Contorsionismo teologico



Articolo di Don Ludovic Girod, FSSPX



Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine







Le dichiarazioni del Papa sulla pluralità delle religioni, sono accettabili?

Il bimestrale L’Homme nouveau, nel suo numero del 5 ottobre 2024, ha pubblicato un articolo del Padre Laurent-Marie Pocquet du Haut-Jussé, della Congregazione dei Servi di Gesù e Maria, dottore in teologia, che espone un chiarimento sulla dichiarazione di Papa Francesco nel corso del suo viaggio in Indonesia: «Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi per arrivare lì . Ma Dio è Dio per tutti».

Sfortunatamente, la dichiarazione del Papa non è una novità nella bocca dei Sommi Pontefici del dopo concilio Vaticano II. Si possono citare:
 
la dichiarazione di quello che diventerà  Giovanni Paolo II:
«Il trappista o certosino confessa questo Dio attraverso una vita di silenzio. E’ a lui che si rivolge il beduino vagante nel deserto quando arriva il momento della preghiera».
(Cardinale Karol Wojtyla, Il segno di contraddizione, Parigi, Fayard, 1979, pagina 31).

O Benedetto XVI:
«I passi che facciamo per andare o tornare dalla sinagoga, dalla chiesa, dalla moschea o dal tempio, seguono il cammino della nostra unica storia umana, e aprono, a poco a poco, la strada verso la Gerusalemme eterna».
(Benedetto XVI, Incontro delle organizzazioni per il dialogo interreligioso, Gerusalemme, 11 maggio 2009).


Papa Francesco aveva già espresso la stessa idea nella Dichiarazione di Abu Dhabi sulla Fraternità umana:
«Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani».

Queste dichiarazioni, che sono solo lo sviluppo omogeneo degli errori del Vaticano II, in particolare di quello dell’ecumenismo, sono palesemente opposte al Magistero di sempre della Chiesa e alle numerose affermazioni della Santa Scrittura sulla necessità della fede, e in particolare della fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, per la salvezza.

Ci limitiamo a citare un passo dell’Enciclica Mit brennender Sorge di Papa Pio XI:
«La fede in Dio non si manterrà, a lungo andare, pura e incontaminata, se non si appoggerà nella fede in Gesù Cristo. «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui a cui il Figlio lo vuole rivelare » (Luca X, 22). «Questa è la vita eterna; che essi riconoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo » (Gv. XVII, 3). A nessuno dunque è lecito dire: io credo in Dio, e ciò è sufficiente per la mia religione. La parola del Salvatore non lascia posto a scappatoie di simil genere: «Chi rinnega il Figlio non ha neanche il Padre; chi riconosce il Figlio ha anche il Padre» (I Gv. II, 23).

Questo insegnamento del Magistero di sempre è sintetizzato in questa proposizione condannata dal Syllabus di Papa Pio IX: «Gli uomini, nell’esercizio di qualsivoglia religione possono trovare la via della eterna salvezza, e conseguire l’eterna salvezza» (Proposizione XVI).
Come dire che Papa Francesco cade direttamente sotto la condanna del Syllabus.

Come conciliare in questi casi le dichiarazioni del Papa attuale con l’insegnamento della Chiesa? E’ quello che ha tentato di fare il Padre Pocquet du Haut-Jussé.
Come faceva Madiran quando si trattava di giustificare le riunioni di Assisi, il Padre parte dal carattere religioso della natura umana: «E’ nella natura dell’uomo essere religioso, cioè riconoscere o cercare di stabilire un legame con l’infinito». E conclude dicendo che le diverse religioni sono solo la concretizzazione di questo desiderio insito nell’animo umano.
Ma questo ragionamento pecca in due modi: non tiene conto della Rivelazione divina che si è conclusa con Nostro Signore e gli Apostoli e che obbliga tutti gli uomini che ne hanno conoscenza (Colui che non crederà sarà condannato» Marco XVI, 16). Essa fa delle religioni delle associazioni di persone preoccupate di onorare Dio e di servirLo secondo ciò che la retta ragione umana può conoscere al di fuori della Rivelazione, mentre invece le altre religioni sono o dei rami morti tagliati dalla Chiesa; o delle religioni basate su false rivelazioni, com’è in particolare l’Islam.

A partire da queste premesse implicite, l’autore deduce che la «prima missione del teologo e del missionario»: «riconoscere la parte di verità su Dio e sull’uomo che comporta ogni tradizione religiosa». Bisogna dunque cominciare con un dialogo, esercizio che suppone una certa uguaglianza.

