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Una donna governerà il Dicastero dei Religiosi ![]() Suor Simona Brambilla Il Papa ha nominato il primo
Prefetto donna nell’ambito della Curia Romana. Si tratta di suor Simona
Brambilla, 59 anni, membro dell’ordine religioso delle Missionarie
della Consolata, che andrà a dirigere il Dicastero per gli
Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica,
già retto dal cardinale Joăo Braz de Aviz.
La religiosa era dal 2023 segretario della stessa Istituzione curiale. Contemporaneamente Francesco ha nominato Pro-Prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica il cardinale Ángel Fernández Artime, già Rettore Maggiore della Società Salesiana di San Giovanni Bosco. La firma del cardinale Artime sarà forse necessaria per qualche atto, ma egli risulta comunque sottoposto a suor Simona Brambilla, che governerà centinaia di ordini e congregazioni religiose, sia maschili che femminili, istituti secolari e società di vita apostolica, esercitando di fatto un potere di giurisdizione che è sempre stato riservato all’ordine clericale (diaconi, presbiteri, vescovi). La tradizionale distinzione tra i due poteri, di ordine e di giurisdizione, non è infatti separazione, ma mutua collaborazione e convergenza. Il prof. Roberto de Mattei scriveva a questo proposito su Corrispondenza Romana del 7 settembre 2022 (https://www.corrispondenzaromana.it/con-il-potere-di-papa-francesco-cresce-il-caos-nella-chiesa/): «La Costituzione apostolica sulla Curia romana Praedicate Evangelium, del 9 marzo 2022afferma che “qualunque fedele può presiedere un Dicastero o un Organismo” della Curia romana “in virtù della potestà ricevuta dal Romano Pontefice in nome del quale opera con potestà vicaria nell’esercizio del suo munus primaziale”. Come ha spiegato il neo-Cardinale Gianfranco Ghirlanda, presentando il documento in sala stampa vaticana, “la potestà vicaria per svolgere un ufficio è la stessa se ricevuta da un vescovo, da un presbitero, da un consacrato o una consacrata oppure da un laico o una laica”». «Ciò significa che qualsiasi laico, anche una donna, potrebbe, ad esempio essere nominato Segretario di Stato o Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, perché essi ricevono il potere direttamente dal Papa, e non dal Sacro Ordine». «Ci troviamo di fronte a un atto rivoluzionario in cui papa Francesco ribalta la tradizione consolidata della Chiesa per attribuire ai laici compiti tradizionalmente assegnati all’ordine clericale. Il cardinale Giacomo Antonelli (1806-1876), segretario di Stato di Pio IX, ad esempio, non era né vescovo né sacerdote, ma, come diacono, faceva parte dell’ordine clericale. La Curia romana, infatti, è un organo che coadiuva il Romano Pontefice nel governo universale della Chiesa cattolica e ha sempre avuto una struttura eminentemente ecclesiastica». «Però, per giustificare la sua innovazione, il Papa nega un principio-cardine della teologia progressista. Mentre la teologia tradizionale distingue tra il potere di giurisdizione, che fa capo al Pontefice, e il potere di ordine, che è legato alla consacrazione episcopale, nella visione teologica che si è fatta strada dopo il Concilio Vaticano II, il potere di giurisdizione, o di governo, viene assorbito da quello di ordine, o sacramentale. La nuova teologia vorrebbe infatti liberare la Chiesa dal suo involucro giuridico per conferirgli una funzione etico-profetica, riducendo il Papa a un primus inter pares all’interno del collegio dei vescovi». In contrasto con la teologia conciliare, il cardinale Ghirlanda ha infatti precisato che la nuova costituzione «dirime la questione della capacità dei laici di ricevere uffici che comportano l’esercizio della potestà di governo nella Chiesa, purché non richiedano la ricezione dell’Ordine sacro, ed indirettamente afferma che la potestà di governo nella Chiesa non viene dal sacramento dell’ordine, ma dalla missione canonica, altrimenti non sarebbe possibile quanto previsto nella costituzione apostolica stessa» (https://www.agensir.it/quotidiano/2022/3/21/ praedicate-evangelium-mons-ghirlanda- laici-hanno-la-stessa-potesta-vicaria-dei-vescovi-sacerdoti-e-consacrati/). Per questo, lo storico Alberto Melloni, capofila della “Scuola di Bologna”, in un’intervista a La Repubblica del 24 agosto 2022, definiva il principio su cui si fonda la Praedicate evangelium, «una tesi che colpisce al cuore il Concilio Vaticano II, e che costituisce un punto dirimente per il futuro della Chiesa» (la Repubblica, 24 agosto 2022). In un’intervista a Lumsa News del marzo 2023, lo stesso Alberto Melloni ha ribadito: «Secondo me l’aspetto più qualificante della riforma di Francesco, e anche il più inquietante, non è tanto la ridislocazione di mansioni ma è l’argomento con cui si è voluta creare la possibilità di nominare in Curia delle persone non consacrate vescovi. Per fare ciò, presumo fidandosi di Padre Ghirlanda che poi ha fatto cardinale, Francesco ha restaurato la distinzione tra potestà d’ordine e potestà di giurisdizione. Sono aspetti di una sottigliezza assoluta ma decisivi, infatti la distinzione delle due potestates conferisce al Papa tutta la giurisdizione. Tuttavia, in questo modo ha diffuso una visione diversa dell’episcopato, secondo me molto più debole di quella del Concilio» (https://issuu.com/l.u.m.s.a./docs/magazine_15_marzo_2023/s/20919876). Il Papa, dunque, per compiere un abuso di potere, riafferma un principio tradizionale, ma per gli alfieri del progressismo si tratta di una sconfitta teologica. Il dibattito teologico e canonico è aperto, tuttavia, da un punto di vista storico, la portata rivoluzionaria della nomina di suor Brambilla appare devastante. |