutti i cattolici che si rivolgono al mondo e agli uomini ricordando, come dice San Paolo, “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”; tutti i cattolici, cioè, che ripetono le parole, gli insegnamenti, gli ammonimenti e i comandi di Nostro Signore, così come sono conservati nei Vangeli e così come sono stati trasmessi dagli Apostoli e dai Padri della Chiesa. Ora tutto questo, che è la Scrittura e la Tradizione, non vincola solo i semplici fedeli, ma vincola soprattutto il Papa, come dice Nostro Signore a Pietro: “ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc. 22, 32). Questo modo semplice e ortodosso di essere cattolici, però, non piace a Bergoglio, e non gli piace soprattutto sentirsi vincolato dai precetti che il Signore ha consegnato agli Apostoli e che questi hanno trasmesso fino a noi: e non gli piace il monito del Signore che dice: “non venga meno la tua fede, e tu una volta ravveduto”. E tutto questo non gli piace perché lo obbliga alla fedeltà e gli impone di chiudere la porta a tutti coloro che non vogliono ascoltare la voce di Pietro, ma papa Bergoglio non può vivere senza costoro, con cui scambia amorevoli sensi, tutto compiaciuto di piacere. È per questo che si inventa i cristiani ideologici da bacchettare, per distrarre l’attenzione dalle bacchettate che è da sei mesi che gli piovono addosso dai bravi cattolici che vorrebbero a Roma un degno e fedele successore di Pietro, anziché un qualunque prete moderno che consuma libagioni con i miscredenti, con gli infedeli e con i senza Dio. (torna
su)
ottobre 2013 AL PONTIFICATO DI PAPA FRANCESCO |