Se dei missionari possono basarsi su certi elementi sani delle religioni professate da coloro che vogliono evangelizzare, non è per lodare o ammirare questi elementi, ma unicamente come introduzione al Vangelo.
L’esempio di San Paolo ad Atene è ben conosciuto. Ammesso a parlare davanti all’Aeropago, egli incomincia raccontando la sua scoperta di un altare eretto da quei pagani al «dio sconosciuto», nel loro timore di perdere un dio più discreto degli altri. E lo fa per annunciare loro il Dio che non conoscono: il Dio unico, creatore e padrone di tutte le cose.

Secondo Padre Pocquet du Haut-Jussé, la seconda tappa per il teologo è un lavoro di discernimento, di cernita, tra ciò che è accettabile nelle false religioni e ciò che è aberrante. Si tratta di rigettare certi elementi inaccettabili, come «l’idolatria in tutte le sue forme, la deificazione e il culto della natura, tutto ciò che è contrario alla verità sull’uomo e la donna, e alla dignità della vita umana». Bisogna mantenere solo le religioni che non contraddicono «il disegno benevolo di Dio per la sua creatura».
E qui si nota ancora l’illusione di credere che certe false religioni possano essere degli interpreti autentici di una teodicea preservata dall’errore e che comporti un insegnamento morale fedele alla legge naturale. Ma come diceva Chesterton: «Scacciato il soprannaturale, resterà solo ciò che non è naturale». Questo filtro tascabile, applicato con rigore, eliminerà tutte le false religioni, compreso il formalismo giudaico e il protestantesimo amante del divorzio.

Il ragionamento del dottore in teologia diventa poi più difficile da comprendere. Un titolo ci dice che «Solo la Rivelazione salva».  Siamo dunque in piena contraddizione con la dichiarazione del Papa, ma l’autore evita accuratamente di segnalarlo.
Noi abbiamo diritto alla citazione obbligatoria del concilio Vaticano II sull’unica vera religione che «sussiste nella Chiesa cattolica». Questo termine ambiguo non cessa di spargere il suo veleno, poiché questo verbo può lasciare supporre che questa vera religione si realizza sotto altre forme, in altre comunità.

L’articolo termina con una domanda: «L’uomo si salva grazie alla sua religione (non cristiana) o malgrado la sua religione?».
La risposta vuole essere un compromesso tra l’insegnamento eretico del Papa e la dottrina tradizionale: «L’uomo si salva grazie agli elementi di verità naturale che si trovano nella sua religione e che lo predispongono a ricevere la luce di Cristo e del Vangelo».

Per il nostro autore, formalmente, l’uomo si salva fuori dalla Chiesa «per mezzo degli elementi di verità naturale» della sua religione. Come dire che tutti gli uomini si salvano perché l’errore assoluto non si può concepire.

Il paragone con una torta all’arsenico è del tutto pertinente. La domanda è: l’uomo si può nutrire con la torta all’arsenico? E la risposta sembra essere: egli si nutre con tutti i buoni ingredienti che ci sono in tale torta. In realtà egli muore a causa della dose anche minima di arsenico mischiata a degli eccellenti ingredienti.

E’ falso dire che un musulmano si salva per le verità naturali contenute nell’Islam, perché mentre professa che Dio è unico, rigetta la Trinità e quindi la divinità di Nostro Signore. E’ dunque del tutto casuale che un elemento dell’Islam possa permettere ad un musulmano di convertirsi alla vera fede e quindi di rifiutare l’Islam.

Noi abbiamo in questo articolo una perfetta illustrazione del lavoro ingrato e difficile che svolgono i redattori dell’Homme nouveau: continuare a citare gli insegnamenti del Papa cercando di non allontanarsi troppo dalla teologia cattolica.
Questo comporta degli esercizi da esperti contorsionisti. Qui, le dichiarazioni palesemente eretiche del Papa sono citate senza essere chiaramente contraddette.

L’articolo in questione contiene delle affermazioni tradizionali mischiate con degli errori usciti dal Vaticano II, che sembrano permettere di comprendere le dichiarazioni come se fossero conformi all’insegnamento della Chiesa.
L’interpretazione benevola è spinta al massimo ed io temo che la molla sia rotta ormai da tempo. Un gas anestetizzante che non ha niente di esilarante.









 
gennaio 2025
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