![]() |
![]() |
Sinodalità apparente e autorità strisciante Articolo della Fraternità San Pio X ![]() La Nota precisa esplicitamente: «Riconoscendo il valore del cammino sinodale compiuto, io consegno adesso a tutta la Chiesa le indicazioni contenute nel Documento finale, come restituzione di quanto è maturato nel corso di questi anni, attraverso l’ascolto e il discernimento, e come guida autorevole per la sua vita e la sua missione». Tenuto conto che il Papa lo ha approvato, il Documento finale costituisce «un esercizio dell’autentico insegnamento del Vescovo di Roma», in conformità, ricorda Francesco, col suo discorso del 17 ottobre 2015 sul rapporto tra sinodalità e gerarchia. Adesso, le Chiese locali sono chiamate ad attuare questo testo, spiega il Papa, «attraverso i processi di discernimento e di decisione previsti dal Diritto e dallo stesso Documento». «La conclusione della 16° Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi non mette fine al processo sinodale», insiste il Papa, ed indica senza altra precisazione che potranno aggiungersi altri gruppi di studio ai dieci già istituiti «in vista delle necessarie decisioni». In parole povere, il Sinodo a Roma è finito, ma tutto comincia nella pratica. Francesco aggiunge: «Il Documento finale contiene delle indicazioni che, alla luce dei suoi orientamenti fondamentali, possono già essere attuate nelle Chiese locali e nei gruppi di Chiese, tenendo conto dei diversi contesti, di ciò che è già stato fatto e di ciò che rimane da fare». Secondo Francesco «sarà possibile procedere, attraverso un discernimento sinodale e nel quadro delle possibilità indicate dal Documento finale, all’attivazione creativa delle nuove forme di ministerialtà e di azione missionaria, sperimentando e sottomettendo a verifica le esperienze». Al di là del modo di esprimersi che qui funziona come una cortina fumogena, vi è chiaramente la volontà di imporre ai vescovi l’obbligo del risultato: la Chiesa deve diventare «sinodale» [cioè più «inclusiva», meno «gerarchica», secondo il modo di parlare attuale], e i funzionari mitrati devono dimostrarsi zelanti. Il Papa auspica che nel corso delle prossime visite ad limina ogni vescovo possa indicare «quali scelte sono state fatte nella Chiesa locale a lui affidata in relazione a ciò che è indicato nel Documento finale, quali difficoltà sono state riscontrate, quali sono stati i risultati». E per maggior sicurezza, nel corso di queste visite effettuale a Roma ogni cinque anni, è ormai diventato obbligatorio il passaggio dei vescovi al Segretariato Generale del Sinodo. E il Papa avverte: «Sulla base degli orientamenti offerti dal Documento finale, il Segretariato Generale dl Sinodo e i Dicasteri della Curia romana avranno la responsabilità di accompagnare l’attuazione del cammino sinodale». Quali sono i punti sui quali sarà controllata la docilità dei vescovi? Eccone uno tra tanti altri. L’agenzia romana I.Media ha confrontato la bozza del Documento finale e la sua versione definitiva adotta dal Papa. Questo confronto ha rilevato dei cambiamenti e delle aggiunte che non saranno senza conseguenze sull’attuazione del Sinodo nelle diocesi. Uno dei paragrafi più rimaneggiati è il numero 60, che riguarda le donne: il diaconato femminile era completamente assente nella bozza, ma è menzionato nel testo finale come una possibilità che «rimane aperta». Ora, è proprio questo paragrafo che aveva suscitato le maggiori reticenze nel corso del Sinodo, poiché 97 membri avevano votato contro. Poco importa! I vescovi che ometteranno di manifestare concretamente la loro «apertura» sulla questione del diaconato femminile, saranno sospettati di resistenza nei confronti del Documento finale, che fa parte dell’«autentico insegnamento del Vescovo di Roma». Una mano di ferro in un guanto sinodale Il 4 novembre, il vaticanista Sandro Magister ha fatto un bilancio dei Sinodi svoltisi sotto il pontificato di Francesco. Questo promemoria è eloquente. Sotto il titolo esplicito: Tutto, salvo sinodale. La curiosa Chiesa che vuole Papa Francesco, egli mette in prospettiva l’ultimo Sinodo in maniera illuminante. Sandro Magister scrive: «Tre anni di discussioni interminabili, con la ciliegina sulla torta: un Documento finale che non è neanche finale. Ecco il Sinodo voluto e immaginato da Papa Francesco con l’intenzione di rifondare la Chiesa come Chiesa