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Il demonio esiste? Come agisce? di Don Curzio Nitoglia ![]() Lucifero abbattuto 1) La tentazione
Il diavolo è il tentatore dell’uomo, anche se non tutte le
tentazioni che assalgono l’uomo vengono direttamente dal diavolo;
infatti, alcune traggono origine dalla triplice concupiscenza (Giac., I, 14) ed altre dal mondo (1).
Padre Adolfo Tanquerey scrive: “Quanto all’azione del demonio bisogna schivare i due eccessi: vi sono quelli che gli attribuiscono tutti i mali che ci accadono, dimenticando che ci sono in noi stati morbosi e inclinazioni cattive che provengono dalla triplice concupiscenza e anche cause naturali bastevoli a spiegare molte tentazioni. Ci sono altri, invece, che, dimenticando quanto la S. Scrittura e la Tradizione ci dicono dell’azione del demonio, non vogliono in nessun caso ammetterne l’intervento. A tener la retta via, la regola da seguire è questa: non accettare come fenomeni diabolici se non quelli che o per il carattere straordinario o per un complesso di circostanze denotano l’azione dello spirito maligno” (Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., Fenomeni diabolici, Roma, Desclée, 1924, p. 937, n. 1531) (2). Il diavolo “ora vessa l’anima dal difuori suscitando in lei orribili tentazioni; ora si fissa nel corpo e lo muove a suo grado come ne fosse il padrone per riuscire a turbare indirettamente l’anima” (A. Tanquerey, Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., Fenomeni diabolici, p. 937, n. 1531). Quando una tentazione è repentina, violenta e tenace, quando non si è posta da parte dell’uomo nessuna causa prossima o remota capace di suscitarla, quando si sono evitate le occasioni della tentazione, allora si può ritenere che la tentazione venga direttamente dal demonio (3). “Nei casi dubbi è bene consultare un medico cristiano che esamini, se tali fenomeni dipendano da uno stato patologico” (A. Tanquerey, cit., p. 939, n. 1534). La condotta dell’uomo davanti alla tentazione deve essere quella della resistenza positiva. Non basta mantenere un atteggiamento puramente passivo, equivarrebbe ad acconsentire. La resistenza si divide in diretta e indiretta. La prima ci fa affrontare la tentazione faccia a faccia, facendo il contrario di quanto ci suggerisce. Tuttavia, nelle tentazioni contro la fede e la purezza si deve resistere positivamente ma indirettamente; ossia, non faccia a faccia, altrimenti si rafforza la tentazione, ma indirettamente distraendosi, pensando ad altro, occupandosi in faccende esteriori che ci tengano occupati e ci allontanino dal pericolo. In breve, occorre fuggire la tentazione applicando l’immaginazione e la fantasia altrove, sin dal primo apparire della tentazione. 2) L’ossessione diabolica
L’ossessione è una
tentazione diabolica forte e sensibile in cui l’azione del diavolo,
appare chiara; mentre nella tentazione non si sa, se essa venga dal
diavolo o dalla triplice concupiscenza che alberga nell’uomo.
L’ossessione è talmente violenta e duratura, che produce nell’anima un turbamento assai profondo e cerca di spingerla al male con molta violenza. L’ossessione si suddivide in interna ed esterna. La prima si rivolge alle potenze sensibili interne dell’uomo e specialmente all’immaginazione e alla fantasia per influire poi indirettamente sull’intelligenza e soprattutto sulla volontà. L’ossessione esterna si rivolge ai sensi esterni dell’uomo: vista, udito, tatto, olfatto e gusto. Il miglior rimedio contro l’ossessione è la preghiera, l’umiltà, il disprezzo di sé e la fiducia in Dio. Le cause dell’ossessione possono essere molteplici: 1°) il permesso di Dio per affinare, umiliare, provare e santificare l’anima facendole acquistare meriti; 2°) l’invidia del diavolo, che non sopporta una natura (umana: composta di anima e corpo) inferiore alla sua (angelica: di puro spirito), la quale ha la grazia che lui ha perso per sempre e, quindi, vorrebbe fargliela perdere con la tentazione o l’ossessione; 3°) l’imprudenza dell’uomo, che presumendo di sé si è posto nell’occasione di essere tentato. Occorre fare molta attenzione a non attribuire alla tentazione o ossessione diabolica ciò che può essere una deficienza della natura. Per esempio, una malattia mentale o solo nervosa (4). Non bisogna negare per principio l’azione diabolica, ma neppure vedere solo e sempre il diavolo in azione, escludendo le cause naturali che possono produrre degli squilibri e dei comportamenti anomali simili a quelli dell’ossessione. La regola aurea da seguire è la seguente: tutto ciò che si può spiegare con cause naturali, non deve essere attribuito all’azione preternaturale del diavolo. Se il soggetto è incline a patologie psicologiche, occorre essere molto prudenti e non ritenere sùbito che si tratti di ossessione; la visita di un buon medico cristiano assieme all’assistenza del sacerdote devono esplorare se vi sia solo una malattia o se assieme alla malattia si sia infiltrata anche l’azione diabolica. 3) La possessione
La possessione, invece, è la presenza del diavolo nel corpo del posseduto. La possessione è più impressionante ma, l’ossessione è più pericolosa perché ha di mira l’anima dell’uomo affinché perda la grazia santificante. La possessione fa parte del Deposito rivelato. Non può essere messa in dubbio in sé. Nel Vangelo si leggono molti casi di possessione, oltre che di tentazione e ossessione (Mc., V, 9; II, 25; III, 12; Mt., IV, 24; X, 8; Lc., X, 17; At., XVI, 18). La natura della possessione è l’invasione e la presa di possesso da parte del diavolo del corpo di un uomo (chiamato possesso, indemoniato, energumeno) di cui muove gli organi come se fossero il suo corpo. Affinché vi sia vera possessione sono richiesti due elementi: 1°) presenza del diavolo nel corpo della vittima; 2°) impero dispotico del maligno sul corpo dell’indemoniato. L’anima resta libera, solo il corpo è posseduto dal diavolo. Infatti, solo Dio può penetrare nell’essenza dell’anima e stabilirvi la sua dimora o lo stato di grazia santificante. L’anima dell’indemoniato resta libera, tuttavia il diavolo cerca, mediante la possessione del corpo, di perturbare l’anima e trascinarla indirettamente al peccato. Nella possessione vi sono: 1°) stati di crisi, con esplosioni violente, in cui il diavolo si scatena mediante bestemmie, atti convulsivi, scatti di ira e di forza sproporzionata, oscenità e volgarità; 2°) stati di calma, durante i quali nulla rivela la presenza del demonio nel corpo del posseduto, sicché si direbbe che se ne sia andato. I segni della possessione diabolica datici dal Rituale romano (Trattato XI, capp. 1-3, De exorcizandis obsessis a daemonio) sono i seguenti: 1°) non bastano le stranezze del male che affligge il paziente: le bestemmie, le agitazioni convulse, le forze sovrumane, la voce roca, che son tutti segni spiegabili naturalmente come effetti di malattie nervose; 2°) solo dove non v’è spiegazione naturale si è sicuri della presenza del preternaturale (5); ad esempio, parlare con ricchezza di vocaboli una lingua sconosciuta al paziente o capire perfettamente colui che parla una lingua sconosciuta; scoprire le cose occulte (i segreti dei cuori (6)) o distanti e non visibili ai presenti. Le forze sovrumane si possono spiegare con la malattia nervosa che decuplica la forza dell’ammalato. L’orrore delle cose sante, come l’acqua benedetta, potrebbe essere una reazione dell’ammalato al fatto che gli si spruzzi acqua contro o gli s’imponga una stola o lo si obblighi a baciare un crocifisso e potrebbero essere reazioni patologiche e non forzatamente demoniache. Le cause della possessione diabolica sono le seguenti: 1°) normalmente sono coloro, che vivono in peccato grave a essere posseduti, ma vi sono le eccezioni (padre Surin, le suore Orsoline di Loudun, e Suor Maria Crocifissa) e in tal caso la possessione è una purificazione umiliante che Dio permette per la santificazione dell’anima; 2°) il castigo per il peccato è la causa più comune. Specialmente per i peccati di superstizione, come frequentare sedute spiritiche, darsi a pratiche magiche o esoteriche, assistere a messe nere o a riunioni di sette massoniche (7), sataniche, portare amuleti magici e demoniaci (8). I rimedi sono soprattutto: 1°) la confessione sacramentale ben fatta e generale; 2°) la santa comunione dopo previa confessione; 3°) la preghiera e il digiuno; 4°) i sacramentali, specialmente il segno della croce, l’acqua benedetta e la medaglia di S. Benedetto che contiene incisa una forma di esorcismo. Gli esorcismi (9) sono molteplici: 1°) il piccolo o semplice esorcismo composto da papa Leone XIII (10) e prescritto dal Rituale romano (Titolo XI, cap. 3), che può essere recitato da un sacerdote in nome della Chiesa (e anche da un laico privatamente e non in nome della Chiesa) in grazia di Dio, per combattere le ossessioni e non fisicamente e direttamente su un posseduto presente (11); 2°) l’esorcismo solenne o maggiore, che si trova anch’esso nel Rituale romano (Titolo XI, cap. 1-2) e risale nella sua sostanza al IV-V secolo (12), mentre la forma quasi definitiva rimonta alla fine dell’VIII secolo con Alcuino (13); quest’esorcismo solenne è riservato a un sacerdote scelto dal vescovo come esorcista ufficiale della diocesi, egli lo pronuncia su un posseduto fisicamente presente e dev’essere fatto in