del popolo, appartenente a tutti i battezzati. Difficile dire quale sarà il seguito. «Papa Francesco ha purgato questo ultimo Sinodo da tutte le questioni fastidiose, per affidarle a delle commissioni che ne discuteranno fino alla prossima primavera. In seguito sarà lui a decidere cosa fare». Pur chiedendo che il Documento finale sia già attuato nelle diocesi, poiché approvato dal Papa e appartiene al magistero ordinario… Se si guarda al modo di procedere di Francesco fin dall’inizio – dal primo Sinodo sulla famiglia – si possono avanzare alcune ipotesi sull’ultimo Sinodo, senza rischiare di sbagliarsi molto. Il giornalista italiano ricorda: «Nel primo Sinodo che convocò in due sessioni, nel 2014 e 2015, sul tema della famiglia, Francesco aveva un obiettivo personale evidente: la liberalizzazione della Comunione eucaristica ai divorziati risposati. «Per perseguirlo, aveva organizzato un concistoro preliminare di tutti cardinali, nel febbraio 2014, ma aveva subito riscontrato delle opposizioni così forti e ad un livello tale che, nel corso del Sinodo, aveva messo un freno alla trasparenza dei dibattiti. «Infatti, aveva imposto il segreto sugli interventi in seduta, limitandosi a fare pubblicare una semplice lista generica delle tematiche affrontate, senza citare i nomi dei rispettivi intervenuti. Tuttavia, all’esterno erano filtrate le informazioni sulla vivacità della controversia pro o contro la Comunione ai divorziati risposati. «Cosa che spinse il Papa a risolvere la questione nella Esortazione post-sinodale Amoris laetitia [19 marzo 2016], in maniera ambigua, sparsa in alcune note a pie’ di pagina, che certi episcopati interpretarono come un’autorizzazione a dare la Comunione, mentre altri rimasero contrari. Poi scrisse di suo pugno una lettera all’episcopato argentino in cui affermò che l’interpretazione come autorizzazione era quella giusta – lettera che in seguito fu elevata al rango di magistero». Circa l’ultimo Sinodo, Sandro Magister ne presenta l’oggetto – la sinodalità – come «una tesi che Francesco è riuscito ad imporre di fronte alle questioni che sono venute in primo piano col Cammino sinodale tedesco: dall’omosessualità al sacerdozio femminile e dalla fine del celibato del clero alla democratizzazione del governo della Chiesa. Dopo che il Papa ha tolto queste questioni dall’agenda sinodale per affidarle a delle commissioni ad hoc dal futuro incerto, al Sinodo rimase solo da discutere della maniera per trasformare la Chiesa in una Chiesa sinodale. «Ma come discuterne? Non più in assemblea plenaria, e ancor meno in cerchie linguistiche, ma in dozzine di tavoli con una dozzina di persone ciascuno, in una sala per le udienze allestita come per una gran cena di gala. Sempre con la consegna del segreto su ciò che veniva detto o ascoltato in ciascun tavolo. E’ difficile immaginare un Sinodo più disarticolato e imbavagliato di questo, tutto il contrario di quella nuova sinodalità che ci è stata tanto elogiata. «Ma non è tutto. Perché tra le due sessioni del Sinodo, il Papa ha deciso di decidere da solo su una questione che era stata sottratta al dibattito, attraverso una Dichiarazione rilasciata dal suo bombardato alter ego messo alla guida del Dicastero per la Dottrina della Fede: il cardinale argentino Victor Manuel Fernández. Con tale Dichiarazione: Fiducia supplicans [18 dicembre 2023], Francesco ha autorizzato la benedizione delle unioni omosessuali. «Col risultato si sollevare una valanga di contestazioni e di rifiuti, soprattutto tra i vescovi appartenenti all’unico continente in cui la Chiesa cattolica è ancora in crescita: l’Africa». Nel promemoria di Sandro Magister si constata che sia per il Sinodo sulla famiglia, sia per il Sinodo sulla sinodalità si è seguito un modo di procedere in due tempi: consultare nel più gran segreto i padri sinodali, e far passare, di propria iniziativa, la comunione ai divorziati risposati civilmente, e la benedizione delle coppie omosessuali: al di fuori del Sinodo e escludendo tutte le opinioni contrarie. Il Sinodo si presenta come una truffa: la sua riunione – internazionale e molto mediatica – dà l’illusione di una consultazione, ma le decisioni prese al di fuori del Sinodo e contro gli oppositori, rivelano la triste realtà: si tratta di un mezzo sovversivo al servizio di una «rivoluzione in tiara e cappa», una rivoluzione motu proprio. |