chiesa o in una cappella; solo per motivi eccezionali si può fare in una casa privata e l’esorcista deve essere accompagnato da uomini sani e robusti (14). Non sempre l’esorcismo libera immediatamente il posseduto perché non è un sacramento, che agisce ex opere operato (di per sé), ma è un sacramentale, che agisce ex opere operantis (per i meriti del ministro), ma produce degli effetti salutari, come attenuare le forze del demonio (S. Alfonso, Theologia moralis, l. 3, tratt., 2, cap. 1, dub. 7, n. 193, tomo 2). NOTE 1 - Cfr. P. Masson, La tentation, in La vie spirituelle, novembre 1923 – aprile 1926; M. J. Ribet, La mystique divine distingué des contrefaçons diaboliques, 3 voll., Parigi, 1902 . 2 - Cfr. A. Tondi – G. De Ninno, Demoniache manifestazioni, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1949, vol. IV, coll. 1418-1422. 3 - Cfr. A. Royo Marìn, Teologia della perfezione cristiana, Roma, Paoline, 1961, p. 382; A. Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, Roma, Desclée, IV ed., 1927, n. 219-225. 4 - « Non s’incontrano mai ammalati mentali che parlano lingue ignote, rivelano i segreti dei cuori o predicono l’avvenire. Ora sono questi i veri segni della possessione diabolica, ove manchino tutti si deve parlare di malattia nervosa e non di fenomeno diabolico» (A. Tanquerey, Compendio di Teologia ascetica e mistica, cit., p. 943, n. 1542). Cfr. J. Tonquedec, Les maladies nerveuses ou mentales et les manifestations diaboliques, Parigi, 1938. 5 - Infatti, “vi sono numerose malattie nervose che presentano caratteri esterni simili a quelli della possessione. I casi di vera possessione sono rari ed è meglio eccedere in prudenza e diffidenza che in credulità” (A. Royo Marìn, Teologia della perfezione cristiana, cit., p. 401). 6 - Per questo motivo il sacerdote che si accinge a fare il grande esorcismo per liberare un posseduto deve confessarsi (ottenendo la cancellazione delle sue colpe che non possono essere rivelate dal diavolo) e così coloro che assistono ed aiutano il sacerdote durante l’esorcismo. 7 - Padre Paolo Calliari tratta questo tema nel suo ottimo libro Trattato di demonologia, Ed. Carroccio, Vigodarzere (PD), 1992, capp. 20-25, pp. 195-276. 8 - Cfr. C. Balducci, Adoratori del diavolo e rock satanico, Casale Monferrato, Piemme, 1991. L’Autore spiega in dettaglio il ruolo della musica rock nelle possessioni diaboliche (I parte, cap. 9, pp. 98-112; II parte, capp. 1-7, pp. 147-240). Cfr. Th. W. Adorno, Introduzione alla sociologia della musica, tr. it., Torino, 1971, che studia in profondità le capacità dissolutive della musica disarmonica e ritmata per applicarla alla società e corromperla. 9 - Cfr. J. Forget, Exorcisme, in D. Th. C, vol. V, coll. 1762-1880; L. Simeone, Esorcismo, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1950, vol. V, coll. 595-597. 10 - Mons. Henri Delassus nel suo libro La conjuration antichrétiénne (Lilla, Desclée, 1910, vol. III, p. 879, nota 1) scrive che Leone XIII ebbe una visione estatica mentre celebrava Messa nel 1888 e vide “il mondo avvolto dalle tenebre e un abisso aperto dal quale usciva una legione di diavoli, che si sparpagliavano per il globo al fine di combattere e distruggere la Chiesa. Allora, S. Michele apparve e sconfisse di nuovo satana”. Fu allora che Leone XIII compose l’esorcismo minore che si trova nel Rituale romano e prescrisse la recita della preghiera a S. Michele arcangelo alla fine di ogni Messa. 11 - A. Tanquerey, cit., p. 945, n. 1545. 12 - L’Esorcistato è il terzo degli Ordini minori, che conferisce il potere d’espellere i demoni mediante gli esorcismi. Nei primi tempi della Chiesa ogni fedele, quasi per un carisma, aveva il potere di scacciare i demoni. Alla metà del III secolo a Roma compaiono gli esorcisti come una classe speciale, della cui esistenza c’informano vari documenti del III secolo (San Paolino da Nola, l’Epitaffio di Flavio Latino, S. Damaso (Epist. ad Fabium Antioch.; PL III, 768). L’Ordinazione degli esorcisti nella Chiesa latina la si trova negli Statuta Ecclesiae antiqua del V secolo. In Oriente già nel IV secolo il Concilio di Antiochia (341) e di Laodicea (318) parlano degli esorcisti, ma non accennano ancora all’ordine dell’esorcistato (cfr. Costituzioni Apostoliche, VIII, 26, 1, 2). Cfr. Ph. Oppenheim, Sacramentum Ordinis secundum Pontificale Romanum, Roma, 1946, pp. 34-42; P. Alfonzo, I riti della Chiesa, Roma, 1946, vol. III, pp. 74-80. 13 - Erudito anglosassone (735-804), che su invito di Carlo Magno organizzò la Scuola palatina (786) e contribuì a salvare il patrimonio classico greco/romano. 14 - A. Tanquerey, cit., p. 946, n. 1547; CIC 1917, can. 1151-1152. |